Con l’arrivo della primavera, il circuito ATP si è trasferito come da tradizione sulla terra rossa europea, dove rimarrà fino agli inizi di giugno, ovvero fino alla conclusione del Roland Garros ‒ al netto di qualche ulteriore torneo minore utile più che altro per permettere di accumulare punti a chi è più indietro in classifica. Dopo una prima parte di stagione sul cemento piuttosto negativa, Jannik Sinner a parte, i tennisti italiani sono subito partiti con il piede giusto, con ottimi segnali lanciati soprattutto da Lorenzo Musetti, ma non solo, sulla terra rossa.
Domenica 6 aprile, i primi due tornei della stagione sono stati infatti vinti, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, da Flavio Cobolli e Luciano Darderi, rispettivamente a Bucarest e a Marrakech. In queste ultime settimane sono arrivati buoni segnali anche da Matteo Berrettini, che sul cemento aveva faticato a trovare continuità di rendimento. Tutto questo può sorprendere solo fino a un certo punto. La recente ascesa di Sinner, con le sue importanti vittorie sul cemento agli Australian Open e U.S. Open, affiancato da altri giocatori che sulle superfici più veloci rendono al meglio come Lorenzo Sonego, Matteo Arnaldi, Mattia Bellucci e lo stesso Cobolli, non deve ingannare.
In fondo l’Italia è sempre stata una nazione prima di tutto di terraioli. Lo dimostrano i numeri: su 101 tornei vinti dai tennisti italiani in era Open, ben 59 si sono giocati proprio su terra rossa. Prima di Sinner, poi, gli unici titoli Slam conquistati al maschile erano stati tutti al Roland Garros, da Nicola Pietrangeli (1959 e 1960) e da Adriano Panatta (1976). Del resto, fino al 2013, il 90% dei campi da tennis in Italia era in terra battuta.
La settimana (quasi) perfetta di Musetti
Anche se non ha trionfato a Montecarlo, Lorenzo Musetti è stato il vero MVP di questo primo scorcio di stagione sulla terra rossa, per quanto riguarda il tennis azzurro. Nei primi tre mesi dell’anno, il carrarese aveva raccolto solo una manciata di vittorie, con i quarti a Hong Kong come miglior risultato sul duro. Una volta a Montecarlo si è riacceso all’improvviso, arrivando in finale per la prima volta in carriera in un Masters 1000, dopo avere sconfitto due Top Ten, ai quarti Stefanos Tsitsipas ‒ vincitore del torneo lo scorso anno ‒ e in semifinale Alex De Minaur, senza dimenticare il derby vinto contro Berrettini al terzo turno.
Per gran parte del torneo, Musetti ha messo in luce i punti di forza del proprio gioco, con tante variazioni in backspin e forti accelerazioni di rovescio. Nei primi due turni, contro Bu Yunchaokete e Jiří Lehečka, ha mostrato però anche una versione inedita di sé, riuscendo a portare a casa la vittoria anche senza giocare il suo miglior tennis, in entrambi i casi dopo aver perso il primo set. Un fatto insolito per il tennista azzurro, abituato invece a buttarsi giù alle prime difficoltà, come da lui stesso sottolineato dopo la vittoria contro Lehečka:
Quante volte, anche qui a Montecarlo, ricordo ad esempio il match con Diego Schwartzman, sono partito alla grande e poi sono crollato. Il cambiamento di questi giorni è dovuto al fatto che ci credo di più e probabilmente ho anche più esperienza. Se vogliamo guardare al bicchiere mezzo pieno, il fatto di saper reagire, lottare e soffrire è una cosa di cui devo andar fiero perché sono sempre stato il “bello talentuoso”, che gioca un tennis-champagne, ma che può dare l’impressione di non sporcarsi le mani. Ecco, oggi mi sono sporcato le mani e anche i piedi.
Dopo una partita priva di sbavature contro Berrettini (sconfitto con un 6-3, 6-3), Musetti è poi di nuovo partito a rilento sia con Tsitsipas che con De Minaur, perdendo in entrambi i casi il primo set, prima di rimontare in maniera perentoria, pur con qualche sporadico errore dovuto all’eccessiva irruenza e un evidente passaggio a vuoto in semifinale nel corso del terzo set, quando è andato a servire per il match sul 5-3. Dopo aver subito il break che ha rimesso in partita De Minaur, forse a causa dell’eccessiva tensione, Musetti non si è però scomposto e ha vinto la partita al tie-break.
