Generazione di fenomene: Italia campione del mondo di volley

A un anno dallo storico oro di Parigi, ecco un altro appuntamento con la storia: Italia campione del mondo di volley.

Nel 2018 erano le ragazze terribili: giovani, spavalde e arrembanti. Oggi le donne della nazionale italiana di pallavolo sono la nostra meraviglia. Hanno raggiunto un livello di maturità tecnica e mentale che le ha rese imbattibili e, dopo ventitré anni dall’ultimo e unico precedente, sono tornate sul tetto del mondo con un successo palpitante contro la Turchia per 3-2. Un oro iridato che per molti era atteso perché le azzurre, da quando Julio Velasco è diventato il ct della nazionale femminile, stanno scrivendo la storia non solo del volley, ma di tutto lo sport. Erano la squadra da battere, le favorite, le giocatrici che avrebbero potuto sfatare il tabù dei Mondiali, manifestazione in cui l’Italia fino ad oggi aveva raccolto un successo del 2002, l’argento nel 2018 e il bronzo nel 2022.

Sul podio nelle ultime due edizioni, ma sempre con un po’ di amaro in bocca per un piazzamento che non riusciva a rendere completamente giustizia a una generazione di atlete eccellenti. Quest’anno tutti gli occhi erano sulla squadra italiana, che si presentava con l’oro olimpico al collo e con i successi delle ultime due edizioni di Nations League, l’ultimo ottenuto poco più di un mese fa. La cosa difficile delle aspettative è che vanno soddisfatte e le azzurre, con la loro spensieratezza e il loro enorme talento, ci sono riuscite, allungando a 36 la striscia di vittorie consecutive e regalando una gioia incontenibile a un Paese intero.

Una finale combattuta

La finale contro la Turchia è stata dura: l’Italia si è prima portata avanti 25-23, poi ha spento la luce nel secondo set, perso addirittura 13-25, ma nel terzo ha rialzato la testa e ha saputo mettere a terra i palloni più importanti, quelli decisivi, chiudendo 26-24 dopo una sfida a suon di ace e di attacchi tra Vargas ed Egonu, in cui la nostra opposta ha avuto la meglio. Nella quarta frazione di gioco le turche hanno ripreso a fare la voce grossa giocando benissimo con le centrali Erdem e Güneş e hanno impattato il match fermando il punteggio sul 19-25. La finale dei Mondiali 2025 si è decisa al quinto set: grande equilibrio tra le due formazioni fino al 7 pari, poi le azzurre si sono spinte fino al 12-8 e, con tre muri entusiasmanti di Fahr, Antropova e Sylla, hanno chiuso i conti. Campionesse olimpiche e mondiali: un binomio da sogno che rende l’idea del valore di questa squadra. Julio Velasco aveva plasmato la generazione di fenomeni con l’Italvolley maschile, trent’anni dopo possiamo certamente dire che questa è la generazione di fenomene.

Un aggettivo che si addice perfettamente a Moki De Gennaro, il nostro libero che a 38 anni chiude una carriera leggendaria in Nazionale: convocata per la prima volta nel 2006, piano piano è diventata insostituibile e anche quando, da domani, non vestirà più la maglia azzurra sarà il termine di paragone per qualunque atleta voglia giocare nel suo ruolo. È stata capace non solo di salvare palloni impossibili e di portare ordine in campo, ma anche di essere la vera leader di un gruppo che, quando è nato, era molto giovane e mancava di una guida. Lei si è dimostrata in grado di ricoprire questa veste con il suo carattere, il basso profilo, l’umiltà che ha trasmesso alle compagne. Il suo rapporto speciale con Paola Egonu ci dice tanto di quanto è stata preziosa anche nello spogliatoio. La sua storia con la Nazionale italiana si è conclusa come una favola: in una finale mondiale giocata e vinta contro la Turchia di suo marito Daniele Santarelli, proprio come avrebbe voluto.

