Dwamena, la fine di tutto su un campo da calcio

Questa è una storia di grandi speranze. Di un ragazzo e del suo sogno di lasciarsi alle spalle la povertà grazie al suo talento. Una parabola umana di grandi chance, tracolli, risalite e altre cadute, fino ad una nuova possibilità di tornare a sognare. Ma non è una favola. Perché non c’è lieto fine.

 

Sogno ghanese

Raphael Dwamena nasce nel 1995 a Nkawkaw, una cittadina di sessantamila anime nel sud del Ghana nota solamente per aver dato i natali a George Boateng.

Pare quasi superfluo dirlo, ma Nkawkaw non è esattamente il luogo dove è facile immaginare un futuro roseo. Le occasioni sono poche, la povertà tanta e, per i ragazzi della città, le speranze sono date principalmente dalle possibilità di emigrare.

Anche nello sport le chance scarseggiano. La città è famosa più per il parapendio che per il calcio e la squadra locale, l’Okwawu United, è una piccola soscietà che non ha mai dato grossa visibilità ai suoi calciatori.

Ma Dwamena ha un talento diverso e viene notato da giovanissimo dal colosso Red Bull, che ha un’accademia nella città di Sogapoke.

Dwamena entra nella scuderia Red Bull a 16 anni e appena tre anni dopo arriva l’opportunità di una vita: c’è l’Europa, il Red Bull Salzburg.

Le strade di Nkawkaw. Non esattamente un posto in cui è facile sognare

 

Red Bull amara

Tanti giovani talenti da tutto il mondo sono passati da Salisburgo e alcuni sono decollati nel calcio che conta grazie alle lattine d’Austria.

Per Dwamena, però, non è lo stesso. Il ragazzo parte dalla squadra riserve, il Liefering, ma non riesce a carburare davvero. Ci gioca due anni ma è una riserva e non lascia il segno.

Nel 2016, a 21 anni, il suo contratto scade e il Red Bull Salzburg decide di non rinnovarlo. E qui arriva il primo crollo della carriera di Dwamena.

Perché gli stenti giovanili fanno da contraltare a una cattiva gestione delle proprie finanze: le cifre dell’ingaggio in Austria non sono certo iperboliche e Dwamena è poco lungimirante. Alla fine del suo contratto ha finito tutti i suoi soldi, il conto corrente è in rosso, non può mantenersi.

Si vergogna di dire alla sua famiglia che ha fallito e che i soldi sono finiti, quindi chiede aiuto alla fidanzata, che vive in Ghana. Con fatica la ragazza riesce a spedirgli i soldi per farlo rientrare in patria e gli trova un alloggio: Dwamena viene ospitato in un convento da una suora amica della sua ragazza.

Sembra tutto perduto, ma una nuova chance è alle porte. Arriva di nuovo dall’Austria.

Dwamena in azione con la maglia del Liefering, la squadra B del Red Bull Salzburg

 

Rinascita e gloria

È il 2016, Dwamena ha 21 anni e le sue referenze hanno attirato l’interesse di un’altra squadra austriaca, l’Austria Lustenau, in seconda divisione austriaca.

La stagione inizia presto e Dwamena è un altro giocatore: 20 presenze, 18 gol in Erste Liga. Troppi per passare inosservato, tanto che già a gennaio spicca il volo e va in Challenge League, dove lo accoglie lo Zurigo, una big della seconda serie elvetica.

Anche in Svizzera, Dwamena stupisce. Resta un anno e mezzo, da gennaio segna 12 volte in 18 partite risultando decisivo per la promozione in Super League. E anche nella massima serie sfiora la doppia cifra.

Dwamena è un attaccante potente e dinamico. Ha 23 anni e il suo nome inizia a circolare nei discorsi di mercato di alcun team europei di fascia medio/alta.

Alla fine la spunta il Levante, che spende oltre sette milioni di euro per portarlo a Valencia. Raggiunge anche la nazionale, collezionando 9 presenze e 2 gol con le Black Stars.

