L’Italvolley femminile non perde da oltre un anno

L'Italvolley femminile è imbattuta da più di un anno, un record frutto di un gruppo fortissimo con tanto talento anche nei ricambi.

L’Italvolley femminile oggi è la squadra più forte del mondo: lo dicono i numeri, lo confermano i risultati. Era il novembre del 2023 quando Julio Velasco è stato annunciato come nuovo ct. Si cercava una figura autorevole, capace di ricompattare lo spogliatoio e di rasserenare un ambiente che usciva a pezzi dalla parte finale della gestione Mazzanti. Sul talento delle ragazze non ci sono mai stati dubbi: guardando al valore tecnico delle atlete e al vivaio azzurro, stavamo vivendo uno dei momenti più floridi di sempre, ma qualcosa sembrava non funzionare e le esclusioni eccellenti del tecnico, che aveva scelto di rinunciare a Paola Egonu, Moki De Gennaro e Caterina Bosetti, avevano confermato che qualcosa si era spezzato. A farne le spese erano, ovviamente, i risultati.

Nel 2023 l’Italia aveva chiuso con un amaro quarto posto gli Europei e non era riuscita a conquistare il pass olimpico al primo tentativo durante il torneo di qualificazione. Due delusioni che, sommate al malcontento per le decisioni di Mazzanti, avevano portato al suo allontanamento. Velasco sembrava l’unico in grado di infondere nuova fiducia e consapevolezza alle azzurre, sempre a un passo dalla maturità definitiva ma ancora incapaci di compiere quello scatto necessario per raggiungere il bersaglio grosso: una vittoria di quelle che segnano un’epoca.

L’Italvolley femminile, dal Mondiale del 2002 fino all’oro olimpico

Il movimento pallavolistico femminile in Italia, a partire dagli anni 2000, è sempre stato di alto livello: è stata l’epoca di giocatrici simbolo come Elisa Togut, Eleonora Lo Bianco, Maurizia Cacciatori, Francesca Piccinini, Paola Cardullo, Manuela Leggeri, Sara Anzanello che, guidate da Marco Bonitta, hanno vinto uno storico primo (e unico) titolo mondiale nel 2002, ma anche due argenti europei nel 2001 e nel 2005. Nel 2007, con Massimo Barbolini in panchina, l’Italia ha conquistato il primo titolo europeo, confermandosi anche nell’edizione del 2009: due prove di forza della nazionale azzurra, che ha dominato il torneo continentale, presentandosi ogni volta con una formazione più competitiva grazie agli innesti di Tai Agüero, Antonella Del Core, Simona Gioli, Serena Ortolani, Valentina Arrighetti, Martina Guiggi, Lucia Bosetti. L’Italia di Barbolini ha dato il meglio di sé anche nella Coppa del Mondo, dove le azzurre si sono imposte in due edizioni consecutive (2007 e 2011). C’è stato un solo neo: i Giochi Olimpici. La prima partecipazione è a Sydney 2000, dove l’Italia è uscita ai gironi, mentre Atene 2004, Pechino 2008 e Londra 2012 sono sembrate edizioni stregate, con tre eleminazioni ai quarti di finale.

Ancora peggio a Rio 2016, col breve ritorno di Marco Bonitta che propose un mix tra esperte (Lo Bianco, Del Core, Ortolani, Guiggi, Centoni) e giovani che avrebbero presto segnato il futuro azzurro (Egonu, Sylla, Orro, Danesi, De Gennaro). Un’idea vincente sulla carta, ma che si infranse contro la realtà perché le azzurre vennero eliminate ai gironi. Con quel fallimento si chiuse un’era e con Davide Mazzanti cominciò un nuovo percorso in cui la Nazionale si aprì solo alle atlete più giovani, molte provenienti dal Club Italia, il vivaio azzurro, altre che dai migliori club dell’A1. Dal 2017 al 2023 l’Italia vincerà due medaglie mondiali (argento nel 2018, bronzo nel 2022), il titolo europeo del 2021 e il bronzo europeo del 2019, ma anche la Nations League 2022.

Il 2024 della nuova Italvolley femminile targata Velasco, invece, è stato a dir poco stellare: le azzurre hanno subito vinto la prima manifestazione giocata con il ct argentino in panchina, la Nations League, e, dopo poco più di un mese, hanno coronato il sogno dell’oro olimpico. L’Italia non era mai andata oltre i quarti di finale, ma a Parigi 2024 le azzurre sono state protagoniste di una cavalcata senza precedenti. Nessuna incertezza, nessuna paura, tutto sembrava quasi troppo facile per l’efficacia del gioco dimostrata e per il divario creato anche con le avversarie, anche le più insidiose. Velasco, che aveva guidato la generazione di fenomeni alla conquista di due ori mondiali e di un argento ai Giochi di Atlanta 1996, ha sfatato il suo tabù olimpico (anche se ha sempre ribadito che per lui non è mai stata un’ossessione) e ha saputo parlare alle sue ragazze con il linguaggio giusto, isolandole dalla pressione mediatica, portandole anche fisicamente lontano dal villaggio olimpico. Ha svuotato le partite dal peso che si portavano dietro, ha tolto dalle spalle delle protagoniste di oggi la responsabilità delle occasioni mancate da chi è venuta prima di loro. È stato tutto perfetto e attorno alla squadra si è creato un entusiasmo contagioso. E adesso?

