Nella prima parte di questo racconto abbiamo analizzato il calciatore più forte di sempre nato nelle quindici città più popolose d’Italia. Ma cosa ci attende passando alle successive quindici? Ripartiamo da qui, tra bandiere, allenatori, capocannonieri, fantasisti dal piede fatato e addirittura calciatori stranieri.
BRESCIA – Evaristo Beccalossi
Città insospettabilmente prolifica, quella lombarda. Abbiamo puntato sul talento a dispetto della continuità, quello di Evaristo Beccalossi, un fantasista che avrebbe potuto fare qualcosa in più nella sua carriera ma in grado di far sognare col suo mancino quando era in giornata. Cresciuto nella squadra della sua città, le qualità da dribblomane gli valgono l’attenzione e l’acquisto da parte dell’Inter, di cui difenderà i colori per sei campionati.
È proprio la discontinuità il freno che ha impedito a Beccalossi di ritagliarsi uno spazio in Nazionale, limitando la sua avventura a una manciata di presenze in Under 21 e con la selezione olimpica. Di tutt’altra risma la carriera di Daniele Bonera e Marco Cassetti, giocatori radicalmente opposti, concettualmente, al nostro prescelto: pochi colpi ma grande affidabilità ne hanno fatto elementi in grado di raggiungere la maglia azzurra.
Sono nati a Brescia anche due futuri allenatori di successo, come Ottavio Bianchi, campione d’Italia col Napoli nel 1987, e Roberto De Zerbi. Un legame curioso, quello tra la città e le panchine, che prosegue anche in altri sport, dal momento che Brescia ha dato i natali anche a Sergio Scariolo, ct della Nazionale spagnola di basket.
PARMA – Marcus Thuram
Ebbene sì, ecco il primo dei due calciatori stranieri che popolano il nostro giro d’Italia. Città che ha dato tanto al calcio italiano in termini di coppe europee, a Parma non sono nati moltissimi grandi calciatori italiani. Eppure vi è nato un grande calciatore francese, Marcus Thuram. Suo padre Lilian, campione del Mondo con la Francia nel 1998, ha giocato per cinque anni con i ducali, periodo durante il quale è venuto al mondo il suo primogenito, attuale attaccante dell’Inter.
Un solo anno in Italia (finora) ma di spessore, con uno scudetto vinto da protagonista. Senza dimenticare l’ottimo avvio della stagione in corso e il passato, che già lo vedeva membro della Nazionale transalpina grazie alle sue performance nel Borussia Mönchengladbach. La concorrenza, va detto, non è spietata e riguarda due ex calciatori ducali: Daniele Dessena, un’onesta carriera con 370 gettoni in Serie A anche con le maglie di Sampdoria, Cagliari e Brescia e l’azzurro dell’Under 21 e della Nazionale olimpica, e Ivan Franceschini, difensore centrale cresciuto nel club della sua città seppur senza esordire in A, categoria in cui vanta 161 presenze tra Reggina e Torino.
PRATO – Paolo Rossi
Secondo e ultimo Pallone d’Oro di questa rassegna, il mai dimenticato Paolo Rossi non ha bisogno di particolari presentazioni. Limitarlo al titolo di capocannoniere e alla vittoria del Mundial del 1982 è riduttivo per un attaccante con il suo storico: 215 presenze e 82 gol in Serie A, 2 Scudetti, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea e una Coppa Italia, anche al netto di una squalifica di due anni per lo scandalo Totonero, sono un biglietto di primissimo ordine.
Altri due giocatori nati a Prato meritano menzione: si tratta di Mario Bertini, titolare nella spedizione azzurra in Messico conclusa al secondo posto e a lungo sui campi della nostra Serie A con le maglie di Fiorentina e Inter, e di Alessandro Diamanti, fantasista dal sinistro magico ed esplosivo, che ha acceso le domeniche, tra gli altri, dei tifosi del Livorno e del Bologna, arrivando in Nazionale e colonizzando Inghilterra, Cina e Australia.
