La tormentata ma intensa storia d'amore tra Mauro Icardi e la tifoseria dell'Inter.

Da giorni circola sui social l’estratto di un evento dal vivo di Noemi. Sono in decine i fan all’ascolto. Attorniata da una band scelta per l’occasione, la cantante si sistema l’auricolare sinistra. È uno di quei brani che toccano le corde giuste, che non ti lasciano indifferente, che ti scuotono le viscere. Magari è solo un’impressione, eppure mi trasale uno stato di malessere. L’inciso tratto da L’amore eternit composto da Fedez e J-Ax comincia così:

Fermo immagine sembra appartenere ad un’altra vita. Un cielo instabile che quasi sembra piangere.

Un inno d’amore, un amore tossico, di quelli che eccitano sdegno sino a crepare di bile:

Ed io che torno tardi sola e penso che di storie ce ne sono tante. Pensavo fossi l’ultima e invece no.

Tutto a un tratto si spengono le luci. La clip prosegue mostrando una carrellata di gol, tutti firmati dallo stesso protagonista in maglia nerazzurra. Sento una voce amica, un grido sincero, che esonda dal petto:

Icardi colpisce, Icardi colpisce. Perché in area di rigore non ci sono paragoni.

Il telecronista – al tempo voce autorevole di Sky SportRiccardo Trevisani canta le lodi di Mauro Icardi, uno dei migliori centravanti della storia dell’Inter. Anche perché, per la prima volta dopo sei anni di damnatio memoriae – dal suo trasferimento a titolo definitivo al Paris Saint-Germain – l’argentino torna a comparire nel feed dell’account Instagram dell’Inter. Un miraggio che si staglia tra un carosello di foto storiche.

Alla viglia del match casalingo tra Inter e Sassuolo si ricorda, così, la prima vittoria per 7-0 contro i neroverdi. Una compagnia di attori – poco più che comparse – all’interno di una saga di comicità surreale: Dodò, Taider, Medel e Osvaldo. Il primo piano di Mauro passa in sordina, quasi ignorato, come fosse solo un dettaglio di poco conto. Ma per chi è cresciuto col cuore cucito ai colori de La Beneamata, ha il sapore dolce e struggente delle cose futili.

Non sono il solo a notarlo: basta scorrere i commenti, ed è un susseguirsi di GIF di Maurito, con quel sorriso limpido e le braccia alzate sotto la curva, a cercare l’abbraccio della sua gente. Immagini che, in un attimo, risvegliano un tempo che sembrava lontano un secolo. È un trend che fa leva sulla nostalgia, ma al tempo stesso intercetta un bisogno collettivo di riscoprire emozioni genuine, intimamente autentiche.

La vera domanda, allora, è: perché manca ancora così tanto Mauro Icardi? E perché è difficile dimenticarlo?

Tripletta di Icardi e 7-0 al Sassuolo: quando l’amore imperava

Mauro Icardi era un vero bomber

Un vero bomber, di quelli per cui ti svenavi al fantacalcio, di quelli che mancano dannatamente nella Serie A di oggi. Un attaccante dal temperamento accentratore, capace come pochi altri di trasformare ogni pallone toccato in un’occasione da rete. La sua presenza in campo calamitava il gioco di squadra, acuendo la capacità realizzativa di una rosa appassita durante la banter era nerazzurra, consumata dal soffio del levante indocinese.

Ma perché viene considerato da tutti un giocatore fuori dal comune? Maurito era il faro tecnico di una squadra che, anche nei momenti più difficili, trovava in lui un appiglio, una certezza. Ha costruito una carriera distinguendosi come un bomber implacabile, dotato di un killer instinct fuori dal comune. Un attaccante con doti balistiche eccezionali, capace di destreggiarsi negli spazi più angusti, muovendosi nello stretto – alla ricerca del pallone – con un tempismo quasi chirurgico.

