Come il bilancio dell’Inter è tornato in positivo dopo 30 anni

Il bilancio dell'Inter è finalmente ritornato in verde grazie alla ottima gestione di questi ultimi anni.

Il bilancio dell’Inter al 30 giugno 2025 ha fatto segnare un utile di poco superiore a 35 milioni di euro. Si tratta di un netto miglioramento rispetto alla stagione precedente, chiusa con un “rosso” speculare di 35 milioni. Parliamo del primo rendiconto positivo negli ultimi trent’anni di storia nerazzurra, che si accompagna al record assoluto per quanto riguarda il fatturato di una squadra italiana: 546 milioni, il 37% in più rispetto al 2023-24, un incremento che consente di superare il precedente primato appartenente alla Juventus 2018-19 (464 milioni, l’anno dell’arrivo di Cristiano Ronaldo).

L’aumento degli introiti nel bilancio dell’Inter

La stagione 2024-25 si è conclusa nel peggiore dei modi per i nerazzurri, in corsa per tutte le competizioni ma rimasti a secco di titoli, con tanto di storica disfatta in finale di Champions League persa 5-0 contro il Paris Saint-Germain, una ferita destinata a rimanere impressa nella mente dei tifosi. Tuttavia, come spesso accade per i fondi proprietari di club sportivi, talvolta la priorità resta la solidità economica rispetto ai risultati sul campo. La cavalcata europea, oltre a far vivere serate storiche anche in positivo, come la semifinale contro il Barcellona, ha rappresentato il principale motore dei ricavi per le casse nerazzurre: gli introiti complessivi sono stati di circa 190 milioni di euro, tra premi UEFA (137 milioni), botteghino, abbonamenti e bonus provenienti dagli sponsor.

La finale ha poi portato a un grosso incremento dei diritti tv, saliti da 176 a 264 milioni, compensando nettamente il calo dei proventi in ambito nazionale, dove nel campionato precedente la Beneamata aveva vinto lo scudetto. La partecipazione al Mondiale per Club estivo ha fruttato ulteriori 31 milioni grazie al superamento del girone. Un’altra voce chiave è quella dello stadio, con proventi vicini ai 100 milioni (98,8 per la precisione), sostenuti dall’aumento dei prezzi e dai frequenti sold out a San Siro. Sul fronte commerciale, infine, sponsor, royalties e merchandising hanno portato 142 milioni. Per quanto riguarda la gestione della rosa, i ricavi record hanno compensato l’aumento degli stipendi, causato principalmente dagli onerosi rinnovi di contratto di Lautaro Martínez e di Nicolò Barella, che hanno fatto salire il costo dei tesserati da 196 a 219 milioni.

Il patrimonio netto è ora negativo per soli 12,3 milioni, in netto miglioramento rispetto ai quasi 100 milioni di deficit dell’anno precedente. Questo grazie all’utile già menzionato ma anche a versamenti e conversioni di precedenti finanziamenti con cui, nel corso della stagione 2024-25, Oaktree ha versato nelle casse della società 52 milioni di aumento di capitale, andando così a migliorare il patrimonio netto. Il presidente Beppe Marotta ha commentato lo storico risultato in questo modo:

Oaktree ha assicurato al club professionalità, visione strategica, una governance e una disciplina finanziaria solide. Sono questi i principi su cui dobbiamo basare il nostro lavoro per fare in modo che lo storico risultato possa ripetersi nel lungo termine.

Una crescita graduale dopo il Covid

Il significato di questi numeri e di questi conti si comprende più chiaramente se si allarga la prospettiva agli ultimi anni nerazzurri, specialmente dopo la pandemia. Nel 2020-21 l’Inter ha registrato il primato per il bilancio più negativo della sua storia, chiudendo con un deficit di 246 milioni. Nonostante il raggiungimento del diciannovesimo scudetto sotto la guida di Antonio Conte, i tagli dovuti al Covid sono stati troppo pesanti, mettendo a serio rischio la stabilità economica di molte società sportive di vertice. In particolare, la chiusura degli stadi ha impedito l’ingresso di decine di milioni che, come visto, rappresentano una parte cruciale dei ricavi della società milanese.