TARANTO – Filippo Falco
Passiamo immediatamente a eroi meno nazionalpopolari e più locali spostandoci in Puglia, per la precisione a Taranto, città natale di Filippo Falco. Carriera piuttosto ondivaga quella di Pippo, capace di fornire gioie e lampi di classe con il suo mancino e il suo amore per gli 1 vs. 1. A conti fatti, tuttavia, in Serie A ha giocato appena 39 partite e messo a segno 4 gol. Per buona parte della vita calcistica ha militato nella categoria cadetta, deliziando i palati degli spettatori della Serie B, dove è sbocciato con la maglia dei rivali regionali del Lecce e dove oggi è tornato, per vestire la maglia della Carrarese dopo le esperienze alla Stella Rossa e al Cluj.
Una valida alternativa a Falco, quantomeno con riferimento alle presenze in Serie A, è rappresentata da Davide Moro. Da solido ex centrocampista, ha legato la sua carriera principalmente alla causa empolese, raccogliendo 132 presenze in A – 28 delle quali nel Livorno – e tornando in società come allenatore delle giovanili, suo attuale incarico.
MODENA – Stefano Cuoghi
Forse una carriera non di primissimo ordine ma con un picco elevatissimo, quello del gol che ha chiuso una finale di Coppa delle Coppe. Parliamo di Stefano Cuoghi, prodotto della squadra locale e finito a giocare al Milan, al Pisa e, soprattutto, al Parma, per un totale di 136 presenze e 4 gol. Professione centrocampista d’ordine, la sua intelligenza tattica è sempre stata apprezzata, in particolar modo da Nevio Scala, al punto da volerlo al suo fianco come viceallenatore durante le esperienze allo Shakhtar e allo Spartak Mosca. Di fatto, un passaggio che ha dato il via alla sua non particolarmente brillante carriera di tecnico: il punto più alto in Serie B, sulle panchine del Crotone e del Como.
Altri onesti calciatori di Modena hanno conosciuto la massima serie, arrivando anche a vestire l’azzurro della Nazionale Under 21. Parliamo del difensore ex Sampdoria Stefano Sacchetti, del centrocampista Marco Benassi e dell’attaccante Davide Dionigi. Quest’ultimo ha raccolto anche un titolo di capocannoniere della Serie B.
REGGIO EMILIA – Khéphren Thuram
Ecco il momento dell’altro Thuram. Classe 2001, quattro anni in meno rispetto all’interista Marcus, l’attuale centrocampista della Juventus è nato a Raggio Emilia sul finire del periodo ducale di papà Lilian. Se è vero che la sua carriera italiana è ancora agli inizi, c’è ben poco da dire sulle qualità e l’intensità di questo giovane centrocampista. Con la maglia del Nizza ha fatto così bene da guadagnarsi la chiamata della Nazionale transalpina, risultato non banale considerando il livello e la concorrenza. Solo il tempo ci saprà dire se il più piccolo della famiglia riuscirà dov’è riuscito il padre, capace di raccogliere amore e successi in bianconero.
Le alternative “italiane” sono un grande bomber delle categorie inferiori come Elvis Abbruscato, 79 presenze e 8 gol in A con Torino, Chievo e Pescara, e due onesti mestieranti con molte presenze in massima serie come Luca Ariatti e Andrea Costa. Tutti e tre svezzati nel settore giovanile della Reggiana, la squadra della città.
REGGIO CALABRIA – Benito Carbone
Benny Carbone è l’ennesimo capitolo della nostra storia d’amore – quantomeno limitatamente a questa rubrica – con i calciatori talentuosi, bellissimi da vedere per i tifosi ma, talvolta, fastidiosi per i propri allenatori. Perché tra il ragazzo di Reggio Calabria e una carriera di altissimo livello si è messa solo quella maledetta discontinuità e umoralità tipica dei numeri 10.