Non è un caso che persino Giorgio Chiellini – uno dei migliori difensori della storia del calcio italiano – abbia riconosciuto la sua abilità nel trovare il tempo perfetto per fuggire alla marcatura avversaria:

Tra i grandi avversari che ho incontrato stimo molto Icardi, che dentro l’area è ai limiti dell’immarcabile, un serpente pure lui. Lo definirei impressionante.

Nell’immaginario collettivo continua a essere confinato al semplice ruolo di centravanti d’area. Malgrado ciò, nei suoi primi tre anni all’Inter ha spesso condiviso il reparto offensivo con Rodrigo Palacio, che agiva da seconda punta alle spalle dell’allora numero 9. Nei primi tempi, anzi, si alternava proprio col Trenza per un posto da titolare accanto a un Milito ormai attempato e rugginoso. Pensare che Icardi sia, però, funzionale a un gioco corale è tutt’altra storia.

La sua forza stava soprattutto nel trasformare ogni pallone capitato nell’area piccola in un’occasione da rete. Sono infatti i compagni di squadra a ruotare attorno all’argentino. Un meccanismo verticale dove lo schema è butta la palla in mezzo, che sia di punta, di collo o di testa, Icardi trova la porta. Sono in molti a credere che, sia nell’Inter di Antonio Conte sia in quella di Simone Inzaghi, l’argentino avrebbe raggiunto 40 o addirittura 50 centri a stagione.

Eppure, personalmente, io non sono d’accordo. Si è visto come, nel 3-5-2 disegnato da Conte, il tandem d’attacco non preveda un vero e proprio bomber: che sia alla Juventus, al Chelsea, in Nazionale o in questo Napoli, nessuno ha mai dominato la classifica marcatori. Per Inzaghi, invece, il discorso cambia.

Joaquín Correa è un giocatore con tanta tecnica e fantasia, ma in questo schema parte molto distante dalla porta. Alla Lazio, infatti, poteva contare sul miglior Immobile, mentre il Tucu agiva più da “uncino” nel 3-5-1-1 biancoceleste. Il partenopeo si distingue per un istinto eccezionale nell’attacco della profondità e nella finalizzazione sotto porta. Un incredibile cannoniere, che fatica purtroppo nel gioco associativo fuori dall’area di rigore.

Col tempo, però, il Demone ha saputo reinventarsi: dopo la cessione di Lukaku non ha cercato un centravanti dai gol facili, ma un partner capace di fluidificare il gioco come Džeko o di aggiungere dinamismo e rapidità come Thuram – arrivato, purtroppo, con due anni di ritardo. Pure col ritorno del belga a Milano, ha continuato a preferirgli il Cigno di Sarajevo, grazie alla sua innata capacità di giocare spalle alla porta.

Caratteraccio

Icardi è un personaggio divisivo e a tratti irritante. Ciò che può sembrare vittimismo – dietro una maschera di orgoglio – nasconde in realtà un bisogno costante di approvazione, come a voler colmare una profonda insicurezza. Quel suo volto serafico, talvolta quasi angelicato, cela un carattere solitario e poco incline al compromesso. Eppure, malgrado le numerose controversie mediatiche, Mauro reagiva sempre con rinnovata energia.

Io so cos’è l’amore per l’Inter e i tifosi interisti lo sanno perché hanno visto quanto ho sofferto, pianto, lottato e infine gioito per questi colori.

Afferma il suo ruolo di guida tecnica e morale in forza di un profondo attaccamento alla maglia nerazzurra. Indimenticabile rimane la sua espressione sconsolata al momento della sostituzione durante il derby d’Italia dell’aprile 2018. Il suo volto rigato dalle lacrime rimane un’immagine indelebile nella memoria dei tifosi nerazzurri. All’85° minuto, con l’Inter avanti 2-1 nonostante l’inferiorità numerica, il capitano cede il posto a Davide Santon. Gli errori difensivi che seguono – prima su Cuadrado per il 2-2 e poi su Higuain per il 2-3 – consegnano l’ottavo scudetto consecutivo alla Juventus.

