Articolo a cura di Francesco Bonsi e Giovanni Petitti


Una squadra di calcio nasce con l’intento di essere un riflesso dell’intera comunità. I successi e le sconfitte sono condivisi da tutti i tifosi, creando un forte legame e spirito di solidarietà. La Real Sociedad è un esempio di club che incarna questo modello alla perfezione: è emersa negli ultimi anni come una delle realtà più significative nel panorama calcistico spagnolo.

 

Le origini e l’ombra di Bilbao

La Sociedad de Fútbol vede la luce nel 1909 a seguito della scissione del San Sebastian Sport Club. Il termine “Real” viene aggiunto circa un anno dopo grazie all’interessamento del Re Alfonso XIII di Borbone, entrato come investitore nella squadra. Prima di continuare è necessario un po’ di contesto storico. La Spagna, così come tutta l’Europa agli inizi del Novecento, vive un’era di forte rinnovamento culturale. Si tratta del periodo della Belle Epoque, un momento di pace e prosperità. In breve tempo, la città di San Sebastian si trasforma in un rilevante centro artistico e architettonico e la creazione di una nuova squadra di calcio, volta a rappresentare una città con meno di duecentomila abitanti, è il riflesso di questa evoluzione anche nel contesto sportivo.

Real Sociedad

La Real Sociedad de Fùtbol agli inizi del XX secolo

 

Ad ogni modo, per quasi tutto il secolo la squadra non raggiunge posizioni di vertice nel calcio spagnolo: anzi, tra gli anni ’30 e gli anni ’60, il club retrocede cinque volte.

Dall’altra parte della regione basca, invece, i rivali ottengono un notevole prestigio: l’Athletic Club di Bilbao diventa il portabandiera dell’intera comunità. I risultati sbalorditivi ottenuti sono frutto di una politica basata sul tesseramento di giocatori provenienti solo dalla propria regione. L’esplosione di giocatori come Llorente (navarro di origine ma basco di adozione) e Aduriz, per citare gli ultimi, sono frutto del protezionismo bilbaino.

Athletic Bilbao

Un poster che raffigura l’Athletic Club di Bilbao nella stagione 1980/81, nel periodo d’oro della squadra rojiblanca.

 

Il fallimento e la rinascita

La strategia del Bilbao viene poi adottata anche dalla Real. Una scelta azzardata, ma grazie alla quale la società riesce a togliersi diverse soddisfazioni. Due campionati, una Supercoppa spagnola e una Coppa nazionale sono i trofei vinti dal club a cavallo tra il 1981 e il 1987. Tutto ciò però non basta e si decide di porre fine a questo sistema nel 1989. Il radicale cambio di rotta degli Txuri-urdin viene criticato dalla stampa locale non a torto. Nei decenni successivi infatti i risultati non sono memorabili. Il punto più basso è sicuramente quello raggiunto nel 2007 con la retrocessione, a cui si aggiunge una grave crisi finanziaria.

Nell’incubo di dover giocare in Segunda Division la Real Sociedad trova un’opportunità di cambiamento. La dirigenza prende in considerazione l’idea di ripartire dal settore giovanile. Grazie a questo processo rivoluzionario il club diventa fucina di alcuni dei talenti più importanti della penisola iberica (Griezmann, Illarramendi, Xabi Prieto e Iñigo Martinez) e si qualifica costantemente alle competizioni europee. Ma soprattutto torna a celebrare un trofeo, battendo proprio gli acerrimi rivali del Bilbao in finale di Copa del Rey, nel maggio del 2021.

Real Sociedad

Il capitano Oyarzabal alza al cielo il primo titolo vinto dalla Real Sociedad a distanza di trentaquattro anni dall’ultima volta

 

I fattori di crescita

La cantera biancoblù ha contribuito in maniera attiva al consolidamento dell’Anoeta nella Liga. Come affermato dal direttore sportivo Roberto Olabe, “la società punta a creare sia un modello di connessione fra i giocatori e la gente di San Sebastian, sia un sistema di successione fra i vari giocatori del vivaio, in modo che essi possano seguire schemi precisi ma anche esprimere il proprio potenziale”.

