Quei malesi a caccia del lingotto d’oro

Estate 2012, una nota emittente televisiva satellitare ha acquisito i diritti di trasmissione dei Giochi Olimpici di Londra. La copertura del palinsesto non è mai stata così ampia, in Italia. Una manna dal cielo per gli onnivori di sport: tantissime ore di trasmissione di tutte le discipline olimpiche che non assicurano solo spettacolo ma anche storie, dalle più note alla più remote, da quelle avvincenti a quelle bislacche. Una delle storie più particolari, però, è quella che riguarda la Malesia, andata in scena durante lo svolgimento del torneo di badminton.

 

Le origini

Arrivato e conosciuto in Europa con la fama di sport nobile, il badminton è diverso da come ce lo raccontano. E basta guardarne una partita per capirlo.

La fama altolocata deriva non solo dal fatto che il gioco è arrivato in Europa grazie a degli ufficiali inglesi di stanza a Pune, in India, durante la dominazione britannica del diciannovesimo secolo. Ma anche perché il primo match si giocò nella Badminton House, residenza del Duca di Beaufort, in Gloucestershire, da cui lo sport ha preso il nome.

Divenne uno sport ufficiale nel 1877, con il primo regolamento redatto dal Badminton Club della città di Bath, sempre in Gran Bretagna.

In realtà, il badminton è uno sport antico e popolare, in origine chiamato “Poona” e praticato prevalentemente in Estremo Oriente. Uno sport rapido e agile, decisamente poco nobile all’apparenza e nelle movenze dei suoi giocatori, soprattutto durante i recuperi in extremis in tuffo, più spettacolari che eleganti.

Un salvataggio in tuffo di Lin Dan, durante la finale olimpica di Londra 2012

 

Le regole

Il badminton si pratica con una racchetta dal lungo manico e una buffa pallina cava, chiamata volano, alle cui estremità si trovano delle piume, circostanza che ha reso lo sport particolarmente popolare anche nelle rappresentazioni cinematografiche e nei cartoni animati, da Robin Hood a Tom & Jerry.

Si gioca al meglio di tre set e per vincerne uno occorre totalizzare 21 punti con un vantaggio di almeno due punti sull’avversario. Tuttavia, il massimo di punti possibili è 30. In caso di 29-29, vale il principio del “sudden death”: chi fa punto vince il set.

Fatta salva un’apparizione a Monaco 1972 come sport dimostrativo, la sua storia olimpica è iniziata ufficialmente nel 1992 e, in generale, i paesi dell’Estremo Oriente, su tutti la Cina, hanno continuato a farla da padrone, anche se con qualche eccezione, come nel caso della Danimarca, oro nel singolo maschile agli ultimi Giochi.

Alle Olimpiadi si disputano i tornei di singolo maschile e femminile, doppio maschile e femminile e doppio misto, per un totale di cinque ori e quindici medaglie da assegnare.

Gli attrezzi del mestiere: una racchetta dal lungo manico ed il volano, una buffa pallina piumata

 

La Malesia alle Olimpiadi

Con i suoi 32 milioni di abitanti, la Malesia è uno dei dieci Stati più popolosi del mondo a non aver mai vinto un oro olimpico.

Nel medagliere storico delle Olimpiadi, la Malesia è, addirittura, al primo posto tra gli Stati senza oro, con un bottino di tredici medaglie complessive, di cui otto d’argento e cinque di bronzo.

Alle spalle di un popolo che sogna di festeggiare un oro storico c’è un vero e proprio cruccio istituzionale: alla monarchia malese non va giù quello zero, così ha messo in palio da anni un premio a dir poco allettante.

Il primo malese che vincerà un oro olimpico riceverà un lingotto d’oro, in aggiunta ai premi garantiti per tutti coloro che, di qui in avanti, saliranno sul gradino più alto del podio, ossia un assegno da 200.000 euro ed un vitalizio di 1.000 euro al mese. Ricompense molto golose alla luce del fatto che uno stipendio medio, in Malesia, staziona attorno ai 700 euro mensili.

La prima medaglia olimpica nella storia della Malesia è arrivata in concomitanza con l’introduzione del badminton, a Barcellona 1992.

La delegazione malese durante la cerimonia d’apertura dei giochi di Tokyo 2020, in realtà disputati nel 2021 causa Covid

 

Un volano per sognare

Già nel 1972, sebbene fosse solo sport dimostrativo, la Malesia si fece notare nel badminton, raggiungendo la finale del doppio maschile.

