Hamilton è in crisi e la Ferrari può solo aspettarlo

Dopo cinque Gran Premi, è già crisi tra Hamilton e la Ferrari con l'inglese che non è ancora riuscito a trovare il feeling con la macchina.

Nell’inizio di stagione problematico della Ferrari in Formula 1, a spiccare in negativo sono senza dubbio le prestazioni di Lewis Hamilton, in grossa crisi di risultati. Il sette volte campione del mondo britannico era arrivato a vestire per la prima volta la tuta rossa con alte aspettative e un hype senza precedenti nella massima categoria motoristica. Eppure, almeno per il momento, la situazione per lui resta tutt’altro che positiva.

A parte la pole e la vittoria nella sprint in Cina al secondo appuntamento iridato, Hamilton infatti finora è stato spesso molto lontano dalle prestazioni del suo compagno di squadra Charles Leclerc, che al contrario sta vivendo una delle migliori stagioni della sua carriera per continuità e qualità dei risultati. Mentre il monegasco riesce a portare la SF-25 oltre i suoi limiti meccanici e strutturali, il britannico continua ad annaspare alle sue spalle, senza riuscire a trovare il giusto assetto.

Il miglior risultato di Hamilton in gara è stato finora il quinto posto in Bahrein, mentre in qualifica si è spesso ritrovato dietro a vetture sulla carta inferiori alla Ferrari, come la Alpine di Pierre Gasly o la Williams di Carlos Sainz. In ogni caso, è soprattutto la differenza prestazionale nei confronti del suo compagno di squadra a preoccupare i suoi tifosi. Hamilton è in crisi perché sta incontrando molte più difficoltà del previsto ad adattarsi alla nuova scuderia oppure è davvero entrato nella fase calante della sua carriera?

Il problema con i freni

A fronte di una SF-25 finora parecchio deludente, tra i problemi principali riscontrati da Lewis Hamilton c’è l’adattamento con l’impianto frenante realizzato da Brembo, dopo 15 anni passati a utilizzare i freni di Carbon Industrie montati sulla Mercedes. I due sistemi funzionano in maniera parecchio differente tra loro: mentre i primi sono molto aggressivi nella prima fase di pressione, gli altri offrono un impatto più progressivo.

I freni di Carbon Industrie aiuterebbero così nel trail-braking, ovvero una tecnica che permette di sterzare in fase di frenata e che Hamilton sfruttava parecchio nel suo lungo periodo in Mercedes, riuscendo a frenare più tardi e portando molta velocità in curva. Oltretutto, le Rosse si affidano molto di più al freno motore per l’ingresso in curva, un sistema che non aveva mai usato in precedenza, come dichiarato dallo stesso Hamilton:

Penso sia chiaro che, come esseri umani, siamo spesso bloccati nelle nostre abitudini. E io ho guidato con un certo stile, in un certo modo e con la stessa squadra per davvero tanto tempo. Sono passato a una nuova macchina che richiede stile di guida e impostazioni diverse.

Una situazione di certo non facile, che richiede cambiamenti nel proprio stile di guida e negli automatismi che si formano tra la mente e i piedi del pilota. Tanto che, quando gli è stato chiesto che cosa gli servirebbe per adattarsi più velocemente alla SF-25, Hamilton ha risposto in maniera piuttosto radicale: “Un trapianto di cervello”.

Hamilton utilizza il freno in curva molto più del suo compagno di squadra e non sarebbe un caso che il distacco maggiore ‒ sia in qualifica che in gara ‒ sia arrivato a Gedda, in Arabia Saudita, su una pista con numerose curve da percorrere ad alta velocità. Eppure un campione come lui non dovrebbe metterci così tanto tempo ad adattarsi una vettura nuova, come ha sottolineato anche il giornalista di Motorsport.com e Sky Sport F1 Roberto Chinchero:

Ho un rispetto enorme per Hamilton, però non ho paura a dire che è una grossa delusione quello che stiamo vedendo. Non mi aspettavo certo di vedere Hamilton così distante da Leclerc. È vero che non ci sono test ed è vero che ha una macchina nuova, però io da un campione mi aspetto che dopo due o tre weekend di gara si porti a un decimo e mezzo dal compagno di squadra. Invece sei a mezzo secondo. Sono margini per cui abbiamo ferocemente criticato piloti come Pérez o Lawson. Io credo che Leclerc abbia preso una sua direzione di sviluppo e che la stia portando avanti, ma non mi aspettavo questo da Hamilton e, ripeto, ho una stima enorme per la carriera di Lewis.

Stesse perplessità espresse da Valtteri Bottas, che in passato è stato compagno di squadra di Hamilton alla Mercedes, prima di passare all’Alfa Romeo Sauber motorizzata Ferrari. Il finlandese si è soffermato in particolare sulle differenze fra i due motori e sulla necessità di modificare il proprio stile di guida:

Non trovo che le differenze siano così grandi, a parte qualche piccolo dettaglio legato alla guidabilità. La cosa più complicata è gestire le regolazioni, perché le nomenclature sono diverse. Ma una volta imparate le basi, si riesce a gestire tutto senza troppo sforzo. Alla fine tutto è regolabile e puoi trovare una configurazione che ti permetta di esprimerti al meglio.

La crisi di Hamilton è dovuta alle vetture a effetto suolo?  

