In passato il Totocalcio fu capace di appassionare tutto il Paese e diventare un’abitudine iconica nazionalpopolare. Un’intuizione felice del giornalista Massimo Della Pergola de La Gazzetta dello Sport, nel 1946. A quei tempi, fare dodici alla schedina era un risultato molto piacevole: non portavi a casa il maxi premio in denaro del tredici, ma si trattava di una somma che ti rendeva lo stesso felice. Un dodici pieno l’ha centrato la Federcalcio, che ha da poco annunciato Silvio Baldini come nuovo commissario tecnico dell’Italia Under 21.
Silvio Baldini, un tecnico fuori dai canoni
Il percorso degli azzurrini è iniziato con Azeglio Vicini nel lontano 1976, un decennio di gestione corredato da un terzo posto ad Euro ’84 e la seconda posizione due anni dopo. Dopo di lui Cesare Maldini, capace di vincere tre Europei consecutivi nel 1992, 1994 e 1996, Rossano Giampaglia (unico ct a non riuscire a centrare neanche la qualificazione alla fase finale), Marco Tardelli (vittorioso nel 2000), Claudio Gentile (sul tetto d’Europa nel 2004), Pierluigi Casiraghi (semifinale nel 2009), Ciro Ferrara (solo diciannove partite senza partecipare alla competizione continentale), Devis Mangia (finale persa nel 2013), Luigi Di Biagio (terzo ad Euro 2017 ma eliminato ai gironi delle edizioni del 2015 e 2019), Paolo Nicolato (fuori ai quarti del 2021, eliminato ai gironi 2023) e infine Carmine Nunziata, arrivato ai quarti di finale nella recente manifestazione di giugno 2025. Silvio Baldini dunque sarà il dodicesimo allenatore dell’Italia Under 21. La missione, a partire da settembre, è quella di perseguire un importante doppio obiettivo: qualificarsi per Euro 2027 e conquistare l’accesso per le Olimpiadi di Los Angeles 2028, un palcoscenico da cui l’Italia manca addirittura dal lontano 2008.
Incombenza, dicevamo, affidata a un tecnico piuttosto alieno ai canoni federali. Che fu squalificato per aver imprecato sessantasette volte durante un Empoli-Salernitana del 2001, che nel 2007 fu duramente punito per aver dato un calcio nel sedere in diretta al collega Domenico Di Carlo durante Parma-Catania (facendo infuriare addirittura un personaggio come Pippo Baudo, tifoso etneo doc), che per sette anni è stato inattivo (“Cosa ho fatto durante quel periodo? Sono andato a letto presto”, disse in una intervista) e che è rientrato nel giro accettando di allenare praticamente gratis la Carrarese in Serie C, tanto da raccontare al Corriere della Sera:
Mi avevano cercato mesi prima, ma rifiutai la proposta. Credevo ci fossero rimasti male, così gli dissi: facciamo così, se vi salvate, io a giugno vengo da voi, e lo faccio pure gratis. Ed è andata esattamente in questo modo. Non sono schiavo del denaro. Ho una pensione e mi basta e non voglio condizionamenti. Alleno con il cuore, non con i soldi.
A Carrara tre anni e mezzo molto buoni, con tre piazzamenti ai playoff – addirittura un secondo posto – prima delle dimissioni, quindi a dicembre 2021 il subentro in corsa al Palermo, sempre in Lega Pro. Non facendo mancare alcune delle sue perle dialettiche:
Non mi interessa nulla quando si parla di media punti, gol fatti, gol subiti. Della vittoria o della sconfitta sinceramente non me ne frega un c***o, a me interessa il percorso. Voglio sognare, voglio essere libero.
Un’avventura conclusa con il ritorno dei rosanero in Serie B, vincendo i playoff:
Io non conto niente, sono come una goccia nell’oceano. Sono riuscito con la mia fede ad avere questa soddisfazione di portare allo stadio tutte queste persone. Come festeggerò? Tornerò a casa e abbraccerò per dieci minuti mia moglie, non mi ha mai fatto sentire solo. Lei c’è sempre stata, il merito è soprattutto suo per questa impresa e per essere diventato oggi una persona capace di ragionare in un certo modo.
Il 27 luglio 2022, a pochi giorni dal ritiro pre-campionato del Palermo, le dimissioni improvvise. La società era stata ufficialmente venduta al ricco City Group, che già controllava il Manchester City in Premier League. Cambiamenti profondi, anche nei rapporti umani. E Silvio Baldini decise di andarsene di nuovo, stracciando un bel contratto:
L’anno scorso abbiamo vinto i playoff non perché eravamo la squadra più forte, ma il gruppo più forte. Ci siamo meritati questo traguardo, ho fatto 25 partite da allenatore e 23 risultati utili, segnando per 24 partite di fila. Questi sono numeri che potrebbero dire che siamo anche una squadra forte, ma è frutto del gruppo e il gruppo oggi non c’è più. Con questi presupposti devo aspettare cinque o sei brutte figure per poi essere cacciato per prendere lo stipendio oppure lasciare il posto ad altri?
Nell’estate scorsa, Baldini è tornato in panchina accettando la sfida del Pescara. Un campionato faticoso, pieno di insidie e squadre agguerrite. Riesce comunque ad ottenere la qualificazione ai playoff, accarezzando anche il sogno di finire primo in classifica e promosso direttamente (“Ma questa squadra andrà sicuramente in Serie B”, profetizzò lo scorso dicembre dopo una pesante sconfitta in campionato). Arriva agli spareggi e, come accaduto due anni prima a Palermo, li vince ottenendo il salto di categoria. Con tanto di sfogo finale:
Un grazie ai sapientoni che invitavano il presidente a disfarsi di me perché sono una testa di c***o e non so gestire un gruppo. È una vittoria contro queste persone che rappresentano la cattiveria e il male del calcio.