Sembra che il sogno sia esaudito. Dwamena ha spiccato il volo. Ma questa è una storia di montagne russe e dopo la svolta riprende la discesa. In picchiata.

Dwamena esulta dopo un gol con la maglia della nazionale

 

Flop spagnolo e capricci del cuore

In Spagna le cose non funzionano. Resta un’intera stagione al Levante, giocando 12 spezzoni in Liga ma per poco più di duecento minuti, senza mai segnare se non in un match di Copa del Rey.

L’anno seguente scende in Liga Adelante nel Saragozza, i gol sono due ma le presenze solo nove. Dwamena viene valutato come un calciatore inadeguato al calcio di alto livello e spedito altrove.

Si trasferisce in Danimarca, al Vejle, ma anche qua segna soltanto due volte, giocando appena cinque partite.

La sua carriera pare volgere al termine, perché il mancato utilizzo ha un motivo preciso: problemi cardiaci.

Il suo cuore è più grande del previsto, viene fermato per un po’, poi ottiene nuovamente l’idoneità agonistica. Dwamena rientra in Ghana per un breve periodo, prima di riaffacciarsi al calcio europeo.

Lo riaccoglie l’Austria ma anche l’esperienza al Blau Weiss-Linz è un flop. Solo tre presenze senza gol. E di nuovo spuntano problemi cardiaci che impongono l’installazione di un defibrillatore interno.

Dwamena ormai gioca per passione e per sbarcare il lunario. Accetta un’offerta dalla Svizzera dove le prospettive non sono scintillanti.

Milita in una squadra di quinta serie, l’Old Boys Basilea, una squadra con il nome che richiama una curiosa tradizione. Da statuto, infatti, l’età media degli undici titolari deve essere di 34 anni.

La stagione inizia bene per Dwamena che va a referto 8 volte in 11 partite. Forse non sono i gol che lo fanno tornare alla ribalta, forse è il suo passato, fatto sta che a gennaio 2023 arriva una nuova buona occasione.

In casi simili si dice spesso che sarà l’ultima. In questo caso, purtroppo, la frase è un triste presagio.

Un’azione durante la sua avventura al Levante. In Liga, Dwamena non riesce ad andare mai a segno

 

La risalita e la fine di tutto

A gennaio 2023 lo chiama l’Egnatia, club di massima divisione albanese. Un’occasione da non perdere ed una dimostrazione di fiducia che Dwamena ripaga gonfiando la rete come non mai. Ma anche compie anche un gesto incauto: ritenendolo un ostacolo per la sua carriera, il ragazzo nigeriano fa rimuovere il defibrillatore installato per evitare i problemi cardiaci.

Da gennaio gioca 18 partite e segna 11 gol, aiutando il club a qualificarsi ad una coppa europea per la prima volta nella sua storia.

E non è finita qua: con un acuto al 96′ del match di andata del preliminare di Conference League, Dwamena firma il pareggio contro l’Ararat Armenia e, contestualmente, il primo gol nella storia europea del club.

L’Egnatia viene eliminato ma i riflettori non si spengono: in amichevole, Dwamena riesce a punire anche l’Inter di Simone Inzaghi e in campionato fa nove gol in dieci partite.

Fino a quel maledetto 11 novembre. Sul campo di Rrogozhine, città in cui ha sede l’Egnatia, arriva il Partizani. Al minuto 25, si scrive l’ultima pagina di questa storia: Dwamena si accascia a terra. Ancora quel cuore grande che tanti problemi gli ha dato in passato. C’è un defibrillatore, viene usato tempestivamente. Purtroppo non basta. La fine dei sogni e di tutto il resto arriva poco dopo in ospedale.

Dwamena con la fascia da capitano dell’Egnatia. È entrato nella storia del club da protagonista,  fino al triste epilogo



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Di Manuel Fanciulli

Laureato in giurisprudenza e padre di due bambini, scrivo di sport, di coppe e racconto storie hipster. Cerco le risposte alle grandi domande della vita nei viaggi e nei giovedì di Conference League.