Elezioni CONI: chi sarà il nuovo presidente e l’eredità di Malagò

Malagò ha lasciato un'eredità pesante per chiunque verrà eletto quale presidente alle imminenti elezioni CONI.

Il 26 giugno, a Roma, ci saranno le elezioni CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) per il nuovo presidente. Il 5 giugno è scaduto il termine ultimo per presentare le candidature alla presidenza e alla Giunta Nazionale, in vista del Consiglio Nazionale Elettivo di fine mese. In lizza per prendere in mano la pesante e complessa eredità di Giovanni Malagò, ci sono (in ordine alfabetico): Duccio Bartalucci, Luciano Buonfiglio, Franco Carraro, Mauro Checcoli, Pierluigi Giancamilli, Carlo Iannelli, Giuseppe Macchiarola e Luca Pancalli. Respinte per mancanza di requisiti le candidature di Saimon Conti ed Ettore Thermes.

L’eredità di Giovanni Malagò

Nel bene o nel male, i mandati di Giovanni Malagò hanno inciso profondamente nella storia recente dello sport italiano. E proprio per questo motivo l’attuale numero uno ha provato in tutti i modi a convincere i vertici politici e il Ministro dello Sport, Andrea Abodi, ad attuare una deroga. Tutto ruota, infatti, attorno alla legge n. 8/2018, che ha modificato il d.lgs. 242/1999. La normativa stabilisce che:

Il presidente e i membri degli organi direttivi restano in carica quattro anni e non possono svolgere più di tre mandati.

Questa norma vale per il CONI, le Federazioni Sportive Nazionali (FSN), le Discipline Associate (DSA), gli Enti di Promozione Sportiva (EPS) e il Comitato Italiano Paralimpico (CIP). Risultati alla mano, i numeri sono tutti dalla parte di Malagò. Da Tokyo 2020 in poi l’Italia ha fatto faville, soprattutto quella degli “altri sport”, storicamente sempre bistrattati e poco considerati. Negli anni del mandato del 66enne romano abbiamo conquistato 143 medaglie olimpiche: un record.

Eletto per la prima volta nel 2013, ha debuttato alle Olimpiadi con i Giochi Invernali di Sochi 2014. È anche “suo” il primato di medaglie conquistate a Tokyo 2020, 40, un risultato straordinario ripetuto ai Giochi di Parigi 2024. Non è servito a ottenere una deroga nemmeno riportare le Olimpiadi in Italia (con l’edizione Milano Cortina 2026, di cui è presidente della Fondazione organizzatrice) ed essersi speso per ospitare un’edizione estiva dei Giochi, caldeggiando la candidatura di Roma per l’edizione del 2024 poi assegnata a Parigi. Dopo mesi di tentativi di cambiare le carte in tavola, si è arreso il 14 aprile 2025 a seguito della Giunta CONI.

Sembra quasi che ci si vergogni di andare da chi ti può dare un consiglio pieno di competenza. Stiamo cominciando a personalizzare un po’ troppo questa storia. Oggi, 14 aprile, prendo atto di tutto questo, ma onestamente non è giusto. Non è per prendere un mandato in più, ma per completare un percorso. I risultati non sono bastati, abbiamo portato le Olimpiadi, siamo ripartiti dalle ceneri, abbiamo i conti in ordine e abbiamo ricostruito grazie al consenso che mi avete dato e quello che ho fatto in giro per il mondo. Dicono che c’era una legge, ma questa legge è stata cambiata due volte, prima sui mandati dei presidenti e poi per i consiglieri nazionali degli enti territoriali. Io mi inchino alla legge. Ma deve essere valida sempre.

I favoriti delle elezioni CONI: le candidature di Buonfiglio e Pancalli

Per essere eletti servono 42 voti e attualmente, dalle indiscrezioni che emergono, nessuno avrebbe la quota necessaria. Eppure, le cose possono cambiare in fretta. Durante la presentazione dei Mondiali di Canoa (che si terranno dal 20 al 24 agosto all’Idroscalo di Milano), Giovanni Malagò è passato a salutare la stampa e uno dei candidati, Luciano Buonfiglio, presidente della Federazione Canoa Kayak. Nelle scorse settimane Malagò aveva spiegato di sostenere le candidature delle figure apicali nelle varie federazioni. Buonfiglio darebbe continuità a quanto fatto dal suo predecessore ma non metterebbe d’accordo la politica, che preferirebbe Luca Pancalli. Quest’ultimo, presidente uscente del Comitato Italiano Paralimpico, ha spiegato di appartenere: “al mondo delle federazioni perché sono stato presidente fino a quando il Comitato Italiano Paralimpico è diventato ente pubblico, ho fatto il vice al CONI, il commissario in Federcalcio e Federdanza”. Peccato che il suo nome sia poco gradito proprio ai vari organismi sportivi. Pancalli, dalle pagine di Gazzetta dello Sport, ha spiegato i suoi obiettivi:

