12.598 giorni, ossia oltre 34 anni. Un lasso di tempo che nel calcio assomiglia molto al concetto di “eternità”. Il pomeriggio del 12 maggio 1991, l’unico gol in Serie A di David Fiorentini, arrivato con un efficace inserimento, consegnava al Pisa di Mircea Lucescu quello che, di fatto, ha rappresentato l’ultimo successo nerazzurro in Serie A, l’1-0 sul Bari all’Arena Garibaldi della trentaduesima giornata.
Almeno fino alla sera del 7 novembre 2025, 12.598 giorni dopo, appunto. Quando a regalare quella gioia è stato un colpo di testa di Idrissa Touré. Nello stesso stadio, ancora sotto la curva dei tifosi pisani e quasi allo stesso minuto (ha segnato al 75′, mentre Fiorentini firmò il successo sul Bari al 76′). Ancora un 1-0, stavolta alla Cremonese, a spegnere un digiuno infinito, un periodo nel quale la squadra toscana non era riuscita neppure a trovare il gol tra le mura amiche.
Il tedesco rappresenta uno dei grandi protagonisti della promozione in A del Pisa, risultando fondamentale tanto con l’ex tecnico Inzaghi, quanto con Gilardino. Frutto di un’esuberanza fisica e di uno strapotere atletico che non erano passati inosservati neanche tra i cadetti. Touré ha tutto per essere considerato uno dei giocatori emergenti più interessanti del panorama calcistico italiano.
Un gol storico, quello della prima vittoria in A del Pisa dal 1991
Chi è Idrissa Touré
Idrissa Touré nasce a Berlino il 29 aprile 1998, da genitori guineani. Comincia a muovere i primi passi nel calcio giovanile in Germania, passando per club come Tennis Borussia Berlin, RB Lipsia, transitando poi dallo Schalke 04 fino al Werder Brema.
Nel 2018 la Juventus mette gli occhi su di lui e lo aggrega alla neonata Under 23, che diventa la sua porta d’ingresso nel calcio professionistico italiano. Qui Touré disputa due stagioni facendo esperienza in Serie C, con 59 presenze condite da 3 gol, ma soprattutto mettendo le basi per la sua costruzione come giocatore. Con la seconda squadra dei bianconeri affina caratteristiche che saranno il suo marchio di fabbrica anche nelle categorie superiori: forza, resistenza, capacità di corsa, pressing e recupero palla. Nel 2020-21 va in Olanda per giocare in prestito con la maglia del Vitesse, dove riesce a guadagnare minuti in un campionato competitivo.
Nel luglio 2021, a 23 anni, il Pisa lo acquista a titolo definitivo dalla Juventus grazie ai consigli e alla visione di Claudio Chiellini, fratello gemello del più famoso Giorgio, che nel frattempo è diventato direttore sportivo dei nerazzurri. Idrissa Touré firma un contratto fino al 2025. Da quel momento inizia la sua scalata italiana, con l’obiettivo di emergere e arrivare ai massimi livelli.
La prima chance con Luca D’Angelo
Il Pisa 2021-22 è una buona squadra, un gruppo solido composto prevalentemente da giovani promettenti. Idrissa Touré non parte con i galloni del titolare, ma le sue caratteristiche iniziano ben presto ad incuriosire l’allenatore Luca D’Angelo, decide di dedicare al giovane sempre più spazio nelle formazioni della prima parte di stagione. I nerazzurri volano anche grazie alle prestazioni sempre più convincenti di Touré e al giro di boa del campionato i nerazzurri sono in testa alla classifica.
Gioca prevalentemente come mezzala nel 4-3-3 di mister D’Angelo. I suoi compiti sono perlopiù difensivi, in ragione di una fisicità essenziale a garantire equilibrio a una mediana completata da due calciatori maggiormente dediti alla costruzione come Nagy e Gucher. Quell’energia si trasforma ogni tanto in difetto, dal momento che i suoi strappi, le sue corse e la sua “anarchia tattica” lo portano troppo spesso a trovarsi fuori posizione e a dover fare una corsa in più per recuperare.
Con il passare delle giornate e con la difficoltà sempre crescente delle partite, piano piano il mister dei toscani decide di sacrificare l’utilizzo del giovane Idrissa Touré in luogo di un più esperto e più disciplinato Ahmed Benali (arrivato in prestito a gennaio), ma nonostante tutto il tedesco riesce a mettere insieme 33 presenze e 3 gol.