Rotta verso il Mondiale con un occhio al ricambio generazionale

A un anno di distanza da quella meravigliosa estate parigina, gli stimoli non mancano, perché dal 22 agosto al 7 settembre si terranno i Mondiali in Thailandia. L’Italia non vince un titolo iridato dal 2002: sono passati 23 anni, un’eternità. Ma questa formazione sembra quella giusta per cogliere l’occasione di compiere un’altra impresa sportiva. Lo sa bene Velasco, che ha deciso di rimanere alla guida di questa squadra proprio per scrivere un’altra pagina di storia del volley azzurro. Prima della partenza per i Mondiali, però, l’Italia è impegnata nella Nations League, torneo iniziato il 4 giugno e che terminerà il 27 luglio. Settimane di partite in giro per il mondo che per il ct rappresentano l’occasione per testare alcune forze fresche in un contesto che non è quello di un allenamento, per rafforzare l’intesa tra le titolari e sistemare ogni aspetto del gioco. Rispetto all’estate scorsa lo zoccolo duro della squadra è rimasto lo stesso: Alessia Orro al palleggio, Paola Egonu come opposta, Monica De Gennaro libero, Sarah Fahr e Anna Danesi centrali, mentre tra le schiacciatrici, accanto a Myriam Sylla, Velasco ha scelto di lasciare fuori Caterina Bosetti, preferendo dare spazio a nuove interpreti che possano raccogliere il suo testimone.

Quello delle bande è il reparto in cui l’Italia aveva più bisogno di ricambi e la Nations League è l’occasione per responsabilizzare alcune atlete, inserirle anche come titolari, permettere loro di avere più minuti in campo e di dimostrare il proprio valore. A Parigi 2024, dietro Sylla e Bosetti, furono convocate Loveth Omoruyi e Gaia Giovannini, rispettivamente 22 e 23 anni. In queste prime uscite nella competizione, Omoruyi non è sembrata abbastanza sicura in ricezione e difesa, mentre Giovannini non ha dato sufficienti soluzioni di attacco. Sono ragazze giovani su cui vengono riposte molte aspettative e su cui Velasco punta, ma al momento sono apparse più in forma di loro sia Alice Degradi che Stella Nervini. Degradi, 29 anni, è reduce da una stagione difficile: inizialmente scelta tra le 13 azzurre che avrebbero preso parte ai Giochi Olimpici, ha poi subito, poche settimane prima dell’esordio a cinque cerchi, la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro e ha dovuto rinunciare a un sogno conquistato sul campo. Il suo ritorno in Nazionale è una gioia non solo perché ricopre un ruolo che, oggi più che mai, appare cruciale in casa Italia, ma anche perché dalle prime partite giocate Degradi sembra aver ripreso da dove aveva lasciato e a oggi è sicuramente la prima scelta. Stella Nervini, invece, a soli 21 anni, è stata la sorpresa: inserita negli ultimi due match contro Giappone e Cina, ha messo a segno ben 27 punti, lasciando l’impressione di una giocatrice già pronta a questo livello. Ferma restando la certezza rappresentata da Sylla, non c’è ancora un’altra rappresentante nel ruolo capace di offrire oggi le stesse garanzie fornite in passato da Caterina Bosetti ma, come dice Velasco, non dare opportunità e tenere in campo sempre le campionesse più affermate è il modo migliore di non dare fiducia alle giovani.

Tra le palleggiatrici, accanto ad Alessia Orro, che dalla prossima stagione giocherà nel Fenerbahçe con un contratto triennale da 600mila euro a stagione (cifre fuori scala per gli standard della pallavolo), c’è Carlotta Cambi. La ventinovenne toscana è un’alternativa credibile e di qualità, nel giro della Nazionale da un decennio, con una certa esperienza e un’ottima dose di creatività. Dietro di loro in queste settimane si è distinta Chidera Eze, che l’anno scorso ha vinto l’oro europeo con la Nazionale Under 22 e il premio individuale come migliore palleggiatrice ed è reduce dall’esordio in A1. La regista 21enne, anche durante la Nations League, ha dimostrato di distribuire molto bene il gioco e di avere tante doti pure in battuta e a muro: caratteristiche che la rendono un prospetto notevole. L’azzurra avrà modo di migliorare ulteriormente nella prossima stagione a Bergamo, mentre adesso è stata scelta per prendere parte alle Universiadi. Un’altra alternativa alla coppia Orro-Cambi è rappresentata dalla ventiseienne Jennifer Boldini, regista della UYBA Busto Arsizio, che non è stata ancora schierata ma che fa parte del gruppo che sta affrontando questa competizione, mentre pare fuori Ofelia Malinov, che è stata a lungo titolare della Nazionale ma che, nonostante un’ottima stagione allo Zeren, in Turchia, non ha ancora ricevuto la chiamata da Velasco.