Il sistema di scouting è composto da un’equipe di giovani professionisti che amano le analisi tattiche e tecniche. Nel 2021 questa importante unità è stata rinnovata per altre tre stagioni, sinonimo di come la dirigenza consideri vitale questo team. Tuttavia gli scout hanno pochi margini di errore a causa delle risorse limitate che il club ha a disposizione. Un’impellenza che costringe la società a selezionare accuratamente i giocatori che faranno parte della rosa.

Un altro fattore è l’assenza di pressioni dai piani alti verso i primavera: proprio Olabe sostiene che “se si sbaglia, sbaglia la società, non il singolo giocatore”. Proprio per questo motivo i talentini firmano un contratto di due anni, in modo che all’inizio possano ambientarsi, e solo dopo familiarizzare con il gioco. La Real Sociedad rimane sia competitiva (la rosa viene poi puntellata con acquisti mirati) che molto giovane – in questa stagione l’età media è di 25,3 anni, la terza in Spagna dopo Valencia e Almeria.

 

Il gol siglato dalla Zubieta

Real Sociedad

L’obiettivo principale del settore giovanile (Zubieta) è quello di formare prima la persona e poi il calciatore. Consapevole che la stragrande maggioranza dei giovani delle squadre maschili e femminili difficilmente coronerà il sogno di giocare ai massimi livelli, la Real Sociedad di conseguenza si impegna a trasmettere loro concetti che vanno oltre il campo: “Non ci concentriamo sugli aspetti fisici, tecnici o tattici, ma con il progetto Real Sociedad Fundazioa promuoviamo programmi di formazione con l’obiettivo di far crescere come persone nel rispetto di determinati valori. Il focus sull’intelligenza emotiva è uno degli esempi del lavoro che svolgiamo”.

 

Il ritorno di Alguacil

Imanol Alguacil nasce nel 1971 ad Orio, un piccolo paesino vicino a San Sebastian. Dopo aver iniziato a dare calci al pallone nella squadra del suo paese, Imanol entra nelle giovanili della Real Sociedad. Con i biancoblù riuscirà ad arrivare fino alla prima squadra. Dopo aver militato due anni nella squadra B e sette nella squadra A, si trasferisce al Villarreal nel 1998. Questa è anche la sua penultima tappa, prima ritirarsi al Burgos nel 2003.

Alguacil è rimasto sempre legato alla Real, tanto che nel 2011 i Txuri-urdin lo nominano manager del gruppo giovanile. Diventa poi vice allenatore della squadra B nel 2013 e allenatore nel 2014. La sua prima chance con i grandi è nel 2018, quando funge da traghettatore da marzo fino a fine stagione. In estate torna ancora alla guida del Sanse (la seconda squadra), ma a dicembre viene chiamato di nuovo in causa nella squadra A. E non verrà più sostituito.

Con Alguacil in panchina, la Real Sociedad vince una Copa del Rey e si qualifica in Europa League per tre stagioni consecutive. E dopo dieci lunghi anni è tornata a cantare l’inno della Champions League.

 

La prima versione della Real Sociedad di Alguacil

Nella sua prima mezza stagione, Alguacil non ha raggiunto nessun piazzamento europeo. L’aver però portato la Real dal 15° al 9° posto in classifica, perdendo solo 6 partite su 21 giocate, gli è valso la conferma.

Nel 2019 l’allenatore può finalmente lavorare dall’inizio della stagione e implementare il suo stile di gioco con maggiore efficienza. Il calciomercato porta Aleksander Isak, Portu e Nacho Monreal, rispettivamente da Borussia Dortmund, Girona, e Arsenal; il partente Rulli verrà sostituito da Alex Remiro a parametro zero e, per finire, arriva Martin Odegaard in prestito oneroso dal Real Madrid.

L’idea del tecnico è quella di giocare un calcio propositivo basato sul mantenimento del possesso, aggiungendo caratteristiche tipicamente basche come la velocità e la verticalità,  creando perciò un gioco creativo e con un continuo interscambio di posizioni. In fase di possesso la squadra occupa il campo in relazione al sistema di gioco dell’avversario, variando con grande flessibilità la struttura in fase di costruzione per disordinare il pressing avversario.