A partire da tale risultato negativo, la precedente proprietaria Suning ha iniziato a ridurre gli investimenti, spingendo verso un’autogestione orientata al risanamento del debito, senza tuttavia sacrificare la competitività necessaria alla qualificazione in Champions League, obiettivo minimo per non andare incontro a un tracollo finanziario. Importante è stato l’ingresso di nuovi sponsor come Socios.com, DigitalBits e Lenovo, che hanno portato liquidità e accresciuto costantemente l’appeal del brand Inter a livello globale.

Il bilancio della stagione successiva, la 2021-22, segna l’inizio di una ripresa, registrando il record di ricavi per il club fino a quel momento (circa 440 milioni) e riducendo il disavanzo a 140 milioni. Un trend che prosegue nel 2022-23: si tratta dell’annata conclusa con l’approdo in finale di Champions a Istanbul, che ha generato grandi introiti provenienti dalla UEFA e dai diritti tv, oltre che il primo anno con gli stadi aperti dopo la pandemia. Tutto ciò, insieme all’accordo di nuove sponsorizzazioni come Paramount+ e U-Power, ha permesso di continuare l’operazione di risanamento finanziario del club, con un ulteriore decremento delle perdite pari a 55 milioni di euro.

L’anno successivo, il 2023-24, oltre allo storico traguardo sportivo della seconda stella vede il già menzionato rosso pari a 35 milioni, ma con un ulteriore miglioramento. Il 22 maggio 2024, inoltre, avviene il passaggio di proprietà da Suning a Oaktree, che nel primo trimestre del 2024-25 provvede a un’importante ricapitalizzazione di 47 milioni di euro, dimostrando l’impegno verso il raggiungimento della tanto agognata stabilità finanziaria. Un cammino di risanamento che, stagione dopo stagione, ha trovato nuove spinte grazie ai risultati sportivi. Sul campo, infatti, il merito della crescita economica e sportiva va condiviso tra Beppe Marotta e Piero Ausilio, abili nel gestire il mercato e nel mantenere la competitività della rosa, insieme a Simone Inzaghi, l’allenatore che ha accompagnato la rinascita nerazzurra, affermandosi allo stesso tempo come uno dei top mondiali.

Il fattore Inzaghi

Inzaghi si è rivelato l’allenatore perfetto a cui affidare la squadra dopo la pandemia: Antonio Conte aveva lasciato dopo lo scudetto, in disaccordo con la società per le limitate garanzie sul mercato; il tecnico piacentino veniva da una lunga esperienza alla Lazio dove aveva raggiunto notevoli risultati, presentando al palcoscenico internazionale giocatori prima poco conosciuti, come Sergej Milinković-Savić e Luis Alberto, facendo rendere sopra le aspettative altri interpreti, anche di contorno, come Lulić, Marušić e Patric. È riuscito a riportare i biancocelesti in Champions League dopo molti anni ed è anche arrivato vicino a lottare per il titolo, oltre a vincere qualche Coppa Italia e Supercoppa Italiana. Arrivato in un’Inter reduce dallo scudetto ma costretta in estate a vendere i suoi uomini chiave, ossia Romelu Lukaku e Achraf Hakimi, oltre all’impossibilità di contare sull’apporto di Christian Eriksen, il tecnico piacentino ha dovuto iniziare un’operazione di ricostruzione della rosa, seppur partendo da una base solida. Alcuni protagonisti hanno delineato la spina dorsale della squadra e ancora oggi sono presenti nella formazione titolare nerazzurra, come Alessandro Bastoni, Nicolò Barella e Lautaro Martínez.

