Gift Orban alla ricerca della strada perduta

Dopo la delusione in Francia, Gift Orban si vuole rilanciare con l'Hoffenheim.

Disposti sul rettangolo verde, i calciatori compiono le ultime manovre di riscaldamento in attesa che l’arbitro dia il via al secondo tempo dell’incontro tra Standard Liegi e Gent. Le labbra del signor Jan Boterberg sono ancora sul fischietto quando, di prima intenzione, il numero 20 del Gent scaglia un tiro che nello spazio di tre secondi netti attraversa tutta la metà campo avversaria, stampandosi sulla traversa. Il divertito stupore dei telecronisti belgi si sovrappone allo sguardo visibilmente scosso del portiere dello Standard il quale, nemmeno in posizione tanto avanzata, si è appena visto piombare addosso un colpo di mortaio che, sebbene non andato a segno, rappresenta più delle tante reti il momento di onnipotenza che in quei mesi sembra attraversare Gift Orban.

Maggio 2023: il non gol dell’anno

 

Un rapido declino

Era il maggio del 2023 e solo una ventina di minuti prima il giovane nigeriano aveva segnato il gol del vantaggio, ultimo di una serie di 16 centri in 17 partite che suggellava una delle più folgoranti ascese a cui il calcio europeo abbia assistito negli ultimi anni. Una settimana più tardi, contro il Cercle Bruges, Orban metteva a segno una tripletta, la terza con la maglia del Gent, che solo quattro mesi prima lo aveva acquistato dai norvegesi dello Stabæk per poco più di 3 milioni di euro.

Numeri difficili da ignorare, che calamitano le attenzioni di club come Lille, Eintracht Francoforte e persino Tottenham che – alla ricerca di un sostituto per il partente Kane – si vocifera abbia pronta un’offerta da 30 milioni di euro. Man mano che le voci si rincorrono però la bolla comincia a sgonfiarsi. Alla ripresa della stagione agonistica la frequenza di circa un gol ogni 80 minuti mantenuta fino alla fine del campionato precedente è già un ricordo. Convocato dopo lunga attesa con le Super Eagles, il reclamo sporto dalla Federazione del Togo (a suo dire in possesso di documenti che ne proverebbero la nazionalità togolese) che a settembre 2023 impedisce al commissario tecnico José Peseiro di schierarlo per le qualificazioni alla Coppa d’Africa è il segno che il vento sta cambiando.

La tripletta segnata al Pogoń Stettino nel secondo turno di Conference League riaccende brevemente il fuoco di Gift Orban, che nei mesi seguenti trova nella terza competizione continentale la vetrina attraverso cui tenere vivo l’interesse dei sempre meno numerosi pretendenti. In campionato invece le reti calano vistosamente, come i minuti in campo. Il tiro che Orban scaraventa addosso a Mignolet in una partita di Coppa del Belgio contro il Club Bruges è l’atto finale di una storia forse protrattasi oltre il necessario e che si conclude esattamente dodici mesi fa con la frettolosa cessione al Lione, che scommette 15 milioni su un giocatore già in via di ridimensionamento.

A Lione Orban è accolto da una squadra in lotta per non retrocedere e alle prese con una crisi finanziaria che minaccia la sua stessa sopravvivenza: un contesto tutt’altro che idilliaco per un giocatore giovanissimo, privo di esperienza e soprattutto in cerca di conferme.

Ancor prima di scendere in campo, Gift Orban si fa notare su Instagram, dove non passa inosservato un commento lasciato sul profilo della cantante Aya Nakamura che solleva qualche dubbio circa il tipo di fame con la quale il nigeriano sia arrivato in Francia. I suoi stessi atteggiamenti catalogabili in una gamma di aggettivi che a seconda delle fonti va da “maligni” a “maldestri” nei confronti dei compagni, alimentano le voci circa una personalità oltremodo singolare. La situazione di emergenza però non ammette periodo di prova e Orban si vede immediatamente gettato nella mischia, a metà di una partita già compromessa dove il Lione sta perdendo in casa per 3-0 contro il Rennes.

