Cronache di una follia: l’estate di Kempes a Fiorenzuola

Fiorenzuola - Puntero

A Fiorenzuola, nel piacentino, c’è stata un’estate in cui i tifosi della squadra locale hanno potuto sognare in grande. Due decenni dopo, di quella fantasticheria che aveva come protagonista un certo Mario Kempes, però, è rimasto solo un retrogusto amaro.

 

Mario Kempes, Aleotti e la Global Foot Sports

Nato a Cordoba il 15 luglio 1952, Mario Kempes ha vinto con l’Argentina la Coppa del Mondo del 1978 realizzando 6 gol, tra i quali vengono ricordati in particolar modo i due segnati all’Olanda nella finale di Buenos Aires. Ha cominciato la sua carriera all’Instituto Cordoba, è passato al Rosario Central e quindi al Valencia. Dopo un breve ritorno in patria, al River Plate, ha continuato a giocare fino ai 42 anni, tornando in Spagna e passando da Austria, Cile e Indonesia. E proprio in quest’ultima meta ha iniziato ad allenare, proseguendo la sua esperienza in borghese a bordo campo in Bolivia, Venezuela e Albania.

La sua storia si intreccia con il nostro Paese all’inizio del millennio. È il 2001 e siamo a Fiorenzuola d’Arda, piena provincia di Piacenza, 14mila abitanti e una squadra in Serie C2. Il Fiorenzuola negli anni ’90 milita stabilmente in C, arrivando a sfiorare la Serie B nel 1995, quando perde la finale playoff contro la Pistoiese. Nella stagione 2000-01 la retrocessione in Serie D e l’immediato ripescaggio, preludio di una calda estate in cui il club finisce al centro di una particolare trattativa da parte di un gruppo di imprenditori lombardi.

Sino a qualche mese prima Kempes guidava l’Independiente Petrolero, in Bolivia, ma “a metà campionato sono finiti i soldi e sono andato via”. Un fugace rientro a Buenos Aires ma con l’intenzione di ripartire dall’Italia, proprio dal Fiorenzuola. Avrebbe allenato una rosa di giocatori sudamericani, perché a Malpensa con lui sarebbero sbarcati 16 giocatori, tra argentini e uruguaiani, tutti con passaporto italiano. Regista dell’operazione fu Alessandro Aleotti, giornalista che appena un anno prima aveva fondato il Brera Calcio, allora militante in Eccellenza e oggi relegato in Seconda Categoria. Pur non essendo ufficialmente presidente e non potendo ancora tesserare allenatore e giocatori, Aleotti fissa comunque il ritiro estivo a Pian Borno (Brescia), convinto della pressoché certa chiusura dell’affare e procedendo addirittura al versamento delle fideiussioni.

Aleotti stringe un accordo con la Global Foot Sports, società argentina d’intermediazione fondata nel 1994 e avente sedi a Buenos Aires e Savona, città in cui viveva il rappresentante italiano Maurizio Montali. L’idea era far crescere un manipolo di giovani calciatori sudamericani in Europa, gettando le basi per costruire nuovi talenti e unendo la qualità ed il carattere argentino al tatticismo del Vecchio Continente. E il primo seme avrebbe dovuto essere piantato proprio grazie al Fiorenzuola. Come dirà laconicamente Kempes nel giorno del suo arrivo:

Proposta interessante: anche se la squadra non è granché, è pur sempre in Europa.

Ci sono giocatori di ogni ruolo, 13 argentini e 10 uruguaiani con la speranza di diventare calciatori: 3 portieri, 7 difensori, 9 centrocampisti e 4 attaccanti hanno firmato un contratto per un anno con uno stipendio di 3 milioni di lire mensili. Come ci insegnano gli almanacchi della Serie C, tuttavia, l’inizio ed il prosieguo della stagione del Fiorenzuola non è dei migliori, tutt’altro.

Fiorenzuola - Puntero

L’entusiasmo dei protagonisti su un giornale dell’epoca

 

Doppio Fiorenzuola e la fine del sogno

Nella stagione 2001-2002 il Fiorenzuola disputa il settimo campionato della sua storia in Serie C2, il quarto consecutivo. A pochi giorni dall’inizio del campionato ci sono però due Fiorenzuola: quello di Kempes e del preparatore atletico Luca Spadafora, che alla prima amichevole contro il Brera non va oltre lo 0-0, e quello dei giovani, la Primavera del borgonovese Fabio Querin che nel debutto in Coppa Italia coglie un buon pareggio contro lo Spezia grazie a un rigore realizzato dal giovane Daniele Mello. In gradinata, presenti striscioni dei tifosi fiorenzuolani in favore di Antonio Villa e Roberto Bricchi e, soprattutto, contro il progetto argentino di Kempes e Aleotti.