Paola Egonu ed Ekaterina Antropova giganteggiano nel reparto delle opposte: la prima è il simbolo della Nazionale azzurra, probabilmente la giocatrice più dominante in circolazione, mentre la seconda è un’alternativa di lusso, sempre capace di farsi trovare pronta e di essere decisiva anche dai nove metri. Una coppia che qualsiasi nazionale vorrebbe avere e che è stata gestita benissimo da Velasco, che le ha alternate per non affaticare troppo Egonu e per sfruttare la fortuna di avere due campionesse del genere contemporaneamente. In queste prime settimane di VNL è stato dato spazio anche ad Adhu Malual, 24 anni, che non ha tradito le attese e ha fatto registrare un ottimo 62,5% di efficienza di attacco.

Al centro, la coppia composta dalla capitana Anna Danesi e da Sarah Fahr pare indissolubile: entrambe rappresentano un’ottima opzione in attacco coi loro primi tempi e a muro sono una certezza. Dietro di loro, però, scalpita la ventiduenne Linda Nwakalor, che ha vinto tantissimo con le selezioni giovanili (oro mondiale Under 20, oro europeo Under 16 e Under 21) e che non ha accusato il colpo del passaggio tra le grandi. Anzi, è stata autrice di ottime prestazioni, tanto che oggi pare la prima tra le riserve azzurre. Ci sono da considerare i “no” di Marina Lubian e Sara Bonifacio, che avrebbero rifiutato di far parte del gruppo della Nazionale italiana quest’estate per riprendersi da alcuni problemi fisici non del tutto superati: resta da capire se Velasco intenderà reintegrarle in futuro. Lubian è una delle partecipanti alla vittoriosa spedizione olimpica in Francia, Bonifacio è stata la prima delle escluse per un infortunio alla caviglia, ma era comunque a Parigi a tifare per le compagne. Tra le centrali non mancano comunque le alternative: Federica Squarcini, Benedetta Sartori e Matilde Munarini su tutte.

Che dire del libero? Da più di dieci anni l’Italvolley gioca con la certezza di avere in campo la migliore al mondo in questo ruolo: Monica De Gennaro. Un autentico fenomeno, in grado di mettere sempre la sua palleggiatrice nelle migliori condizioni possibili e di compiere autentici capolavori nei recuperi. Velasco sa bene, però, che occorre iniziare a valorizzare anche alternative credibili che possano rappresentare un’alternativa più avanti, perché Moki ha 38 anni e a Los Angeles 2028 ne avrà 41. La venticinquenne Eleonora Fersino è attualmente la prima candidata a raccogliere la sua eredità, supportata anche da Sara Panetoni e Martina Armini (classe 2000 e 2002), che da junior si sono fatte notare.

Stella Nervini si candida a essere una delle grandi protagoniste del nuovo corso dell’Italvolley femminile

La striscia vincente dell’Italvolley femminile e le prospettive future

La grande forza dell’Italia è quella di avere un settore giovanile di altissimo livello: solo negli ultimi due anni le azzurre hanno vinto gli ori europei Under 17 e 22, l’argento mondiale Under 21, l’argento europeo Under 20, i bronzi mondiali Under 17 e 19 e il bronzo europeo Under 18. È la dimostrazione di un movimento che sta lavorando molto bene e, anche se non è detto che il passaggio da junior a senior sia automatico, è rassicurante l’idea che dietro alle campionesse ci siano giovani atlete che stanno raccogliendo risultati prestigiosi e che vogliono fare il salto di qualità.

Il percorso verso Los Angeles 2028 è ancora lungo e Velasco sa che in mezzo ci saranno molte sfide e bisognerà lavorare con un ampio gruppo di giocatrici per fare poi le scelte giuste per ogni appuntamento. Il 9 luglio partirà la terza settimana di Nations League, con fasi finali in programma dal 23 al 27 luglio, un mese dopo inizieranno i Mondiali. Le azzurre sono nettamente al primo posto del ranking mondiale non solo grazie all’oro olimpico e alla vittoria della Nations League 2024, ma anche perché la Nazionale italiana non perde una partita dal 1 giugno 2024: da allora, tra VNL 2024, Giochi Olimpici 2024 e VNL 2025, ci sono state ben 22 vittorie consecutive. La prova dello stato di grazia della nostra squadra: un team capace di cambiare, di rinnovarsi, di alternare titolari e riserve senza perdere le proprie qualità e le proprie caratteristiche, quel sistema muro-difesa che è diventato un modello. Velasco gode di tutta la fiducia possibile e accanto a lui in panchina c’è Massimo Barbolini che tanto bene fece come primo tecnico dal 2006 al 2012. Partire da favorite non sarà facile, ma questo gruppo ha dimostrato di sapere gestire anche i momenti difficili grazie a un grande spirito di gruppo e a una pallavolo che non ha eguali.

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