Prima il Coni era molto identificato con Malagò, con lui presenza scenica. Io vorrei apparire molto meno e dare più spazio a tutti, a chi lavora davvero, alle federazioni. Non gliene faccio una colpa, lui ha il suo carattere e io il mio. Ma questa eccessiva personalizzazione non mi convince e sicuramente non è il mio tratto. Il mio slogan è ‘Un CONI di tutti’, perché le istituzioni non appartengono a nessuno e il lavoro dev’essere sempre di squadra. Tutti devono poter partecipare alla costruzione dei percorsi, mentre mi sembra ci sia poca abitudine a lavorare insieme: prima il CONI era solo, adesso deve confrontarsi con altri soggetti come Sport e Salute, il Dipartimento dello Sport o lo stesso CIP. Dobbiamo metterci intorno a un tavolo a lavorare insieme.

Buonfiglio, come ha dichiarato all’AdnKronos, vuole invece fare degli atleti il perno di tutto:

Al centro di questo nuovo modello di governance ci saranno gli atleti. La tutela e la valorizzazione degli sportivi di alto livello, in attività e non, seguirà un approccio sempre più sinergico e condiviso con il settore della preparazione olimpica del CONI. I campioni hanno investito il loro tempo. Le società, gli enti di promozione, le discipline associate, le federazioni, i club, i gruppi sportivi militari, tutti hanno investito sugli atleti, ma poi una volta finito la loro carriera li perdiamo. Noi dobbiamo fare di tutto per farli rimanere.

Il pacificatore “poltronissimo” Carraro

C’è un altro nome che potrebbe stravolgere tutto: Franco Carraro. Ha 85 anni e ha svolto una serie innumerevole di incarichi. È già stato alla guida del CONI, con tre mandati tra il 1978 e il 1987. Carraro, ex presidente pure del Milan, ha presentato la sua candidatura in extremis, generando il caos. Dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano hanno subito cercato di fare chiarezza. In una nota stampa del 5 giugno:

La Commissione, premesso che la candidatura del Dottor Franco Carraro è ritenuta idonea e completa dei requisiti previsti dall’attuale Statuto CONI, alla luce della nota ufficiale pervenuta il 3 giugno 2025 dall’Autorità vigilante del CONI, trattandosi di questione che necessita di una interpretazione normativa primaria che non rientra nelle sue prerogative, rimette ogni eventuale ulteriore e definitiva valutazione nel merito ai competenti organi decisionali di grado superiore della precedente procedura ove attivati, così come previsto dal regolamento elettorale approvato dal Consiglio Nazionale del CONI il 17 dicembre 2024.

Il problema nasce sempre dalla ormai centrale legge 8/2018, che vieta i mandati anche in maniera retroattiva (c’è solo un’eccezione per chi era già in carica al momento dell’entrata in vigore della legge – l’11 gennaio 2018), ma non secondo l’interpretazione dei suoi legali. Alla fine non è arrivato nessun ricorso (il termine era il 12 giugno 2025). La carriera e l’esperienza di Carraro sono innegabili. Ribattezzato “poltronissimo” per tutti i ruoli svolti in questi anni, è stato membro del CIO, ma anche sindaco di Roma, Ministro del Turismo (dal 1987 al 1992) e senatore di Forza Italia (2013-2018). Non solo, vanta l’appoggio di tre “nemici giurati” di Malagò, come Angelo Binaghi (Federtennis), Paolo Barelli (Federnuoto) e Gianni Petrucci (Federbasket) oltre ad avere il placet di Gianni Letta.

Di certo, però, non si può parlare di rinnovamento. Agli Stati Generali dello Sport, proprio Barelli aveva dichiarato: “Serve discontinuità, assolutamente. Non per criticare per forza la situazione passata, ma credo ci sia la necessità di cambiare ritmo”. Nessuno l’ha mai detto chiaramente, ma anche il CONI, in fin dei conti, è un organo politico, basato su equilibri e strategie. E proprio queste ultime determineranno determineranno chi sarà il nuovo numero uno dello sport azzurro.

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