Parigi val bene uno skateboard

La nobiltà dei principi e dei valori decoubertiniani che regolano lo sport da oltre un secolo hanno, nel tempo, incrociato discipline sempre più in voga a livello popolare e tra i giovani. Dalle Olimpiadi di Tokyo, nella lista degli sport olimpici ne figura uno che può ergersi a simbolo di questa commistione, unendo aggregazione culturale e rispetto degli avversari: lo skateboard.

Confermato per Parigi 2024, alcune cose sono cambiate, compresi gli scenari per le medaglie, ma non lo spirito che anima la competizione.

 

Coesione olimpica

Le discipline olimpiche sono due, denominate park skateboard e street skateboard, per un totale di quattro competizioni (park maschile, park femminile, street maschile e street femminile) e dodici medaglie.

La differenza tra le due discipline ricalca alla perfezione gli stili di skateboarding noti a chiunque si sia mai imbattuto, anche solo da spettatore, nell’attrezzo del mestiere.

Più nello specifico, il park skateboard si svolge all’interno di un’apposita pista, lo skatepark, con rampe e curve che permettono agli atleti di “lanciarsi” dalle pareti ed effettuare acrobazie ed evoluzioni in volo, necessarie per il raggiungimento del punteggio nelle tappe denominate run.

Lo street skateboard è, invece, effettuato su una pista che ricorda una strada, con la presenza di ostacoli quali ringhiere, marciapiedi e scale che consentano agli atleti di effettuare acrobazie durante le loro run.

La competizione ha mostrato il bello dell’aggregazione nel mondo degli skater: rivalità inesistenti, festeggiamenti tra atleti di tutte le nazionalità, amicizia con gli avversari in pista ed anche nel villaggio olimpico.

Una corsa all’oro vissuta in maniera nuova, come una giornata al parco per stare in compagnia, un grande esempio di spirito olimpico.

Keegan Palmer premiato con l’oro nella disciplina park a Tokyo 2020

 

I nuovi punteggi e l’equivoco Horigome

A Tokyo 2020 le due discipline, egualmente divise in qualificazione e finale svolta tra i primi otto classificati, avevano due sistemi di punteggio diversi: nel park erano previste tre run da 45 secondi, ognuna delle quali valutate con un punteggio da 0 a 100. Il punteggio della miglior run sarebbe stato quello valido per la classifica.

Nello street, invece, vi erano due run da 45 secondi e cinque tricks, tutti valutati con un punteggio da 0 a 10. I quattro migliori punteggi, indipendentemente dalla categoria, avrebbero determinato il punteggio finale.

A partire da Parigi 2024, i sistemi di punteggio delle due categorie saranno uniformati: due run da 45 secondi e cinque tricks, tutti valutati con punteggio da 0 a 100.

Il punteggio finale, compreso tra 0 e 300, sarà dato dalla somma della miglior run e i due migliori tricks, con la possibilità di rifiutare un trick ed eseguirlo nuovamente senza penalità.

Tale cambiamento è finalizzato ad evitare situazioni spiacevoli come quella capitata durante la finale di street a Tokyo 2020, dove il giapponese Yuto Horigome si trovava in fondo alla classifica al termine delle run.

Tuttavia, una performance eccellente nei tricks (soprattutto con il suo marchio di fabbrica, il nollie backside 270 noseslide) ed il precedente sistema di punteggio gli hanno permesso di selezionare i migliori quattro punteggi nei tricks.

Ciò ha portato ad un punteggio di 37,18, valso la medaglia d’oro al giapponese senza che nessuna run entrasse nella valutazione, svalutando, di fatto, una fase determinante della gara.

Gli highlights della prestazione olimpica valsa l’oro nello street per Yuto Horigome

 

Largo ai giovani

Come detto, non solo aggregazione ma anche coinvolgimento dei giovani. Il miglior spot in tal senso è dato dalla finale olimpica dello street femminile a Tokyo.

In particolare, quello la sfida tra le donne ha portato al podio più giovane della storia delle Olimpiadi: le tre medagliate avevano meno di 43 anni in tre.

Il primo oro nella storia dello skateboard femminile è stato vinto dalla giapponese Momiji Nishiya ad appena 13 anni e 330 giorni, seconda medaglia d’oro più giovane della storia delle Olimpiadi dopo la tuffatrice statunitense Marjorje Gestring, oro nel trampolino da tre metri a Berlino 1936 a 13 anni e 268 giorni.

Al secondo posto si è piazzata la brasiliana Rayssa Leal, pure lei 13enne, mentre anche il bronzo è finito al Giappone, con la sedicenne Funa Nakayama.