Colombo, Perez (di cui si disse che vantasse 200 presenze nel massimo campionato argentino), Soto, Santacieri, Rotundo, Bisogno, Rivara, Gutierrez, Nikitiv, Bentler, Jaznecius. È questo l’undici sudamericano schierato alla prima uscita non ufficiale. In panchina la punta Leandro Valinotti (23 gol nell’Aldovisi in Serie B argentina), in un continuo viavai di calciatori in prova, l’ultimo dei quali è l’attaccante classe 1973 Marcos Alejandro Lencina proveniente dal Douglas Haig.

Il 2 settembre è il giorno del debutto in campionato a Imola, e Querin manda in campo ben sette esordienti: il portiere bresciano Ermanno Fumagalli, Riccardo Balzano, Marco Berardo, Dario Mileo, Donato Pugliese, Aldo Del Santo e Rocco Sabato. Vincono i padroni di casa, più forti e rodati, per 1-0. Il 16 settembre arriva la prima vittoria a Sassuolo per 1-3 con le reti di Enea Parma, Pierpaolo Lanati e Saverio Luciani.

Nel mentre l’altro Fiorenzuola, al momento più un’idea che una squadra reale, batte in amichevole la Pontenurese con lo stesso risultato, grazie ai centri di Bisogno, Lencina e Carlos. La trattativa per la cessione della società intanto è sempre in stallo, i giorni passano e sale il malumore nel clan di Kempes. Il 29 ottobre, dopo quaranta giorni di tira e molla, salta definitivamente la trattativa. Il presidente del Fiorenzuola Antonio Villa decide di non cedere la società ad Aleotti.

Fiorenzuola - Puntero

L’uruguaiano Daniel Bisogno, fiorenzuolano mancato, assieme a suo zio: nientemeno che l’ex campione del mondo Juan Alberto Schiaffino

 

Stagione senza lieto fine

Alcuni dei sudamericani portati per questo progetto chiedono comunque di allenarsi in Val D’Arda ma dopo poco salperanno tutti per altri lidi. C’è chi resterà comunque in Serie C2: ad Andria, alla Pro Patria, al Mestre.

Intanto a Fiorenzuola i risultati non sono granché: c’è una squadra da rinforzare al più presto per centrare l’obiettivo salvezza. Il 9 ottobre arriva l’esperto Marco Bozzi ad affiancare in panchina Querin e firmano alcuni calciatori in prova: il lodigiano Andrea Ciceri, futura bandiera rossonera, e il salsese dalla lunga chioma Andrea Ferrari, centrocampista classe 1972. Il 5 novembre ecco il colpo di mercato: firma Matteo Merloni, classe 1972, ex Cremonese e Padova. L’attaccante romagnolo debutterà a Gubbio e le cose non andranno propriamente per il verso giusto: 3-0 per gli umbri, segna anche l’ex Claudio Clementi. Il Fiorenzuola chiude il girone di andata con soli 14 punti, un segnale non proprio incoraggiante, ma nulla in confronto a ciò che sarebbe successo da lì a poco.

La prima di ritorno è sfortunata. L’Imolese espugna con pochi meriti il Comunale e, a fine gara, l’arbitro è assediato negli spogliatoi, reo di aver contribuito alla sconfitta. Altri due ko di fila, tra cui la batosta inflitta dal pericolante Sassuolo, costano l’esonero a Querin. Al suo posto viene chiamato un altro tecnico giovane, alla sua prima esperienza sulla panchina di una prima squadra, il marchigiano Massimo Ficcadenti, ex calciatore di Serie B con le casacche di Torino e Verona. Debutto positivo del nuovo mister a Teramo, con un pareggio contro una delle pretendenti alla vittoria del campionato grazie alla zuccata del capitano Andrea Gorrini. Viene ricostruito completamente il centrocampo, con gli arrivi dell’esperto Damiano Longhi, ex Padova, Modena, Pescara e Treviso, del tornante calabrese Roberto Occhiuzzi dopo un inizio di carriera svolto tutto nel sud Italia, del jolly Simone Mazzocchi e dello stantuffo tutto muscoli Manolo Manoni, ex Ascoli.

Oltre a loro, dopo un periodo di prova concesso al centrocampista trentaduenne Krzysztof Bukalski, arrivano anche gli attaccanti campani Massimo Perna e Fabio De Luca, ex Reggiana e Salernitana in Serie B. I risultati però non arrivano: De Luca si infortuna subito, Damiano Longhi interrompe anzitempo la sua stagione dopo essere stato toccato duro in allenamento da Manoni. E la serie negativa si allunga, arrivando a 10 partite senza vittorie. Poi un gol del giovane Sabato sul neutro di Suzzara contro la Poggese ultima in classifica riporta un po’ di ossigeno e di speranza. Seguono altre sconfitte di misura e pareggi amari, fino al successo per 2-0 nello scontro-salvezza di Faenza – sigilli di Merloni e De Luca – con il quale il Fiorenzuola riesce a evitare la retrocessione diretta e a disputare i play-out.

