Se Jannik Sinner è Superman, allora Carlos Alcaraz è la sua kryptonite. Il tennista numero 1 al mondo può anche sembrare invincibile, come lo è stato a Parigi fino al terzo set della finale del Roland Garros 2025, ma poi finisce quasi sempre per dimostrarsi vulnerabile nei confronti del proprio rivale, perlomeno nei momenti che contano. Forse è per questo che, subito dopo la sconfitta, l’altoatesino era più affranto che mai. Oggi la sensazione è che probabilmente solo Alcaraz possa battere Sinner in condizioni normali. E forse quest’ultimo pensava che i miglioramenti dimostrati negli ultimi mesi ‒ e in particolare nelle ultime settimane sulla terra rossa ‒ sarebbero stati decisivi per superare anche questo ostacolo.
In fondo, in questa occasione, Sinner è stato quasi sul punto di riuscirci, dopo aver vinto i primi due set e aver avuto a disposizione tre match point nel quarto parziale. Da lì in poi, però, Alcaraz ha dimostrato tutte le sue qualità atletiche e tecniche, alzando il livello del proprio tennis fino a diventare letteralmente ingiocabile nel super tie-break del quinto set.
Una finale spettacolare
Con 5 ore e 29 minuti di gioco è stata la finale più lunga nella storia del Roland Garros, nonché la seconda di tutti i tempi a livello Slam, dietro solo a quella degli Australian Open 2012 vinta da Novak Djokovic su Rafael Nadal. Ma si è trattato anche di una delle partite più belle della storia del tennis, con continui cambiamenti nei rapporti di forza, colpi di scena a ripetizione e scambi forsennati giocati da entrambi i lati del campo.
Un primo segnale era arrivato nel game d’apertura, durato ben dodici minuti e caratterizzato da molta incertezza. I primi due set si sono poi rivelati molto duri, con scambi prolungati e colpi violenti. A deciderli sono stati solo piccoli dettagli, come era già successo nel primo parziale della finale di Roma di poche settimane prima, anche se questa volta l’inerzia sembrava essere a favore dell’italiano. Pur con l’affiorare della stanchezza e il calo di lucidità, entrambi hanno mantenuto fede al proprio piano tattico, compensando la minore forza fisica con una grande determinazione e voglia di vincere.
Alla fine, il verdetto è stato decisamente crudele e lo sarebbe stato anche in caso di vittoria dell’azzurro. “Perdere così fa più male”, ha dichiarato un affranto Sinner nella conferenza stampa che ha seguito il match. In poche altre occasioni nella storia del tennis, entrambi avrebbero infatti meritato di vincere come in questa. Potrebbe sembrare una frase fatta, ma non lo è: se non bastassero a conferma di questo le oltre cinque ore di gioco e la conclusione al tie-break, allora forse potrebbero aiutare i numeri. Nel corso dell’incontro Sinner ha infatti conquistato 193 punti e 29 game, contro i 192 punti e 30 game di Alcaraz. Il primo ha poi vinto sette break point su 15 disputati, il secondo 7 su 14. E anche le altre statistiche, come quelle sui vincenti e sugli errori non forzati, dimostrano un sostanziale equilibrio.
Al Roland Garros 2025 è stato il Sinner migliore di sempre sulla terra rossa
Al di là del risultato, si può insomma affermare che mai prima d’ora Sinner era stato così tanto vicino allo spagnolo sulla terra battuta, la superficie sulla quale Alcaraz è il più forte al mondo e il gioco dell’azzurro è sempre stato meno incisivo. Anche la semifinale del Roland Garros 2024 tra i due si era conclusa al quinto set, ma in quel caso Sinner era sembrato molto più lontano dallo spagnolo. Un anno dopo abbiamo ritrovato lo stesso Alcaraz, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, in grado come sempre di alternare colpi meravigliosi a errori grossolani. Sinner ha invece dimostrato di aver compiuto svariati passi in avanti, sia a livello fisico che di gioco. E lo ha fatto soprattutto dopo tre mesi di stop e un solo torneo giocato prima dello Slam parigino, dove aveva mostrato ancora un po’ di ruggine.
Già a Roma l’avevamo ritrovato con una struttura muscolare più tonica e diversi chili di muscoli in più in alcune zone del corpo, soprattutto nelle gambe e nelle braccia, frutto del lavoro fatto in palestra durante i tre mesi di squalifica. Tra gli Internazionali d’Italia e il Roland Garros, Sinner ha invece lavorato ulteriormente sulle caviglie e sugli arti inferiori, per cercare di essere più rapido nei cambi di direzione. Tutto questo ha permesso a Jannik di esprimere al meglio la propria potenza anche sul rosso.
