Lookman, in alternativa Nkunku. Anzi no, Koné. Niente, abbiamo scherzato: nessuno dei due e giochiamo esattamente come ai tempi di Inzaghi. Per molti tifosi dell’Inter il mercato estivo è stato prevalentemente questo: una rapida sequenza di illusioni, decine di milioni sbandierati dalla dirigenza e pronti per essere investiti prima di tornare docili nelle casse della società. Secondo molti osservatori, Marotta, Ausilio e Baccin hanno totalmente fallito la campagna di rafforzamento della squadra, che oggi sarebbe sostanzialmente la stessa umiliata in finale di Champions dal PSG, sia negli uomini che nei principi tattici e, peggio ancora, nello spirito. Ma è davvero così?
Guida all’Inter 2025/2026: una squadra più giovane
Il dato oggettivo da cui partire è il ringiovanimento deciso della rosa. L’età media dell’Inter 2024/2025 era di circa 29 anni ed è stata notevolmente abbassata con gli inserimenti di Luis Henrique (classe 2001), i 2003 Bonny, Sučić e Diouf e il 2005 Francesco Pio Esposito. Portare a Milano talenti su cui lavorare e far entrare nelle rotazioni era l’obiettivo primario della società, almeno stando alle parole pronunciate da Marotta subito dopo il Mondiale per Club. In quella fase, con una rosa allargata da calciatori poi ceduti (Zalewski, Valentín Carboni, Sebastiano Esposito), si prospettava una sessione utile per rafforzare soprattutto le seconde linee, vero tallone d’Achille della stagione terminata con il secondo posto in campionato e la disfatta di Monaco.
Poi, però, la linea societaria è improvvisamente cambiata, con il presidente nerazzurro che si è sbilanciato molto sul possibile acquisto di Lookman, arrivando a dire ai cronisti che “nel giro di due o tre giorni la situazione verrà definita, in un senso o nell’altro”. Un mese dopo quella dichiarazione, visto il muro innalzato dell’Atalanta e al netto di un sondaggio per Koné, l’Inter è tornata precipitosamente sui propri passi, accantonando l’idea di regalare un nuovo sicuro titolare a Chivu. Il tesoretto di circa 40 milioni da investire su Lookman, o su un altro giocatore capace di dare imprevedibilità alla manovra standardizzata messa a punto da Inzaghi nelle ultime stagioni, è improvvisamente evaporato. Un cambio di rotta che ha fatto arrabbiare i tifosi, stupito la stampa e modificato implicitamente le prospettive tattiche per la nuova stagione.
Stesso modulo, idee diverse
Per buona parte dell’estate, infatti, si era parlato di un’Inter con due trequartisti (o seconde punte, o esterni alti) dietro a un unico riferimento avanzato: quella era l’idea che si diceva Chivu volesse proporre per ridare linfa a un gruppo che negli ultimi anni ha vinto molto ma che secondo la maggior parte degli osservatori è arrivato al capolinea.
La prima giornata di campionato con il Torino ha dimostrato che l’ex tecnico del Parma sta lavorando sui principi molto più che sui numeri: già al Mondiale per Club l’Inter aveva tentato, seppur con risorse atletiche al lumicino dopo la stagione massacrante appena terminata, di alzare il baricentro e di portare una pressione alta per tentare di recuperare il pallone il prima possibile, un’opzione che con Inzaghi veniva esplorata raramente.
Inizio di campionato dai due volti
Il 5-0 rifilato ai granata a San Siro è stato il manifesto della proposta di Chivu, il quale, arrivato in sordina dopo il rifiuto di Fàbregas, sta facendo buon viso a cattivo gioco, modellando un ibrido tra l’Inter che ha ereditato pochi mesi fa e il suo ideale di calcio. Una squadra che palleggia meno e tenta di verticalizzare appena possibile sulle punte e che ha come obiettivo primario il recupero palla nella metà campo avversaria, a costo di esporsi a transizioni negative che il blocco basso di Inzaghi limitava quasi sempre al meglio. Proprio dalla capacità di assorbire l’urto dei contrattacchi passerà molto della stagione nerazzurra.
La sconfitta interna con l’Udinese ha fatto riemergere uno dei difetti più evidenti dell’Inter, cioè l’incapacità di scardinare le squadre che aspettano compatte nella propria metà campo senza pressare in maniera ossessiva la costruzione dal basso. Nel post partita Chivu ha parlato apertamente di “abitudini radicate da cambiare”, facendo riferimento al palleggio spesso lento e sterile di difensori e centrocampisti e alla difficoltà nel trovare soluzioni diverse dallo scarico sugli esterni per creare pericoli alla difesa avversaria.
Le qualità dell’Inter
Resta il fatto che l’Inter è ancora una delle squadre con più qualità in Italia e può dire la sua anche in Europa. Quando riesce a esprimersi con continuità all’interno dei 90 minuti, costruisce azioni corali in cui la tecnica di ogni interprete emerge limpida. Anche con l’Udinese, nonostante la prestazione poco ispirata, si sono viste giocate di alto livello: le rifiniture di Lautaro e Thuram (e di Pio Esposito nel secondo tempo), la precisione al piede di Bastoni e Dimarco, il dinamismo e la fantasia di Barella e Sučić. Non si può poi non citare la pericolosità dei nerazzurri sui piazzati, vera costante del ciclo che ha portato sette trofei in quattro anni: calcio d’angolo e punizioni in zona offensiva si trasformano spesso in potenziali occasioni da gol per una squadra che unisce ottimi battitori (Çalhanoğlu, Dimarco, Barella) a giocatori capaci di imporre la propria fisicità nell’area avversaria.
