La crisi del Manchester United sembra senza fine

Dall'addio di Ferguson la crisi del Manchester United non si è mai fermata.

Negli ultimi anni, la crisi del Manchester United ha raggiunto uno dei punti più alti, culminata nella disastrosa stagione 2024-25. Con un quindicesimo posto in Premier League, l’eliminazione precoce dalle coppe nazionali e la sconfitta in finale di Europa League, i Red Devils si trovano a un bivio decisivo. Le prospettive per il prossimo campionato sembrano tutt’altro che rosee tra una guida tecnica ancora priva di piena legittimazione, una strategia di mercato discutibile e una ricostruzione dell’identità del club ancora lontana dai fasti degli anni ’90-2000.

La crisi del Manchester United inizia dall’addio di Ferguson

La crisi del Manchester United ha senza dubbio radici profonde. Sembra incredibile, ma da quando è giunta al capolinea la storica epopea sotto la guida di Sir Alex Ferguson nel 2013, il club non è più riuscito a mantenere uno standard di vittorie all’altezza della fama costruita durante l’era dello scozzese. Già infatti dal primo anno post-Ferguson, con la guida di David Moyes, si iniziarono a notare alcuni scricchiolii. Moyes rimase in carica fino alla 34ª giornata, sostituito dall’ex pupillo di Sir Alex, Ryan Giggs. Nonostante l’avvicendamento, lo United concluse al settimo posto in Premier League, perdendo ai trentaduesimi di finale di FA Cup, uscendo ai quarti di Champions League e arrivando fino alle semifinali di League Cup. Unico trofeo della stagione, il Community Shield conquistato contro il Wigan, vincitore a sorpresa della FA Cup dell’anno precedente.

Gli anni seguenti non hanno invertito la tendenza. Nelle due stagioni sotto la guida di Louis van Gaal, lo United ha conquistato la miseria di una FA Cup. Nel triennio successivo, con Josè Mourinho in panchina, i Red Devils sono stati capaci di una sola stagione vicina all’eccellenza, la 2016-17, in cui hanno trionfato nella English Football League Cup, in Europa League e nel Community Shield, raggiungendo comunque il sesto posto in campionato. Terminata l’esperienza Mourinho – in maniera piuttosto traumatica, come d’abitudine per il tecnico di Setúbal – sotto la guida di Ole Gunnar Solskjær lo United ha vissuto altre annate anonime, prive di successi.

Con il ritorno di Cristiano Ronaldo nel 2021, il Manchester United ha vissuto probabilmente la stagione più travagliata. Tre avvicendamenti in panchina – ultimo dei quali con Ralf Ragnick, in quel momento tra i profili più citati nel dibattito calcistico europeo – e nessun trofeo. La scelta del tedesco è stata, quindi, immediatamente sconfessata: dall’estate del 2022, sotto la guida di Erik ten Hag, il club ha conquistato la Coppa di Lega nel 2022-23 e la FA Cup nel 2023-24, ma ha mostrato evidenti limiti strutturali.

2024-25: un’annata da dimenticare

La stagione 2024-25, come detto, ha segnato il punto più basso di questi ultimi dodici anni: ten Hag è stato esonerato a ottobre dopo un inizio disastroso. Ruud van Nistelrooy ha guidato la squadra ad interim fino all’arrivo di Rúben Amorim, l’11 novembre 2024. Con l’allenatore portoghese, lo United ha chiuso la Premier League al quindicesimo posto, il peggior risultato dalla retrocessione del 1974. In Europa League la squadra ha raggiunto la finale, ma è stata sconfitta 1-0 dal Tottenham, mancando così l’accesso alle competizioni europee. In FA Cup, invece, l’eliminazione è arrivata agli ottavi contro il Fulham. La scelta del tecnico lusitano, in ascesa dopo le ottime esperienze allo Sporting Lisbona, sembrava aver portato entusiasmo e idee nuove all’interno dell’ambiente. Sentimenti che ben presto hanno lasciato spazio a rassegnazione e tristezza, anche da parte dell’allenatore:

È anche colpa mia. Penso che la squadra non stia migliorando. È un po’ persa in questo momento. È un po’ imbarazzante essere l’allenatore del Manchester United e perdere un sacco di partite, ma dobbiamo affrontare i momenti difficili come nella vita di tutti. Dobbiamo combattere. È un momento davvero difficile, uno dei momenti più difficili nella storia del Manchester United e dobbiamo affrontarlo con onestà. Io sono responsabile, non mi piace arrivare qui e trovare scuse. Credo che in questo club si sia stanchi di scuse. Penso che il Manchester United abbia bisogno di uno shock e dobbiamo capirlo. È un momento molto difficile e dobbiamo lottare per la prossima partita.

La sconfitta in finale di Europa League, ultimo atto della crisi del Manchester United

Problemi strutturali e gestionali

La crisi non si è limitata al campo. Il club ha affrontato una serie di problemi gestionali, con frequenti cambiamenti nella dirigenza sfociati in scelte societarie che hanno sollevato più di un dubbio. Come riportato da Calcio&Finanza, nel febbraio 2025 il Manchester United ha annunciato il taglio di altri 150-200 posti di lavoro, da aggiungersi ai 200 già “tagliati” nei mesi precedenti. La società ha adottato drastiche misure di riduzione dei costi che sono state annunciate dal CEO Omar Berrada durante una riunione alla quale hanno preso parte tutti i dipendenti del Manchester United. Berrada ha spiegato che la posizione finanziaria è alla base di questa nuova ondata di licenziamenti.

