Il grandioso 2025 delle nazionali femminili italiane

L'Italvolley era la più attesa, calcio e basket le vere sorprese: le nazionali femminili italiane hanno dato lustro alla nostra estate.

“Non chiediamo spazio. Lo conquistiamo”. Con questo slogan i canali social della nostra Nazionale femminile di calcio annunciavano l’imminente esordio agli Europei delle azzurre a ridosso dell’inizio della rassegna. Una frase ambiziosa, ma che si è rivelata profetica per tante nazionali femminili italiane che questa estate si sono prese la scena grazie ai loro risultati in campo.

L’Italvolley è ormai una certezza

È d’obbligo iniziare dalla pallavolo, autentica eccellenza dello sport italiano, i cui traguardi rischiano di essere dati per scontati. Tutto il mondo celebra le nostre ragazze, che da un anno a questa parte sono diventate imbattibili e hanno inanellato successi: prima la VNL 2024, poi lo storico oro olimpico a Parigi, adesso il bis con la vittoria della VNL 2025. L’Italvolley non perde un match dal 1° giugno 2024 ed è arrivata a 29 successi consecutivi, record assoluto nella nostra storia. Non sono solo numeri, ma la certificazione di un lavoro eccellente e di una supremazia schiacciante che nascono sia dal merito di avere dei talenti generazionali in campo, sia dalla fortuna di avere un tecnico come Julio Velasco, che è stato capace di portare serenità nello spogliatoio e di far esprimere al meglio le sue giocatrici. Il ct argentino è partito dal linguaggio e da un approccio al femminile senza paternalismi.

Oggi c’è una rivoluzione culturale nel ruolo della donna nella società e lo sport è parte di questo cambiamento. Quello che noi maschi che alleniamo le donne dobbiamo capire è che le donne sono diverse e non dobbiamo giudicarle in quanto tali. Siamo noi che ci dobbiamo adattare.

Da qui ha preso forma la sua Italia, che ha iniziato a essere così dominante quando il ct ha smesso di considerare la stella Paola Egonu come l’unico terminale offensivo e ha iniziato a giocare di squadra, coinvolgendo sempre di più la panchina e dando fiducia totale alle seconde linee. Velasco ha a disposizione il miglior libero al mondo, Moki De Gennaro, due opposte di straordinario valore come Egonu ed Ekaterina Antropova, una coppia di eccellenti centrali sia in attacco che a muro composta da Sarah Fahr e dalla capitana Anna Danesi, una palleggiatrice affidabile come Alessia Orro, pronta a essere sostituita da Carlotta Cambi, e schiacciatrici esperte come Miriam Sylla e Alice Degradi, supportate dalle più giovani Stella Nervini e Gaia Giovannini.

E dalle retrovie non mancano le alternative: l’Italia ha appena vinto le Universiadi con diverse protagoniste che hanno partecipato alle vittorie della VNL e sono già pronte per palcoscenici più prestigiosi, quali la palleggiatrice Chidera Eze, l’opposta Adhu Malual e la schiacciatrice Loveth Omoruyi, presente nell’organico che ha conquistato l’oro a Parigi un anno fa. La nostra Nazionale di pallavolo oggi è la squadra più forte del mondo e per questo sogna di riportare nel Bel Paese il titolo iridato che manca dal 2002: il gruppo sembra essere proprio quello giusto per completare la missione a settembre.

Gli highlights della finalissima: rimonta e ventinovesima vittoria di fila per la capofila delle nazionali femminili italiane

La Nazionale femminile di calcio ha conquistato tutti

Queste settimane sono state segnate anche dagli Europei di calcio femminile, che l’Italia ha iniziato in sordina e non godendo di una grande considerazione in termini di pronostici, alla luce delle ultime due edizioni in cui era uscita ai gironi. Le azzurre però hanno conquistato l’attenzione mediatica arrivando fino in semifinale, ma soprattutto incantando un Paese intero con la loro passione, il sincero attaccamento alla maglia, la voglia di emergere in un’Italia dove il calcio femminile sta facendo passi da gigante sia a livello di gioco che di notorietà, ma deve affrontare ancora troppi pregiudizi e una risonanza insufficiente. Per cambiare le cose, almeno nell’opinione pubblica, l’unica strada è quella dei risultati: condannate a vincere per ritagliarsi un po’ di luce. E, anzi, a volte non è comunque sufficiente.