Non si può dire che il tecnico Pierre Sage manchi di fiducia nei confronti del nuovo arrivato, che una settimana dopo parte titolare nel tridente accanto a Nuamah e al capitano Lacazette. Il successo sull’Olympique Marsiglia è il viatico per il primo sigillo con la nuova maglia, in Coppa di Francia: un’incursione palla al piede oltre la linea dei difensori, propiziata da una verticalizzazione illuminante di Rayan Cherki.

Un invito a nozze per Orban, che fa del campo aperto uno dei suoi terreni di caccia prediletti. Ma quando la stagione comincia ad avviarsi verso un insperato lieto fine, qualcosa sembra rompersi nel processo di inserimento del nigeriano, il cui appannamento procede di pari passo con la risalita in classifica della squadra. Bisogna aspettare due mesi perché il nome di Gift Orban compaia nuovamente nell’elenco dei marcatori, ancora in Coppa di Francia, quando chiude la semifinale contro il Valenciennes con un piatto da distanza ravvicinata dopo essere subentrato a Lacazette. Destino che si ripete una settimana più tardi in campionato contro il Nantes e che certifica uno status di 12° uomo primo rimpiazzo del capitano – che si deteriora in questa prima parte di stagione, dove il Lione si batte per l’accesso alle coppe europee ma Orban vede progressivamente ridursi lo spazio a disposizione.

Il primo gol di Orban con la maglia del Lione

 

Tre sole partite disputate in campionato, l’ultima tre mesi fa, due gol: entrambi nella rimonta sullo Strasburgo risalente addirittura ad agosto. Ultima, provvidenziale passerella il 7 novembre scorso, in Europa League. In campo dal primo minuto al solo scopo di far rifiatare Lacazette, Orban gli fa posto dopo un’ora con il Lione sotto 1-0 contro i tedeschi dell’Hoffenheim. Finirà 2-2 con gol nel recupero del capitano francese ma anche con un’inaspettata soluzione per la situazione di stallo venutasi a creare. Il 2 gennaio infatti è proprio l’Hoffenheim ad annunciare l’acquisto dell’attaccante nigeriano per 9 milioni di euro più bonus. Un’operazione a titolo definitivo che dimostra la serietà delle intenzioni del club tedesco ma anche il ridimensionamento di un giocatore che nell’arco di 24 mesi ha visto il suo cartellino prima quintuplicarsi e poi svalutarsi di un buon 40%.

 

Chi è Gift Orban

Malgrado la sua apparizione improvvisa e fragorosa, Gift Emmanuel Orban non è caduto dal cielo. Ufficialmente è nato il 17 luglio del 2002 in una località che nessuna fonte cita esplicitamente ma che è comunemente accettato trovarsi nello stato di Benue, in Nigeria. L’adolescenza però Orban la trascorre in Togo, paese d’origine della madre, dove si trasferisce in tenera età cominciando la sua carriera di calciatore. È proprio in Togo che lo scout nigeriano Ola Fowler lo nota, invitandolo ad un torneo giovanile in programma ad Uyo, nella sua terra natale. Aggregato ad un’academy con sede a Lagos nota come Bison FC, Orban non fatica a catturare l’attenzione degli osservatori presenti, tra i quali c’è anche Torgeir Bjarmann, emissario del club di seconda divisione norvegese dello Stabæk.

La cosa che mi aveva sorpreso di più è la sua capacità di andare in profondità.

È il novembre 2021 e Bjarmann si affretta a portarlo con sé in Norvegia per sottoporlo a un provino. Superato l’impatto con il rigido clima scandinavo e con un’iniziale diffidenza dello staff, alla scadenza del visto turistico Orban ha in tasca il primo contratto da professionista che l’anno seguente lo proietta in prima squadra. I gol non tardano ad arrivare e con essi anche i minuti che gli vengono concessi. Dopo cinque mesi il conto riferisce di 16 reti in 22 partite di campionato che trascinano lo Stabæk alla promozione in massima serie e allungano la lista d’attesa negli uffici del piccolo club norvegese.