Turchia domata nonostante una grande Vargas: Italia campione del mondo di volley

Il cammino fino alla finale

Il Mondiale in Thailandia ha dato prova del fatto che le azzurre sono certamente la squadra più completa e più forte al mondo soprattutto per la loro capacità di restare sempre dentro alla partita e di conservare grande lucidità e forse anche i colpi migliori per la parte conclusiva dei set, quando si decide tutto. Fino ad ora le avevamo sempre viste dominare ed esprimere una pallavolo strabiliante con automatismi collaudati ed estrema precisione, ma hanno dimostrato di saper vincere pure quando le cose non girano come previsto, persino senza esprimere il massimo del loro potenziale.

Questo torneo per l’Italia era iniziato con l’assenza pesante della schiacciatrice Alice Degradi, che dopo avere giocato un’eccellente VNL si è ritrovata, per una tremenda beffa del destino, a dover rinunciare alla partenza per un infortunio, come già accaduto l’anno scorso alla vigilia dei Giochi Olimpici. Un dispiacere enorme per una giocatrice troppo sfortunata e una seria preoccupazione per le sorti della squadra italiana, che ha dovuto correre ai ripari per trovare una banda alternativa da affiancare a Myriam Sylla. La soluzione è arrivata proprio dalle settimane di VNL, durante le quali è emersa la classe 2003 Stella Nervini, che nell’ultima stagione ha giocato in A1 a Firenze e che l’anno prossimo sarà tra le fila di Chieri. Durante la Nations League la giovane schiacciatrice ha ribaltato le gerarchie e ha dimostrato di saper dare sicurezza sia in difesa che in attacco, tanto da aver iniziato il Mondiale da titolare. Sulle altre scelte di Julio Velasco nessuna sorpresa: Alessia Orro in palleggio, Paola Egonu opposta, Sarah Fahr e Anna Danesi centrali e Monica De Gennaro libero, con una panchina sollecitata spesso e volentieri dal nostro CT e usata come arma in più rispetto alle avversarie.

L’Italia ha iniziato a mille il suo cammino vincendo agilmente le tre partite del girone contro Slovacchia, Cuba e Belgio: 3-0, 3-0, 3-1. Poi ha superato per 3-0 anche la Germania, guidata dalla banda di Novara Lina Alsmeier e dal tecnico italiano Giulio Cesare Bregoli. Stesso copione anche contro la Polonia nei quarti di finale: ennesimo 3-0 contro la formazione messa in campo da un altro ct del nostro Paese, Stefano Lavarini, e con diverse conoscenze del nostro campionato come l’opposta Magdalena Stysiak, che dal 2019 al 2023 ha vestito le maglie di Scandicci e Monza. Una dimostrazione di netta superiorità da parte delle azzurre, che hanno imposto la propria superiorità giocando con fluidità e sicurezza. “Ma non dobbiamo montarci la testa”, aveva detto Velasco, per non fare mai perdere alle sue giocatrici la concentrazione verso l’obiettivo finale.

La sfida contro il Brasile, infatti, è stata un’altra storia: una delle partite più combattute di sempre, una battaglia di nervi, un match sporco, con più errori e meno fluidità da parte delle azzurre. Colpa di un po’ di tensione in più rispetto al solito, comprensibile dato che l’Italia non aveva mai vinto contro il Brasile ai Mondiali, ma anche di un’avversaria eccellente. Danesi e compagne hanno dovuto fare i conti con i fantasmi del passato, a cominciare dalla dolorosa eliminazione subita ai Mondiali del 2022 proprio per mano delle verdeoro col punteggio di 3-1. Una sconfitta da cui è partita tutta la crisi dell’Italvolley femminile e a cui sono seguite le lacrime e lo sfogo di Paola Egonu, che minacciò di lasciare la Nazionale dopo gli ennesimi intollerabili commenti razzisti ricevuti, le tensioni tra il ct Mazzanti e le sue ragazze, che hanno portato alle esclusioni eccellenti della stessa Egonu, di Monica De Gennaro e di Caterina Bosetti dal progetto, fino al quarto posto agli Europei e al fallimento al torneo preolimpico.