Da due anni la Nazionale azzurra è guidata da Andrea Soncin, tecnico 46enne che dopo una carriera da prolifico attaccante di provincia tra i cadetti – ma con apparizioni anche in Serie A, dove ha vestito le maglie di Venezia, Atalanta e Ascoli – ha guidato le giovanili del Venezia ed è subentrato brevemente in prima squadra nel 2022. Nelle sue prime uscite da commissario tecnico ha dimostrato solidità e piedi per terra, manifestando l’intenzione di lavorare per fare rinascere un progetto: dopo il successo del 2019, in cui l’Italia aveva raggiunto i quarti di finale dei Mondiali ottenendo grande eco mediatica, l’appeal della Nazionale era notevolmente calato a causa delle prestazioni deludenti agli Europei 2022 e ai Mondiali 2023. Il tecnico ha preso per mano le sue ragazze e avviato un naturale ricambio generazionale, salutando alcune giocatrici simbolo come Sara Gama e Alia Guagni e dando sempre maggiore spazio ai talenti più giovani come Sofia Cantore e Arianna Caruso – attese rispettivamente al Washington Spirit e al Bayern Monaco nella prossima stagione, a conferma del loro valore internazionale – ma senza rinunciare alle “bandiere” come Cristiana Girelli, Barbara Bonansea ed Elena Linari.

Soncin ha sottolineato fin da subito di avere chiaro in mente quanto, nel processo di crescita, le parole siano importanti. È per questo che, appena nominato ct, ha dichiarato: “Mi ritengo l’allenatore della Nazionale femminile di calcio, non della Nazionale di calcio femminile: cambia tanto”, sottolineando che lo sport è uno solo, sempre lo stesso. L’Italia ha superato la fase a gironi a dodici anni di distanza dall’ultima volta e dopo ben ventotto anni è arrivata tra le migliori quattro d’Europa: un risultato eccezionale anche perché nel 1997 c’erano solo otto squadre partecipanti, mentre oggi sono il doppio. A fine rassegna il ct, ben consapevole della responsabilità della sua Italia ed estremamente riconoscente verso un mondo che due anni fa conosceva appena e che adesso gli ha cambiato la vita, ha spiegato:

Abbiamo acceso la passione in tante bambine, ma anche in tanti bambini che magari iniziano a guardare il calcio giocato dalle donne diversamente e, fra qualche tempo, saranno adulti che porteranno più rispetto verso le donne che vogliono giocare a calcio.

L’Italia non è sicuramente tra le formazioni con più tradizione o più trofei in bacheca, ma la grande forza messa in mostra dalla nostra Nazionale è quella del gruppo. Non è detto che da una squadra coesa nascano per forza buoni risultati, ma guardando i video delle nostre ragazze che corrono ad abbracciare la loro ex capitana Sara Gama in postazione Rai o che cantano a squarciagola Unwritten dopo ogni vittoria è impossibile non pensare che, a volte, la tecnica ceda il passo alla voglia e al cuore. Le azzurre sono arrivate a questo Europeo volendo fortemente affermare il loro valore e dare prova di meritare quel passaggio al professionismo che tanto ha fatto discutere e che anima i dibattiti ancora oggi. E vedere sugli spalti le escluse dalla convocazione che hanno comunque voluto essere presenti in Svizzera per tifare le compagne fa capire che in palio, oltre al titolo, c’era la possibilità di cambiare la percezione delle donne che giocano a calcio in Italia, appassionando e scrivendo un pezzo di storia dello sport femminile azzurro.

Le partite della rassegna continentale hanno fatto registrare record di spettatori e, anche in Italia, si è acceso un faro sull’Europeo. Gli ottimi ascolti sui canali Rai sono la prova che l’obiettivo è stato raggiunto e, anche se i giornali hanno preferito riservare le loro prime pagine al mercato estivo del calcio maschile, tra la gente qualcosa ha iniziato a muoversi. C’è sempre qualcuno che si rifiuta di accettare che le donne possano e sappiano giocare a pallone, ma per fortuna c’è anche chi ama lo sport senza distinzioni e si è fatto trascinare dall’entusiasmo e da un calcio che sa ancora essere genuino. Fondamentale, anche in questo senso, è stato il ruolo di Soncin, che non solo è stato in grado di preparare al meglio le partite, ma che è stato anche un perfetto comunicatore. Non ha nascosto la sua commozione quando, dopo l’approdo ai quarti di finale, ha ammesso:

Chi non conosce il mondo del calcio giocato dalle donne lo giudica senza avere dei fondamenti in quello che dice. C’è una passione sfrenata, un rispetto estremo, e non lo cambierei con niente al mondo.

Durante le sue interviste ha anche normalizzato l’uso del femminile sovraesteso, valorizzando il femminile anche quando parla in prima persona plurale e usando frasi come: “Ci siamo riuscite”, “Siamo orgogliose”. A dimostrazione che il suo intento è quello di mettere al centro sempre e solo le sue giocatrici.