Saliscendi

La carriera di Mauro Icardi è stata un susseguirsi di alti e bassi. Nel luglio del 2013 approda all’Inter a titolo definitivo dalla Sampdoria per 13 milioni di euro, diventando l’ultimo colpo di mercato dell’era Moratti. Ciononostante, già nel gennaio 2014, sebbene avesse mostrato lampi del suo talento, l’attaccante finisce ai margini del progetto tecnico di Walter Mazzarri.

Il club trova un accordo per la cessione in prestito con diritto di riscatto all’AS Monaco, ma è lo stesso Icardi a rifiutare la proposta monegasca col solo scopo di giocarsi le sue carte per una maglia da titolare. Dopo l’annuncio di Roberto Mancini come nuovo allenatore dell’Inter, Mauro inizia ad accumulare minuti e fiducia, fino a conquistarsi un ruolo sempre più centrale nello scacchiere tattico del mister jesino. All’inizio della stagione 2015-16, a soli 22 anni, viene nominato capitano della squadra.

Col senno di poi, un’investitura innecessaria, precoce considerando un’età tanto giovane. Per trovare un caso simile nella storia nerazzurra bisogna tornare indietro agli anni Sessanta: nel 1961 fu Bruno Bolchi, al tempo ventunenne, a indossare per la prima volta la fascia da capitano al braccio. Sono tempi bui per i tifosi a strisce nerazzurre: l’Inter è diventata una barzelletta di sé stessa, una polveriera di problemi tecnico-tattici, ambientali ed economici.

Andrea Ranocchia, capro espiatorio di una retorica dove il centrale si addossa le colpe di una difesa inadatta a palcoscenici di alto livello, viene manlevato da ogni responsabilità di una rosa di “scarponi” senza arte né parte. Certo non era colpa del centrale se i nerazzurri hanno subito tutti quei gol. Arrivò a Milano con stigmate di chi è destinato a grandi traguardi, ma non riuscì a reggere la pressione, restando nella mediocrità:

Venivo da un’annata difficile, in cui ero stato attaccato su tutti i fronti, ma sono ancora vivo.

D’altronde, la fascia non è un solamente un “pezzo di stoffa” come sostiene lui. Anzi, l’autocommiserazione attribuisce all’uomo incapacità decisionale, inettitudine al comando e scarsa autostima di sé. È qui che s’inserisce Icardi – fresco di rinnovo quadriennale col club – e la moglie-agente Wanda Nara. Il loro è un sodalizio d’amore, una storia da copertina: lei, donna di carriera e di spettacolo; lui, Don Giovanni dal sorriso contagioso.

È naturale aspettarsi da un capitano un alto grado di maturità. Tuttavia, Icardi non possiede la caratura morale che storia e tradizione richiedono a un capitano della Beneamata. Non si può invece dubitare del suo amore per l’Inter, pilastro sul quale ha costruito credibilità e autorevolezza.

Colpevole

Insomma, al di là dello squadrismo da curva – il “fanboysmo” di una frangia più giovane, e quindi romantica, della tifoseria – Mauro è dannoso per l’ambiente Inter. Agli inizi della sua carriera Icardi ha vissuto una crescita straordinaria, arrivando persino a pubblicare un’autobiografia prima dei 25 anni e conquistando una notorietà che pochi giovani calciatori riescono a raggiungere.

Ma l’argentino è gramigna da estirpare: un arrogante tronfio e spocchioso, spesso in conflitto con chi lo circonda. Basti pensare a quando regalò ventitré Rolex ai compagni di squadra, come segno di gratitudine per averlo aiutato a conquistare il titolo di capocannoniere in Serie A. Servono davvero gesti del genere per ingraziarsi lo spogliatoio? È l’esempio del bravaccio prepotente e insicuro, il quale cela dietro a una dura corazza – colma di tatuaggi – una profonda sensibilità.

