La Kings League è un progetto che ambisce a guadagnarsi uno spazio senza sostituire il calcio. Questo è stato il messaggio del CEO mondiale della Kings League Djamel Agaoua agli albori della competizione. Un monito rivolto a tifosi, addetti ai lavori e scettici. A giudicare dalle visualizzazioni, lo spettatore medio sembra aver recepito il messaggio, ma lo stesso non si può dire per i protagonisti del torneo. Perché se per le persone comuni questo progetto rappresenta una mera forma di intrattenimento, per molti calciatori rappresenta un’occasione concreta, una seconda chance per sfondare e cambiare vita. Sempre più giocatori preferiscono la Kings League alle categorie del calcio dilettantistico o addirittura alla Serie C. Si tratta di una nuova una versione compressa della legge dei grandi numeri. E nell’era dei social, lo sappiamo, i numeri sono l’unica cosa che conta.
Le leghe minori in Italia
Campi disastrati, trasferte proibitive e dinamiche non sempre chiarissime sotto molti punti di vista, soprattutto a livello economico. Queste sono purtroppo alcune delle caratteristiche che contraddistinguono il calcio italiano in Serie C e nelle leghe dilettantistiche. In certi campi si respira la passione più pura per il calcio, è vero, ma le condizioni poco vantaggiose e remunerative hanno spinto e continuano a spingere i protagonisti delle squadre a scelte professionali e di vita particolari.
D’altronde quasi ognuno di noi ha sognato, almeno una volta nella vita, di diventare calciatore o calciatrice professionista e di vivere di calcio. Tuttavia la scalata che porta alla Serie B, o addirittura alla Serie A, è un percorso durissimo da completare. Non c’è solo la gavetta e non basta il talento, occorre impegnarsi e sacrificare qualcosa per diventare un professionista. E tutto ciò potrebbe non bastare. Arriva dunque il momento in cui bisogna cercare delle alternative, il famoso piano B che permetta a un calciatore delle categorie minori di vivere serenamente mentre continua a giocare. Molti portano avanti una vita professionale parallela all’attività agonistica, una situazione abbastanza classica, mentre altri hanno fatto scelte diverse.
Rifiutare il salto dalla D ai professionisti per vivere meglio e in serenità è stata una scelta piuttosto gettonata in passato, vuoi per la paura di fare il salto di categoria e di fallire o, più banalmente, per questioni economiche, con la possibilità di dividere la propria remunerazione in una parte regolarmente prevista in busta paga e l’altra versata in nero. È noto che alcune delle stelle più brillanti del calcio dilettantistico, in più di un’occasione, abbiano scelto di rimanere in Serie D piuttosto che andare in C. Ad oggi però si sono aperte nuove possibilità, tra cui quella proposta dalla Kings League. Una formula spettacolare, ibrida tra sport e intrattenimento, ma soprattutto profumatamente finanziata da grandi investitori. Che è rapidamente diventata la meta preferita di molti calciatori, tanto che alcuni di loro sono arrivati a preferirla al calcio tradizionale. I casi, come vedremo, sono molteplici.
Il caso Galligani, tra Kings League e calcio tradizionale
Il regolamento della Kings League prevede che le varie squadre costruiscano le proprie rose scegliendo tra i cosiddetti “Giocatori Draft”, che devono superare una fase di selezione, e “Giocatori Wild Card”, chiamati a integrare la rosa per un massimo di tre unità per ciascuna formazione. I giocatori di entrambe le categorie possono inoltre essere tesserati per società appartenenti alla FIGC o a qualsiasi federazione associata alla FIFA. La possibilità di partecipare alla Kings League è determinata dalla compatibilità tra i due impegni, ma è richiesta l’autorizzazione del club per cui si è tesserati.
Da qui il primo problema riguardante Kings League Italia, o meglio il caso specifico che ha riguardato Elia Galligani. In forza al Siena, il giocatore selezionato come wild card dai Black Lotus di Off Samuel e Sérgio Cruz è stato costretto a lasciare la competizione dopo la seconda giornata, a febbraio. Il motivo? La mancata autorizzazione da parte del Siena, che con un comunicato ha immediatamente chiarito la propria posizione:
La società Siena F.C. prende le distanze verso la partecipazione alla Kings League con la formazione “Black Lotus” del calciatore Elia Galligani, in quanto questa iniziativa non è stata autorizzata dal club. Pertanto saranno presi provvedimenti verso il calciatore al fine di tutelare gli interessi e l’immagine del Siena F.C.
Dal turno successivo i Black Lotus sono scesi in campo senza Galligani che, nonostante le parole del Siena, ha regolarmente preso parte alla sfida con il Poggibonsi e poi a quella con la Sangiovannese. Scegliere la Kings senza informare il proprio club è stata di sicuro una decisione fuori dalle righe, unica nel suo genere, ma che più di altre racconta la determinazione con cui certi giocatori si imbarcano in questa avventura. Una volontà ferrea che ha investito anche una delle più grandi stelle del calcio dilettantistico.
Loiodice, l’uomo dei primi posti
Promozione con l’Audace Cerignola nel 2022, con l’Altamura nel 2024 e infine con il Casarano nel 2025. Nicola Loiodice è una leggenda dei campi dilettantistici e, ad oggi, è forse il giocatore più forte della Serie D. Potrebbe tranquillamente giocare in Serie C e in passato, con la spinta giusta, avrebbe anche potuto tentare la scalata. Giunto a 32 anni – 33 ad agosto – il re delle promozioni però si è sempre accontentato di essere una stella in D. A tal proposito, è notizia degli ultimi giorni il suo accordo con il Fasano, una delle più ambiziose società di quarta serie.
Ma riavvolgiamo il nastro fino all’inizio del 2025, quando arriva una chiamata particolare, dalla Kings League. A selezionarlo in qualità di wild card è Blur, che con i suoi Stallions punta decisamente in grande. Reduce dall’esperienza in Messico, lo streamer romano reclutato da Piqué per la nascita del progetto nel nostro Paese si è presentato con una squadra ambiziosa, rinforzata dalla presenza di Nicola Loiodice. Le prime giornate sono state all’altezza delle aspettative, gli Stallions hanno dominato. Poi l’improvviso cambio di casacca che lo ha portato ai Caesar. Una scelta ardita, vista la posizione di coda occupata dalla squadra di Enerix e Faina. Da lì un vero crollo, sia dal punto di vista individuale che collettivo. Per i Caesar il primo split di Kings League si è chiuso all’ultimo posto a quota 6 punti. A questo punto una domanda sorgerebbe spontanea: perché passare da una squadra che può giocarsi il primato e il conseguente accesso al mondiale di Parigi all’ultima della classe?
Si è parlato molto di questa scelta di Loiodice. Qualcuno l’ha giustificata menzionando il suo rapporto con Faina, altri hanno tirato in ballo la sua amicizia con il compaesano Antonio Giulio Picci – passato ai Caesar dagli Underdogs. Probabilmente il buon Nicola ha scelto i Caesar per un insieme di ragioni tra cui, non è da escludere, potrebbero esserci anche motivazioni economiche. Una squadra meno blasonata ma un contratto più vantaggioso, questa la possibile equazione alla base del trasferimento. Un’operazione che emulerebbe quella, nel calcio convenzionale, riguardante Pohjanpalo, trasferitosi dal Venezia al Palermo in nome di un’offerta difficile da rifiutare.
Il suono della Trombetta
Nato nel 1994, con un lungo percorso in Serie D e un passaggio anche al Modena, Michele Trombetta a maggio 2024 si ritrova di punto in bianco catapultato in un nuovo mondo. Arriva la chiamata degli Stallions per la Kings World Cup:
Se Balotelli e Cerci rinunciano, tocca a te.
L’affare alla fine si concretizza. Riunione di squadra per allenarsi a Milano, poi la spedizione in Messico al fianco di Viviano, Nainggolan e Totti per giocare con la squadra di Blur. Proprio la volontà di stare al fianco dello storico capitano della Roma, rivela Trombetta, gioca un ruolo chiave nella sua decisione. Il nostro Mondiale si ferma agli ottavi e tra le varie stelle della competizione spicca proprio Trombetta. Al termine della competizione “Michelone” viene ingaggiato dalla Giana Erminio, squadra del girone A di Lega Pro.
Una nuova avventura è alle porte, ma dopo appena sei mesi le strade del club e di Trombetta si dividono. Gli infortuni ne limitano l’impiego, certo, ma a giocare un ruolo fondamentale nella separazione è di nuovo la Kings League. Il richiamo della maglia della nazionale – in procinto di giocarsi la Kings World Cup Nations – è troppo forte, tanto che Trombetta rescinde con il club lombardo per tornare in Kings, anche solo per un torneo di due settimane.
Può sembrare paradossale, ma questa è una delle nuove direzioni. Pubblicità, stipendi alti e perfino le infinite possibilità collaterali date dai social fanno sì che un calciatore professionista rinunci all’ingaggio di un club professionistico per prendere parte alla Kings League. Quello che doveva essere un fenomeno parallelo è diventato un mondo attraente per ragazzi che sanno di non poter più sfondare nel calcio che conta, quantomeno in quello tradizionale. A seguirlo infatti c’è stato anche Vlad Marin la cui parabola presenta più di un punto in comune con quella di Trombetta.
Trombetta e Marin impegnati con gli Stallions di Blur
La confessione di Vlad Marin
Dalle giovanili della Lazio al passaggio dal Manchester City, quindi il trasferimento alla Juventus, che spinge il Daily Mail a titolare:
Talent drain! Man City lose third highly-rated youngster as Marin leaves for Juventus.
