In passato legato a interpretazioni alquanto rigide del suo modello di calcio posizionale, quest’anno Luis Enrique a Parigi ha presentato una versione più fluida del suo modello di gioco. Il tutto, paradossalmente (o forse non così tanto) perdendo il suo miglior giocatore, quel Kylian Mbappé andato a Madrid a fare le sue fortune (ma non ancora quelle del Real). Da questo punto di vista le problematiche che l’Inter e Simone Inzaghi dovranno affrontare per avere la meglio sui rivali nella finale di Champions League in programma a Monaco di Baviera sono molte.
🧐 #UCLfinal pic.twitter.com/wlXNRDGK6n
— UEFA Champions League (@ChampionsLeague) May 29, 2025
Cosa aspettarsi dal PSG
Una delle battaglie tattiche più interessanti che potrebbero svilupparsi riguarda il centrocampo. Sarà importante capire che tipo di contrapposizione vorrà creare Luis Enrique in quella zona di campo. Lo spagnolo dovrà infatti accoppiare in modo corretto i suoi tre interni ai rispettivi dirimpettai. In questo senso, la scelta più ardua riguarda il modo in cui contrastare Nicolò Barella. Una soluzione sarebbe quella di mandare uno dei due centrocampisti portoghesi sulle tracce dell’italiano fintanto che quest’ultimo rimarrà davanti alla linea mediana parigina, per poi provare ad assorbirne i movimenti in zona di rifinitura chiedendo a Nuno Mendes di stringere verso il centro. Il che comporterà chiedere ulteriori sacrifici difensivi a Khvitcha Kvaratskhelia. Il georgiano ha già mostrato attitudine al lavoro senza palla, come ricordato dallo stesso Luis Enrique:
Se analizziamo in profondità in quale ambito la nostra squadra è migliorata difensivamente, è nel ruolo degli attaccanti. È uno dei concetti più difficili da ottenere, perché bisogna cambiare la loro mentalità affinché difendano. Che si tratti di Kvara, Ousmane, Gonçalo (Ramos), Désiré (Doué), Kang-in Lee, Bradley Barcola, tutti contribuiscono in modo impeccabile alla fase di non possesso.
Anche in questo si è vista la mano del tecnico parigino, così come nella gestione degli uomini a disposizione tra campo e panchina. A tal proposito, se il primo nome che viene in mente quando si parla di giocatori che hanno beneficiato del lavoro del tecnico è per ovvie ragioni quello di Ousmane Dembélé (riscopertosi goleador a ventotto anni) non va dimenticato l’ulteriore salto di qualità compiuto da Fabián Ruiz. L’ex napoletano, al terzo anno nella capitale francese, sta vivendo la sua annata più importante a Parigi. Già influente sul piano dello sviluppo della manovra, lo spagnolo è ora impattante anche trovando anche con maggiore continuità la via del gol – cinque reti in stagione – e in fase di riaggressione a palla persa. Insieme ai due portoghesi Vitinha e João Neves l’andaluso fa parte di un reparto che è fra i migliori d’Europa.
Two very different ways to play football.
Two very successful ways to play football. pic.twitter.com/CqN4ZZzqbo
— Opta Analyst (@OptaAnalyst) May 30, 2025
In base ai dati riportati da The Athletic questa versione del PSG è più pronta senza palla, concedendo meno passaggi agli avversari prima di effettuare un intervento difensivo rispetto alla squadra allenata due stagioni fa da Christophe Galtier. La squadra di Luis Enrique ora è aggressiva e riconquista più palloni nell’altra metà campo. A questi recuperi palla danno un grande contributo gli attaccanti. Il tecnico asturiano ha detto:
Puoi vedere quante palle recuperano. Si tratta di lavorare come una squadra. Lo abbiamo fatto la scorsa stagione, ma quest’anno siamo stati migliori.
Le armi dell’Inter per la finale di Champions League
Non sarà quindi facile per l’Inter manipolare il blocco difensivo avversario. Tuttavia la squadra di Inzaghi può contare sulle rotazioni delle catene laterali per cercare di superare la prima pressione francese. Riuscire a portare i due braccetti nella metà campo avversaria palla al piede o comunque consentire loro di imbucare palloni oltre la linea avanzata dei parigini consentirebbe poi all’Inter di poter sfruttare il campo aperto e di andare alla ricerca del due contro due fra Lautaro Martínez e Marcus Thuram da una parte e i centrali del PSG dall’altra, così come di provare a sfruttare l’eventuale duello che potrebbe profilarsi a destra fra Denzel Dumfries e Nuno Mendes.
In fase difensiva invece l’elemento di disequilibrio per il sistema dell’Inter potrebbe essere rappresentato da Achraf Hakimi. Il marocchino, ex di turno, quando il PSG manovra va a riempire il corridoio destro ma può anche venire a giocare dentro, con il 3-2-5 francese che va così a declinare verso una sorta di 3-4-3. Due strutture che si prestano a letture diverse: cinque costruttori e cinque invasori, oppure una divisione tra interni e giocatori sul perimetro. Questo scaglionamento potrebbe aiutare la squadra di Luis Enrique a tirare fuori Alessandro Bastoni per lasciare poi l’esterno offensivo destro in uno contro uno con Federico Dimarco.
Inside Inter
Spoke to Marotta, Inzaghi, Lauti, Barella and more ahead of Saturday's date with destiny https://t.co/Q6tgbqq14E
— James Horncastle OMRI (@JamesHorncastle) May 30, 2025
Le rotazioni che il PSG sarà a sua volta in grado di costruire, soprattutto in mezzo al campo, saranno una delle sfide più affascinanti da affrontare per la compagine nerazzurra. In difesa, inoltre, per l’Inter non sarà facile gestire il movimento degli attaccanti parigini. Oltre che su Ousmane Dembélé e Khvicha Kvaratskhelia Luis Enrique può infatti contare su altri due eccellenti dribblatori quali Bradley Barcola e Désiré Doué, tutti capaci di far saltare il sistema di marcature individuali dei nerazzurri. Raddoppiare su uno di loro (come accaduto con Lamine Yamal nella semifinale contro il Barcellona) finirebbe inevitabilmente per lasciare libero un altro uomo in una squadra come quella francese, abile a colpire con più elementi.
In generale poi bisognerà vedere come Inzaghi vorrà gestire la partita in fase di non possesso. l’Inter ha già mostrato solidità nel difendere con un blocco basso in questa Champions League e potrebbe quindi replicare questa strategia anche in finale. Andare ad aggredire forte in avanti (soluzione comunque percorribile) rischierebbe di scontrarsi con l’utilizzo da parte di Luis Enrique di João Neves come uomo in più in costruzione e con i passaggi diagonali che tagliano il campo per raggiungere Dembélé che i transalpini hanno spesso utilizzato efficacemente per superare il pressing rivale.
Infine, attenzione ai piazzati. La difesa del PSG nel gioco aereo non è perfetta, l’Inter invece fa delle palle ferme uno dei punti di forza della sua fase offensiva. Di conseguenza, angoli, punizioni e rimesse laterali potrebbero rivelarsi un fattore decisivo per gli esiti della partita.