Le statistiche di Carbone dicono 133 presenze e 15 gol in A, vestendo maglie anche prestigiose come quella del Torino o la mitica 10 del Napoli. Ma anche Inter, Como e Parma, oltre all’Europeo Under 21 vinto nel 1994. Ha fatto parte della prima ondata di calciatori italiani emigrati in Premier League e ha chiuso la carriera in Australia. Curiosamente, anche a carriera agonistica terminata, ha replicato quel senso di fastidio nei confronti degli allenatori, nel caso di specie di Zenga: inizialmente suo vice, ne ha preso il posto sulla panchina dell’Emirates ed è stato accusato di tradimento dall’Uomo Ragno. Oggi allena le giovanili dell’Inter, altro motivo di scontro con l’ex portiere nerazzurro.
Dalla città calabrese arrivano anche due ex bandiere della squadra locale, Antonino Barillà – a tutt’oggi capitano dei calabresi in Serie D – e Giovanni Morabito, terzino sinistro delle prime avventure in A della Reggina e oggi direttore tecnico degli australiani dei Marconi Stallions in seconda divisione.
PERUGIA – Fabrizio Ravanelli
Perugia, città di cioccolato e di calciatori che hanno fatto le fortune della Juventus. Fabrizio Ravanelli è un il simbolo di questa tendenza. Icona degli anni ’90 per la precoce canizie che gli è valsa il soprannome di Penna Bianca (ma anche di Silver Fox una volta emigrato in Inghilterra), ha fatto parte del celebre tridente con Del Piero e Vialli che ha permesso ai bianconeri di alzare la loro seconda Champions League. Peraltro, andando a segno in finale, nella vittoria ai rigori con l’Ajax. Per l’attaccante, che ha cominciato e concluso la propria carriera proprio al Perugia, 2 Scudetti – uno con la Juventus e l’altro con la Lazio – una Champions League, una Coppa UEFA, 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe Italiane.
Ma non c’è solo Ravanelli. È perugino anche Stefano Tacconi, in Nazionale eterno secondo di Walter Zenga ma con un palmarès assolutamente invidiabile: 2 Scudetti, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Coppa UEFA, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa Europea e una Coppa Italia. Meno fortuna nella Juventus ma un grande passato nel Perugia, invece, per Davide Baiocco: muscolare mediano da 222 presenze in massima serie e uno dei principali artefici del miracoloso Perugia di Serse Cosmi.
RAVENNA – Alex Calderoni
Essendo ancora agli inizi della carriera, ad oggi non ce la sentiamo di nominare Cesare Casadei come miglior giocatore locale, quindi abbiamo optato per Alex Calderoni, portiere proveniente dal vivaio del Cesena e con una lunga militanza nei professionisti in Italia. Dopo anni da secondo, il suo picco è arrivato quando ha conquistato i guantoni da titolare nell’Atalanta. Nel complesso, comunque, un bottino non esagerato di 83 presenze in A con le maglie di Atalanta, Cesena e Torino.
Le alternative sono il centrocampista Domenico Cristiano, campione d’Italia Primavera nel 1995 con la Lazio di Nesta e Di Vaio, con un bottino di appena 17 presenze in A tra i biancocelesti e l’Ascoli, e il pari ruolo Andrea Tabanelli, appena 23 presenze e 1 gol in A tra Cagliari, Cesena e Lecce. La vita di quest’ultimo, a 34 anni, ha preso una piega diversa: anziché continuare a giocare, ha mollato il calcio per diventare un deejay.
LIVORNO – Cristiano Lucarelli
Se pensi alla Livorno calcistica, pensi subito a due giocatori. Uno è Cristiano Lucarelli, bandiera che ha rinunciato al miliardo per difendere i colori della squadra che ama – l’altro non ve lo diciamo, ma arriverà a brevissimo. E pensare che di lui si era parlato come possibile membro della spedizione azzurra che avrebbe poi vinto il Mondiale in Germania nel 2006, dal momento che stava vivendo, proprio grazie al Livorno, il miglior momento della propria carriera: capocannoniere con 24 gol nel 2005, 19 centri nel 2006, cui sarebbero seguiti altre 20 reti nel 2007.