Nishiya si è mostrata molto matura nella gestione delle emozioni e delle aspettative riposte su di lei. In un’intervista rilasciata al sito ufficiale dei Giochi Olimpici, ha dichiarato di non aver cambiato vita.

Pur investita dai riflettori, l’atleta giapponese vive come una normale adolescente, guarda alle competizioni come un’occasione per passare del tempo con i migliori skater del mondo e non come fonte di rivalità. Ora sogna un trasferimento negli USA, patria dello skateboard.

Dopo le Olimpiadi di Tokyo ha collezionato tre bronzi mondiali oltre ad un oro, un argento ed un bronzo agli X Games. Ma deve stare in guardia: il pericolo, per lei ed il Giappone, arriva dal Brasile.

La premiazione del podio olimpico più giovane di sempre

 

Alchimismo a passo di samba

Uno dei più grandi scrittori brasiliani di sempre, Paulo Coelho, ha arricchito la nostra conoscenza con un libro meraviglioso, L’alchimista.

Chissà che questo racconto non possa aiutare l’imminente spedizione dei suoi connazionali a trasformare l’argento in oro. Già, perché a Tokyo 2020, alle spalle del Giappone, è il Brasile ad aver vinto più medaglie nello skateboard: tre argenti.

Se tra gli uomini gli argenti di Kelvin Hoefler nello street e quello di Pedro Barros, uno dei maggiori esponenti del park, sono difficilmente migliorabili per ragioni di età degli atleti, diverso è il caso dello street femminile, dove brilla la stella di Rayssa Leal.

Talento precocissimo, sui social è possibile trovare video di sue acrobazie già da bambina, come quello in cui, a sette anni, esegue un esaltante fairy flip vestita da fatina.

Argento mondiale già ad 11 anni e bronzo nel mondiale del 2020, dopo le Olimpiadi di Tokyo ha ulteriormente alzato il proprio livello: già argento nel 2021 alle spalle della connazionale Pamela Rosa, ha letteralmente dominato la scena nel 2022 e 2023, vincendo in entrambi gli anni l’oro sia ai mondiali che agli X-Games, oltre che ai giochi Panamericani nel 2023.

La Fadinha dello skate brasiliano ha rubato la scena alle leggende nazionali di questo sport, come la stessa Pamela Rosa e Leticia Bufoni, che a Tokyo ha fatto da chioccia a Rayssa, accudendola come una figlia.

A Parigi sarà solo sedicenne e si presenterà da grande favorita per il gradino più alto del podio.

Rayssa Leal festeggia il successo mondiale: a soli 15 anni è la stella dello skateboard mondiale

 

Comunque vada sarà una sorpresa

Diverso è il contesto maschile che non offre certezze in nessuna delle due discipline. Basti pensare che dei sei medagliati di Tokyo, solo uno di loro è salito sul podio anche in una delle edizioni dei mondiali successive alle Olimpiadi.

Si tratta dello statunitense Jagger Eaton, bronzo nel park a Tokyo e riuscito nell’impresa di assicurarsi il successo iridato sia nello street nel 2021 che nel park nell’edizione 2022. Nonostante il mancato podio del 2023, resta uno dei favoriti per l’alloro olimpico nel park.

Nello street, invece, il più continuo dopo le Olimpiadi è stato il portoghese Gustavo Ribeiro, classe 2001 proprio come Eaton: dopo l’ultimo posto nella finale di Tokyo, in tre anni ha portato a casa tutte le medaglie possibili: bronzo nel 2021, oro nel 2022, argento nel 2023.

La rivincita di Ribeiro dopo la sfortuna olimpica: a Rio de Janeiro si laurea campione del mondo

 

L’incertezza sulle possibilità del portoghese riguarda i suoi problemi fisici. Ha disputato la finale olimpica con una spalla lussata, frutto di una recidiva e circostanza che lo ha costretto ad un intervento chirurgico immediato.

La riabilitazione è stata rapida per permettergli di disputare i mondiali di Jacksonville, in programma a novembre 2021. A fronte del bronzo e di un percorso iridato vincente anche negli anni seguenti, il suo recupero forzato potrebbe rappresentare un problema nel lungo periodo.

Gli avversari sono pronti a beneficiarne ma di certo Ribeiro venderà cara la pelle sull’asfalto di Parigi.

Di Manuel Fanciulli

Laureato in giurisprudenza e padre di due bambini, scrivo di sport, di coppe e racconto storie hipster. Cerco le risposte alle grandi domande della vita nei viaggi e nei giovedì di Conference League.