In finale contro Carlos Alcaraz, l’azzurro non ha poi avuto l’opportunità di giocarsela fino in fondo: dopo aver vinto il primo set, ha subito un infortunio alla gamba destra a metà del secondo, che lo ha condizionato in maniera evidente. Musetti ha stretto i denti e ha continuato a giocare, ma non è più riuscito a spingere i colpi e ha dato il via libera allo spagnolo, che ha chiuso velocemente in 3-6 6-1 6-0, vincendo per la prima volta a Montecarlo. Per Musetti, il dispiacere di non aver potuto confermare quanto di buono stesse facendo è stato molto grande. Allo stesso tempo, però, il carrarese ha trovato una nuova consapevolezza:
In questi mesi ho lavorato molto su me stesso e adesso so che anche nei tornei principali posso realizzare qualcosa di importante e ambire a un risultato altrettanto grande.
A Montecarlo, a risaltare è stata in particolare la pazienza con cui Musetti ha affrontato diverse partite in fotocopia fra loro, con un inizio stentato, faticando a trovare il ritmo, per poi riuscire alla distanza a prendere il controllo del gioco. Anche la condizione atletica è sembrata ottimale. Un fattore cruciale in vista del Roland Garros, dove si giocherà al meglio dei cinque set e sarà fondamentale tenere alta l’intensità. Quelli parigini, oltretutto, sono campi sui quali Lorenzo ha sempre dimostrato di trovarsi bene, ma dove ha sempre pescato male in termini di sorteggio (nel 2023 fu eliminato al terzo turno da Alcaraz, lo scorso anno al quarto da Novak Djokovic). Sulla terra rossa di Parigi, la scorsa estate, l’azzurro ha conquistato anche il bronzo olimpico.
Un buon Berrettini
A Montecarlo, nonostante l’eliminazione contro un Musetti praticamente perfetto, si è rivisto anche un buon Matteo Berrettini. Dopo un primo turno dominato contro uno specialista della terra battuta come Mariano Navone, l’azzurro ha infatti eliminato in rimonta il numero 2 al mondo Alexander Zverev ‒ la prima volta in carriera contro un avversario dal ranking così alto. A fare il giro del mondo è stato in particolare uno scambio da 48 colpi vinto dall’azzurro, sul 5-5 del terzo e decisivo set, che ha logorato mentalmente e fisicamente il tedesco.
Anche se a Montecarlo è mancato l’acuto, per Berrettini si è trattato comunque di un buon rientro sulla terra rossa, superficie sulla quale in carriera ha già vinto sei tornei e con cui ha sempre dimostrato un buon feeling, come sottolineato dopo la vittoria su Zverev:
Sono cresciuto sulla terra, è una delle mie superfici preferite. Per tre anni consecutivi non ho giocato i tornei più importanti sulla terra, adesso sono contento perché qui mi sento a mio agio.
La prima di Cobolli e il ritorno di Darderi
Qualche giorno prima di Musetti e Berrettini, a mettersi in luce erano stati invece Cobolli e Darderi. Per il ventiduenne romano, che a Bucarest ha vinto il primo titolo in carriera in un torneo ATP, si è trattato di una vera e propria resurrezione. Dopo una grande scalata in classifica nel 2024, dal numero 101 al 30, aveva infatti iniziato il nuovo anno con una sola vittoria in otto partite, prima di arrivare in Romania.
Nonostante un gioco esplosivo più adatto alle superfici veloci ‒ i migliori risultati in carriera li aveva ottenuti finora sul cemento ‒ a Bucarest Cobolli è riuscito a superare in finale in due set uno specialista della terra rossa come l’argentino Sebastián Báez, testa di serie numero 1 del torneo, che nelle settimane precedenti aveva vinto a Rio ed era arrivato in finale anche a Santiago del Cile. Dopo la partita, il tennista azzurro ha manifestato tutta la sua gioia per l’importante traguardo conseguito, sottolineando però anche alcune spigolature del proprio carattere e mostrando un’autoconsapevolezza non scontata, in un’età in cui si tende spesso a confondere talento e diritto:
È un sogno diventato realtà, finalmente questo giorno è arrivato. Venivo da momenti difficili, qualcosa è cambiato nelle ultime settimane. Non è facile giocare contro Báez sulla terra, lui ha vinto tanto su questa superficie. È stata una grande battaglia e una grandissima vittoria. Ringrazio anche il mio team, so che è difficile lavorare con me, ma a volte ci sono giorni felici come questo. Prometto di migliorare ancora la mia attitudine sul campo in futuro.