Il successo all’ultimo respiro sulla Norvegia che ci ha riportati in semifinale, ventotto anni dopo l’ultima volta

Non solo pallavolo e calcio: le altre nazionali femminili italiane

E se il calcio si è guadagnato la sua popolarità e la pallavolo resta lo sport femminile più praticato, è tornata prepotentemente a farsi notare anche la pallacanestro. Agli Europei di luglio, l’Italbasket femminile ha conquistato uno storico piazzamento che mancava da ben trent’anni, superando la Francia, argento olimpico in carica, nella finale per il terzo posto. Le azzurre erano andate addirittura a un passo dalla finale, ma sono comunque riuscite a salire sul podio e a stupire. La trascinatrice è Cecilia Zandalasini, autentica stella del panorama internazionale, ma accanto a lei spiccano anche Lorela Cubaj, Martina Fassina, Mariella Santucci, Jasmine Keys e Costanza Cocca Verona, che ha colmato con maturità l’assenza dell’infortunata Matilde Villa, ventenne grande promessa del nostro basket.

Un podio che può segnare la svolta per una Nazionale che negli ultimi anni ha vissuto eliminazioni dolorose, costringendo le atlete e il movimento a vivere la sensazione di non essere abbastanza e di non poter raggiungere traguardi ambiziosi. Anche in questo caso il tecnico Andrea Capobianco, premiato come miglior allenatore agli Europei, è riuscito a dare fiducia alle sue atlete, che a loro volta si sono messe a disposizione e, in un bellissimo clima di autentica complicità, sono riuscite ad andare oltre i propri limiti.

Quello che abbiamo chiesto alle ragazze ce lo hanno restituito con gli interessi: applicandosi, stringendo i denti, sacrificando l’io per il noi.

Un rivoluzionato Setterosa, guidato da Carlo Silipo, è arrivato fino ai quarti di finale ai Mondiali di Singapore schierando un gruppo molto giovane che ha aperto un nuovo ciclo: ben otto convocate su quindici erano esordienti e solo cinque di loro erano state selezionate ai Giochi Olimpici di Parigi l’anno scorso. Il settimo posto iridato della pallanuoto femminile italiana va dunque contestualizzato e preso per quello che è: un punto di partenza che ha permesso a molte di acquisire esperienza in vista dell’obiettivo più importante, che è quello di Los Angeles 2028.

Grandi gioie sono arrivate dalla ginnastica. A fine maggio, a Lipsia, l’Italia è salita sul gradino più alto del podio agli Europei di ginnastica artistica nella prova a squadre: le medagliate olimpiche Alice D’Amato e Manila Esposito insieme alle più giovani Sofia Tonelli, Giulia Perotti ed Emma Fioravanti hanno confermato il titolo continentale che avevano già ottenuto a Rimini nel 2024. Pochi giorni dopo anche le ginnaste della ritmica hanno conquistato l’oro europeo nel team ranking, classifica che tiene in considerazione i punteggi ottenuti dagli otto esercizi delle individualiste (Sofia Raffaeli, Tara Dragas e Alice Taglietti) e dalle due prove della squadra.

Resta una certezza anche la scherma femminile, a podio agli Europei di Genova di giugno in tutte le armi. Le fiorettiste Arianna Errigo, Martina Batini, Anna Cristino e Alice Volpi si sono laureate campionesse continentali. Un alloro – ulteriormente impreziosito dal bronzo a squadre ai Mondiali di Tbilisi di luglio – che dà seguito a una tradizione ricchissima di successi: quello del 2025 è stato il quarto trionfo consecutivo per il Dream Team e il sedicesimo nella storia all’Europeo. Non sono mancate poi le affermazioni delle spadiste (Rossella Fiamingo, Giulia Rizzi, Alberta Santuccio e Lucrezia Paulis) e delle sciabolatrici (Michela Battiston, Mariella Viale, Chiara Mormile e Manuela Spica) che hanno conquistato due medaglie di bronzo. A conferma, almeno in Europa, dell’eccellenza della scherma italiana e di un movimento che, nonostante la globalizzazione di questo sport e alcuni cali fisiologici, continua a esprimersi ad altissimo livello.

Le squadre femminili italiane, quando ancora mancano diverse competizioni che andranno in scena tra agosto e settembre, sono riuscite a ottenere risultati dal grande peso specifico. Ma forse, più di tutto, il filo conduttore dei loro successi è l’essere riuscite a emozionare, a creare coinvolgimento e nuove occasioni per celebrare i nostri talenti e le storie di tante donne che, giocando insieme, sono state l’esempio perfetto di quello che significa essere un gruppo. Adesso, come chiesto dalla capitana della Nazionale femminile di calcio Cristiana Girelli, non bisogna dimenticare, non bisogna lasciare che l’entusiasmo regalato dalle ragazze italiane, ognuna nel proprio sport, vada perso. Meritano attenzione e pubblico, perché il loro entusiasmo ha fatto e continuerà a fare la differenza.

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