La semifinale del 2025 è iniziata ricalcando in modo inquietante quella di tre anni prima: primo set sofferto e conquistato dal Brasile, secondo parziale in cui le azzurre hanno recuperato le avversarie, terzo dove il Brasile si è riportato avanti ai vantaggi con una prova superlativa della sua stella Gabi, la schiacciatrice più completa e più performante dell’ultimo decennio. Stavolta, però, nel quarto parziale di gioco non c’è stata la resa dell’Italia, ma l’ennesimo aggancio che ha allungato il match fino al tie-break. “Lì abbiamo mollato, qui nessuna di noi lo ha fatto”, ha spiegato Myriam Sylla. Nel quinto set, dopo essere state sotto 13-12, le azzurre si sono affidate al braccio di Paola Egonu, che non ha fallito, permettendo all’Italia di approdare in finale dopo sette anni.

Italia campione del mondo di volley, ventitré anni dopo

In semifinale e finale le azzurre non hanno espresso la loro pallavolo più brillante, ma hanno seguito il consiglio più importante di Julio Velasco: pensare sempre all’azione successiva, un pallone alla volta. Sono stati match condotti punto a punto, vinti di testa più che di potenza e in cui il contributo di tutte è stato decisivo. Paola Egonu e Kate Antropova si sono date il cambio in una staffetta che ha reso evidente il lusso che questa squadra può permettersi, stesso discorso per le palleggiatrici Alessia Orro, che contro il Brasile ha accusato un problema alla caviglia, e Carlotta Cambi. Stella Nervini ha fatto qualche passaggio a vuoto e Gaia Giovannini è subentrata per rinforzare il reparto, al centro Sarah Fahr e Anna Danesi sono sembrate meno incisive, eppure nelle fasi calde dei match sono state decisive anche loro. Myriam Sylla e Monica De Gennaro sono state, invece, i punti di riferimento: enormi prestazioni in difesa e sempre pronte a combattere su ogni pallone con la grinta che le contraddistingue.

Sarà scontato dirlo, ma questo titolo, forse ancor più di quello olimpico, è la dimostrazione di cosa significhi successo di squadra: si soffre insieme, si vince insieme. Uno dei tanti insegnamenti di Julio Velasco, arrivato sulla panchina azzurra nel momento decisivo, quando il gruppo andava ricostruito ma le giocatrici avevano raggiunto un livello di maturazione ottimale. Era tempo di raccogliere i frutti di tanto lavoro: in soli due anni l’Italvolley ha vinto l’oro olimpico, l’oro mondiale e due VNL, ovvero tutte le manifestazioni giocate. Uno strapotere da parte di una squadra ammirata in tutto il mondo, capace di segnare un’epoca.

L’unico trionfo iridato dell’Italia prima di oggi risaliva al 2002, quando il torneo iridato si giocò in Germania e la squadra, guidata da Marco Bonitta, riuscì a superare 3-2 in finale gli Stati Uniti. La bomber di allora era la friulana Elisa Togut, in palleggio c’era la leggendaria Eleonora Lo Bianco, in banda spiccavano le schiacciatrici Simona Rinieri e Francesca Piccinini, al centro Anna Vania Mello e Manuela Leggeri, libero una giovanissima e già eccezionale Paola Cardullo. Nomi che hanno fatto la storia del volley italiano e che mantengono un filo conduttore con la squadra di oggi grazie a Leggeri: nel 2002 era la capitana di quella squadra che salì sul tetto del mondo, oggi è nello staff di Velasco come assistente allenatore.

Dopo il trionfo a Parigi, Velasco disse subito che ripetersi sarebbe stato difficile, ma che il grande obiettivo della squadra era quello di conquistare anche il Mondiale, un torneo a cui lui teneva particolarmente perché con la Nazionale italiana maschile ne vinse due nel 1990 e nel 1994. Anche questa missione è stata completata. Sembra un sogno, invece è realtà: la squadra che oggi incarna la nostra meraviglia.

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