Un’altra promozione, un altro commiato estivo: Baldini lascia anche la panchina degli abruzzesi con una toccante lettera ai tifosi:
È stata una stagione fantastica, a Pescara ho ritrovato tutte le condizioni per poter vivere i miei sogni e abbiamo vinto. Ho trovato un presidente come Daniele Sebastiani che mi ha sostenuto e un direttore come Pasquale Foggia che mi è sempre stato vicino. Abbiamo riportato questa bellissima piazza dove merita, abbiamo riportato 20 mila persone allo stadio e io ho vestito per un anno intero la tuta del Pescara con orgoglio. Dopo la festa e i complimenti però qualcosa si è spento, non sento più quella magia e quella follia per poter cavalcare i miei sogni. Ho guardato la mia famiglia, ho parlato con mia moglie e i miei figli, abbiamo deciso che è meglio fermarsi. Il mio calcio è questo, non mi piace fare le cose forzate, se non sento qualcosa dentro di speciale preferisco non allenare, perché non sono uno che prende in giro le persone. Quindi ho deciso di non proseguire l’avventura con il Pescara. Fino a gennaio non allenerò altre squadre, poi spero che si vengano a creare le condizioni giuste per tornare in panchina. Nel frattempo mi tengo il ricordo di un anno bellissimo, di tante belle persone che ho incontrato e di calciatori perbene che faranno carriera. Forza Pescara.
Ora è il momento dei saluti ma la stagione appena conclusa resterà per sempre nella storia del Pescara. Grazie mister Baldini! 🤍💙 pic.twitter.com/FcNdaYJ8mI
— Pescara Calcio (@PescaraCalcio) June 19, 2025
Rinverdire i fasti gloriosi dell’Italia Under 21
Silvio Baldini non dovrà aspettare il nuovo anno solare, dato che, come detto, prenderà subito in mano l’Italia Under 21. Mesi fa, parlando dei ragazzi d’oggi, raccontò come avrebbe gestito un gruppo giovane:
Volendo tanto bene a questi ragazzi e cercando di sopravvivere stando uniti. Dove c’è il capitalismo esasperato purtroppo domina l’egoismo. All’economia agricola abbiamo sostituito quella industriale in cui conta solo chi ha più soldi. Vince sempre il più ricco. Oggi il contadino non lo vuole fare più nessuno perché c’è da alzarsi all’alba e faticare sul serio sui campi. Ormai siamo al punto in cui i normali sono considerati persone di Serie B. Fa male dirlo, ma è così.
L’Italia Under 21 sogna, con lui, di tornare ai fasti di un tempo. Restano memorabili ed epici, anche se sempre più sbiaditi, i ricordi degli azzurrini di Cesare Maldini: uscirono, da quel gruppo del decennio 1986-1996, calciatori poi diventati simboli dell’Italia maggiore, da Peruzzi a Nesta, da Albertini a Vieri, passando per Totti. La nostra Under 21, come già detto, vinse ben tre edizioni consecutive degli Europei. Nella finale del 1996 contro la Spagna, nonostante due espulsioni tra le fila azzurre, la gara si protrasse ai calci di rigore: pur avendo a disposizione diversi calciatori tecnici, Maldini preferì affidarsi a chi era meno affaticato. Dal dischetto si presentarono quattro difensori (Panucci, Fresi, Pistone e Nesta) e il subentrato Morfeo. Coppa all’Italia. Invincibili.
Dopo di lui, anche Tardelli e Gentile seppero coniugare risultati e crescita individuale, tirando fuori dal cilindro futuri giocatori di prim’ordine, quali Andrea Pirlo, Daniele De Rossi, Alberto Gilardino, Marco Amelia, Vincenzo Iaquinta, Cristian Zaccardo e Andrea Barzagli. Silvio Baldini potrà avvicinarsi a loro per il modo di intendere il gruppo ma soprattutto la tattica: un calcio più offensivo e meno conservativo, che punta sugli uomini più che sugli schemi di gioco.
Rispetto ai predecessori, purtroppo, è evidente la moria di talenti azzurri, Ma l’ex allenatore del Pescara ha già dimostrato di saper tirare fuori il meglio da ogni calciatore a disposizione ed è ben conscio che questa è, professionalmente, l’occasione della vita. E poi, lo abbiamo letto e vissuto, Baldini trasmette un senso di appartenenza e di passione non negoziabile:
Se l’Italia ha perso 3-0 contro la Norvegia il problema non è Spalletti, il problema è che creano una generazione di persone che non sanno più cos’è la bandiera italiana, cosa vuol dire indossare la maglia azzurra. La Nazionale vera è quella dell’82. Quelli sono stati eroi. Quello era il calcio, quelle erano persone. Se i nostri dirigenti non capiscono queste cose andranno sempre avanti i lestofanti.
Sta a lui, oggi, ricreare quantomeno tra i giovani quella passione per la maglia azzurra, quel senso di onore nel difendere la bandiera italiana. Nella speranza di aver fatto un “dodici buono”, come al Totocalcio.
La finalissima degli Europei Under 21 del 1996, con il successo ai rigori sulla Spagna in doppia inferiorità numerica