Tutti i gol di Orban con lo Stabæk

 

A portare Gift Orban in Belgio è il paradossale incontro tra una società che non vuole vendere e una che non vuole spendere. È lo stesso Bjarmann a ribadire come all’epoca lo Stabæk non fosse intenzionato a privarsi del giocatore, soprattutto dopo il ritorno in Elitserien e con la prospettiva di monetizzarne ulteriormente la cessione in futuro. A bussare con sempre maggiore insistenza alla porta c’è però il Gent che, perso Ibrahim Salah, a gennaio 2023 si trova alla disperata ricerca di una punta che possa sostituire il marocchino partito per il Rennes.

Avremmo preferito non spendere così tanto. Ma alla fine si è rivelato un colpo di fortuna. Con il senno di poi non è stata una spesa eccessiva.

Hein Vanhaezebrouck, l’allenatore che accoglie Orban in Belgio, non nasconde la soddisfazione per un’operazione audace, costata al Gent 3,5 milioni di euro – una delle cifre più onerose nella storia del club fiammingo – ma che dodici mesi più tardi ne frutta ben 15, quasi cinque volte tanto. Da qui la storia è nota: come e più che in Norvegia l’ambientamento è pressoché immediato, così come i gol, che iniziano a piovere a grappoli. Sono due all’esordio contro il Westerlo, addirittura quattro un mese più tardi – nel 6-2 che il Gent infligge al Zulte Waregem – ma è la tripletta in quattro minuti che tre giorni dopo sigla in Conference League ai danni del Başakşehir ad accendere le fantasie di mezza Europa.

 

Ad Hoffenheim alla ricerca della strada perduta

Se il Başakşehir ha finora coinciso con il punto più alto della traiettoria di Orban, allo stato attuale il rischio è che possa diventarne anche l’epilogo. A pochi mesi da quella roboante prestazione che gli costò l’eliminazione, infatti, il club turco ingaggiò una meteora di nostra conoscenza che solo qualche anno prima illuminò di luce accecante ma fugace i cieli della Serie A per poi eclissarsi nell’anonimato tra Bundesliga, Turchia e un paio di dimenticabili ritorni in Italia. Era la fine del 2018 quando Krysztof Piątek si presentò dal nulla segnando 17 gol nello spazio di nove incontri tra campionato e Coppa Italia. Lesto a monetizzarne il miracoloso stato di forma, il Genoa non aspettò neanche sei mesi per cederlo al Milan realizzando una plusvalenza da quasi 30 milioni. Circostanze nelle quali, fatte le debite proporzioni, non è difficile scorgere le similitudini.

Non senza attenuanti e con qualche primavera di vantaggio sul polacco, Gift Orban ha dunque scelto l’Hoffenheim per invertire una parabola che a soli 22 anni rischia di aver già imboccato la sua fase discendente. Un trasferimento che ad oggi con il club tedesco terzultimo in classifica a pari merito con St. Pauli e Heidenheim sarebbe facile bollare come azzardato, nonché pericolosamente somigliante a quello che dodici mesi fa lo condusse alla fallimentare esperienza francese. Al netto degli ostacoli ambientali però, a ben guardare buona parte delle difficoltà riscontrate da Orban nell’ultimo anno sembrerebbe derivare dall’impianto tattico nel quale Pierre Sage lo ha calato a Lione, stringendolo in un tridente probabilmente troppo limitante per una punta di movimento come lui.

Quando non confinato sulla sinistra, il suo compito principale è stato quello di fungere da riferimento centrale in alternativa o davanti a Lacazette. Forse non è un caso che le poche reti arrivate durante la cattività francese siano derivate perlopiù da colpi sotto misura, frutto di un istinto naturale mai sopito, ma che poco hanno a che fare con la varietà di repertorio a cui ci aveva abituato in Belgio e che comprendeva una veemente ricerca dello spazio, tiri di destro, sinistro, dalla distanza e persino da calcio piazzato.