È migliorato anche il servizio, sempre più un’arma fondamentale per risparmiare energie, soprattutto su superfici lente e faticose come la terra battuta. Sinner è stato il primo tennista dal 1991 ‒ cioè da quando tali dati vengono raccolti ‒ ad arrivare in finale al Roland Garros con due soli doppi falli, senza oltretutto aggiungerne altri nell’atto conclusivo. Più in generale, nel totale del torneo ha ottenuto una percentuale molto alta di prime palle, sporcata solo in finale, con l’aggiunta di 38 ace (di più ne hanno messi a segno solo Alexander Bublik, Quentin Halys e Daniel Altmaier, tre specialisti del fondamentale).
Per di più, a Parigi Sinner ha anche provato una nuova posizione in risposta, in particolare sulle prime di servizio degli avversari, spostando in avanti il piede sinistro rispetto al destro, “per essere più fluido”, come da lui stesso dichiarato, e per avere più ritmo. Questi miglioramenti sono stati utili per arrivare senza alcuna difficoltà alle semifinali, eliminando anche tennisti che negli anni scorsi avrebbero potuto risultargli ostici sulla terra rossa come Andrey Rublev e Alexander Bublik, senza perdere alcun set e lasciando per strada solo pochi game. Per avere un po’ più di partita, dunque, Sinner ha dovuto aspettare la semifinale contro Novak Djokovic, ma neppure il serbo ‒ arrivato a quel punto del torneo un po’ in affanno ‒ è riuscito a sporcare la striscia del numero 1 della classifica ATP.
Oltre la delusione
Poi è arrivata la finale contro Alcaraz, giocata da entrambi a livello altissimo, nella quale Sinner non ha mai perso il proprio tennis, nemmeno al quinto set, al limite delle cinque ore disputate, con i primi segnali di crampi, mentre i suoi colpi diventavano meno profondi e talvolta meno precisi. Lui stesso ha affermato che un tempo avrebbe mollato alle prime difficoltà, di testa prima che di fisico. E invece in questo caso l’altoatesino è riuscito persino a ottenere un contro-break sul 5-4, quando Alcaraz è andato a servire per il match e per il torneo.
Il grande sforzo compiuto per recuperare la partita potrebbe essere risultato però decisivo per Sinner, che ha dovuto lottare anche nei due game successivi ‒ ritrovandosi di nuovo a due punti dalla vittoria nel turno di battuta di Alcaraz ‒ drenando così del tutto le proprie energie residue. Nel super tie-break, l’azzurro è infatti uscito del tutto di scena e lo spagnolo si è portato subito sul 7-0, per poi chiudere 10-2. In quei minuti finali si è vista la migliore versione di Alcaraz, quella dominante che sembra giocare quasi solo per riempire gli highlights di fine partita, con colpi che nessun altro al mondo riuscirebbe a mettere in campo. “La miglior serie di punti che abbia mai visto”, come l’ha definita l’ex numero 1 Andy Roddick.
Per Sinner è arrivata così l’ennesima caduta al quinto set, ma anche un’altra dimostrazione di difficoltà rispetto al rivale quando la partita si protrae molto a lungo. Eppure si può dire che sia stato Alcaraz a vincere la partita, non Sinner a perderla. Superata l’ovvia delusione, la speranza è che l’altoatesino riesca a sfruttare questa finale per imparare qualcosa di nuovo su se stesso e su come contrastare il tennis di Alcaraz, come ha sempre fatto in passato nel corso della sua carriera.
Lo ha sottolineato anche Simone Vagnozzi, coach di Sinner insieme a Darren Cahill, in un messaggio rivolto al suo assistito e affidato ai social all’indomani della sconfitta, in cui ha richiamato un concetto oggi fin troppo inflazionato, quello di “resilienza”, ma che descrive bene la forza di Sinner:
Fa male. Ma sono queste le partite che ti forgiano, che definiscono chi sei. Chi ti vive tutti i giorni sa cosa c’è dietro ogni colpo, ogni scatto, ogni salto, ogni pugno: una dedizione totale. Ieri hai mostrato al mondo non solo il tuo tennis, ma anche un cuore e una resilienza da numero uno. Il Paese è fiero di te, e io lo sono ancora di più. Essere al tuo fianco non è solo un onore, ma una responsabilità che porto con fierezza. Questa storica partita ti renderà ancora più forte.
Nell’intervista di fine partita, persino Alcaraz si è detto convinto che in futuro Sinner vincerà il Roland Garros, anche più di una volta. E, in questo caso, non è sembrata l’ennesima frase di circostanza: dopo la finale di domenica scorsa, la domanda non è più “se” Sinner riuscirà a vincere il Roland Garros, ma “quando”. Considerando il ritardo che un anno fa aveva sulla terra rossa non solo da Alcaraz, ma forse anche da Djokovic e da Alexander Zverev, non è affatto cosa da poco.
Gli highlights della finalissima del Roland Garros 2025