De Zerbi e Gattuso si sono affrontati di nuovo

Roberto De Zerbi e Gennaro Gattuso sono due allenatori che, nonostante abbiano intrapreso percorsi differenti, sia in campo che in panchina, condividono un amore viscerale per il proprio mestiere. Gattuso è conosciuto per il suo carattere impulsivo, per la grinta che metteva in campo e di cui tuttora fa mostra in panchina. I soprannomi non sono mai dati per caso e Ringhio è forse uno dei più azzeccati della storia dei nomignoli sportivi italiani: il suo spirito combattivo lo ha reso famoso in tutto il mondo, come un vero e proprio marchio di fabbrica.

De Zerbi, invece, è noto per essere un convinto sostenitore del fatto che il risultato debba per forza passare dal bel gioco. In tutte le squadre che ha avuto modo di allenare ha sempre predicato il coraggio di praticare un gioco propositivo, fondato sulla ricerca del dribbling e del pressing alto. Una filosofia che ha esplicitato più volte in interviste più o meno ufficiali, tra giornali e Bobo TV, ma soprattutto sul rettangolo verde.

Le sfide emozionanti e mai banali che li hanno visti opposti sono il frutto di una dicotomia inscindibile, una scintilla provocata dall’attrito tra una grande differenza tra loro, quella della proposta di gioco, e un evidente tratto in comune: la viscerale passione che entrambi nutrono per il gioco e l’urgenza di trasmetterla ai loro giocatori. Il bilancio attuale ci dice che è stato Ringhio a trionfare più volte: cinque successi per lui, a fronte di quattro pareggi e dei tre soli successi del tecnico bresciano. Un dato forse in parte viziato dal calibro delle squadre allenate fin qui da due, soprattutto in patria: se Gattuso può dire di aver guidato due vere big come Milan e Napoli, De Zerbi ha da parte sua solo esperienze con squadre di fascia medio-bassa come Benevento e Sassuolo.

A due anni e mezzo dall’ultima volta, i due coach si sono affrontati di nuovo, seppur su un palcoscenico diverso da quello nazionale. Le squadre che attualmente guidano, il Marsiglia e il Brighton, si sono infatti contese il primo posto nel girone B di Europa League. La battaglia alla fine ha sorriso agli inglesi, ma per scoprire come abbia fatto De Zerbi a strappare lo scettro del raggruppamento al collega calabrese è forse necessario fare alcuni passi indietro e capire in che modo si è evoluta negli anni la loro, se così si può chiamare, rivalità.

 

Gli esordi in C e il nuovo incontro in A

Per arrivare al primo capitolo di questa storia bisogna riavvolgere il nastro fino al 2016. La prima occasione che vede opposti i protagonisti del nostro racconto è la doppia finale dei playoff di Lega Pro. Un incontro carico di tensione, con due squadre ambiziose che sono arrivate all’ultimo ostacolo prima del ritorno in Serie B. Gattuso allena il Pisa, secondo classificato nel girone B, mentre De Zerbi è alla guida del Foggia, secondo nel girone C e vincitore della Coppa Italia di Lega Pro.

Il Pisa è una squadra scorbutica, sportivamente cattiva, non emozionante ma tremendamente efficace. Nel bel mezzo di una situazione societaria poco chiara, che si risolverà l’anno successivo con un passaggio di proprietà atteso in città come una vera e propria liberazione, Gattuso riesce a fare quadrato trascinando dalla sua parte spogliatoio, città e stampa. Tutto l’ambiente è un tutt’uno con il suo condottiero, che guida il gruppo fino all’ultimo atto della contesa per la Serie B.

Il Foggia, invece, è tutta un’altra storia. I rossoneri sono una delle corazzate del girone C e dell’intera categoria, preceduti in classifica solo da un quasi imbattibile Benevento. Il Foggia gioca in modo sbarazzino ed è una macchina da gol, forte anche della presenza di un bomber apparentemente inarrestabile come Pietro Iemmello. Tutto il contrario del Pisa, che di gol ne fa pochi ma ne subisce ancora meno.