Nel complesso, parliamo di un calciatore che ha esplorato anche l’estero – vincendo l’Intertoto nel 1998 e la Copa del Rey nel 1999 col Valencia, oltre che la Coppa Italia nel 2012 col Napoli – e che ha collezionato 246 presenze e 110 gol in Serie A, numeri di primissimo ordine. Per un anno a Livorno e uno a Parma, ha condiviso lo spogliatoio con il fratello Alessandro Lucarelli, difensore centrale diventato poi simbolo e capitano dei ducali anche nella rinascita dopo il fallimento del 2015. Il suo successore come capitano del Livorno è stato David Balleri, infaticabile terzino destro con un passato con le maglie di Parma, Padova, Sampdoria e Lecce.
Altro livornese passato da Parma è Jonathan Bachini, il cui talento – mostrato principalmente nell’Udinese di Zaccheroni – è stato minato da problemi di dipendenza che ne hanno causato la radiazione. Infine, è impossibile non citare un talento cristallino da calciatore ma, soprattutto, da allenatore: ovviamente parliamo di Massimiliano Allegri, che prima dei 6 Scudetti in panchina ha giocato 101 partite in Serie A realizzando complessivamente 19 gol con le maglie degli odiati cugini del Pisa, del Pescara (con tanto di doppia cifra nel 1992-93), del Cagliari, del Perugia e del Napoli.
RIMINI – Igor Protti
Ed eccolo, l’altro simbolo del Livorno e “gemello del gol” di Cristiano Lucarelli. Igor Protti a Livorno non ci è nato e, anzi, ci è arrivato due volte in sordina: la prima a inizio carriera, a 18 anni e in Serie C1, senza lasciare il segno. La seconda a 32, sempre in C1 quando sembravano finiti i giorni belli. Ma lo Zar – così chiamato per l’associazione tra la Russia e il nome Igor – vantava già un titolo di capocannoniere di Serie A vinto a Bari.
Sta di fatto che sul Tirreno l’attaccante riminese ha conosciuto una nuova giovinezza e, dopo un anno di rodaggio, ha superato quota 20 gol per quattro campionati di fila, risultando il principale artefice del doppio salto che ha riportato i labronici in Serie A a distanza di 55 anni dall’ultima volta. La stagione in massima serie è stata l’ultima da professionista di Protti, poi tornato in città come club manager dapprima nel 2016 e poi, dopo il fallimento degli amaranto e la ripartenza dall’Eccellenza, nel 2021. Una curiosità: grazie al rendimento sul campo, è divenuto cittadino onorario di Livorno e di Bari nell’arco di due giorni.
Rimini è stata terra di bomber anni ’90 non solo per Protti, ma anche per aver dato i natali ad Andrea Tentoni, eroe della Cremonese che a Wembley si è assicurata il Torneo Anglo-Italiano, e all’ex Brescia Maurizio Neri. In epoca più recente è arrivato in A anche Nicola Pozzi. Ma il secondo miglior giocatore riminese – alle spalle di Protti – resta Matteo Brighi: dopo gli esordi con la squadra locale, molte tappe in giro per l’Italia tra cui Juventus e Roma, potendo vantare 4 presenze con la Nazionale italiana. Alla voce palmarès, una Coppa Italia e 2 Supercoppe Italiane.
CAGLIARI – Nicolò Barella
Sebbene abbia ancora molti anni di carriera davanti a sé, Nicolò Barella ha già raggiunto molti traguardi importanti: 2 Scudetti, 2 Coppe Italia, 3 Supercoppe italiane e un Europeo, arrivando addirittura a sfiorare la Champions League, dove si è dovuto arrendere solo in finale. E lo ha fatto come uno dei centrocampisti più completi della sua generazione e, probabilmente, il migliore tra gli italiani. Da autentico punto di riferimento per l’Inter in entrambe le fasi, per la grinta e la capacità di inserirsi, senza disdegnare la tecnica.
Si tratta di uno dei tanti prodotti della Sardegna ad aver anche dato lustro al Cagliari, club con cui è arrivato al grande calcio. Chi con i rossoblù ha avuto una storia intensa e fatta di tira e molla è Andrea Cossu, fantasista tascabile con vette elevatissime che lo hanno portato sino alla Nazionale azzurra dopo una lunga gavetta. Altri calciatori locali che hanno legato il proprio nome al club isolano sono il terzino destro Francesco Pisano, rossoblù per oltre dieci anni, e Marco Mancosu, centrocampista tornato a casa per chiudere la carriera, prima di ripartire dalle giovanili rossoblù nella sua nuova veste di allenatore.