E se la stagione dei nerazzurri vivrà un finale amaro con la sconfitta nella finale dei playoff contro il Monza, la consolazione è rappresentata dalla consapevolezza che si può lavorare su quel diamante grezzo.
Le difficoltà sotto Alberto Aquilani
Quando Alberto Aquilani viene chiamato a Pisa per la stagione 2023-24, la squadra attraversa un momento delicato. La stagione precedente ha visto avvicendarsi due allenatori sulla panchina (Maran ad inizio anno, sostituito poi dal ritorno di D’Angelo). È in atto una trasformazione profonda che impatta soprattutto nel modo di giocare e sul concetto di possesso palla. Alcune delle caratteristiche richieste al centrocampo, in particolare, poco si sposano il profilo non propriamente tecnico di Idrissa.
In più, l’ex Juve inizia ad accusare con maggiore frequenza problemi di infortuni che ne compromettono molto spesso la presenza in campo. Idrissa Touré inizia a capire che per crescere e diventare un riferimento necessita di un cambiamento radicale sia fisico che, soprattutto, mentale.
Il ragazzo in questo anno vive una specie di limbo: non è sempre titolare, ha qualche infortunio, alterna prestazioni discrete ad altre meno incisive. In particolare, problemi continui a una caviglia e una frattura al perone lo tengono fermo per un periodo totale di quasi quattro mesi, incidendo ovviamente sul suo ritmo e soprattutto sulla fiducia. L’ambiente intorno alla squadra si fa sempre più pesante, complice una stagione tutt’altro che positiva, e questo finisce per danneggiare i singoli.
Il Pisa non riesce a dare continuità alle prestazioni e di conseguenza ai risultati. Sotto la gestione Aquilani, il club toscano fatica a trovare un’identità stabile: partite con alti e bassi, difficoltà a tenere il centrocampo contro squadre aggressive o compatte. Il nostro alla fine della stagione mette insieme la miseria di 19 presenze, perlopiù partendo spesso dalla panchina.
Nonostante tutto, il Pisa decide di continuare a puntare su di lui. Aquilani viene esonerato, al suo posto arriva Filippo Inzaghi, che saprà toccare le corde giuste per farlo esplodere.
L’esplosione: la stagione della promozione
Il punto di svolta per Touré arriva nel campionato 2024-25, quando il Pisa diventa serio contendente per la promozione in Serie A. Sotto la guida di Inzaghi, Idrissa si trasforma. Non è soltanto il ruolo a cambiare, ma proprio l’approccio mentale alle partite, l’attenzione. Numeri, performance e mentalità fanno un impressionante balzo in avanti e il tedesco diventa a pieno titolo un leader della squadra nerazzurra.
Nel 3-4-2-1 del mister piacentino, Touré diventa l’esterno di destra del centrocampo, contribuendo alla manovra con spinta e inserimenti offensivi continui. La sua forza al servizio della squadra diventa imprescindibile. Giocando in quella posizione si trova molto più spesso nelle condizioni di segnare o di essere decisivo in zona gol, tanto che Idrissa gioca 33 partite, segnando 6 gol e fornendo 4 assist. È un uragano per la Serie B.
Il Pisa chiude il campionato al 2° posto, con 76 punti, 23 vittorie, 7 pareggi e 8 sconfitte. E l’impatto avuto dal centrocampista sul risultato è determinante. In coppia con Matteo Tramoni rappresenta il vero trascinatore nella cavalcata dei nerazzurri verso il ritorno in Serie A dopo 34 anni di assenza. Il rendimento della squadra è solido sia in casa che in trasferta, con un buon equilibrio tra capacità offensiva e ordine difensivo: 64 gol fatti contro 36 subiti nel corso della stagione, segno che la presenza di un interprete muscolare come Idrissa nel centrocampo è determinante. La sua presenza sulla fascia garantisce il bilanciamento che serviva per raggiungere un risultato che, alla luce dei risultati della stagione precedente, appare clamoroso.
Tutta la squadra ha assunto più consapevolezza di sé, ma il salto che è riuscito a fare Touré sorprende e non poco: meno infortuni e maggior continuità di prestazioni. È diventato un elemento cruciale nel pressing, nelle coperture, nei contrasti, ma anche capace di inserirsi nella manovra, segnare gol pesanti e dare equilibrio alla mediana. Un ruolo da “regista forte” o da centrocampista box-to-box con capacità sia di distruggere che ricostruire.
La consacrazione arriva con la promozione in Serie A al termine del campionato, un traguardo importante che premia il percorso fatto e la crescita.