E nella stessa categoria, a Barcellona, arrivò la prima medaglia della storia olimpica della Malesia, con la coppia composta dai fratelli Razif e Jalani Sidek, un cognome ricorrente nella storia degli successi malesi.

Già, perché anche la prima medaglia in singolo, nel 1996, fu di un altro dei fratelli Sidek, Rashid. Il doppio maschile, invece, portò a casa l’argento, con la sconfitta in finale contro il duo indonesiano.

Nel complesso, sulle tredici medaglie olimpiche raccolte nella storia della Malesia, ben nove sono arrivate nel badminton: sei argenti e tre bronzi.

I fratelli Sidek sfilano davanti a un monumento in loro onore, nello stato del Selangor

 

Leggenda d’argento

Dopo il buco fatto registrare ai Giochi del 2000 e del 2004, in squadra c’era l’uomo apparentemente giusto per l’oro, il lingotto ed il vitalizio: Lee Chong Wei, vera e propria leggenda dello sport malese.

Bronzo mondiale a 23 anni, Lee ha tenuto incollati al televisore milioni di connazionali sia ai Mondiali che alle Olimpiadi, andando a medaglia altre sei volte in carriera.

Purtroppo per lui, però, si è dovuto scontrare contro gli imbattibili cinesi e anche cambiando gli avversari l’esito è stato sempre lo stesso: argento.

Secondo a Pechino nel 2008, a Londra nel 2012, a Rio nel 2016, edizione in cui anche il doppio maschile e il doppio misto hanno battuto tutti fino alle rispettive finali, perse. Il tutto condito pure con tre argenti mondiali.

Non appena Lee Chong Wei ha iniziato la parabola discendente della carriera, la Malesia ha subito accusato il colpo, scomparendo dal podio.

Ma il 2024 può essere l’anno buono per tornare a sognare.

Lo scambio che ha concluso la tiratissima finale di Londra 2012: 21-19 al terzo set in favore di Lin Dan sul malese Lee Chong Wei

 

Speranza di coppia

Anche se Parigi è la città del Triangolo d’Oro, la Malesia darà l’assalto all’oro nel segno del numero due.

Perché la speranza malese è legata al torneo di doppio maschile, dal momento che nelle discipline femminili il movimento, mai a medaglia, non è in salute. Poche le chance anche nel singolare maschile.

I nomi da appuntarsi sono quelli di Aaron Chia e Soh Wooi Yik, la coppia più forte del Paese e primo oro iridato nella storia della Malesia, ai mondiali del 2022 a Tokyo.

Al 30 ottobre la coppia è terza nel BWF World Ranking, con una classifica molto corta e in continuo divenire anche nelle due settimane precedenti, dove Chia e Soh sono stati al secondo e poi al quarto posto.

 

Caccia al lingotto

Ad agosto si sono disputati i mondiali e tutto sembrava pronto per un bis iridato, ma in semifinale è arrivato un netto stop contro la coppia della Corea del Sud, attualmente quinta nel ranking, che ha poi sconfitto i padroni di casa della Danimarca in finale, laureandosi campionessa del mondo.

I malesi, però, non mollano e sentono l’odore dell’oro, chissà se della medaglia o del lingotto. Quest’anno, infatti, Chia e Soh hanno partecipato a ben 23 tornei ufficiali BWF, per affinare la loro intesa e allenarsi al meglio per l’evento parigino.

Solo una coppia, nella top 10, ha disputato più tornei di loro, quella formata da Ong Yew Sin e Teo Ee Yi. Nazionalità? Malesia, ovviamente.

Due coppie di due uomini per raggiungere il gradino con il numero uno. Sognando un’estate dorata per una nazione.

 

Soh Wooi Yik e Aaron Chia festeggiano il punto decisivo per il successo mondiale di Tokyo 2022

 


Ascolta Catenaccio, il podcast di Puntero. Puoi trovarlo su Spotify, oppure ti basta cliccare qui sotto.

Di Manuel Fanciulli

Laureato in giurisprudenza e padre di due bambini, scrivo di sport, di coppe e racconto storie hipster. Cerco le risposte alle grandi domande della vita nei viaggi e nei giovedì di Conference League.