FOGGIA – Pasquale Padalino
Un perno di Zemanlandia, che ha vissuto l’epoca migliore per la squadra della sua città.
Parliamo di Pasquale Padalino, difensore di qualità divenuto tale grazie alle idee del tecnico boemo, capace di vederne il potenziale nella fase di impostazione quando, nelle giovanili dei Satanelli, si disimpegnava ancora da centrocampista. Per lui anche un momentaneo allontanamento, con due anni di prestito tra Bologna e Lecce. Quindi il passaggio alla Fiorentina e le vette più alte in carriera. Attraversando l’Appennino è tornato a Bologna, prima di uno sfortunato passaggio all’Inter e gli ultimi anni al Como. Una carriera da 218 presenze e 13 gol in Serie A, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana con i viola e anche un gettone in Nazionale nel 1996, prima di intraprendere una nuova vita da tecnico.
Altro difensore centrale nativo della città pugliese è Daniele Delli Carri, mai arrivato in Nazionale maggiore ma campione d’Europa Under 21 con Cesare Maldini nel 1994. Per lui la maglia rossonera è arrivata solo sul finire della carriera. Chi, pur avendone avuto il talento, non ha mai conosciuto la Serie A è Cristian Galano, fantasista che ha fatto per anni le fortune dei rivali regionali del Bari.
FERRARA – Thomas Manfredini
Sembrava un promettentissimo terzino sinistro, ma col tempo ha trovato la propria dimensione al centro della difesa. Ripensando alla carriera di Thomas Manfredini, è logico concludere che forse, viste le premesse, poteva fare di più. Restano agli atti, comunque, 209 presenze in massima serie con 5 gol, prima di chiudere la carriera a San Marino con la maglia del La Fiorita, squadra con cui ha sfruttato la chance di diventare allenatore. Tra l’ultima esperienza italiana – col Vicenza nel 2016 – e quella sanmarinese di tre anni dopo, Manfredini ha tentato una curiosa svolta, dapprima come driver nelle gare di ippica, quindi battendo la strada della politica, senza successo.
Città nel complesso avara di calciatori di alto livello, l’unico effettivo contendente di Manfredini è un altro difensore, Franco Fabbri, che nei primi anni ’80 ha vestito la maglia del Bologna, collezionando 39 presenze e 3 gol in Serie A.
LATINA – Vincenzo D’Amico
Una bandiera della Lazio ma soprattutto un gran signore, stimato da tutti anche fuori dal campo. Compresi i rivali sportivi, che ne hanno tributato i giusti meriti quando, un anno fa, ci ha lasciati. Vincenzo D’Amico è stato un antesignano della figura del trequartista, con un modo di giocare diverso da qualunque altro centrocampista o attaccante. Che ha dato i suoi frutti: è anche grazie a lui e alle sue doti di assistman e calciatore di piazzati che la Lazio di Maestrelli ha conquistato il primo Scudetto della sua storia nel 1974.
Erano solo gli inizi di una lunga carriera contrassegnata da grandi momenti, ma anche di una fase travagliata per difendere i colori della sua squadra del cuore. Con un’unica interruzione per un prestito a Torino, prima di disputare i suoi ultimi anni in C2 con la maglia della Ternana. Per lui 227 apparizioni in Serie A impreziosite da 26 gol, innumerevoli assist e, come detto, uno Scudetto, prima di diventare un amatissimo commentatore per la Rai.
Tra i calciatori più famosi nati a Latina c’è Mattia Perin. Anche lui, come D’Amico, non ha mai difeso i colori della squadra della sua città. Anche se il Latina non è mai arrivato in Serie A, sono diversi i calciatori di categoria che hanno deciso di tornare a casa per una parte della loro carriera: il difensore Mauro Facci, l’esterno Gianluca Galasso e il centrocampista Simone Pesce. Senza dimenticare Mario Somma, 5 presenze da calciatore in Serie A e una buona e longeva carriera da allenatore.
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