Carlo Pallavicino, l’uomo dietro al calciomercato

Carlo Pallavicino ha attraversato il calcio italiano per vent'anni, artefice di grandi trasferimenti come Rui Costa, Ronaldo e Pandev.

Nel cuore dell’estate, le grandi competizioni calcistiche sono ferme ma il tifo degli appassionati più accaniti e sfegatati non si placa. C’è il calciomercato a tenere vivo e sveglio l’appetito sportivo dei fan che combattono l’afa sognando nomi, cifre e nuovi moduli. C’è stato un tempo in cui le trattative per i giocatori lasciavano con il fiato sospeso parti del Paese. Vengono in mente le scene comiche del mitico Allenatore nel pallone, con Lino Banfi nei panni di Oronzo Canà, tecnico della Longobarda. Il suo presidente, Borlotti, sembra convinto di poter mettere a segno grandi colpi ma le ipotesi si rivelano surreali, della serie “Abbiamo preso metà di Zico e tre quarti di Edinho”. Scene caricaturali che raccontano un mondo popolato da dirigenti, agenti e procuratori. Tra questi ultimi ce n’è uno in particolare che ha vissuto circa cinque decenni di questo mondo: è Carlo Pallavicino ed è una figura quasi mitologica, che ha attraversato mezzo secolo ricoprendo tutti i ruoli immaginabili, dal tifoso fino all’imprenditore di successo.

Carlo Pallavicino, una vita per il calcio

Pallavicino si lega indissolubilmente all’universo del pallone molto presto, già sui banchi di scuola e in particolare ai tempi del liceo, dopo l’infanzia trascorsa nella Firenze degli anni Sessanta. Tra le sue prime esperienze in questo settore spiccano quelle in veste di giornalista sportivo, quando era un ragazzo poco più che adolescente con penna e taccuino tra le mani. Repubblica, Tuttosport, Sole 24 Ore, Reporter. Sono solo alcune delle testate che l’hanno visto all’opera. Ma è con l’abito del procuratore e dell’agente sportivo che la sua professionalità esplode. Nella seconda metà degli anni Ottanta inizia a tutti gli effetti il suo percorso in questo mondo, proprio in concomitanza con l’entrata in vigore della Legge 91 che rende i calciatori liberi di cambiare club alla scadenza del proprio contratto. Agli occhi da “giornalista” di Carlo, questa novità si presenta come un’opportunità da non perdere, “un luna park senza libretto di istruzioni” come l’ha definito lui.

Pallavicino porta avanti questo mestiere per trent’anni. Si occupa di personaggi come Rui Costa, Goran Pandev, Roberto Donadoni, Benito Carbone (strappatogli da un collega napoletano in cambio della restituzione di un’auto rubata), Stefano Pioli, Cristiano Zanetti, Claudio Marchisio (era uno dei suoi punti fermi fino a quando, con una telefonata, non ha scelto di affidare la sua carriera al padre), Stefano Borgonovo, Cristiano Lucarelli e Ronaldo Luís Nazário de Lima.

A proposito del brasiliano, è Pallavicino a dare il via ai contatti e a farli fiorire per portare la sua procura in Europa nel lontano 1994. È lui che contribuisce a orchestrare la famosa “firma segreta” con l’Inter, preferita alla Lazio e ai Glasgow Rangers. Nel passaggio del Fenomeno dalla Spagna all’Italia c’entra anche la città di Firenze. Allora Ronaldo milita nel Barcellona, a quel tempo impegnato nella semifinale di ritorno di Coppa delle Coppe, giocata in trasferta contro i viola. Dagli spogliatoi del Franchi il campione viene trasportato di nascosto a casa di Pallavicino, anche con l’aiuto di sua moglie, e lì il contratto viene finalizzato nel corso di una lunga e indimenticabile nottata, che pare frutto di una sceneggiatura di Federico Fellini o Paolo Sorrentino, con tanto di viados brasiliani che invocano il loro idolo nel gran finale.

Rui Costa tra Milan e Lazio e le altre prime volte

Alcuni episodi della vita di Pallavicino sembrano davvero scene di un film. Come quando parte all’alba in treno per raggiungere Roma e trattare la firma di Rui Costa con la Lazio. A causa della levataccia, il telefono è rimasto spento dalla sera precedente. Accende il cellulare quando ormai è nei pressi della Città Eterna e scopre che nel frattempo Adriano Galliani ha convinto il cavalier Silvio Berlusconi, presidente del Milan e a quel punto anche premier italiano, a investire sul fantasista portoghese per portarlo in rossonero, la soluzione che anche il giocatore preferisce. Pallavicino è dunque nella situazione che qualsiasi procuratore non vorrebbe mai vivere. Si trova di fronte alla dirigenza biancoceleste presieduta da Sergio Cragnotti con un contratto da stracciare e un’espressione difficile da giustificare.

In quegli anni è considerato una sorta di ragazzo prodigio. E anche un pioniere. Nel 1987 ottiene il primato di più giovane intermediario italiano fondando la prima agenzia internazionale di procuratori di insieme all’esperto Giovanni Branchini, proveniente dal pugilato e tuttora in prima linea con il suo studio con sede a Milano, nel quale ha da poco festeggiato il ritorno del suo assistito Massimiliano Allegri sulla panchina del Milan. Da Ronaldo a Ronaldinho, il passo è breve: per lui, Pallavicino crea il primo sito ufficiale di un calciatore, www.ronaldinho.com. È il 1996 e capisce subito che è il momento di puntare sulla nascente dimensione virtuale. In sostanza, anticipa la digitalizzazione dello sport.