Una piccola rinascita è stata anche quella vissuta in Marocco da Luciano Darderi, che si era messo in luce nel 2024 vincendo a inizio stagione il primo torneo ATP della carriera a Córdoba, proprio sulla terra rossa. Con il passare dei mesi, l’italo-argentino era però andato un po’ in affanno sulle superfici più veloci, e nemmeno il ritorno alla terra nelle prime settimane del nuovo anno era bastato a rivitalizzarlo.
Dopo una finale a Napoli a fine marzo in un torneo di categoria Challenger, a Marrakech è arrivata invece quella che potrebbe essere una possibile svolta nella sua stagione. Anche in questo caso la vittoria in finale è arrivata contro la testa di serie numero 1 del torneo, l’olandese Tallon Griekspoor, in due set risolti al tie-break. Dopo la vittoria, il tennista azzurro ha sottolineato quanto questo trionfo sia stato particolarmente liberatorio per lui:
L’ultimo mese è stato davvero difficile per me, ma ho lottato tutti i giorni per vivere un momento così. Secondo titolo in carriera, il primo a Marrakech. Un posto fantastico, devo ringraziare tutti gli italiani: bello giocare in questa atmosfera. Griekspoor è un gran giocatore, non sai mai cosa succede con lui in campo: la partita è stata molto dura per me e sono molto felice.
Dopo essersi sbloccato, Darderi ha dichiarato inoltre che ora l’obiettivo più importante della sua stagione è fare bene agli Internazionali d’Italia di Roma, dove lo scorso anno si arrese al terzo turno a Zverev, poi vincitore del torneo, e dove oggi sogna di misurarsi da protagonista.
Piccoli azzurri crescono
Nella stessa settimana in cui Musetti arrivava in finale a Montecarlo, c’era un altro italiano che faceva parlare di sé per le proprie prestazioni sulla terra rossa, in questo caso al Challenger di Monza. Si tratta di Jacopo Vasamì, 17 anni, con un passato recente da allievo alla Academy di Rafael Nadal, che nelle ultime settimane ha mosso i primi passi a livello pro, ottenendo già alcuni buoni risultati, con una vittoria a Foggia contro il ben più esperto connazionale Gianluca Mager e i quarti di finale nel torneo lombardo.
In quest’ultima occasione, dopo aver ottenuto una wild card, Vasamì ha battuto al terzo turno Martin Landaluce, grande promessa del tennis spagnolo di due anni più grande di lui, che solo poche settimane fa aveva raggiunto il suo best ranking, salendo fino alla posizione 131. Una vittoria di grande prestigio, che però non lo ha distolto dai programmi fissati a inizio stagione. Nonostante una grande sicurezza nei propri mezzi, Vasamì ha infatti intenzione di continuare per tutto il 2025 nella categoria juniores, affrontando gli Slam di categoria, senza necessità di bruciare le tappe:
Sono molto contento di quanto ottenuto, ma non così sorpreso. È vero che si tratta delle mie primissime esperienze in un mondo diverso, frequentato da tanti giocatori di alto livello, ma pensavo di poter essere subito competitivo. Semplicemente, non ho voluto andare di fretta. Ho preferito partire coi tornei pro a fine 2024 giocando un paio di eventi da 15.000 dollari, poi ho iniziato il 2025 con tanti tornei juniores e visto che è andata bene mi sono sentito nelle condizioni per tentare il salto nei Challenger. Per me era importante arrivarci solamente quando mi sentivo pronto, e sono contento di aver fatto la scelta giusta. Gli obiettivi principali rimangono legati all’attività juniores, ma mi piacerebbe continuare a ottenere buoni risultati anche a livello pro, in quanto alternerò molto l’attività. Vorrei giocare sempre più spesso eventi di livello Challenger e migliorare la mia classifica.
A soli diciassette anni, Vasamì non corre. Ma ogni sua scelta sembra già andare nella direzione giusta. Il giovane non sarà fra qualche giorno al via degli Internazionali d’Italia. Eppure, anche senza Vasamì, l’Italia si presenterà a Roma con uno dei contingenti più ambiziosi degli ultimi anni, al fianco di un Jannik Sinner al ritorno in campo dopo la squalifica di tre mesi per il caso Clostebol e pronto a riprendersi la scena.