Quattro erano le giornate di campionato da giocare prima di questa partita. Così come i punti di vantaggio del Barcellona. Reduce dalla cocente sconfitta di Milano, la squadra di Flick si avvicinava al Clásico con la possibilità di tagliare fuori i rivali storici dalla corsa al titolo. Dall’altra parte, il Real Madrid di un sempre più distante Ancelotti arrivava a Barcellona con la possibilità di riaprire, almeno sulla carta, un campionato quasi chiuso. Ed è stata una partita nel segno del numero quattro: quattro gare vinte dai blaugrana contro il Real Madrid in questa stagione e quattro i gol segnati ai rivali di sempre.
I protagonisti del Clásico
Il Barcellona si è presentato con lo stesso schieramento proposto a San Siro con Szczęsny in porta e davanti a lui Eric García, Iñigo Martínez, Cubarsí e Gerard Martín. Davanti a loro la coppia composta da Pedri e De Jong a supporto di Torres, Raphinha, Olmo e Yamal. Dalla parte opposta il Real – rimaneggiato causa infortuni – ha scelto Courtois tra i pali, Lucas Vázquez, Tchouaméni, Asencio e Fran García dietro, Valverde e Ceballos alle spalle di Bellingham a svolgere il consueto doppio ruolo, Vinícius, Güler e Mbappé.
Primo tempo scoppiettante
Quando gioca il Barcellona di Flick bisogna preparare pallottoliere e popcorn perché, ormai lo sappiamo, spettacolo e gol sono assicurati. A Montjuïc tuttavia i primi due colpi sono del Madrid. Ai blancos bastano appena 3’ per guadagnarsi la prima occasione che, dopo una revisione al VAR, arriva direttamente dal dischetto. Lo stesso Mbappé – atterrato due minuti prima da Szczęsny – sigla il vantaggio madridista per poi ripetersi al 14’. Lo stadio è ammutolito, proprio come contro i colchoneros il Barcellona è andato sotto di due gol in casa dopo pochi minuti.
Il doppio svantaggio butterebbe giù quasi chiunque, ma il Barcellona quest’anno, come ribadito anche da Yamal durante una conferenza stampa, ha imparato a rialzarsi. E alla fine trova sempre un modo per colpire più forte del Real. Detto fatto. Passano appena 4’ e su calcio d’angolo Eric García accorcia le distanze innescando la reazione che serviva a far esplodere la partita.
Da lì in poi esonda il Barcellona: il possesso palla è continuo e i recuperi fulminei. Il Real sembra un pugile barcollante. Al 33’ ci pensa il solito Yamal, con un meraviglioso tiro a giro con il suo sinistro a trovare il 2-2, seguito a ruota dal 3-2 di Raphinha che arriva meno di un minuto dopo. Il Barça in mezz’ora ha ripreso il controllo del match e della Liga: gestisce, controlla e con Torres che attacca Tchouaméni riesce anche a sfruttare i lanci in profondità, un’arma inedita nell’arsenale blaugrana. Il Real non c’è, è in confusione totale. Gli ultimi 10’ della frazione sono ancora catalani e, infatti, dopo un tentativo fallito sotto porta, Raphinha trova la doppietta che vale il 4-2 già al 44’. L’ultimo squillo è però del Real, che prova a rientrare in partita: la rete di Mbappé però viene annullata per fuorigioco.
Il Real Madrid rientra, il Barcellona sfiora la manita
Díaz e Modrić per Güler e Ceballos. Queste le scelte di Ancelotti per provare a riaprire un campionato quasi aritmeticamente chiuso. I tentativi di Re Carlo sembrano inutili. A inizio ripresa il Barça ha nuovamente il controllo del gioco, ma è ancora il fuorigioco ad annullare un gol, questa volta a Yamal. I madridisti si aggrappano alle iniziative individuali, ma è troppo poco per impensierire la squadra di Flick. I catalani sono superiori sotto tutti i punti di vista, in particolare al centro del campo, dove pesano la poca brillantezza di Bellingham e la stanchezza di Valverde, l’unico a restare in piedi fino all’ultimo.
La squadra blaugrana è bella, efficace, ma presenta il solito problema, una linea di difesa estremamente alta nonostante il vantaggio che, al 70’, viene trafitta dagli avversari: palla persa e difesa a metà campo, una combinazione fatale che spalanca la porta al Real, permettendogli di presentarsi con Vini e Mbappé davanti al portiere. Per il francese depositare la palla nella porta praticamente vuota è una formalità. Partita riaperta a 20’ dal termine: il Real è stanco ma ci crede, anche in virtù di un Barcellona che ha notevolmente abbassato i giri del motore. I madridisti però non ne hanno più e aver riaperto il match non basta a regalare le energie necessarie per riagguantare una partita che sembrava scivolata via. Arrivano poi occasioni in sequenza per i padroni di casa, che flirtano con il 5-3 senza successo.
Gli ultimi minuti, come al solito, sono puro cinema. All’88’ Vinícius lascia il posto al classe 2003 Victor Muñoz. Un minuto più tardi, al primo pallone toccato, il ragazzo del Real – nato proprio a Barcellona – ha la palla del 4-4 ma incredibilmente spara fuori da pochi metri. Segue un gol annullato al 92’ al Real, che evita l’ennesima beffa per un Barcellona troppo consapevole di sé stesso. Poco più tardi il 5-3 di Fermín, entrato al 77’ per Olmo, viene annullato per un dubbio fallo di mano. Al fischio finale è 4-3, lo stesso punteggio che in settimana aveva segnato la disfatta del Barcellona, ma che questa volta, al termine del solito incredibile spettacolo, regala una grandissima gioia ai catalani.
Il Barcellona mette le mani sulla Liga
Al di là dei soliti cortocircuiti difensivi dettati dalla filosofia del proprio allenatore, il Barcellona porta a casa una gara decisiva. Non era facile riprendersi dal 4-3 di Milano, ma anche con il Real si è vista l’impronta di mister Flick, capace di imprimere a una squadra esteticamente bellissima la durezza mentale che da sempre accompagna il calcio tedesco. I quattro gol di oggi, valgono il record di gol segnati in una stagione contro i rivali: 16 quest’anno, superando i 13 della stagione 2011-12
Male il Real, soprattutto nello spirito. La differenza dal punto di vista stilistico è sempre stata evidente, ai blancos è mancata la voglia di rincorrere, di entrare con ferocia in una partita che valeva più dei punti. L’unico che forse può consolarsi è Mbappé, che con la tripletta di oggi ha stabilito il record di gol segnati alla stagione d’esordio con il Real (39), superando i 37 di Zamorano. Considerate però anche le voci degli ultimi giorni, la partita con il Barcellona ha probabilmente segnato la fine del secondo ciclo di Ancelotti a Madrid.