“Siamo ai livelli di Mario Kart, possiamo provare a tirare banane in giro”. Tutto sommato si è trattato di un’analisi pacata, considerando che a esprimerla è stato il quattro volte campione del mondo della Formula 1 Max Verstappen, uno che di solito non le manda a dire ‒ tanto da guadagnarsi nel 2024 una condanna ai lavori socialmente utili per alcune dichiarazioni particolarmente sopra le righe nel corso di una conferenza stampa. L’oggetto del contendere era in questo caso la decisione di imporre a tutti i piloti due soste obbligatorie ai box in gara nel GP di Monaco, pena la squalifica, nel tentativo di aumentare lo spettacolo.
La dirigenza della Formula 1 ha imposto la regola in seguito alla gara del 2024, vinta da Charles Leclerc. Con la sua Ferrari, il pilota di casa aveva tenuto un ritmo basso per mantenere il gruppo compatto alle sue spalle ed evitare che qualcuno lo sopravanzasse con una strategia diversa dalla sua, rendendo la gara molto più noiosa del solito. Dopo settimane di discussioni, speranze, persino studi e simulazioni in fabbrica da parte delle scuderie, nella pratica l’idea si è però rivelata inefficace. In gara c’è stata un po’ di tensione in più rispetto agli ultimi anni, ma solo in senso negativo, a causa della grande confusione che si è venuta a creare in pista.
La montagna che partorì il topolino
Per quanto riguarda le prime posizioni, tutto è scorso senza particolari sussulti, con i primi tre classificati – le due McLaren di Lando Norris e Oscar Piastri, rispettivamente prima e terza con la Ferrari di Leclerc tra loro – che sono arrivati nella stessa posizione in cui sono partiti, senza alcuna differenza sostanziale nella strategia. Solo il quarto classificato, Verstappen, ha provato qualcosa di diverso, fermandosi per la seconda sosta al penultimo giro, nella speranza di una bandiera rossa che fermasse la corsa in seguito a un incidente, quando si trovava in prima posizione. Dietro di lui è arrivata l’altra Ferrari di Lewis Hamilton, che è riuscita a guadagnare due posizioni, ma con un sorpasso operato ai box ‒ come da unica possibilità nel GP di Monaco ‒ e con una strategia che avrebbe avuto la stessa efficacia anche con una sola sosta.
Gli unici a inventarsi qualcosa sono stati dunque i team minori, ma con il risultato di rendere la corsa ancora più noiosa del solito. Sia Racing Bulls che Williams hanno infatti rallentato il ritmo di uno dei loro due piloti di circa 3-4 secondi al giro, in modo da fare da tappo al gruppo e permettere al compagno di squadra, meglio posizionato in pista, di avere un gap sufficiente a fermarsi per la propria sosta e rientrare senza ritrovarsi dietro ad altre vetture. E poi il pilota che aveva beneficiato della strategia ha restituito il favore. Stante la pressoché impossibilità a sorpassare, lungo le curve del circuito monegasco si sono così formati vari trenini di auto bloccate dietro le vetture in questione, e la gara è stata praticamente rovinata per tanti.
Sia le due Racing Bulls di Isac Hadjar e Liam Lawson che le due Williams di Alexander Albon e Carlos Sainz sono poi finite a punti, ma probabilmente avrebbero fatto lo stesso anche senza una strategia del genere: le posizioni guadagnate rispetto alla partenza sono state infatti dovute al ritiro della Aston Martin di Fernando Alonso per un guasto meccanico (e in realtà Hadjar è rimasto nella stessa casella da cui aveva preso il via alla gara, la sesta, essendo stato sopravanzato da Hamilton).
Insomma, con l’introduzione di questa nuova regola c’era la speranza che potesse accadere di tutto – un’aspettativa che è stata poi ulteriormente alimentata dai telecronisti di Sky nelle giornate di venerdì e sabato, nel tentativo di vendere meglio la gara. E invece è successo molto poco, e quel poco non è stato nemmeno piacevole.
La Via Crucis della Mercedes
A non capirci nulla è stata soprattutto la Mercedes, che, complici i problemi avuti da George Russell e Kimi Antonelli durante le qualifiche, si è ritrovata in fondo allo schieramento, rimanendo per tutta la gara bloccata con entrambi i piloti dietro alla Williams di Carlos Sainz. La scuderia tedesca ha poi ritardato entrambi i pit-stop dei due piloti, in attesa di una safety car – o meglio ancora di una bandiera rossa – che però non c’è mai stata, come ha poi ammesso il team principal Toto Wolff. Quest’ultimo ha affermato che non sarebbe bastata nessuna strategia per andare a punti, sottolineando implicitamente come neanche le due soste siano riuscite a rivitalizzare un Gran Premio che non può offrire molta azione in pista, a causa della propria conformazione.