Da una parte la solidità difensiva e il carattere da pugile incassatore, dall’altra lo spettacolo e la cura maniacale della fase offensiva. Tutti gli ingredienti per una finale che è anche uno scontro ideologico applicato al pallone, che gli addetti ai lavori battezzano come ultimo atto prima del trionfo dezerbiano.

La finale d’andata si gioca a Pisa ed è un incontro teso e palpitante. Complici alcuni errori individuali dei difensori nel tentativo di impostare una proposta di costruzione dal basso, che si sono rivisti spesso anche nella parentesi a Brighton, il Foggia va subito sotto 2-0, salvo riuscire a riportare il risultato in parità prima dell’intervallo. Nel secondo tempo, tuttavia, i toscani segnano altre due reti, fissando il punteggio sul 4-2 grazie ad un bolide di Edgar Çani e a un rigore di Daniele Mannini. La gara di ritorno si gioca a Foggia ed i Satanelli dovrebbero vincere 2-0 per essere promossi. Tuttavia, con il punteggio ancora inchiodato sullo 0-0, Gattuso diventa il bersaglio del lancio di bottigliette da parte dei tifosi foggiani, che già prima del fischio d’inizio avevano iniziato a infastidire non poco il tecnico neroazzurro.

L’adrenalina è a mille e rischia di giocare brutti scherzi. De Zerbi cerca di invitare Gattuso a riprendere il suo posto in panchina scatenando l’ira del non certo serenissimo mister pisano: i due quasi arrivano alle mani, prima che le intere panchine e i giocatori in campo li dividano evitando il peggio. Il clima infernale dello “Zaccheria” spinge il Foggia sull’1-0, ma non basta e nel finale arriva anche la beffa. Umberto Eusepi segna in contropiede il gol che vale l’1-1: appena la palla varca la linea l’arbitro fischia tre volte, il Pisa è in Serie B e va a festeggiare negli spogliatoi, guadagnando in fretta il tunnel che porta nella pancia dello stadio per evitare che ulteriori oggetti volino sulle teste neroazzurre.

Gattuso viene colpito dalle bottigliette lanciate dai tifosi locali e il gioco viene interrotto.

 

Flash forward. Passa un anno e mezzo e i due si incontrano di nuovo. La carriera ha portato entrambi in Serie A, seppur su due panchine di lignaggio opposto.

Dopo 14 giornate, il Benevento è abbondantemente ultimo in classifica con zero punti accumulati. Nessuna squadra nell’intera storia della massima serie aveva mai fatto peggio a quel punto della stagione e l’arrivo di De Zerbi al posto di Baroni non si è rivelato la boccata d’ossigeno che l’intera città sperava di respirare.

Anche il Milan, momentaneamente fuori dalla zona Europa, ha da poco cambiato allenatore: la proprietà ha deciso di provare ad invertire la rotta esonerando Montella e promuovendo Gattuso dalla Primavera. L’esordio di Ringhio sulla panchina rossonera arriva proprio contro il Benevento di De Zerbi.

Dopo aver chiuso in svantaggio all’intervallo, il Benevento pareggia con Puscas nei primi minuti della ripresa. È tuttavia una gioia effimera, strozzata dal gol del nuovo sorpasso rossonero appena sette minuti più tardi. Al minuto 95, però, accade l’imponderabile. Nell’ultima disperata offensiva dei sanniti, Brignoli sale in area di rigore e incorna il pallone, pareggiando la gara e consegnando il primo punto in serie A al Benevento. Piccolo dettaglio da non sottovalutare, nel racconto dell’epica di questo gol: Brignoli di mestiere fa il portiere e non è esattamente un habitué quando si tratta di gonfiare la rete.

Brignoli corre ad abbracciare la panchina dopo aver segnato il gol del pareggio.

 

Anche la gara di ritorno si rivela affascinante e mistica, sensazioni forse dettate dalla sacralità del teatro in cui si gioca: San Siro. Il Milan pare tagliato fuori dalla corsa per la qualificazione in Champions League, mentre il Benevento, pur con qualche segnale di ripresa, è ormai da considerarsi a un passo dal poter programmare la stagione successiva in Serie B.

C’è un uomo, in quel Benevento, che De Zerbi ha già avuto in rosa a Foggia e al cui nome ha legato molte delle sue precoci fortune. È proprio quel Pietro Iemmello che aveva (quasi) spalancato le porte della B a De Zerbi e che a Gattuso aveva già segnato nella finale di andata dei playoff del 2016. In questa giornata milanese, Iemmello è un assassino che torna sul luogo del delitto, un anno dopo aver castigato l’Inter a San Siro con una doppietta con addosso la maglia del Sassuolo. Il Milan prova a riprenderla, i sanniti restano anche in dieci per il rosso a Diabaté ma resistono e portano a casa un risultato di grande prestigio, rinviando una retrocessione ormai scontata.

La Scala del Calcio è conquistata, De Zerbi vendica la sconfitta che Gattuso gli ha impartito due anni prima. In tutta la stagione, seppur con mezzi decisamente inferiori a quelli della squadra del collega-rivale, De Zerbi non ha mai perso contro il Milan di Gattuso.

 

La serie positiva di Gattuso

La bilancia, però, inizierà a pendere drasticamente dalla parte di Ringhio già dall’anno successivo. Nel 2018 De Zerbi passa al Sassuolo e per il tecnico bresciano arrivano ben quattro sconfitte di fila contro le squadre di Gattuso, nello specifico il Milan nella stagione 2018-19 ed il Napoli nella seconda parte della stagione 2019-20.

La gara che offre più spunti ed un andamento più netto è Sassuolo-Milan 1-4 del settembre 2018, nella quale i contropiede rossoneri mettono in ginocchio la compagine emiliana. In altre circostanze, invece, pure al netto del differente valore degli organici, i match risultano più equilibrati e, in taluni casi, determinati dal caso e dalla concatenazione di eventi.

Nel calcio spesso si dice che la sfortuna è l’alibi di chi perde, ma De Zerbi ha tutte le ragioni per appellarsi alle malignità della sorte, specie nel match di ritorno vinto 1-0 dai rossoneri ed in Sassuolo-Napoli 1-2 del dicembre 2019: due incontri decisi solo da un autogol. Quello contro i partenopei fa particolarmente male, visto che Obiang buca il proprio portiere al 94′, a partita praticamente finita, spezzando così l’andamento di un incontro contrassegnato dall’equilibrio fino agli ultimi secondi.

 

De Zerbi trova sempre il modo

La serie di sconfitte in fila disturba il sonno di De Zerbi, che studia una maniera per prendere le contromisure a Gattuso ed evitare ulteriori sconfitte. I frutti della ricerca teorica vengono raccolti per la prima volta nella  stagione 2020-21. Il Sassuolo passa al 3-4-2-1, sistema con il quale riesce a scardinare il 4-4-2 napoletano e sbancare l’allora stadio San Paolo. Gli ospiti, pur correndo qualche rischio nel primo tempo, nella ripresa capitalizzano il coraggioso atteggiamento tattico e vincono 2-0 grazie ai gol di Locatelli e Maxime Lopez.

La partita di ritorno, invece, è una sfida spettacolare, tra colpi di scena, autoreti e calci di rigore. Gattuso si trova, forse suo malgrado, trascinato una vera e propria fiera del gol, col risultato che viene fissato sul 3-3 nei minuti finali, dal dischetto, per merito di Ciccio Caputo. Una giornata che palesa i limiti difensivi delle due squadre, ma anche l’innata capacità dei due allenatori di mettersi in difficoltà a vicenda.

A differenza dei primordiali incontri tra De Zerbi e Gattuso, le ultime sfide in Serie A tra i due fanno emergere la tendenza di entrambi a cercare di superare l’avversario segnando un gol in più, piuttosto che cercare di prenderne uno in meno. Se questa è sempre stata, più o meno, l’impostazione delle squadre di De Zerbi, non sempre si è potuto dire lo stesso, negli anni precedenti o futuri, di quelle di Gattuso.

Appare evidente quindi che quando il lombardo e il pugliese si trovano a pochi metri di distanza, ognuno seduto sulla propria panchina, scatta qualcosa di diverso rispetto alle logiche di sempre. Che sia dal punto di vista tattico, come accaduto negli anni a De Zerbi, o concettuale e di approccio alla gara, come palesato dagli undici gattusiani. Un fil rouge che possiamo trovare anche nelle battaglie sportive più vicine nel tempo, come il 2-2 tra Marsiglia e Brighton.