Si contano persino tre convocazioni in prima squadra con la Roma di Rudi Garcia. Le presenze nel calcio professionistico arriveranno a Cuneo, a Rimini e a Messina, ma la carriera che pareva lecito aspettarsi non decollerà. Nel frattempo, alcune esperienze all’estero, tra cui quella in Belgio con il Dender. Giunto a 29 anni, il difensore romeno sembrava aver accantonato l’idea di sfondare e di vivere davvero di calcio. Poi la chiamata per il mondiale in Messico e un iter simile a quello di Trombetta. Le prestazioni di livello fornite in Messico valgono soldi e perfino sponsor. E la partecipazione alla Kings League Italia con la maglia degli AlpaK di Frenezy, fermatisi ai quarti di finale.
Sono in Kings League perché il format mi affascina, la competizione si è rivelata piuttosto coinvolgente. Ho avuto tanti infortuni nel corso della mia carriera e non ho problemi ad ammettere di aver fallito come calciatore, in Kings ho avuto una seconda possibilità importante.
Questa le parole pronunciate da Vlad Marin in una diretta su Twitch lo scorso 14 maggio. Sì, perché molti tra coloro che hanno partecipato alla competizione stanno sfruttando vari canali comunicativi per parlare della propria esperienza. A testimonianza del fatto che la Kings League apre un’infinità di nuove porte a tutti.
Kelvin Oliveira ha detto di no a Neymar per la Kings League
Arrivato alla soglia dei 30 anni, Kelvin Oliveira è l’esempio più emblematico del calciatore che grazie alla Kings League ha cambiato la propria vita. Decisivo per il successo in Kings World Cup Nations contro la Colombia, il brasiliano era stato protagonista anche del Mondiale messicano con la maglia dei G3X. Ciò che è chiaro però è che di Kelvin Oliveira ce n’è uno solo. Il brasiliano, dotato di una tecnica sopraffina che abbina a una grande fisicità, in questo momento sembra tre passi avanti a tutti. Di questo si è accorta anche la Nike, che lo ha prontamente messo sotto contratto.
Dopo essere stato vicino all’approdo al Milan – saltato per questioni burocratiche – l’allora sedicenne Kelvin è tornato in Brasile per giocare con il Cruzeiro. Varie vicissitudini però, come confessato da Oliveira stesso, gli hanno fatto passare la voglia di giocare, ritrovata poi grazie al calcio a 7. Nominato migliore del mondo nel 2021, con la Kings League ha trovato il perfetto terreno di gioco per sfondare definitivamente. Kelvin Oliveira ha impressionato il mondo con le sue giocate. E non solo: come emerso in occasione della presentazione della lega brasiliana, pare che nientemeno che Neymar lo volesse al Santos. Ma la risposta è stata un secco no.
A 29 anni il giocatore dei G3X ha rifiutato l’ultima occasione di rilanciarsi nel calcio per dedicarsi totalmente al mondo Kings. Timore di ricadere in quegli stessi problemi di cui parlava? O semplicemente una scelta lucida? Kelvin Oliveira è la figura più luminosa di questo nuovo firmamento ed è consapevole del fatto che nel calcio a 11 sarebbe solo uno dei tanti. In Kings League, invece, il fenomeno brasiliano non ha eguali sul campo e questo vale un riscontro economico notevole, impossibile da non tenere in considerazione.
Ecco fatto, amici miei. Dopo giorni di notti insonni e dubbi, ho scelto il meglio per il mio futuro. Grazie a tutti per i gentili messaggi e un sentito ringraziamento a Neymar per l’invito, qualcosa che non dimenticherò mai. Ora sono più G3X che mai. Per me equivale a una seconda chance anche economicamente. C’è il campo, ma c’è tutto il resto. Tanti calciatori in Kings hanno una loro carriera che portano avanti, ma ne affiancano pure una nuova da influencer o streamer. E poi giri il mondo ed entri a contatto con autentiche leggende del calcio, per quanto mi riguarda basta pensare a Neymar o Kakà. Sì, è una seconda chance unica nel suo genere.
Le parole di Kelvin Oliveira spiegano meglio di qualsiasi altra argomentazione ciò che sta accadendo. Perché scegliere la Kings anziché il calcio? Per divertirsi, avere visibilità e contratti vantaggiosi, senza dimenticare le tante nuove possibilità lavorative che esulano dal rettangolo di gioco. Negli ultimi anni il concetto di bandiera nel calcio a 11 si è perso a causa del vil denaro. Quel denaro che ha forgiato un calcio moderno tanto criticato quanto seguito. Per quanto riguarda il mondo Kings League, la questione è meno superficiale. In rare occasioni si parla di contratti milionari, ma per molti l’approdo in Kings vale un cambio di vita. Se questo ecosistema riesce a offrire simili opportunità, ben venga un format capace di riportare alla luce talenti rimasti troppo a lungo nell’ombra delle serie minori.
Un video con le gesta di Kelvin Oliveira, il miglior giocatore della Kings League