Ragazze che giocano a pallone, figuriamoci. Il mondo ha dovuto imparare a disabitare tanti luoghi comuni per convivere con l’idea di una ragazza che calcia un pallone. Il futsal poi è una prelibatezza per pochi. Una di quelle discipline marginali che devono rosicchiare uno spicchio all’ombra della grande arena dello sport mainstream per restare a galla. Una periferia estrema del gigantesco spettacolo che alimenta da decenni i tessuti vitali della FIFA. Una dépendance, uno sport accessorio, una succursale del calcio giocato sui campi larghi, coi tempi dilatati e col pallone che rimbalza.
Il futsal è cresciuto come un fratellino talentuoso e riservato, sminuito dal fratello maggiore che calamita su di sé tutte le attenzioni. È stato ignorato, trascurato, trattato con sussiego e qualche volta persino disprezzato. I calcettisti vivono un universo tecnico distinto dal calcio tradizionale. Esprimono il loro talento per una nicchia ristretta di appassionati. Resta ugualmente capace di stupirsi ed emozionarsi, ma rimane una nicchia.
Le calcettiste poi non sono né calciatori, né calciatrici. Costruiscono il loro gioco asserragliate da un doppio e ingombrante ostacolo: quello dei colleghi maschi e soprattutto quello dello scetticismo verso il movimento femminile, molto evidente anche nel calcio a 11, che pure è in crescita. Così le giocatrici di futsal hanno conquistato il loro spazio in silenzio, lontano dall’occhio benevolo dell’opinione pubblica. Calcando i parquet con l’ostinata fermezza di chi resiste e combatte anche le sfide più difficili. Ai margini, nel chiuso dei palazzetti o nei campetti all’aperto, distanti dalle luci della ribalta.
Hanno lottato per cercare di aprirsi uno spiraglio, finché non sono riuscite a prenderselo tutto.
Il primo Mondiale di futsal femminile
La FIFA sta per inaugurare il primo Mondiale di Futsal femminile della storia. Primo Mondiale di Futsal femminile della storia. Quasi un endecasillabo sciolto, un orgasmo semantico, una vittoria ancora prima della vittoria. In queste sette parole sono condensati anni di sacrifici, sofferenze, lacrime e lavoro. Durissimo lavoro. È una linea di arrivo che segna un punto di partenza. Un traguardo sudato, guadagnato con pazienza e abnegazione, grondante di sacrificio e passione.
Le ragazze che scenderanno in campo a Manila, dal 21 novembre al 7 dicembre, si caricheranno di una responsabilità immane: rappresentare il cambiamento, essere quel vento che soffia in direzione ostinata e contraria. Le giocatrici di Manila 2025 porteranno negli scarpini i sogni di milioni di ragazze che finalmente avranno una voce. Quello delle Filippine è un Mondiale conquistato da donne che hanno alzato la voce per reclamare la pari dignità delle donne. Hanno giocato una partita ultraoffensiva con la FIFA, rivendicando una competizione internazionale tutta loro.
“E noi?”, chiedevano le ragazze quando tutti apparecchiavano i trionfi dei maschi. La prima Coppa del Mondo di futsal maschile si è giocata nel 1989, quasi un’era geologica fa. Not right, not fair. Non è giusto, non è corretto: è questo che le rappresentanti delle maggiori nazionali femminili avevano gridato pubblicamente ai vertici della Federazione. Oggi, con trentasei anni di ritardo, anche le donne hanno finalmente il loro Campionato del Mondo. E che campionato. A Manila sono approdate le migliori sedici squadre del pianeta e, tra queste, anche l’Italia.
Ready to make history! 🤩
The Philippines will host the first ever FIFA Futsal Women’s World Cup in 2025! 👏 pic.twitter.com/BwAdJAvnws
— FIFA (@FIFAcom) May 15, 2024
L’Italia a caccia della gloria
La nostra nazionale sta per incidere il proprio nome sul chilometro zero di un percorso che è solo all’inizio del proprio sviluppo. Una tappa storica, la prima, di un processo in evoluzione. Nessuna aveva mai avuto prima di oggi la possibilità di misurarsi su un palcoscenico internazionale del genere. Le Azzurre lo faranno, rappresentando un movimento che è in crescita costante.
La Nazionale guidata dalla ct Francesca Salvatore debutterà domenica 23 novembre contro Panama, poi sarà la volta del Brasile e infine dell’Iran. Un girone che misura subito la tenuta delle nostre ragazze, esposte a confronti di livello altissimo. L’Italia ha meritato la qualificazione, coronando un percorso che va avanti da dieci anni e che ha visto questo sport svilupparsi e progredire a vista d’occhio, con miglioramenti esponenziali. Ha battuto di recente due formazioni tra le più gettonate al mondo come la Spagna e il Portogallo, giocato quindici partite senza mai perdere e ora si affaccia alla Coppa del Mondo come una delle squadre più temibili della competizione. Non sarà facile per le ragazze di Francesca Salvatore, ma l’Italia è lì, tra le migliori sedici al mondo, e se la giocherà al meglio delle sue potenzialità. Come ha detto la ct:
Il Mondiale nelle Filippine è solo un punto di partenza. Chi ci sarà, avrà la responsabilità di produrre futuro e continuità per chi nei prossimi anni indosserà questa maglia.
Il futsal è una disciplina che si va raffinando col tempo. La qualità di questo sport emerge nelle scelte rapide e nelle letture pulite, ma soprattutto in quei gesti che cambiano l’inerzia di una partita. I dettagli sono fondamentali: un centimetro più avanti, mezzo secondo di ritardo, una palla non data con i giri giusti, in questo sport diventano determinanti. L’Italia dispone di ottimi talenti individuali, ma sarà la costruzione del gioco di squadra a definire il nostro valore.
Tra le 14 convocate per il Mondiale ci sono: Ana Carolina Sestari (Women Roma) e Denise Carturan (Città di Falconara) tra i pali. Come giocatrici di movimento: Adrieli Berté e Gaby Vanelli dalla Women Roma, Brenda Bettioli, Sara Boutimah e Nicoletta Mansueto dal TikiTaka Francavilla, Bruna Borges e Ludovica Coppari dalla Kick Off, Erika Ferrara da Falconara, Greta Ghilardi e Alessia Grieco dal Bitonto, Rafaela Dal’Maz dal Poio Pescamar e Renata Adamatti dal CMB. Una rosa di giocatrici che stanno lasciando un segno nel futsal femminile italiano. Storie che si intrecciano, che si sovrappongono e parlano la stessa lingua: quella della suola che accarezza il pallone, del tocco morbido che lo lascia andare, delle traiettorie invisibili che si disegnano sotto gli occhi di chi guarda.
Sono le storie individuali delle quattordici atlete che ci rappresenteranno nelle Filippine, piccoli tasselli di un percorso collettivo arrivato al suo passaggio decisivo. Ci aspettano due settimane di grande futsal. Lo aspettavamo da trentadue anni e finalmente eccolo qui. Ragazze che giocano a pallone, figuriamoci.
Il successo sulla Svezia è valsa la qualificazione al primo, storico Mondiale
