La Roma femminile può creare una dinastia

Quando, nel 2018, la Serie A femminile è entrata nel novero dei campionati gestiti dalla FIGC, il campionato pareva avere un padrone indiscusso, la Juventus.

Nata nel 2017, anno in cui ha rilevato il titolo sportivo del Cuneo, la compagine femminile della squadra bianconera ha vinto i primi cinque campionati disputati nella sua breve storia. Nella stagione 2022-23, però, sulla strada dei bianconeri si è parata la Roma.

E se confermarsi non è mai facile, l’inizio di questa stagione dà un messaggio abbastanza chiaro: la Roma può creare una dinastia.

 

Mercato di primo livello

Nata nel 2018 dall’acquisizione del titolo della Res Roma, la squadra femminile giallorossa ha gradualmente aumentato la propria competitività in Italia fino a plasmare una rosa di altissimo livello.

Durante il mercato estivo ha perso calciatrici importanti come Carina Wenninger, che ha scelto di ritirarsi dedicandosi alla famiglia e ad un incarico federale con la sua Austria, Vicky Losada, giocatrice di alto livello ma poco più che una comparsa nella Capitale, la svincolata Andressa e, soprattutto, Haug, ceduta al Liverpool per 125mila euro, cessione più remunerativa della storia della Serie A.

Ciononostante, il DS Gianmarco Migliorati è riuscito ad aumentare il tasso tecnico della squadra, che ha aggiunto ad un nucleo già molto forte dei nomi di rilievo e con esperienza internazionale.

Su tutte spicca la giapponese Saki Kumagai, proveniente dal Bayern Monaco, con oltre 130 presenze nella nazionale nipponica, valse un mondiale, un secondo posto iridato e un argento olimpico, nonché capace, ai tempi del Lione, di vincere ben cinque Champions League consecutive, dal 2016 al 2020.

Con lei le spagnole Valdezate e Latorre, la svizzera Aigbogun, l’austriaca Feiersinger, l’azzurrina Tomaselli e la canadese Viens, andata a potenziare un attacco già di grandissimo valore.

Le molte frecce nella faretra di mister Alessandro Spugna per il suo 4-3-3 sono diventate un problema di difficile gestione per le squadre avversarie.

Saki Kumagai coccola una delle cinque Champions vinte con il Lione

 

Varietà di soluzioni

Già, perché ad oggi la Roma ha così tante giocatrici di alto livello da risultare pericolosa e ficcante anche in caso di turnover o dopo le sostituzioni.

L’ampiezza della rosa si riflette anche nei freddi numeri: da inizio stagione, nelle nove partite ufficiali disputate tra Serie A, Champions League e Coppa Italia, la squadra giallorossa ha realizzato la bellezza di 38 gol, ripartiti tra ben 14 calciatrici in maniera piuttosto equa.

Basti pensare che Elena Linari, difensore centrale della nostra nazionale, ha segnato tre reti giocando appena sei partite.

Soprattutto ad inizio stagione, l’apporto della panchina è risultato determinante, con cinque gol complessivi, due dei quali decisivi per piegare a domicilio il Milan nella gara d’esordio.

Ma le statistiche dicono anche molto di più sullo strapotere delle ragazze giallorosse: in campionato la squadra è a punteggio pieno dopo sei partite, con un miglioramento di tre punti e, addirittura, undici gol in più di rispetto alla scorsa stagione.

Anche nelle coppe l’andamento è piuttosto lineare: in Coppa Italia le seconde linee hanno distrutto il Cesena (6-0 in trasferta), nei preliminari di Champions League sono arrivate due vittorie e nove gol a discapito delle ucraine del Vorskla.

Il sorteggio dei gironi è stato tutt’altro che benevolo. Le giallorosse sono state inserite in un gruppo complicatissimo con PSG, Bayern Monaco e Ajax, ma venderanno cara la pelle.

Il gruppo giallorosso festeggia il gol di Viens al Vorskla

 

Dominare senza estremismi

Un valore aggiunto è rappresentato dall’allenatore, Alessandro Spugna. Scelto per succedere ad Elisabetta Bavagnoli, oggi responsabile del settore femminile della Roma, il mister torinese è arrivato dall’Empoli con idee offensive, da giochista.