Indossare la fascia da capitano non è un semplice esercizio di stile, ma un atto di empowerment, che serve ad affermare autorevolezza e legittimare la propria voce all’interno dello spogliatoio e davanti ai tifosi. È un ruolo che richiede carisma, una qualità che lui non ha mai davvero incarnato.

In campo, il suo approccio cinico e opportunista lo rende decisivo davanti alla porta, ma poco partecipe alla manovra: segna sì, ma non dirige il gioco. Più che aggregare, Icardi ha finito per dividere. Pensiamo alla lite con Osvaldo: fu sufficiente una scelta – di campo – sbagliata per rompere col capitano. L’oriundo ha poi lasciato prematuramente Milano per tornare in Argentina e indossare la maglia del Boca Juniors.

Ma se mai ci fosse stato un momento giusto per togliergli la fascia da capitano, era dopo il burrascoso post-partita di Inter-Cagliari, nell’ottobre 2016. Una sconfitta per 2-1 che degenera in un duro scontro con la tifoseria, segnando una profonda frattura coi suoi aficionados. Icardi intervenne in difesa dei bambini, intimando ai tifosi della curva di restituire le maglie che avevano strappato ai più piccoli. Eppure è solo l’inizio.

Pezzo di me**a, fai il gradasso e il prepotente con un bambino per farti vedere da tutta la curva? Devi solo vergognarti, vergognatevi tutti.

Punto di rottura

Nel gennaio 2019 la situazione tra Icardi e l’Inter torna a farsi tesa. Wanda Nara dichiara al quotidiano spagnolo AS:

Il rinnovo di Mauro con l’Inter è molto lontano. Ci sono club importanti interessati a lui e siamo ancora distanti da qualsiasi accordo. Le cifre che circolano in Italia sul rinnovo non sono confermate. Finora, inoltre, non abbiamo ricevuto alcuna proposta soddisfacente da parte del club nerazzurro.

Il centravanti salta una seduta di allenamento: secondo le prime ricostruzioni, il motivo sarebbe un volo cancellato che avrebbe dovuto riportarlo in Italia dopo le vacanze in Argentina. All’apparenza un episodio marginale, che spinge invece la società a comminargli una sanzione di 100 mila euro. L’indomani, Icardi interviene su Instagram per precisare che il rinnovo contrattuale – oggetto di trattative da mesi – si concretizzerà solo di fronte a un’offerta all’altezza. La tensione aumenta ulteriormente il 15 gennaio, quando Wanda pubblica un messaggio allusivo sui social:

Mentre aspetti quello che non arriverà mai, ecco comparire quello che non ti aspettavi.

Prima della sfida contro il Sassuolo, Marotta torna sull’argomento:

Per voi è un rinnovo chiacchierato, per noi rientra nelle normali dinamiche del calcio. Non c’è alcun dubbio che Icardi possa continuare con noi. Siamo soddisfatti di lui e lui di noi, resta solo da mettere le firme.

Nel weekend Wanda Nara, ospite fissa del talk show Tiki-Taka, lascia intendere che il rinnovo sarebbe prossimo a concretizzarsi:

Ho ricevuto segnali positivi e spero che questa possa essere una settimana importante. Il mio telefono è acceso, per me il rinnovo si farà al cento per cento, anche se non ho ancora parlato con nessuno.

L’Inter supera di misura il Parma con un sofferto 0-1, mentre Icardi resta ancora a secco. Dopo la partita, Luciano Spalletti affronta per la prima volta pubblicamente il tema del rinnovo del centravanti, lasciando trasparire un certo grado di preoccupazione. Non tarda ad arrivare la risposta di Wanda Nara:

Vorrei che Mauro fosse più tutelato dalla squadra, perché a volte emergono cattiverie interne.

La moglie-agente dichiara – senza mezzi termini – come il club debba investire nell’acquisto di un qualcuno in grado di servire Icardi, piuttosto che discutere il contratto di rinnovo di contratto col suo assistito. Pochi giorni dopo l’Inter annuncia ufficialmente che il nuovo capitano della squadra è Samir Handanovič. Maurito lascia la Pinetina e comunica che non prenderà parte alla trasferta di Europa League contro il Rapid Vienna. “Icardi era tra i convocati, ma ha scelto di non seguire la squadra a Vienna”, spiega Luciano Spalletti, parlando di “decisione condivisa”.

Nuovamente a Tiki-Taka, Wanda Nara interviene apparentemente per spegnere le polemiche, ma senza nascondere l’amarezza dell’ormai ex capitano:

L’Inter è la nostra famiglia e non abbiamo alcuna intenzione di andarcene, non vogliamo lasciare il club. Alcuni dicono che una fascia non cambi nulla, ma per Mauro è come se gli avessero tolto una gamba.

Mauro è stato spogliato della fascia di capitano, un gesto che ha improvvisamente messo in discussione la sua immagine pubblica. Secondo le ipotesi più diffuse, il club avrebbe offerto un contratto quinquennale da 7 milioni di euro a stagione, bonus esclusi. L’attaccante è ancora lontano dalla naturale scadenza prevista per il 30 giugno 2021, ma le voci sul rinnovo circolano ormai dal mese di maggio precedente.

Probabilmente la società voleva proporre un maxi-rinnovo pluriquinquennale, in modo da ammortizzare il più possibile i costi del cartellino e i relativi emolumenti. Una proposta che si allontanerebbe dalle richieste del calciatore, stimate tra gli 8 e i 10 milioni netti.

L’atteggiamento di Mauro viene visto come un modo per mettere pressione alla società, usando la fascia da capitano come strumento di ricatto. Politano segna contro la Fiorentina e festeggia la rete con le mani alle orecchie, imitando la signature celebration di Icardi. Non è del tutto chiaro se il gesto fosse una frecciatina rivolta a Mauro o un semplice segnale di vicinanza. Perišić rimprovera il compagno di squadra per aver alimentato le polemiche sul capitano. Wanda Nara in diretta si sfoga:

Nel calcio ci sono tante ingiustizie: come il rigore negato alla Fiorentina, come l’atteggiamento di Perišić dopo il gol di Politano, come tenere Icardi lontano dalla squadra nonostante il dolore che prova. Lo fanno sembrare un mostro, ma non lo è. Mauro ha rispetto di tutti, per i colori e per la maglia dell’Inter.

Icardi pubblica un lungo post su Instagram in cui elenca i sacrifici fatti per il bene del club, lasciando intendere che la dirigenza non stia agendo “per amore dell’Inter”. Per contro, Spalletti replica in maniera serafica:

Di Icardi sono già state dette molte cose, sia dall’ad Marotta che dal presidente Zhang. Da qui in avanti parlo di quelli che ci sono, non di quelli che non ci sono. Perché sono loro quelli che hanno a cuore la sorte dell’Inter. Degli altri non parlerò più.

Dopo mesi di tensioni con la società, Icardi tornerà in campo per l’ultima giornata di campionato. Nel corso della partita, l’attaccante ottiene un rigore, ma fallisce la trasformazione dagli undici metri, segnando in modo amaro la fine del suo capitolo in nerazzurro. Il successo casalingo contro l’Empoli sancirà un’insperata qualificazione in Coppa dei Campioni. A fine agosto, nell’ultimo giorno della campagna acquisti estiva, Icardi verrà ceduto al Paris Saint-Germain con la formula del prestito con diritto di riscatto, esercitato l’anno dopo, per un totale di 58 milioni di euro.

L’esultanza di Politano: polemica o sostegno? Ci pensa Perišić a buttare benzina sul fuoco

Malafemmena

Se c’è un responsabile in tutta questa faccenda, è facile puntare il dito verso il procuratore. L’opinione pubblica si divide, allora, tra chi denigra la moglie etichettandola come una manipolatrice di uomini e chi la stima come show woman: una professionista che porta avanti il suo lavoro curando alacremente gli interessi del suo cliente.