 

L’equilibrio nella gara d’andata

De Zerbi è sempre stato fedelissimo al suo 4-2-3-1, ma contro il Marsiglia questo sistema non ha portato i risultati sperati. Gattuso in fase difensiva ha incaricato Aubameyang e Harit di andare a impedire la ricezione dei due registi avversari, in modo da bloccare completamente il punto di forza del Brighton. Inoltre, Veretout si posizionava alle loro spalle in modo da ottenere una superiorità numerica.

La struttura di pressing del Marsiglia nella gara d’andata.

 

Quando il Marsiglia ripiegava, si schierava con un compatto 4-4-2, in modo da bloccare il centro, spingere gli avversari verso l’esterno e chiuderli in quella zona di campo. De Zerbi ha quindi dovuto cambiare sistema per impensierire gli avversari, passando ad un 4-3-3. In questo nuovo impianto tattico è stato fondamentale l’inserimento di Joao Pedro al posto di Ansu Fati e quello di Gilmour al posto di Dahoud. La pressione dell’OM non ha più funzionato come prima, dato che, quando Veretout si alzava in pressing, rimaneva libero alle sue spalle Joao Pedro, il quale non affiancava Welbeck ma ripiegava come mezzala. La gestione della palla di Gilmour ha poi contribuito a smuovere il blocco medio marsigliese, così come il meticoloso posizionamento delle mezzali nei mezzi spazi.

Veretout sale in pressione su Gilmour, quindi si libera alle sue spalle Joao Pedro.

 

Nella metà campo avversaria, i principali pericoli sono nati dalla catena di sinistra: il Brighton quest’anno sviluppa il 40% delle proprie azioni sul lato mancino e ne abbiamo avuto prova anche contro la squadra francese. Lamptey e Mitoma hanno seminato il panico nella seconda frazione: in occasione del primo gol, l’inglese e il giapponese si scambiano il pallone penetrando in area di rigore, poi il numero 22 serve Gross in area con un preciso cutback.

Il Marsiglia viene attirato sul lato destro, e Gross rimane libero in area di rigore.

 

Nei minuti finali del match, lo stesso Lamptey si guadagna un prezioso calcio di rigore, che verrà poi trasformato da Joao Pedro, assicurando il risultato finale di 2-2.

Da quando è arrivato in Provenza, anche Gattuso ha utilizzato con maggiore frequenza il 4-2-3-1 che, nella partita in questione, ha assunto le sembianze di un 4-4-2 in fase di non possesso. L’OM ha creato i pericoli principali da situazione di transizione positiva, sfruttando gli errori avversari e la velocità dei propri attaccanti. Il secondo gol deriva da un errore di Dunk, il quale ha lasciato palla ad Harit, che ha poi servito Veretout tutto solo in area di rigore.

Veretout attacca lo spazio in mediana lasciato vuoto dal Brighton, nel tentativo di sviluppare esternamente.

 

Il Marsiglia, come il Brighton, predilige sviluppare il 40% delle azioni su un lato specifico, che però è quello destro. La sfida si è pressoché giocata sullo stesso corridoio per entrambe le formazioni, che hanno ottenuto dalla solita corsia vantaggi e svantaggi in ugual misura. Il primo gol della gara è frutto di un uno-due tra Clauss e Ndiaye, per servire poi Mbemba in area di rigore.

Clauss scarica su Ndiaye e si smarca alle spalle di Dahoud per andare a ricevere di nuovo.

 

Visti gli inserimenti costanti di Clauss, Mitoma è stato spesso chiamato a ripiegare nella propria metà campo ma la sua poca abitudine nel difendere lo ha portato a subire il duello col francese, che non è neanche stato l’unico a metterlo in difficoltà nella serata di Marsiglia.

Mitoma rischia di concedere un calcio di rigore al Marsiglia.

