Piero Del Papa è stato un grande pugile

Gli anni a cavallo tra il 1960 e il 1970 sono stati quelli del cosiddetto “boom economico“: l’Italia iniziava a risvegliarsi dopo la guerra e tanti cercavano di affermarsi come più e meglio potevano. In quegli anni lo sport, e in particolare la boxe, viveva un vero e proprio periodo di splendore. Tantissimi erano i giovani che si affacciavano al ring e da esso traevano ispirazione, forza e venivano ripagati con la gloria e le vittorie.

La squadra maschile alle Olimpiadi di Roma del 1960

 

La boxe italiana era probabilmente al suo massimo di sempre, già dalle Olimpiadi di Roma del 1960 dove la spedizione azzurra riuscì nell’impresa di portare a casa 3 ori, 3 argenti e un bronzo.

In quegli anni dominavano i ring di tutto il mondo personaggi del calibro di Nino Benvenuti, Sandro Mazzinghi, Giulio Rinaldi,campioni che avrebbero lasciato alle generazioni future un ricordo indelebile delle loro gesta.

C’è poi un pugile da molti ingiustamente snobbato, che ha vinto molto e ha lasciato nei cuori degli appassionati la sua grande forza d’animo e il suo trascinante buonumore: Piero Del Papa.

 

Gli inizi e la carriera pugilistica

Piero nasce a Pisa nel 1938, la sua spensieratezza e la sua semplicità colpiscono chiunque incontri. Un gigante buono si direbbe oggi, che da subito fece intuire come, coi guantoni, sarebbe diventato qualcuno.

Aveva svolto il servizio militare insieme a Nino Benvenuti e Giuliano Gemma; con il primo rimasero amici per sempre, con il secondo invece si ritrovarono sui set cinematografici che Piero frequentò con Bud Spencer, Marcello Mastroianni, Sofia Loren e Vittorio Gassman.

Un pugile probabilmente non perfetto stilisticamente, ma che sul ring era capace di riportare quello che era nella vita: un lottatore senza pari, con un coraggio leonino e un pugno devastante. La sua carriera inizia nella categoria dei pesi medi, quando non ancora ventenne è finalista ai campionati italiani dilettanti perdendo da Nello Rumori.

Un sorridente Piero Del Papa

 

Successivamente la convocazione in nazionale per le Olimpiadi del 1960 a Roma e il passaggio al professionismo pochi anni dopo con la vittoria del campionato italiano nel 1962, titolo mantenuto fino al 1964.

Nel 1966 il capolavoro del titolo europeo nei medio-massimi in una finale tutta italiana contro Giulio Rinaldi (già campione nel 1962). Combatte per la corona continentale per 11 volte, vincendo in 7 occasioni.

 

Il combattimento per il titolo mondiale

Il 1971, poi, è l’anno del combattimento più importante e più discusso della sua carriera: l’incontro per il titolo di campione del mondo dei medio-massimi a Caracas contro l’idolo di casa Vicente Rondón.

Piero si presenta all’appuntamento tirato a lucido, è fresco campione europeo e la sua carriera è ormai decennale. Ha maturato esperienza, ha imparato a boxare sulle caratteristiche degli avversari, portandoli spesso in combattimenti ravvicinati che esaltano le sue qualità.

Quell’incontro, tuttavia, si dimostra tutt’altro che positivo per il campione europeo. Già alla prima ripresa, Rondón stende Del Papa con una sventola micidiale, ponendo così fine alle ambizioni iridate del pugile pisano. Negli anni tanto si è detto di quell’incontro: molte le voci che si sono rincorse su presunte combine oltre che su minacce ricevute da Piero nei giorni immediatamente precedenti al match. Si è parlato di malavita organizzata coinvolta nel risultato del combattimento e di strani incontri avvenuti nel giardino dell’albergo che ospitava il campione italiano. Piero non ha mai svelato quale fosse stato il motivo di quella sconfitta. A qualcuno degli amici più intimi ha raccontato di “non averlo nemmeno visto partire quel colpo. L’ho solo sentito arrivare.

La verità non si saprà mai. Ma forse per episodi simili è meglio così.

 

La fine di un’era e l’inizio di una nuova vita

Nel 1972, dopo 62 incontri, conditi da 44 vittorie, 17 delle quali prima del limite, e 11 sconfitte, Piero decide di appendere i guantoni al chiodo.