Ciò, unitamente al crescente valore della rosa, ha portato ad un’immediata crescita nei risultati fino allo storico primo scudetto del 2023 e ai quarti di finale di Champions.

Nelle prime cinque partite di campionato, la Roma ha mostrato una tendenza al controllo del gioco e una superiorità tecnica piuttosto nette: media precisamente del 65% di possesso palla e di 25 tiri a partita, con 2,48 xG creati a gara concedendone appena 0,66.

Gli ottimi numeri hanno accompagnato un’overperformance sia difensiva (3 gol concessi contro i 3,3 xGA) che, soprattutto, offensiva (20 gol fatti a fronte di 12,4 xG).

Stante la qualità nel palleggio, gli strappi degli esterni d’attacco (principalmente Haavi e Viens) e gli inserimenti degli intermedi, la Roma è la squadra di Serie A più efficace nello spezzare le linee, arrivando costantemente e con più giocatrici in zona gol, con una media di 33,8 passaggi a partita completati nell’area avversaria.

Eppure, nel big match della sesta giornata, in casa della Juventus, Spugna ha modificato radicalmente l’atteggiamento del suo undici, concedendo il pallino del gioco alle bianconere e agendo di rimessa.

Sebbene la Juventus abbia calciato ben 25 volte verso la porta giallorossa, le occasioni sono state poco pericolose e la Roma, con soli nove tiri, ha vinto 3-1 e colpito una traversa, prendendosi la vetta solitaria.

Mister Spugna dà indicazioni alle sue giocatrici

 

Esterni dominanti

Gli esterni offensivi del 4-3-3 giallorosso sono, nell’once de gala di Spugna, Evelyn Viens e Emilie Haavi.

La canadese Viens, oro olimpico a Tokyo 2020 ed acquistata in estate dagli svedesi del Kristianstads, ha avuto un impatto consistente a livello realizzativo, soprattutto tenuto conto del fatto che la Roma è una “cooperativa del gol”: nelle prime otto presenze stagionali ha realizzato sei reti, cosa che la rende capocannoniere di questo inizio di stagione.

Diverso il discorso di Haavi. La norvegese è in giallorosso dal 2021 e, sebbene il numero dei gol non risulti altisonante, sul campo dà sempre la sensazione di poter creare qualcosa.

Nella sua esperienza in giallorosso ha una media di 0,45 e 0,37 assist pesati sui 90 minuti e la sua incredibile abilità del dribbling, determinante nel gioco di Spugna, le è valsa anche il premio di MVP della Serie A 2022-23.

L’attitudine all’uno contro uno unita alla sua grinta in fase di pressing, danno maggiori chance nel recupero palla sul primo controllo in fase di possesso avversario e ampie garanzie di creare la superiorità che può determinare una sistematica occupazione dell’area avversaria.

Sebbene non sia più giovanissima (classe 1992), la sua presenza nell’immediato garantisce alla Roma un’arma letale in più.

Emilie Haavi sguscia tra due difensori dell’Inter

 

Un bomber implacabile

Sebbene il suo rendimento in termini di gol a Roma sia sceso rispetto al passato, Valentina Giacinti è la miglior garanzia possibile per una squadra che produce offensivamente quanto la Roma di Spugna.

Tre volte capocannoniere della Serie A con tre maglie diverse (Mozzanica nel 2016, Brescia nel 2018 e Milan nel 2019), Giacinti non ha certo intenzione di fermarsi e, anzi, punta a raggiungere il titolo di bomber stagionale anche con un’altra maglia.

I suoi numeri sono di facile lettura. Ha esordito in A all’età di 16 anni con l’Atalanta, in una stagione chiusa con la retrocessione, divenendo titolare dall’annata seguente, nel campionato 2010-11.

Giocando due anni in A2 e dodici in Serie A, con un breve intermezzo negli States, Giacinti ha raggiunto la doppia cifra ben tredici volte, con uno score di 34 gol in A2 e 195 gol in Serie A prima dell’inizio di questa stagione.

Nello scorso campionato si è fermata a “soli” 13 acuti, cui vanno aggiunti altri sette centri nelle varie coppe. Ma quest’anno è nelle migliori condizioni per accrescere il proprio bottino.