Così in quello stesso anno, oltre a realizzare il portale del giocatore, lancia www.calciomercato.com. Si tratta del primo sito italiano di news sul mondo del pallone, destinato a diventare familiare per appassionati e addetti ai lavori proponendosi per anni come punto di riferimento secondo soltanto alla Gazzetta dello Sport. Dopo venticinque anni, nel 2021, il fondatore cede il portale al fondo statunitense TPG. Due anni dopo prende una decisione definitiva, perché tutte le storie arrivano a una conclusione. Dal 2023, Pallavicino lascia il calcio dopo 46 anni di attività come giornalista, procuratore, scrittore ed editore.

Carlo Pallavicino racconta le sue trattative più belle

I suoi libri. E il prossimo

Gli anni Duemila, per lui, sono almeno in parte dedicati anche alla scrittura. 99 giorni, una stagione con la Fiorentina perduta è il primo libro e risale al 2003. La squadra viola d’altronde rappresenta il primo amore e la grande passione da tifoso, grazie all’influenza ricevuta nella sfera della propria famiglia, della vita di quartiere e  in generale degli ambienti e degli amici frequentati. Nel 2005 esce invece Tenetevi il Miliardo. Lucarelli e Livorno, storia d’amore in 53 gol, un testo capace di vendere oltre 20.000 copie, con più ristampe e una nuova edizione.

Ora Pallavicino racconterà tutte le tappe della sua carriera in un nuovo libro, la cui uscita è prevista per il 23 settembre 2025 per la collana I Colibrì di Baldini e Castoldi. Si intitolerà Ci chiamavano sciacalli. La vita di un giovane procuratore nella giungla del calciomercato. Al centro del volume, tra una pagina e l’altra, scorreranno episodi, trattative e incontri memorabili con i protagonisti di questo sport, sia a livello italiano che internazionale. Stando alle anticipazioni, non mancheranno riferimenti ai momenti condivisi con campioni come Careca, Donadoni e Ronaldo. Secondo l’autore, gli agenti attualmente rappresentano il fulcro di un sistema che vede nuove norme e regolamenti, passaggi generazionali e una comunicazione sempre più fluida e immediata grazie a smartphone e web. In questo contesto frastagliato, il percorso di Pallavicino può effettivamente offrire un modello e un esempio da seguire per i giovani che magari vogliono avvicinarsi oggi al calcio e alla “procura”.

Chi sono in realtà gli agenti sportivi e l’eredità da raccontare

La percezione che i tifosi, il pubblico e il cittadino medio possono avere pensando ai procuratori è distorta? A volte sì. Guardando al loro lavoro dall’esterno, senza poterci entrare per davvero fino in fondo, si rischia di ricavare impressioni non del tutto veritiere. Quante volte si è immaginato che un agente sportivo abbia speculato sul trasferimento di un giocatore, ipotizzando guadagni esorbitanti a causa delle commissioni? Altrettanto spesso si è pensato che qualche calciatore abbia ricevuto pressioni più o meno indebite per cambiare lido. E non è sempre colpa della moglie, a dirla tutta. Esiste forse questa idiosincrasia, almeno nel sentire comune: da un lato c’è il calcio romantico, in cui gli ultrà più puri a volte credono ancora, e dall’altro si staglia il presunto pensiero economico degli agenti, spesso percepito come spietato.

“Ci chiamavano sciacalli”, dice con autoironia il nuovo titolo di Pallavicino, che questo mondo lo conosce bene. E che può descrivere quelle figure a 360 gradi. Perché probabilmente non si tratta solo di trattare, mediare, gestire contratti e stilare strategie. Si scoprirà che, come per i manager dei musicisti, i procuratori diventano per i loro assistiti molto di più di un semplice agente: una figura di fiducia, spesso capace di rivelarsi un mental coach e perfino un amico. Di sicuro Carlo Pallavicino ha mosso i fili con maestria dietro le quinte per circa cinquant’anni, scrivendo pagine memorabili dello sport senza mai indossare una maglia da gioco. Quanti hanno l’occasione di entrare in confidenza con un atleta al punto di conoscerne pregi e difetti, fragilità e debolezze? Pochi. E lui è uno di questi. Non è un segreto: raccontando le sue esperienze, ha definito Gabriel Omar Batistuta un po’ tirchio: al momento di pagare il conto in pizzeria, Rui Costa “era più lesto”.

Così, nella costante e rapida evoluzione calcistica, dove i volti mutano nel giro di una stagione e i giocatori-bandiera sono merce sempre più rara, quella di Carlo Pallavicino è una testimonianza preziosa. Non è solo l’uomo dietro a operazioni storiche o il giornalista diventato mediatore: è un uomo che ha vissuto lo sport con l’anima, disegnando traiettorie dove gli altri passavano in punta di piedi. Immaginiamo che adesso Pallavicino osservi il calcio come chi lo ama ma non lo idealizza, tornando a essere una penna che racconta le sue scelte, con una visione lucida e schietta. E se ogni calciatore ha un procuratore, pochi hanno avuto un vero compagno di viaggio. Lui lo è stato. E forse lo è ancora.

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