Qualcuno sostiene che siamo davanti a un caso di conflitto d’interessi, ancorché manchi l’elemento oggettivo per individuare tale fattispecie. Anzi, è piuttosto comune – specie tra i sudamericani – avere come agente il padre, o la madre nel caso di Rabiot. Altri hanno parlato di una forma di sessismo nei confronti di una donna che si è fatta strada coi gomiti in un ambiente fortemente misogino e macista. Un’opinione, a mio avviso, apoditticamente infondata.

Pensiamo, per esempio, alla super-agente Rafaela Pimenta, epigona di Mino Raiola, ex avvocatessa e procuratrice di campioni del calibro di Haaland, De Ligt, Pogba, Verratti e Mkhitaryan; a Marianna Mecacci, manager sportiva in GR Sports Agency, la scuderia di Tonali, Buongiorno, Frattesi, Rovella, Lucca e Mancini; ovvero a Marina Granovskaiaex chief assistant di Roman Abramovich durante la sua lunga gestione del Chelsea Football Club. Personalità autorevoli nel mondo del calcio, tutte donne.

Questo non significa che sia semplice sfatare il luogo comune secondo il quale “le donne non capiscono nulla di calcio” o che a far carriera siano solo Giusy Meloni o Diletta Leotta. Wanda, però, ha esasperato questa retorica, a cominciare dalla divisione delle carriere: o donna di spettacolo o donna in carriera. Nessuno ha motivo di criticarla per ciò che posta sui social, ma usare il piccolo schermo come un megafono da stadio, vomitando hate speech contro squadra, allenatore e dirigenza, è un’ingerenza bella e buona.

Certi amori non finiscono

Icardi ha visto la sua società dare ragione a quella parte di opinione pubblica che non lo ha mai considerato adeguato al ruolo di capitano. L’addio di Mauro ha rappresentato un ferita tanto sofferta quanto, col senno di poi, determinante per la crescita di Lautaro Martínez. Sostituire un centravanti del suo calibro con un talento – ancora acerbo – come il Toro poteva rappresentare, inizialmente, un azzardo.

Eppure, l’uscita di scena di Maurito ha liberato spazi, responsabilità e margini di crescita al connazionale, che, senza l’ingombrante ombra del compagno di reparto, ha acquisito centralità nel progetto nerazzurro impostato da Antonio Conte. Lautaro ha, infatti, saputo aprirsi al dialogo con Lukaku, beneficiando di una collocazione come mezza punta in un attacco a due. È, pertanto, riuscito a ritagliarsi uno spazio importante sfruttando al meglio le sue doti realizzative in zona gol.

Nel 3-5-2 di Conte – un sistema che esalta gli attaccanti capaci di attaccare la profondità e muoversi con intelligenza negli spazi – l’argentino ha trovato la dimensione ideale per esprimere il proprio repertorio, riuscendo a coniugare istinto e disciplina finanche a imporsi come perno imprescindibile della manovra nerazzurra. L’addio di Icardi, ancorché doloroso, è stato, quindi, un sacrificio tecnico che ha generato, nel medio-lungo termine, un guadagno strategico per l’Inter.

Mauro, però, a quella maglia teneva davvero. C’entra senz’altro il suo temperamento fumantino, una sensibilità esasperata mista a orgoglio personale. Tuttavia, c’è chi continua a sognare un suo ritorno, soprattutto da quando il matrimonio tra lui e Wanda Nara è entrato in una fase di profonda crisi. Il Tribunale di Milano ha infatti emesso la pronuncia di separazione, lasciando però ancora aperte le questioni relative alla divisione del patrimonio e all’affidamento delle figlie. Dal canto suo, Wanda ha voluto chiarire sui social che “non ci sono colpevoli né terze persone”, definendo la scelta dolorosa ma inevitabile.

Eppure è possibile sognare uno scenario in cui le strade di Maurito e dei nerazzurri possano incrociarsi di nuovo. Perché per un interista che vive di passione, quello di Icardi all’Inter non è stato un addio, ma una parentesi interrotta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *