Camille Muffat, l’oro che nuotava nell’ombra

Camille Muffat è stata l'ultima grande nuotatrice francese, fermata da un tragico destino.

Nel terzo millennio, lo sport è sempre più intrecciato con lo show business e gli atleti finiscono spesso sotto i riflettori non solo per le loro imprese, ma anche per la loro immagine pubblica. È sempre più raro trovare grandi sportivi schivi e riservati, che non si lascino trasportare dalla necessità di apparire restando focalizzati sul loro mestiere. D’altronde, lo abbiamo visto anche con il nostro Jannik Sinner, il morboso interesse mediatico finisce per travolgere gli sportivi, addirittura sottoponendoli a giudizi sulle loro qualità relazionali e sull’eventuale scelta di sottrarsi a questo gioco che talvolta finisce per essere al massacro. Una di queste rare eccezioni è stata Camille Muffat, che ha saputo eccellere senza far rumore e alla quale il destino ha voltato le spalle proprio nel momento in cui si stava lasciando andare.

Laure Manaudou e l’esplosione del nuoto francese

Oggi la Francia può vantare, quantomeno a livello maschile, il miglior interprete sulla piazza – quel Léon Marchand che sta dominando la scena, allenato da Bob Bowman, lo stesso allenatore di Michael Phelps – ma la tradizione transalpina nel nuoto è sbocciata solo recentemente, seguendo un canovaccio piuttosto simile a quello azzurro. Nello specifico, prima delle Olimpiadi di Atene 2004 la Francia poteva vantare solamente due medaglie d’oro nel nuoto, peraltro molto risalenti nel tempo. A regalare a Les Bleus il massimo onore olimpico erano stati solamente Charles Devendeville a Parigi 1900 nel nuoto subacqueo – categoria presente solo in quella edizione – e Jean Boiteux, che a Helsinki 1952 portò a casa l’oro nei 400 stile libero e anche un bronzo con la staffetta 4×200 metri.

52 anni hanno separato i primi due successi transalpini nel nuoto e altrettanti ne sono serviti per garantire un ritorno sul gradino più alto del podio che, a differenza dei precedenti, ha segnato non un evento episodico ma un’effettiva iscrizione della Francia nell’atlante del nuoto mondiale. A spuntarla ad Atene fu una donna, la prima francese a garantirsi un oro – quello nei 400 stile libero, oltre all’argento negli 800 metri e al bronzo nei 100 metri dorso – nel nuoto a livello femminile, Laure Manaudou. 18 anni non ancora compiuti, la nuotatrice di Villeurbanne ha contribuito a dare nuova linfa all’intera categoria: stante il lunghissimo digiuno nella disciplina e le maggiori possibilità mediatiche rispetto al passato, una così giovane campionessa risulta perfetta per catalizzare l’interesse di un’intera nazione.

La Manaudou ci sguazza, a dire il vero. Non è la classica adolescente timida al cospetto dei riflettori, è un vero e proprio animale da palcoscenico. Gli sponsor se la litigano, i rotocalchi la seguono per coglierne ogni aspetto della vita privata e lei, d’altronde, non fa nulla per negarsi: dagli amori coi colleghi alla grande rivalità – sportiva e amorosa – con Federica Pellegrini, non solo temibile in vasca ma anche sua sostituta nel cuore di Luca Marin.

Ne nasceranno sfide entusiasmanti in piscina, come ai Mondiali di Melbourne 2007, quando la Pellegrini stabilì il record mondiale nei 200 metri stile libero in semifinale, solo per vederselo strappare dalla Manaudou nella finale del giorno dopo, polemiche e querelle economiche e legali connesse al suo tesseramento e immediato licenziamento con la Lapresse Torino, nonché parole al vetriolo verso la rivale, tanto che nella propria autobiografia la Manaudou sosterrà che “avrebbe voluto strappare gli occhi” alla Pellegrini.