 

Il Brighton ribalta la classifica al ritorno

Se la prima sfida è stata molto equilibrata ed entrambe le squadre hanno cercato con insistenza il gol, al ritorno la partita è stata dominata dai padroni di casa. Dato che il Marsiglia occupava la prima posizione in classifica con un punto in più del Brighton, Gattuso ha puntato più a difendere il pareggio: una scelta facile da individuare già alla lettura delle formazioni ufficiali. Per garantirsi maggiore copertura durante l’intero arco della partita, Ringhio ha scelto un 4-4-2 che in fase di ripiegamento diventava 5-3-2. Clauss è stato schierato esterno destro, in modo che in fase di possesso potesse spingersi in avanti senza pensare a difendere eventuali transizioni. Al minuto 15, infatti, ha impensierito subito gli avversari con una traversa colpita dalla lunga distanza, mentre in fase di non possesso era Bamo Meïté ad aiutarlo nel raddoppio su Mitoma.

Mitoma viene raddoppiato da Meïté e Clauss.

 

A questo punto, i Seagulls si sono trovati ad affrontare il peggiore dei loro incubi: un blocco basso. Il Brighton ha sempre dimostrato di saper superare con grande facilità il pressing avversario ma quando si è trovato a gestire il pallone contro avversari chiusi ha manifestato più di qualche difficoltà. Un po’ come il Foggia contro il Pisa in quell’ormai lontano 2016.

Dieci giocatori del Marsiglia ripiegano nell’ultimo terzo di campo.

 

A questo punto De Zerbi ha dovuto escogitare una strategia per scardinare la contromossa del rivale, in modo da poter entrare in area di rigore e generare conclusioni pericolose.

La prima curiosità che possiamo notare è quella dei laterali bassi, entrambi mancini ed entrambi praticamente senza esperienza nel ruolo deciso per loro dal coach. A destra ha giocato Hinshelwood, nato centrocampista, mentre a sinistra è stato schierato Igor, che ha sempre giocato come centrale di difesa, o braccetto nella difesa a 3. Una scelta propedeutica a trasformare la circolazione di palla nel terzo centrale di campo, facendo mutare pelle al Brighton nel giro di pochi metri.

Se in fase di prima costruzione, infatti, il modulo di riferimento era il 4-2-4, avanzando nel campo la squadra di De Zerbi cambiava disposizione schierandosi in una sorta di 3-1-5-1, con Igor che diventava appunto braccetto nella difesa a 3 e Hinshelwood che si schierava a centrocampo. In questo modo tutti e cinque i corridoi del gioco di posizione venivano occupati, lasciando libero Joao Pedro di fare la scheggia impazzita, il caos organizzato deputato a creare superiorità contro la linea difensiva marsigliese.

Nel 3-1-5-1 del Brighton, Buonanotte è l’uomo privo di marcature tra i sei davanti.

 

Questo sistema ha aiutato ad oltrepassare la muraglia francese, ma il risultato è rimasto inchiodato sullo 0-0 per tutta la partita. La pazienza ha deciso di premiare il Brighton solo dopo 88 minuti di gioco. Un tempo lungo, in cui la squadra di De Zerbi non si è mai allontanata dai propri principi continuando ad attaccare incessantemente in una maniera ben definita, giungendo finalmente al gol del vantaggio.

La partita è terminata 1-0 e il Brighton ha vinto il girone con 12 punti, superando il Marsiglia di due lunghezze proprio sul più bello. Ad ogni modo, anche Gattuso ha di che sorridere, seppur a denti stretti e al prezzo di qualche notte insonne per la rabbia generata da un risultato sfavorevole. La disciplina con cui il suo Marsiglia ha resistito per larghissima parte dell’incontro agli assalti degli inglesi è senza dubbio un motivo di soddisfazione per il mister di Corigliano.

I Seagulls di De Zerbi sono passati direttamente agli ottavi di finale, mentre gli uomini di Gattuso se la dovranno vedere ai preliminari con lo Shakhtar Donetsk. Le loro traiettorie da allenatori professionisti sono ancora nella fase iniziale e li aspettano ancora molti anni ad alti livelli. Con un misto di diffidenza reciproca e di profondo rispetto per il lavoro del collega, i due stanno sicuramente aspettando di incontrarsi di nuovo per mettere alla prova i propri progressi e quelli dell’altro.

 


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catenaccio

Di Francesco Bonsi

Ho 16 anni, lavoro come match-analyst in una squadra di Prima Categoria, e vivo di calcio. Amo sconfinatamente Roberto De Zerbi e i suoi discepoli.