In realtà George Russell ha provato a spezzare la monotonia, quando ha sorpassato la Williams di Albon in maniera irregolare, tagliando la chicane del porto. Solitamente, in casi simili, al pilota che non restituisce la posizione vengono inflitti 5 o 10 secondi di penalità. Il pilota inglese avrebbe voluto così sfruttare il fatto che Albon stava rallentando il gruppo alle sue spalle per effettuare il proprio pit-stop, scontare la penalità e ritrovarsi comunque davanti. I commissari di gara gli hanno però assegnato una penalità (giustamente) più pesante, ovvero un drive through che lo ha riportato alle spalle di Albon. Quei pochi giri di “libera uscita” sono però bastati a fare felice Russell, come ha dichiarato nel commento a fine gara:
Sono stati i giri più frustranti che io abbia mai passato dentro una macchina di Formula 1. Anche io e Kimi avevamo pianificato di rallentare il gruppo per consentire all’altro di fare il pit-stop ma abbiamo subito questa tattica prima da parte della Racing Bulls e poi anche dalla Williams. Quindi a un certo punto ho mandato tutto al diavolo perché volevo godermi Monaco. Non ho avuto la possibilità di fare la qualifica ma, passando Albon, ho potuto guidare per 25 giri al limite godendomi almeno quelli. La cosa ironica è che ho finito in una posizione migliore prendendo la penalità che non se fossi rimasto dietro la Williams. Il sistema è sbagliato.
I piloti contro la nuova regola del GP di Monaco
Lo stesso Albon, nonostante la tattica messa in pista da Williams abbia avuto nel suo piccolo l’effetto sperato, è stato critico nei confronti della decisione di imporre i due pit-stop obbligatori, chiedendo in aggiunta scusa agli spettatori:
Non è per nulla il modo in cui vogliamo correre. Hanno iniziato in Racing Bulls e dovevamo adeguarci, questo ha reso la gara un po’ incasinata. Avrei potuto mettere un cuscino in macchina, prendere un caffè e rilassarmi un po’. Non è bello. Anche se sono contento di aver ottenuto punti per la squadra, è stata una gara molto brutta e mi scuso con tutti coloro che l’hanno vista.
Più in generale, diversi piloti si sono detti disponibili a valutare alternative per migliorare lo spettacolo, ma allo stesso tempo hanno bocciato la regola delle due soste obbligatorie. Soprattutto, come ha sottolineato Sainz, bisognerebbe trovare una soluzione che non spinga le scuderie a manipolare la gara.
Gli highlights di un GP di Monaco tutt’altro che spettacolare
Una norma da bocciare
Al di là della noia e dell’insoddisfazione provata dai piloti, il GP di Monaco è risultato molto confuso, tra piloti che avevano già effettuato entrambe le soste, altri che invece ne avevano completata solo una e i restanti ancora fermi a zero, tutti in fila, senza un ordine chiaro. Questo ha portato anche a una presenza maggiore di doppiati rispetto agli ultimi anni, con i primi della classifica che hanno dovuto gestire vari incroci potenzialmente critici e prendersi qualche rischio in più.
La confusione ha messo in difficoltà anche i telecronisti di Sky, Carlo Vanzini e Marc Gené, che in più di un’occasione hanno fatto fatica a leggere la corsa, anche se sono stati tra i pochi a schierarsi pubblicamente a favore di questa nuova imposizione. Il resto della stampa italiana è invece risultata perlopiù contraria a questa nuova regola, da Federico Albano, che su FormulaPassion ha definito la gara di Monte Carlo “indecorosa”, a Roberto Chinchero, firma di MotorSport, secondo il quale la corsa è stata “avvilente”. L’autorevole settimanale Autosprint, sulla copertina del numero in edicola questa settimana, intitolato in maniera significativa “Gran casino di Monte Carlo”, ha invece sottolineato come questa trovata abbia generato solo “comportamenti antisportivi e tanta confusione”.
Follow the money, la natura del GP di Monaco
Alla fine, Monaco è sempre stata questa. L’unica concreta possibilità di creare più spettacolo in gara sarebbe quella di modificare il layout in maniera radicale. Cosa non semplice, considerando che si tratta di un circuito cittadino che si dipana tra i saliscendi del Principato. Una piccola speranza potrebbe arrivare dalle modifiche al regolamento tecnico che entreranno in vigore nel 2026, come ha fatto notare il team principal della McLaren Andrea Stella:
Il limite principale su questa pista è che non si può sorpassare. È un problema che non può essere risolto imponendo un certo numero di pit-stop. In ottica futura credo che sarà interessante vedere cosa accadrà il prossimo anno, quando le monoposto saranno un po’ più compatte, con meno grip, e con zone di frenata molto più lunghe di quelle attuali. Saranno macchine con una gestione della power unit completamente diversa, sarà un cambio radicale, e spero che questo cambiamento possa rendere possibile i sorpassi.
Montecarlo non sembra però essere a rischio, come successo ad altri circuiti storici. Poco redditizi, privi di glamour: Spa-Francorchamps e Imola, entrambi messi da parte – Imola sparirà del tutto, Spa è rimasta, ma solo a rotazione – in favore di piste senza spessore tecnico o collocate in contesti ambientali senza alcun fascino. Il motto di Liberty Media e della dirigenza della Formula 1 dopotutto sembra essere “show me the money”. E di soldi, nel Principato, ce ne sono sempre stati abbastanza da zittire ogni critica.