La carriera della Manaudou è come una cometa, scintillante e capace di far stropicciare gli occhi ma anche fugace: dopo Atene e i Mondiali del 2005 e del 2007, la parabola discendente diventa rapidissima. A seguito di una relazione turbolenta con Luca Marin, finita morbosamente sotto la lente dei media, la carriera della Manaudou inizia a risentirne. Tra difficoltà in vasca e controversie fuori, alle Olimpiadi di Pechino delude, e nel 2009 annuncia il primo ritiro a soli 22 anni. Arrivano nuovi amori in vasca, prima con Benjamin Stasiulis, quindi con Frédérick Bousquet – da cui Laure avrà anche una figlia – ma il rendimento cala drasticamente: alle Olimpiadi di Pechino la Manaudou delude e nel 2009, a neanche 23 anni, annuncia il primo ritiro dalle scene. Torna in vasca due anni dopo, partecipa agli Europei in vasca corta a Chartres – con tre medaglie – quindi si ritira definitivamente nel 2013.

Laure Manaudou rimarrà amatissima dal popolo francese, tanto da essere nominata “la fidanzata di Francia” e insignita della carica di prima tedofora prima dei Giochi di Parigi 2024. Eppure, il movimento del nuoto francese, per consolidare la sua crescita, sembra avere bisogno di un’atleta con un approccio diverso. Meno esposta ai riflettori, più concentrata sulla vasca. Ed è qui che entra in scena Camille Muffat.

Il record mondiale di Manaudou ai Mondiali di Melbourne del 2007

Camille Muffat, l’anti-celebrità

Se Pechino 2008 regala alla Francia solo l’oro di Alain Bernard nei 100 metri stile libero, la vera consacrazione del movimento nazionale arriva a Londra 2012, con quattro titoli olimpici. A vincerli sono Florent Manaudou – esatto, il fratello di Laure – nei 50 metri stile libero, Yannick Agnel nei 200 metri stile libero e nella staffetta 4×100 insieme a Amaury Leveaux, Fabien Gilot e Clément Lefert. E poi c’è Camille Muffat, la seconda e finora ultima donna francese a trionfare in vasca ai Giochi.

Nata a Nizza il 28 ottobre 1989, Camille è l’opposto di Laure Manaudou: meno istinto, più disciplina. Non una predestinata, ma una lavoratrice instancabile. La ragazza comune che, con dedizione assoluta, è arrivata in cima. Figlia di un fisioterapista e un’infermiera, il nuoto inizialmente non è stato che una seconda strada nel programma che la ragazza ha stilato per la propria esistenza. La via maestra è rappresentata dallo studio, in cui Camille Muffat eccelle, da prima della classe alle superiori fino a laurearsi in economia all’università, secondo uno dei programmi sport-étude che la Francia dedica per permettere di combinare studio e sport professionistico.

La scelta di proseguire negli studi è tutt’altro che casuale. Muffat, infatti, non è esattamente una predestinata come la collega. È vero, fin da giovane Camille si fa notare soprattutto nel misto. Nel 2005, a soli 15 anni, sorprende tutti battendo Laure Manaudou nella finale dei 200 metri misti ai campionati francesi e strappandole anche il record nazionale. Ma, come spesso accade ai polivalenti, il rischio è di non trovare una specialità in cui eccellere davvero. Muffat, che si distingue nella rana e nella farfalla, fatica a imporsi tra i senior e per qualche tempo sembra destinata a un ruolo da comprimaria.

E così ben presto il suo palmarès, pur non trascurabile, non sembra lasciar trasparire una delle possibili favorite in un contesto probante come quello olimpico: se in vasca corta i risultati rimangono buoni, in vasca lunga quattro bronzi mondiali, oltre a un argento e un bronzo europeo, sembrano disegnarle addosso le stigmate della possibile outsider piuttosto che di una reale speranza di medaglia. Ma le Olimpiadi sono le Olimpiadi e Camille Muffat si allena in maniera maniacale per non deludere all’evento: della ragazza che eccelleva nel misto è rimasto solo il ricordo, il suo focus si è spostato sullo stile libero grazie anche a un programma intensivo e quasi cruento pensato per lei dal suo allenatore Fabrice Pellerin: da inizio 2011 fino ai Giochi di Londra la ragazza si allena tutti i giorni, perfino la domenica, per essere pronta per l’evento.

Mentre i media inseguono ogni mossa di Laure Manaudou, Camille Muffat lavora nell’ombra. Quasi nessuno si accorge di lei. Ma a Londra la francese è performante come non lo era mai stata prima: in quattro giorni, tra il 29 luglio e il 1° agosto, Camille Muffat porta a casa l’oro nei 400 metri, l’argento nei 200 metri e il bronzo nella 4×200 metri, tutte a stile libero. All’improvviso anche lei è una celebrità. È l’inizio di un rapporto complesso con la fama, intenso ma tremendamente breve.

Post Olimpiadi e fine carriera

In uno sport in cui spesso il talento esplode da giovanissimi, salire alla ribalta a 23 anni potrebbe essere un vantaggio, come ammesso dalla stessa Muffat l’anno dopo il trionfo londinese:

Avevo la maturità per diventare una campionessa olimpica, a differenza di altri colleghi a cui è successo troppo da giovani e non hanno avuto il tempo di rendersi conto di cosa ciò significasse.

Con l’oro olimpico sono arrivati anche i riflettori, sono solo sportivi. A livello agonistico Camille Muffat ha continuato a cavalcare l’onda di un 2012 irripetibile, nel quale ha stabilito anche il record mondiale nei 400 e 800 metri stile libero in vasca corta agli Europei disputati davanti agli occhi del proprio pubblico a Chartres. Fuori dall’acqua, il successo ha inevitabilmente portato contratti di sponsorizzazione e, conseguentemente, visibilità e denaro. Ma qualcosa si è rotto, quei riflettori sembrano accecanti per una ragazza semplice come Camille. Forse, dopo un cammino così duro, il successo olimpico aveva esaurito la sua spinta. Forse la prospettiva di ripetersi era troppo pesante. O forse c’erano altri fattori, meno visibili. Sta di fatto che ai Mondiali del 2013 Camille è attesissima ma delude, portando a casa solo due bronzi nei 200 e nella 4×200 stile libero.

È l’inizio di una fine che vedrà la luce nel luglio 2014, con un’intervista a L’Équipe, quando Camille Muffat annuncia il suo ritiro dall’agonismo, a 25 anni non ancora compiuti, un mese prima degli Europei e ad appena due anni dal suo momento di gloria. Iniziano a rimbalzare voci incontrollate e mai confermate di litigi con il suo allenatore, qualcuno parla addirittura di problemi di salute, c’è chi la accusa di aver abbandonato le sue compagne nel momento del bisogno. Ma la nuotatrice glissa il tutto con la solita saggezza e serenità:

Non posso continuare, non è nel mio carattere. Sono consapevole che la mia sarà una grave mancanza per la nazionale ma spero che si possa andare avanti anche senza di me.

Rimane un alone di mistero che non sarà mai spezzato, perché il destino aveva in serbo un altro colpo di scena, anch’esso imperniato sul difficile rapporto tra l’atleta della Costa Azzurra e la celebrità.

Camille Muffat stabilisce il record del mondo negli 800 metri in vasca corta

 

Il reality show, l’ultimo atto di Camille Muffat

Secondo alcuni la scelta di Camille di partecipare a un reality show è finalizzata a mettere a tacere alcune delle voci sui motivi del ritiro, per altri è semplicemente un modo per alimentare quello spirito competitivo che l’ha animata in carriera con una nuova e diversa sfida. Già, perché la scelta della nuotatrice non ricade su un reality show come gli altri ma, bensì, su Dropped. Si tratta della prima edizione di un survival show nel quale otto ex sportivi, divisi in due squadre, vengono portati in elicottero, bendati e abbandonati in un luogo remoto senza cibo né acqua, sfidandoli a sopravvivere e a ritrovare la strada per la civiltà.

Il cast della trasmissione è di assoluto prestigio: ci sono Camille Muffat, il già citato collega e oro olimpico Alain Bernard, la velista Florence Arthaud detentrice del record mondiale di traversata dell’Oceano Atlantico in solitaria, il due volte bronzo olimpico di pattinaggio artistico Phillippe Candeloro, la campionessa olimpica di ciclismo su strada Jeannie Longo, la snowboarder svizzera Anne-Flore Marxer, il pugile Alexis Vastine, anch’egli bronzo olimpico a Pechino 2008, e Sylvain Wiltord, campione d’Europa con la Francia nel 2000 e autore del gol nel recupero che in finale fece strozzare in gol le urla di gioia di tutta Italia, prima che il terribile Golden Gol di Trezeguet ci condannasse definitivamente. Il luogo scelto è l’Argentina, con inizio delle riprese fissato a febbraio 2015 nella Terra del Fuoco, a Ushuaia.

Nella prima puntata viene eliminato Wiltord, quindi il reality si sposta più a nord, nella regione di La Rioja, dove dovrebbe avere luogo la seconda tappa. Il condizionale è d’obbligo, perché la seconda puntata non vedrà mai la luce e lo show non sarà trasmesso. Il 9 marzo 2015, nei pressi di Villa Castelli, due elicotteri decollano per trasportare i concorrenti alla seconda prova del reality. A bordo ci sono i piloti e quattro passeggeri per velivolo. Tra i quattro passeggeri di ciascun velivolo dovrebbero esserci due membri di Adventure Line Productions e due partecipanti ma, al momento della scelta, si è sottovaluta la questione connessa al peso trasportato, sicché si decide di lasciare a terra Alain Bernard sostituendolo con una donna presente nello staff in quanto più leggera.

Nel giro di una manciata di minuti, quindi, i due velivoli decollano a breve distanza l’uno dall’altro, trasportando Florence Arthaud, Camille Muffat e Alexis Vastine verso il luogo in cui avrebbe dovuto iniziare la seconda prova del reality. Il primo elicottero è incaricato anche di svolgere delle riprese dinamiche dall’alto del decollo del secondo elicottero, oltre che dell’ambiente circostante. Mentre il primo elicottero si alza lentamente per effettuare riprese dall’alto, il secondo accelera la salita per migliorare la visuale. Ma la manovra si rivela fatale: i due velivoli si scontrano in volo, precipitando nel giro di pochi istanti

Non ci sono superstiti, la vita di Camille Muffat, così come quelle di Arthaud, Vastin e di altre sette persone tra piloti e cast, viene spazzata via in un attimo. Proprio quei riflettori che sembravano non averla mai attirata si sono rivelati beffardamente fatali per la nuotatrice non ancora 26enne. Numerosi ex colleghi hanno tributato l’ultimo saluto alla medaglia d’oro di Londra 2012 nel giorno del suo funerale. La più sofferente è apparsa proprio Laure Manaudou. Che ad oggi è l’unica altra nuotatrice francese a condivide con Camille Muffat l’onore di una medaglia d’oro. Così diverse, eppure unite da un destino che le ha rese le due icone del nuoto francese. Una sotto i riflettori, l’altra lontana. Ma entrambe legate da un filo invisibile.

A novembre 2024 è stato inaugurato ad Aubervilliers il Centre Nautique Camille Muffat, per permettere ai bambini di avvicinarsi al nuoto, nella speranza di onorare un movimento che negli ultimi anni, anche grazie a Camille, è diventato di primissimo ordine.

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