Invischiato nella lotta per non retrocedere, alle prese con un cambio di allenatore che finora non ha prodotto i risultati attesi, Hoffenheim potrebbe però rivelarsi un contesto più favorevole tanto dal punto di vista ambientale che tecnico. Al centro di una territorio compreso tra i fiumi Reno e Neckar, Hoffenheim è un villaggio di poco più di 3000 anime orbitante attorno al vicino comune di Sinsheim, dove sorge il moderno stadio che ospita le partite della squadra biancoblu.

Un territorio densamente popolato ma senz’altro più vicino di Lione alla tranquillità delle Fiandre o del piccolo comune di Bærum, nel fiordo di Oslo, dove Orban ha mosso i primi passi in Europa. Sul campo invece la predilezione del tecnico Christian Ilzer per le due punte dovrebbe venire incontro alle caratteristiche di Orban, il cui acquisto è stato dipinto dal direttore sportivo Andreas Schicker come un’operazione mirata a chiudere una specifica falla nella rosa:

In Gift Orban abbiamo trovato esattamente l’attaccante veloce con buona profondità che stavamo cercando.

Privatosi in estate di Maximilian Beier, ceduto al Borussia Dortmund dopo i 16 gol della scorsa annata, l’Hoffenheim ha cominciato la stagione senza un vero terminale offensivo in grado di concretizzare il lavoro di Kramarić sulla tre quarti, lasciando all’esperto Marius Bülter un compito che mal si addice alla sua storia di esterno offensivo. L’infortunio al tendine quadricipite che lo tiene fermo da novembre ha aperto una voragine sul fronte d’attacco, dove al fianco del ceco Adam Hložek si sono avvicendati i vari Berisha, Moerstedt e – appena rientrato dal prestito allo Sturm Graz – il turco Erencan Yardımcı: tutti giocatori che, malgrado la scarsa prolificità, per caratteristiche fisiche ricalcano il profilo che potrebbe aiutare Ilzer a ricreare l’alchimia che Orban stabilì in Belgio con Hugo Cuypers, punta di stazza che forniva il riferimento centrale di cui il nigeriano aveva bisogno per esprimere al meglio la sua rapidità e naturalezza al tiro.

Pur senza la pressione offensiva di cui era capace il Gent, lo stesso contropiede al quale è lecito aspettarsi ricorrerà nei prossimi mesi una squadra in lotta per non retrocedere potrebbe risultare congeniale a un giocatore che da sempre dimostra di esaltarsi in transizione.

Tutte speculazioni che finora non hanno avuto alcun riscontro. Nella prima uscita casalinga contro il Wolfsburg, schiacciato dalla pressione ospite che ha portato al calcio d’angolo da cui è scaturito il gol decisivo, l’Hoffenheim si è affacciato raramente in avanti, lasciando Orban pressoché da solo a galleggiare sulla tre quarti avversaria prima di essere sostituito dopo un’ora di gioco. Ancora peggio è andata all’Allianz Arena: entrato nella ripresa a giochi già abbondantemente chiusi, il nigeriano poco ha potuto contro un Bayern straripante, che si è imposto 5-0 lasciando all’Hoffenheim a malapena lo 0,37 di xG.

Il manifesto della situazione attuale: negli highlights di Wolfsburg-Hoffenheim Orban non compare mai

 

Insomma, Orban ha cambiato aria ma il vento pare non aver ancora smesso di spirare in direzione opposta. La stessa permanenza di Ilzer, il tecnico austriaco dal quale si presume sia arrivato l’input per il suo acquisto, è in dubbio. Subentrato due mesi fa a Pellegrino Matarazzo, l’ex allenatore dello Sturm Graz è lontano dal risolvere la crisi di risultati che attanaglia la squadra, pur essendo tornato a vincere nell’ultimo match di campionato contro l’Holstein Kiel dopo un periodo senza vittorie che durava da novembre. 

Per Gift Orban la ricerca della strada perduta è appena cominciata.