Tutto il meglio di Idrissa Touré
Paragoni fisici e tecnici
Alla luce di quella che è stata l’evoluzione tecnica, ma soprattutto tattica di Idrissa Touré, è possibile delineare un doppio filo di paragone per l’attuale centrocampista del Pisa: uno per caratteristiche e uno più prettamente tattico.
Se dovessimo paragonarlo a calciatori attualmente presenti nel nostro campionato dal punto di vista fisico e tecnico, i riferimenti principali su cui potremmo focalizzarci sono senza dubbio quelli di Tommaso Pobega e Marco Brescianini.
Con Tommaso Pobega, Touré condivide l’età e quindi gli anni di esperienza fin qui maturata, ancorché a un livello diverso. Ma anche un’ottima stazza, una certa imprevedibilità nei movimenti (inserimenti, corsa) e il rendimento crescente. Come Pobega, anche il tedesco sa coprire grandi distanze grazie a una spiccata facilità di corsa, partecipare alle fasi di non possesso e portare contributi anche offensivi (gol, tiri da fuori, colpi di testa).
A Marco Brescianini lo accomuna, oltre all’altezza, anche la capacità di recupero palla, l’inserimento e l’attenzione sviluppata nel tempo rispetto alle dinamiche difensive della squadra. Entrambi i giocatori, infatti, erano piuttosto “anarchici” nei primi anni della loro carriera, ma crescendo hanno saputo incanalare la loro vigoria in ciò di cui la squadra aveva bisogno.
Se invece volgiamo lo sguardo all’aspetto più tattico, non c’è dubbio che Idrissa Touré abbia avuto un’evoluzione da mezzala nel 4-3-3 a esterno a tutta fascia in squadre con la difesa a 3. Per questo possiamo spendere un paragone più importante con Denzel Dumfries: un esterno dalla grande tenuta, dotato di ottima capacità di inserimento e abile nelle conclusione, che però presenta qualche lacuna dal punto di vista tecnico.
Volendo cercare un paragone un po’ meno pesante, Matteo Ruggeri è forse il nome più adatto. Al di là del piede forte di riferimento (Ruggeri è mancino, mentre Idrissa è destro), entrambi hanno una spiccata facilità di corsa e una fisicità considerevole, una combinazione che li rende giocatori perfetti in schemi che comportino la copertura dell’intera fascia di competenza.
Criticità e margini di miglioramento
L’approdo in Serie A per molti addetti ai lavori avrebbe dovuto rappresentare una sorta di limite invalicabile per Idrissa Touré. Troppo poco tecnico e preparato per giocare a un livello così alto. Ma il tedesco ha prontamente smentito tutti e in questa prima fase della stagione, a parte il gol alla Cremonese, è comunque sempre risultato tra i migliori anche in carenza di risultati, eccettuando l’espulsione rimediata contro il Bologna. Anche se la classe non è il piatto forte della casa, i suoi inserimenti hanno fatto alzare più di qualche sopracciglio.
Cosa manca allora a Touré per diventare un profilo da top club? Ci sono alcune caratteristiche su cui può (e deve) lavorare se vuole fare il salto. Seppure abbia superato i problemi più gravi, il passato recente dimostra che la sua resistenza agli infortuni non è sempre stata ottimale. La natura lo ha dotato di un fisico imponente e sta a lui curarlo e renderlo il più performante possibile. Per far spiccare definitivamente la carriera è proprio lì che deve concentrare i suoi sforzi.
Oltre all’aspetto fisico, occorre un passo in avanti nella visione di gioco e nei passaggi decisivi: pur avendo migliorato gli inserimenti e la finalizzazione, non ha ancora acquisito una piena sicurezza nei passaggi filtranti, nei lanci in profondità e, in generale, nella costruzione del gioco, sia come passatore che come ricevitore. Il suo schema preferito è lo scatto in profondità in attesa del lancio dalle retrovie, che può rappresentare uno sbocco un po’ limitante in partite in cui non c’è la necessità assoluta di essere offensivi.
Infine Idrissa deve fare passi avanti nella consapevolezza e nella leadership: sebbene sia già centrale nel gioco del Pisa, ha l’obbligo di diventare un pilastro della squadra anche attraverso i gesti e l’esempio. Questa maturazione richiede personalità e capacità di gestione mentale delle partite nei momenti difficili.
Il percorso fatto fin qui ha dimostrato che il lavoro e l’abnegazione sono stati decisivi per la sua crescita. Sarà il tempo, e il campo, a dirci fin dove potrà arrivare.