A questo punto occorre decidere cosa fare della propria vita. Di certo c’è la volontà di restituire alla boxe quanto questa gli aveva dato nel corso degli anni. Del Papa decide quindi di aprire una palestra nei sotterranei del palazzetto dello sport di Pisa.

Ma il mondo dello sport non era più sufficiente per Piero. Già durante la sua carriera pugilistica il gigante toscano aveva preso parte, con ruoli marginali, a svariati film. Tutto era nato con una piccola parte in “Ieri, oggi, domani” di De Sica. Trovarsi di fianco a immortali interpreti della settima arte come Sofia Loren e Aldo Giuffrè gli aveva in qualche modo indicato la via: sarebbe stato quello il suo futuro dopo la boxe. Non tanto perché avesse un talento innato per la recitazione, quanto perché il suo essere schietto, diretto, anche divertente, lo rendevano naturale interprete di ruoli in pellicole anche di pregevole fattura.

A questo si uniscono le parole del suo amico-manager Franco Morandi che dice che Piero è lento ad ingranare ma una volta “caldo” non si ferma più. Basta ricordare quando, combattendo in Germania per il titolo Europeo dei medio-massimi, fu buttato giù dal ring ma vi risalì vincendo poi il match.

La sua carriera cinematografica inizia con un piccolo ruolo in “Piedone lo sbirro“, film con Bud Spencer nei panni di un poliziotto dai modi bruschi ma dal cuore d’oro. La collaborazione artistica con l’indimenticato attore ed ex primatista italiano dei 100 stile libero proseguì in altre pellicole come “Lo chiamavano Bulldozer” e “Bomber“.

 

Piero amava raccontare gli aneddoti delle sue apparizioni nei film di Bud Spencer, uno in particolare:

Una sera noi e tutta la troupe andammo a mangiare al ristorante “da Toto” dove stavano già girando alcune riprese. Dopo gli antipasti Bud Spencer ordina un’omelette con 10 coppie di uova… 20 uova in tutto, voleva fare il grosso, come nel film. Noi tutti a guardarlo e allora è iniziata la gara a imitarlo. Io presi un’omelette con 5 coppie di uova, 10 uova in totale. Risultato: alla fine certi dolori di stomaco che non ti dico! Nel pieno di quella notte mi sveglio e avevo dei dolori di stomaco pazzeschi e la bocca tutta irritata. Andai allo specchio e mi erano venuti degli sfoghi sulle labbra. E Bud Spencer? Niente, non c’aveva niente. Sembrava un fringuellino… era una cosa incredibile quell’uomo, pure nella realtà!

Menzione speciale una sua fugace apparizione nel film “Caro papà” di Dino Risi. A dimostrazione che il suo saper stare anche fuori dal ring era riconosciuto anche dai più grandi.

 

La legacy di Piero Del Papa

Senza dubbio la sua carriera sul grande (e piccolo) schermo ha avuto risalto. Le sue battute nei film con Bud Spencer sono rimaste impresse nelle menti di tantissimi ragazzi nati tra gli anni ’80 e ’90.

Ma, come detto, spesso tendiamo a sottovalutare ciò che personaggi come Piero Del Papa hanno rappresentato per lo sport italiano. Forse perché lontani dal nostro sentire e appartenenti ad una generazione con cui non sentiamo di avere molto a che spartire.

Ciò che Piero ha lasciato agli appassionati di boxe è il ritratto di un pugile forte, determinato, capace di andare spesso oltre i propri limiti sublimando l’impegno e la tenacia che sempre lo hanno contraddistinto. Le generazioni successive di pugili dovrebbero conoscere nel dettaglio le sue gesta perché Del Papa è stato tra coloro che hanno reso grande il nostro pugilato, non solo in Europa, ma nel mondo intero.

La speranza è che il pugilato italiano possa tornare ai fasti di quegli anni. Anche se ad oggi, su 14 corone italiane disponibili, ce ne sono 5 ancora vacanti.

Piero ha lasciato questa vita il 27 ottobre del 2018. La sua città, Pisa, ha deciso di dedicargli la piazza antistante il palazzetto dello sport. Un giusto riconoscimento per chi ha reso grande l’ex repubblica marinara.

L’intitolazione della piazza a Piero Del Papa

 


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catenaccio

Di Dario Tagliaferri

Informatico di professione, allenatore di calcio per bambini per diletto. 40 anni ma ne dimostro meno. Dicono che odio tutti, ma solo quando piove.