Per Lewis Hamilton, allora, il problema potrebbe essere più grande e legato a questa generazione di auto a effetto suolo, introdotte nel 2022. Il britannico non aveva mai dimostrato un buon feeling con questa nuova tecnologia aerodinamica nemmeno nelle ultime tre stagioni con la Mercedes, nelle quali si era trovato spesso alle spalle del compagno di squadra George Russell, pagando soprattutto sul giro secco.

In più occasioni il pilota ha espresso la propria antipatia per questo tipo di vetture, secondo lui il regolamento tecnico peggiore mai introdotto. Il problema è poi accentuato dalle difficoltà della Ferrari a trovare la giusta altezza da terra, come ha messo in mostra in particolare la squalifica in Cina, causata da un consumo eccessivo del pattino inferiore. Solo un giorno prima, la vettura aveva invece dimostrato un buon bilanciamento nella fase in cui ha potuto girare con una configurazione più aderente al suolo, grazie al poco carico di carburante. Questo aveva aiutato Hamilton a ottenere la vittoria nella prima gara Sprint della stagione, dopo una qualifica in cui il britannico ci aveva messo del suo, avvantaggiandosi degli errori dei due piloti della McLaren.

Difficoltà di ambientamento

A complicare ulteriormente il quadro sembrano esserci alcune difficoltà con il nuovo ingegnere di pista di Lewis Hamilton, Riccardo Adami. Più di una volta, nel corso delle gare, sono stati mandati in onda dei team radio che hanno messo in luce un certo nervosismo, derivante probabilmente dallo scarso rendimento, ma forse anche dalla mancanza di comprensione reciproca in alcune situazioni.

Sulla questione, si è espresso anche Luca Baldisseri, ingegnere di pista di Michael Schumacher in Ferrari, forte di un’esperienza piú che ventennale ai box del Cavallino Rampante:

Credo che Hamilton e Adami non siano ancora riusciti a lavorare in simbiosi e questo può pesare sulle prestazioni. Per Riccardo è un bel peso e non sarà facile. Lewis parla a monosillabi o fa domande. Adami fatica, dai team radio sembra che uno dica una cosa e l’altro ne capisca un’altra.

Baldisseri ha anche tracciato un parallelo fra l’arrivo in Ferrari di Hamilton e quello di Schumacher nel 1996:

Quando arriva in scuderia un pilota di questo calibro, il nuovo team deve capire che cosa avesse a disposizione nel precedente team. Quando arrivò Michael in Ferrari gli chiedemmo quale fosse il suo stile di guida e il suo concetto di auto. Credo che con Lewis non lo abbiano fatto. E se alla quarta gara dice di non essersi ancora adattato viene da chiedersi che cosa sia stato fatto fino a questo momento.

Sarà dunque fondamentale per Hamilton trovare innanzitutto la fiducia con la squadra in generale, ma soprattutto con il proprio ingegnere di pista, che per un pilota rappresenta una sorta di “motivatore”, nonché colui che durante la gara è il principale raccordo comunicativo tra pilota e squadra, fornendo tutte le informazioni necessarie a portare a termine una corsa nelle migliori condizioni possibili.

Senza soluzione alla crisi, Hamilton potrebbe dire basta

Dopo la gara negativa in Arabia Saudita, a caldo, Lewis Hamilton ha però affermato che al momento non vede ancora soluzioni:

Sarà così per il resto dell’anno. Sarà solo un lungo calvario.

Sembrerebbe dunque che il pilota si stia ormai abbandonando alla sfiducia, nella speranza che i nuovi regolamenti tecnici che dovrebbero essere introdotti nel 2026 possano restituirgli il feeling con le vetture di Formula 1. Ralf Schumacher ha persino pronosticato che Hamilton possa ritirarsi già a fine stagione:

Lo si vede, è davvero abbattuto. Se a un certo punto ti trovi lì e non hai più risorse e sei sempre più lento, allora perdi tutto. Lo so per esperienza personale. Se dovesse continuare così, smetterebbe di essere divertente. Poi a un certo punto ti svegli la mattina e pensi ‘Perché mi sto facendo questo? Non mi sto più divertendo, non ce la faccio più. Sto solo ostacolando la squadra’.

Negli scorsi giorni, il sito spagnolo Press Racing ha addirittura lanciato un’indiscrezione secondo la quale potrebbe essere Max Verstappen a sostituire ‒ più o meno nell’immediato ‒ il britannico. Il team principal della Scuderia Ferrari Frédéric Vasseur intanto minimizza e cerca di tenere al riparo il suo pilota, dicendo che un periodo di adattamento sia fisiologico e che Hamilton stia dando il massimo. Tutto il resto sarebbero solo sciocchezze.

Al di là di qualche reazione istintiva, figlia della frustrazione dovuta alla crisi di risultati, anche lo stesso Hamilton ha dimostrato, nelle proprie dichiarazioni, di non volersi ancora arrendere. Secondo le indiscrezioni avrebbe firmato con la Ferrari un contratto per almeno due anni (forse con un’opzione per il terzo). E, con una nuova generazione di monoposto in arrivo, il suo obiettivo potrebbe allora essere quello di andare avanti almeno per un altro anno, al di là dei risultati che riuscirà a ottenere nel 2025.

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