Il culmine di questa bizzarra politica di riduzione dei costi è comunque arrivato quando l’azionista di minoranza del Manchester United, il miliardario Jim Ratcliffe, del gruppo INEOS, ha licenziato Sir Alex Ferguson, che ricopriva la carica di ambasciatore globale. Secondo una stima effettuata proprio dallo stesso club di Manchester, i licenziamenti dovrebbero portare in dote un risparmio di 45 milioni di sterline.

Fa riflettere che si pensi di risolvere la crisi riducendo il personale amministrativo, anche a fronte di 45 milioni di sterline di risparmio, alla luce della disastrosa situazione tecnica in cui versa la rosa dello United. La squadra ha infatti mostrato lacune evidenti negli anni, con acquisti costosi ma poco produttivi. Uno su tutti Rasmus Højlund, prelevato dall’Atalanta per quasi 80 milioni di euro e autore di appena 4 gol in Premier League nella stagione 2024-25. Ma si potrebbero elencare i vari Onana, acquistato dall’Inter nel 2023 e autore di gravi errori che sono costati moltissimi punti, o Antony, arrivato per 95 milioni di euro dall’Ajax nel 2022 e addirittura ceduto in prestito al Betis a metà della stagione appena conclusa, nel tentativo disperato di rilanciarlo.

E a poco serve avere un brand che, in termini di merchandising, fattura ogni anno 200 milioni di euro. Lo United continua a spendere senza programmazione e senza un progetto concreto finalizzato a costruire qualcosa di duraturo. Se a tutto questo sommiamo anche la gestione degli infortuni, il quadro diventa desolante. Durante l’ultima annata, in particolare nella seconda metà di stagione, numerosi giocatori chiave sono stati indisponibili per lunghi periodi. Dalla rottura del legamento crociato di Lisandro Martínez, passando per il polpaccio di Diogo Dalot o i continui affaticamenti di Matthijs De Ligt, la difesa è il reparto che più ha sofferto una catena ininterrotta di problemi fisici che ha contato, in totale, qualcosa come 51 infortuni, molti dei quali dovuti a ricadute.

La ricostruzione del Manchester United per uscire dalla crisi

La dirigenza ha confermato Rúben Amorim alla guida della squadra, nonostante le difficoltà incontrate nella stagione precedente. La sua permanenza indica la volontà del club di provare a dare continuità al progetto tecnico, puntando su una filosofia di gioco chiara e su una rosa più adatta alle sue idee. Lo United ha già iniziato a muoversi sul fronte acquisti, ma non sembra avere imparato molto dai propri errori. Con l’acquisto dell’attaccante Matheus Cunha per 74,5 milioni di euro, i Red Devils si sono assicurati una seconda punta dai mezzi tecnici interessanti. La cifra spesa appare però decisamente fuori mercato considerando che Cunha – pur arrivando da un campionato da 15 gol e 6 assist nel Wolverhampton, squadra che ha terminato al sedicesimo posto la Premier League, proprio alle spalle della squadra di Amorim – ha 26 anni e non spicca esattamente per la continuità mostrata nel corso della carriera.

A dimostrazione del fatto che gli errori recenti, forse, non sono stati davvero assimilati, il club è interessato a rinforzare ulteriormente l’attacco con nomi come Aleksandar Mitrović e Bryan Mbeumo. Il tutto pur avendo in rosa, senza strategia d’uscita, giovani e profili su cui si è investito in modo sproporzionato come il già citato Højlund e Joshua Zirkzee, entrambi deludenti. Anche perché, alla luce della situazione economica già descritta, per finanziare ulteriori acquisti sarà necessario provare a cedere alcuni giocatori. Tra i partenti circolano i nomi di Bruno Fernandes – che però si è affrettato a smentire una sua volontà di lasciare Old Trafford – oltre a quelli dei soliti Antony e Jadon Sancho, rientrato dal prestito al Chelsea senza che si arrivasse a un trasferimento definitivo.

Senza competizioni europee, lo United potrà concentrarsi sul campionato e sulle coppe nazionali. L’obiettivo minimo sarà tornare in Europa subito e tornare rilevanti nel calcio che conta. La costruzione di una nuova identità di squadra, basata sui giovani (Garnacho, Yoro e Mainoo su tutti) e su una chiara filosofia di gioco, sarà fondamentale per una crescita. Il Manchester United si trova a questo punto in una fase di ricostruzione profonda. La stagione 2025-26 può rappresentare veramente uno spartiacque per ripartire, provando a correggere gli errori del passato e gettando le basi per un futuro più solido. Il primo passo, con il mantenimento di una guida tecnica stabile, è stato fatto. Sul mercato oculato e su una chiara visione strategica i dubbi rimangono ancora profondi, ma i Red Devils hanno l’obbligo di ambire a tornare protagonisti nel panorama calcistico europeo come la loro storia, gloriosa e ingombrante, continua a ricordare

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