Detto ciò, la sensazione è che molto della stagione interista dipenderà da fattori intangibili e quindi difficilmente pronosticabili: Chivu riuscirà a tenere compatto un gruppo tecnicamente di alto livello ma che negli ultimi mesi ha messo in piazza tensioni che serpeggiano dalla scorsa primavera (vedi lo sfogo di Lautaro al Mondiale per Club)? I nuovi acquisti saranno in grado di rimpiazzare con continuità i calciatori che avranno bisogno di più riposo, anche per questioni anagrafiche?
In questo senso, è da monitorare la situazione Çalhanoğlu, dato per partente a luglio ma rimasto a Milano: il turco sembra aver perso la centralità assoluta che aveva nella manovra di Inzaghi, anche perché già la scorsa annata ha mostrato un deperimento delle sue capacità atletiche. Lui stesso – non è un mistero – ha riflettuto a lungo su un possibile addio alla Serie A per trasferirsi in Turchia. De Vrij e soprattutto Acerbi sono ottimi marcatori, ma soffrono se sollecitati con costanza nell’uno contro uno in campo aperto: si tratta di un altro fattore da non sottovalutare.
Le statistiche da cui ripartire
Per la prima volta nelle ultime stagioni, l’Inter non ha iniziato la stagione con addosso l’etichetta di favorita in Serie A ed è difficile immaginare un’altra campagna quasi trionfale in Europa. Alcuni dati, parallelamente, raccontano di come Lautaro e compagni siano ad oggi l’unica antagonista credibile del Napoli: nel campionato 2024/2025 l’Inter è stata la formazione che ha segnato più reti, prodotto più xG, effettuato più tiri, più passaggi e più cross utili in area, e anche quella che ha portato più conduzioni nell’ultimo terzo di campo (fonte Hudl StatsBomb). Allo stesso tempo, però, è risultata quella con meno dribbling e non è stata tra le migliori difese: Napoli, Juventus, Bologna e Lazio hanno concesso meno xG alle avversarie, e perfino il Como figura tra le squadre che hanno concesso meno tiri in assoluto.
Creatività e solidità restano quindi le aree su cui i numeri dicono che l’Inter deve crescere. Le prime due partite ufficiali di una stagione lunghissima rappresentano però un campione troppo ridotto per trarre conclusioni. L’arrivo di Akanji per sostituire Pavard è una mano di bianco su una difesa che nella seconda parte della scorsa stagione è apparsa come un muro ancora solido ma su cui appaiono ogni giorno nuove crepe. Il francese è stato ceduto a causa di alcuni comportamenti che non sono piaciuti alla dirigenza e, si dice, ai compagni, a partire dalla foto postata su Instagram in tenuta da padel mentre ufficialmente era infortunato. L’ex City, dal canto suo, è duttile e può ricoprire anche il ruolo di perno della linea a 3, oltre che quello di braccetto destro: si tratta di un calciatore di alto livello, sulla carta un upgrade rispetto al Pavard versione 2024/2025, apparso a tratti un corpo estraneo al gruppo e molto meno continuo rispetto all’annata della seconda stella.
Cosa sapere dell’Inter 2025/2026
Acquisti principali
- Luis Henrique (Marsiglia, 23 mln)
- Ange-Yoan Bonny (Parma, 23 mln)
- Andy Diouf (Lens, 20 mln)
- Petar Sučić (Dinamo Zagabria, 14 mln)
- Manuel Akanji (Manchester City, prestito, 1 mln)
- Pio Esposito (Spezia, rientro prestito)
- Tomás Palacios (Monza, rientro prestito)
Cessioni principali
- Nicola Zalewski (Atalanta, 17 mln)
- Aleksandar Stanković (Club Bruges, 9,5 mln)
- Tajon Buchanan (Villarreal, 8 mln)
- Martín Satriano (Lens, 5 mln)
- Benjamin Pavard (Marsiglia, prestito, 2,5 mln spesa)
- Mehdi Taremi (Olympiacos, 2 mln)
- Kristjan Asllani (Torino, prestito, 2 mln)
- Filip Stanković (Venezia, 1,5 mln)
- Marko Arnautović (Stella Rossa, gratuito)
- Joaquín Correa (Botafogo, gratuito)
La rosa
Portieri
Sommer, J. Martínez, Di Gennaro.
Difensori
Bastoni, Bisseck, Akanji, De Vrij, Palacios, Acerbi, Darmian.
Esterni
Henrique, Dimarco, Dumfries, Carlos Augusto.
Centrocampisti
Çalhanoğlu, Sučić, Barella, Frattesi, Diouf, Zielinski, Mkhitaryan.
Attaccanti
Lautaro Martínez, Thuram, Esposito, Bonny
Formazione titolare (3-5-2)
Sommer, Akanji, Acerbi, Bastoni; Dumfries, Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan / Sucic; Lautaro Martínez, Thuram.
Obiettivi stagionali
Lottare fino all’ultima giornata per la vittoria del campionato, qualificarsi ai quarti di finale di Champions League, vincere la Coppa Italia.
Al fantacalcio (lega a 10 con modificatore difesa)
Portieri: Sommer è un primo slot.
Difensori: Bastoni, Dumfries, Dimarco sono primi slot; Akanji terzo slot; Carlos Augusto, Acerbi, De Vrij e Bisseck quarti slot.
Centrocampisti: Barella e Calhanoglu sono secondi slot.
Attaccanti: Lautaro Martínez e Thuram sono primi slot.
Scommesse: Sučić (terzo/quarto slot), Frattesi (terzo/quarto slot), Bonny (quarto slot), Esposito (quinto slot).