Quel Fiorenzuola che è stato un cantiere aperto per tutta la stagione, schierando ben 34 calciatori a fronte di soli 29 punti racimolati, giungendo al penultimo posto. L’avversario da affrontare ai play-out è il Trento e il primo round si gioca a Fiorenzuola. Al 29’ del secondo tempo il direttore di gara, uno che di carriera ne farà e che si chiama Paolo Silvio Mazzoleni, assegna un calcio di rigore ai gialloblù per un’uscita avventata del portiere di riserva Davide Bertaccini – esatto, proprio quello di Campioni, il sogno. L’attaccante Vincenzo Garofalo non sbaglia e, approfittando della superiorità numerica, i trentini portano a caso un importante risultato.

Nella gara di ritorno, allo Stadio Briamasco, i padroni di casa sbloccano il risultato con Salvatore Mantovani ma il Fiorenzuola non si arrende: in superiorità numerica per l’espulsione di Garofalo arriva il pareggio con Merloni. Nelle battute finali la squadra emiliana prova a gettare il cuore oltre l’ostacolo, spinta dalla forza della disperazione. Nulla da fare, i ragazzi di Ficcadenti colpiscono due pali e i miracoli del portiere avversario Ivano Rotoli spediscono i rossoneri in serie D come l’anno precedente.
Si chiude una delle stagioni più difficili e drammatiche della storia rossonera e, dopo 12 anni, anche la parentesi professionistica dell’US Fiorenzuola Calcio 1922, rimasto tra i dilettanti fino alla nuova promozione del 2021. Ma dove sono finiti, nel mentre, Kempes e la sua banda?

 

Niente Argentina in Europa

Kempes non saluta definitamente l’Italia, perlomeno non subito. Viene chiamato infatti da Eugenio Filograna, presidente del Casarano, squadra salentina militante in D, per risollevare il club dalla parte bassa della classifica. Anche in questo caso pende un accordo per portare giovani speranze sudamericane in Italia. Kempes a Casarano ne porta undici tra quelli precedentemente in predicato di passare al Fiorenzuola e qualche volto nuovo, ma anche in questo caso l’esperienza dell’argentino dura molto poco, appena un mese. Poi accetta l’offerta del San Fernando, vicino Siviglia. L’ex campione del mondo soffriva di nostalgia, non si era ambientato, anche per via della lingua. “E poi aveva diritto a un contratto professionistico” spiega Maurizio Montali, rappresentante italiano della Global Foot Sports. La stessa società che, come voleva fare a Fiorenzuola, prende in appalto in toto la guida tecnica dei salentini.

A Casarano, infatti, il presidente e proprietario di Postalmarket Eugenio Filograna decide di affidare tutta la gestione sportiva alla Global, presieduta dall’ italo-argentino Gerardo Zembrino. Nel tempo, oltre a interessarsi di diritti tv, la società ha amministrato le sorti di 500 tra giocatori e tecnici. Non solo argentini e non solo speranze, ma anche calciatori di valore come l’ex nazionale albiceleste Clemente Rodríguez. Tuttavia, nemmeno la Spagna è nel destino di Mario Kempes: anche lì rimane in carica appena un mese, prima di abbandonare la società. Finita l’esperienza al San Fernando in Segunda División B, prende coscienza che la carriera da allenatore non fa per lui e sceglie di abbandonare del tutto il proprio percorso in panchina.

L’esperienza italiana è stata breve e – nonostante il fin troppo precoce abbandono della panchina a Casarano – non per colpe esclusivamente sue. Probabilmente, era legittimamente poco convinto sin dall’inizio di un progetto che già a Fiorenzuola aveva lasciato dubbi e pagato lo scotto di una lunga trattativa societaria.

Così il sogno di creare l’Argentina del futuro in Europa sfuma senza mai prendere forma. Nessun ciclo Kempes si è mai aperto. Di quel sogno un po’ tricolore e un po’ albiceleste resta l’idea di un progetto innovativo e coraggioso, nonostante tutti i nodi burocratici da sciogliere e risolti negativamente. Il continente che aveva reso grande Kempes, unico tra i campioni del mondo del ’78 a giocare fuori dalla propria patria, lo aveva tradito.

 


Puntero è gratis e lo sarà sempre. Vive grazie al sostegno dei suoi lettori. Se vuoi supportare un progetto editoriale libero e indipendente, puoi fare una piccola donazione sulla piattaforma Gofundme cliccando sulla foto qui sotto. Grazie!

 

Sostieni Puntero

Di Filippo Pelucchi

Ho studiato filosofia per cinque anni, concentrandomi sulla filosofia analitica e la coscienza. Le mie passioni principali sono fare ricerca e scrivere. Classe '99, milanista di nascita e anche un poco idealista. Giocatore preferito: Andrea Pirlo.