Durante ogni sessione estiva l’Inter aveva l’obbligo di vendere prima di comprare. Ai blocchi di partenza non veniva inserita come favorita per lo scudetto, nemmeno nella stagione 2023-2024, quella della seconda stella. A far ricredere gli opinionisti è stato il grande lavoro dell’allenatore, che ha mostrato tutto il suo valore, dando un’impronta tattica alla squadra: a detta di molti, mai i nerazzurri avevano espresso un calcio così pulito e piacevole da vedere.

Inzaghi è riuscito a sfruttare il potenziale della rosa a disposizione anche oltre le aspettative: ha valorizzato alcuni elementi provenienti dal vivaio, primo fra tutti Federico Dimarco. Inoltre ha aumentato il valore di altri, come Denzel Dumfries, e riportato ai massimi livelli giocatori che parevano aver esaurito le proprie motivazioni, tra cui Darmian, Acerbi, De Vrij, Džeko, Mkhitaryan. Ha saputo inoltre capitalizzare acquisti a basso costo o a parametro zero, come Hakan Çalhanoğlu, Marcus Thuram e lo stesso Mkhitaryan. Grazie al suo lavoro, l’allenatore è riuscito ogni anno a ribaltare i pronostici e a far diventare l’Inter una presenza stabile nell’élite del calcio europeo.

La “pecca” della gestione Inzaghi, paradossalmente, sono stati proprio i risultati sul campo: in quattro anni il club milanese è tornato a vincere le competizioni nazionali minori, come Coppa Italia (due volte) e Supercoppa italiana (tre volte), ma ha trionfato solo una volta in Serie A, seppur dominando nettamente il torneo e conquistando il traguardo storico della seconda stella. Sotto la sua guida, poi, l’Inter è riuscita a rimanere competitiva in ambito europeo, cosa che non accadeva dal triplete, arrivando per due volte in finale di Champions nel giro di tre anni. Nel 2022-23 l’approdo all’atto conclusivo non era nemmeno immaginabile ai blocchi di partenza, a fronte anche di un disastroso terzo posto con 12 sconfitte, che aveva addirittura fatto pensare a un avvicendamento in panchina. Tuttavia, l’Inter è andata più vicina alla conquista della coppa contro il Manchester City di Guardiola rispetto a quanto visto contro il Paris Saint Germain di Luis Enrique: in Italia da molti era considerata quasi favorita nello scontro contro i francesi, forse anche perché sembrava che il destino fosse dalla sua parte dopo aver battuto il Bayern Monaco e soprattutto il Barcellona di Lamine Yamal, in una doppia semifinale folle decisa all’ultimo minuto nella bolgia di San Siro.

In campionato, invece, il bel gioco ha portato al massimo risultato solo una volta. La sensazione di molti è che, nelle altre stagioni, lo scudetto sia stato più perso dall’Inter che vinto da Milan e Napoli: nel 2021-22, pur partendo da sfavoriti, i nerazzurri hanno ribaltato i pronostici, salvo poi perdere terreno nel girone di ritorno, con le due sconfitte chiave nel derby contro il Milan di Stefano Pioli e nel recupero contro il Bologna, che ha segnato il definitivo sorpasso in classifica. L’ultima annata invece ha visto diversi alti e bassi, ma dopo una rimonta nel finale la Beneamata ha visto sgretolarsi tra le proprie mani lo scudetto, pareggiando alla penultima giornata in casa contro la Lazio.

Sebbene sul campo siano arrivate anche alcune pesanti delusioni accanto alle gioie, sul piano economico-finanziario la gestione di Inzaghi, insieme al lavoro del presidente Beppe Marotta, ha portato l’Inter a risollevarsi, riducendo ogni anno le perdite e chiudendo l’ultimo bilancio in positivo. Si tratta di un risultato straordinario, ottenuto grazie all’impegno congiunto di tutte le forze. Ora è possibile, forse necessario, attuare un graduale rinnovamento della rosa, che rimane una tra le più vecchie in Serie A e in Europa, inserendo forze fresche e giovani. Come già accaduto con il nuovo tecnico, Cristian Chivu, una scelta che sembra indicare la volontà di dare continuità a un ciclo fondato su sostenibilità e identità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *