Una medaglia olimpica è il sogno di ogni atleta d’élite, frutto di giornate passate ad allenarsi, tra ripetizioni di esercizi che si protraggono per ore e ore. In alcuni casi il percorso che porta alla gloria nasce quasi per caso. Il 27 dicembre 1934, a Cherson, sull’estuario del fiume Dnepr, viene al mondo Larisa Latynina, una bambina innamorata della danza che sogna di potersi esibire nei più grandi teatri dell’ex Unione Sovietica e presto diventa una promettente ballerina. La piccola Larisa trova nel ballo il veicolo migliore per esprimersi, attraverso coreografie a ritmo di musica che fanno dimenticare gli orrori della guerra.
L’URSS, dall’ingegneria alla ginnastica
Larisa è una ragazza applicata e che mette tutta se stessa in ciò che fa. È una studentessa modello: parallelamente alla carriera da ginnasta, tenta di portare avanti gli studi in ingegneria a cui rinuncia solo quando, nel 1953, entra a far parte della squadra nazionale dell’URSS e sceglie l’istituto di cultura fisica di Kiev per poter proseguire la sua carriera ginnica. Una scelta che la porterà a debuttare ai Campionati Mondiali del 1954 dove si assicurerà il primo titolo iridato nella finale a squadre.
I Mondiali di Roma rappresentano per Latynina il trampolino di lancio e l’inizio di una carriera colma di traguardi sportivi e trionfi in tutte le competizioni internazionali di rilievo. Anche in quella più attesa: due anni dopo si tengono le Olimpiadi di Melbourne. Sono le prime in carriera ma Larisa non paga lo scotto del debutto e non conosce il timore, diventando subito pluricampionessa olimpica: sei medaglie complessive di cui quattro d’oro.
L’oro di Larisa e Tatyana
Agli Europei di Bucarest del 1957, Larisa ottiene cinque medaglie d’oro, un traguardo eguagliato l’anno successivo ai Mondiali di Mosca: cinque ori iridati che sanciscono un nuovo record nel mondo della ginnastica artistica. E se diventare campionessa in tutte le specialità è un risultato strabiliante, lo è ancor di più se si è incinta: a pochi mesi dal Campionato del Mondo, la Latynina scopre di essere in dolce attesa ma, spinta dalle rassicurazioni del medico e dal desiderio di esibirsi di fronte al proprio pubblico, continua ad allenarsi in vista della grande competizione, ottenendo un risultato impensabile. Cinque mesi dopo il trionfo nasce la figlia Tatyana.
Nel 1960 Larisa è madre di una bambina di quasi 2 anni. La carriera delle ginnaste, si sa, non è lunga e se la possibilità di partecipare a una Olimpiade è una su un milione, partecipare a due edizioni dei Giochi restando costantemente ai vertici è un’impresa ancora più ardua, in particolare modo se nel frattempo gli impegni sportivi sono minati dalle conseguenze fisiche di una gravidanza e scanditi dai bisogni di una neonata. Eppure Larisa, reduce da risultati strabilianti ai Campionati del Mondo, non solo partecipa alle Olimpiadi di Roma ma lo fa senza deludere le aspettative. Vince altri tre ori: uno nella competizione a squadre, uno nel concorso generale e uno al corpo libero, cui si aggiungono due medaglie d’argento alla trave e alle parallele.
L’ultima Olimpiade
Al termine dei Giochi di Roma inizia il quadriennio che porterà alle Olimpiadi di Tokyo, per quella che sarà l’ultima partecipazione di Larisa alla manifestazione a cinque cerchi. La ginnasta sovietica continua a collezionare medaglie ad ogni appuntamento, tanto che nel 1961 diventa nuovamente regina d’Europa vincendo l’oro nel concorso generale e nella finale a corpo libero, oltre che l’argento alla trave e alle parallele. Nella rassegna iridata di Praga dell’anno seguente, Latynina continua a macinare successi, riconfermandosi ai vertici mondiali con la difesa del titolo nell’all around e assicurandosi altri due ori – nel concorso a squadre e nel corpo libero – ma anche due argenti nella trave e nel volteggio e il bronzo nelle parallele.
Da più di due quadrienni le medaglie sono appannaggio della stella di Cherson. La campionessa olimpica in carica esordisce a Tokyo nella gara a squadre, un trionfo per la Nazionale sovietica, e successivamente si qualifica in tutte le finali per attrezzo e in quella del concorso generale. In particolare, la finale all around la vede contrapposta alla cecoslovacca Věra Čáslavská, in una competizione che termina con il trionfo della rivale e pone fine al dominio assoluto di Larisa. Nonostante ciò le Olimpiadi di Tokyo sanciscono un altro grande traguardo: con il terzo oro consecutivo nel corpo libero, l’argento nel concorso individuale e nel volteggio e i bronzi alla trave e alle parallele, Larisa Latynina diventa la prima ginnasta nella storia a conquistare 9 medaglie d’oro alle Olimpiadi e un totale di 18 medaglie olimpiche.
Due primati assoluti e non limitati alla sola ginnastica: i 9 ori eguagliano il record stabilito dall’atleta finlandese Paavo Nurmi – e saranno successivamente raggiunti da Mark Spitz e Carl Lewis – mentre le 18 medaglie sono un primato assoluto. Una posizione di dominio nel gotha olimpico che verrà spazzata via solo mezzo secolo più tardi, quando Michael Phelps demolirà entrambi i record.
Body e paracalli appesi al chiodo
La lunga carriera di Larisa si conclude ai Mondiali di Dortmund del 1966, dove guida per l’ultima volta la nazionale sovietica alla medaglia d’argento a squadre. Un addio all’agonismo e alla vita da atleta ma non alla ginnastica artistica: per undici anni è infatti allenatrice della nazionale URSS e alleva alcune delle future stelle come Ljubov’ Burda, Ljudmíla Turíščeva, Ėl’vira Saadi, Olga Korbut e Nelli Kim.
Sotto la sua guida, Turíščeva inventa un nuovo salto a volteggio, mentre Korbut presenta una delle più spettacolari evoluzioni di sempre alle parallele: un salto mortale indietro con partenza dalla posizione eretta sullo staggio superiore, impugnando lo staggio una volta eseguita la rotazione sull’asse trasversale. Non è da meno Kim, prima ginnasta a ottenere un 10 al volteggio. Il dominio che ha contraddistinto la carriera agonistica di Larisa Latynina non cessa nella nuova veste di allenatrice e sotto la sua guida l’URSS continua a collezionare vittorie in campo internazionale.
Il segreto del suo successo risiede nella feroce determinazione e in un carattere deciso, degno di una campionessa. In un’intervista rilasciata insieme a Michael Phelps ha dichiarato:
Avevo questo impulso interiore che mi spingeva a essere la prima in tutto quello che facessi: se avessi corso, avrei dovuto correre più veloce di tutti i ragazzi in strada. Se avessi studiato, avrei dovuto essere più brava di tutti i ragazzi della scuola.
Uno spirito competitivo che l’ha accompagnata anche una volta appeso il body al muro: alle Olimpiadi di Montréal del 1976 è l’unica a contestare il famoso “10 perfetto” di Nadia Comăneci, mettendosi contro tutti gli appassionati di ginnastica. Ed anche successivamente, alla fine della sua avventura da allenatrice, si fa notare per il carattere forte a difesa della purezza dello sport: in occasione delle Olimpiadi di Mosca, boicottate dagli Stati Uniti, mostra apertamente il proprio dissenso, dichiarando l’amarezza per il gesto dei grandi rivali politici:
Gli unici a rimetterci sono gli sportivi. Se solo riuscissi a esprimere cosa significano le Olimpiadi per un atleta…
Riconoscimenti
La storia di Larisa Latynina è piena di traguardi e riconoscimenti tributati anche dopo il termine della sua lunga carriera: nel 1989 è stata insignita con il collare d’argento dell’Ordine olimpico dal CIO, è entrata a far parte della International Gymnastics Hall of Fame nel 1998. È un’atleta simbolo dello spirito che fonda i Giochi, tanto da vedersi intitolata una strada del villaggio olimpico in occasione delle Olimpiadi di Sidney e da aver avuto l’onore di far parte dei tedofori per le Olimpiadi invernali di Torino del 2006.
Come detto, a livello assoluto i suoi record sono stati superati solo dal nuotatore Michael Phelps – 28 medaglie di cui ben 23 d’oro – ma nella ginnastica artistica ancora nessuno è stato in grado di eguagliare il suo risultato. Solo Simone Biles potrebbe essere in grado di raggiungere lo stesso numero di medaglie d’oro già alle Olimpiadi di Parigi, pur non essendo in grado, quantomeno negli imminenti Giochi, di raggiungere la soglia delle 18 medaglie complessive.
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