L’attaccante della Nazionale, classe 1994, è nel pieno della maturità calcistica e ha la possibilità di garantire il proprio apporto alla causa giallorossa ancora a lungo.

Valentina Giacinti sorride insieme alle compagne dopo un gol

 

Gioventù dorata

Non solo esperienza ma anche giovani talenti, nell’organico delle campionesse d’Italia. Ad oggi ci sono solamente cinque over 30 (le già citate Kumagai e Haavi, la capitana Bartoli, i portieri non titolari Korpela e Ohrstrom) e la maggior parte dell’organico è nella fase migliore della propria carriera.

In estate sono arrivate la spagnola Valdezate, difensore ex Athletic Bilbao, classe 2000 con oltre 150 presenze in Liga, e la centrocampista 22enne Martina Tomaselli, proveniente dal Sassuolo e già perfettamente calata negli schemi di Spugna.

Per lei sono già arrivati i primi due gol in campionato, pur non essendo titolarissima, grazie alla capacità di inserimento e alle qualità offensive top class.

Lo scouting report di Martina Tomaselli tratto da FBref.com

 

Sua compagna di reparto in rampa di lancio è Giada Greggi, classe 2000, che si è guadagnata i gradi da titolare dopo anni di costante fedeltà alla causa. Basti pensare che Greggi è, con Ciccotti, l’unica sopravvissuta all’acquisizione dalla Res Roma, con cui ha debuttato a 14 anni. Indossa la maglia giallorossa da dieci stagioni.

Ma il nome da circoletto rosso è quello di Zara Kramžar. Centrocampista offensivo o esterno d’attacco classe 2006, la slovena è già nel giro della nazionale.

Arrivata a Roma per rimpolpare la Primavera, si è presa rapidamente uno spazio anche in prima squadra, con quattro reti nella scorsa stagione e una tripletta all’esordio stagionale da titolare in Coppa Italia con il Cesena.

A novembre 2023, durante il Galà del calcio femminile organizzato da Mundo Deportivo, gli è stato assegnato il Trofeo Promesa, come miglior giovane del calcio femminile internazionale.

Zara Kramžar premiata con il Trofeo Promesa 2023

 

Serbatoio azzurro

Chiudiamo con un tema che non è tanto un argomento in favore del valore della Roma quanto, piuttosto, un auspicio per l’intero movimento calcistico femminile italiano.

La recente e sfortunata spedizione mondiale italiana ha visto protagoniste ben otto giocatrici della Roma. Oltre alle già citate Bartoli, Linari, Giacinti e Greggi, erano tra le convocate anche il terzino Lucia Di Guglielmo, l’attaccante esterno Annamaria Serturini, titolare nella stagione del primo scudetto e oggi validissimo rincalzo per il duo Haavi-Viens e, in mediana, Manuela Giugliano e Benedetta Glionna.

Se Glionna è l’ennesima arma a disposizione dalla panchina per sfruttare le sue qualità offensive, Giugliano è uno dei simboli giallorossi. La talentuosa numero 10 rappresenta una delle maggiori fonti di pericolo prodotte dal gioco di Spugna.

Divenuta realizzatrice piuttosto costante, si è sbloccata in questa stagione aprendo il match contro la Juventus ed esultando con la Giugliano Mask. Le statistiche mostrano una pericolosità costante in fase offensiva, con percentili altissimi in ogni voce.

Lo statistiche offensive “top class” di Manuela Giugliano tratte da FBref.com

 

La ventiseienne ha conosciuto una crescita costante sotto la guida di Spugna e ha riportato la maglia numero 10 al centro dei sogni del tifo romanista.

Nella speranza che giocare ad un livello sempre crescente possa permettere alla nazionale del ct Soncin di migliorare gli ultimi, deludenti risultati.

Manuela Giugliano esulta in stile Dybala per il vantaggio sulla Juventus

 


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Di Manuel Fanciulli

Laureato in giurisprudenza e padre di due bambini, scrivo di sport, di coppe e racconto storie hipster. Cerco le risposte alle grandi domande della vita nei viaggi e nei giovedì di Conference League.