 

Fase di possesso

Contro le squadre che pressano con due attaccanti, si opta per una salida lavolpiana che consiste nello scivolamento del vertice basso di centrocampo a fianco dei difensori centrali. Così facendo si alzano i terzini e il centrocampo si scagliona in verticale, con Merino che si posiziona dietro ai due attaccanti avversari e Odegaard che galleggia tra il centrocampo e la trequarti.

La fase di costruzione contro il Valencia: si ricorre alla salida lavolpiana.

 

Altre volte viene utilizzato un ordinato 4-1-2-3, con il vertice basso che forma un triangolo coi due centrali difensivi, mentre le due mezzali si posizionano sempre ad altezze diverse: Merino a supporto del regista e Odegaard dietro la linea di centrocampo avversaria.

La fase di costruzione contro il Real Madrid, dove Merino si abbassa al fianco di Zubeldia.

 

Se lo spagnolo aiuta molto l’uscita dal basso, il norvegese è il principale riferimento in zona di rifinitura. In quest’area del campo vediamo tutto il talento e l’intelligenza degli elementi offensivi della squadra: le due mezzali e i tre attaccanti sono bravi ad interscambiarsi tra chi dialoga sulla trequarti e chi attacca la linea, mentre i terzini fissano l’ampiezza. Nella situazione qui sotto Isak viene incontro a Odegaard, liberando un varco che viene occupato da Oyarzabal, servito perfettamente dal norvegese.

I movimenti opposti di Isak e Oyarzabal mettono in difficoltà la linea difensiva avversaria.

 

Fase di non possesso

In fase di non possesso, la Real ha un atteggiamento fortemente aggressivo, e quindi opera una pressione molto alta. Odegaard si alza al fianco di Isak, trasformando il modulo in un 4-4-2, il quale permette di effettuare un pressing coordinato tra attacco e centrocampo.

Isak e Odegaard pressano i centrali e Oyarzabal si alza in prossimità del terzino sul lato della palla.

 

Anche in questo caso i centrocampisti si scaglionano a diverse altezze, con Merino che va in pressione sul vertice basso avversario e Zubeldia che copre la linea difensiva, che deve a sua volta stare molto alta e applicare la trappola del fuorigioco.

Anche contro il Real Madrid la linea difensiva rimane altissima, mettendo in fuorigioco Benzema e Vinicius Jr.

 

I baschi toccano il 4° posto in classifica e si qualificano alla finale di Copa del Rey contro i rivali di sempre dell’Athletic Club di Bilbao, ma il Covid interrompe la loro corsa. Alla ripresa del campionato, infatti, perdono quattro partite di fila e scivolano al 6° posto in classifica, valido comunque per una qualificazione in Europa League, a tre anni di mancanza. La finale di Copa del Rey slitta invece al 3 aprile del 2021, quasi un anno dopo la vittoria in semifinale. In questo lasso di tempo, la Real Sociedad compie un’ulteriore evoluzione, che porta la firma di un campione del mondo.

 

L’arrivo di David Silva

L’avvento della pandemia porta anche un impoverimento delle società calcistiche, a cui consegue un calciomercato complicato per tutte le squadre. La Real Sociedad decide quindi di investire 10 milioni per acquistare il solo Carlos Fernandez dal Siviglia e di sfruttare la rosa dell’anno precedente.

Oltre alle partenze di giocatori marginali come Diego Llorente e Willian José, ce n’è una che può pesare parecchio, ovvero il ritorno al Real Madrid di Martin Odegaard. Trovare un giocatore con la sua creatività e intelligenza tattica non è facile, ma allo stesso modo, un’occasione sembra presentarsi sul mercato. David Silva ha deciso di terminare il suo contratto con il Manchester City e nonostante sia vicino a trasferirsi alla Lazio, la Real decide di lavorare per riportare il fantasista spagnolo in patria. L’ex Valencia sparisce dai radar biancocelesti e accetta la proposta dei baschi segnando l’inizio di un nuovo capitolo.

Vengono inseriti nelle rotazioni anche i giovani Zubimendi e Barrenetxea, due ragazzi che Alguacil aveva già allenato nelle giovanili, così come Le Normand, Elustondo, Muñoz, Gorosabel, Zubeldia e Guevara.

 

Real Sociedad 2020/21

La stagione 2020/2021 comincia alla grande, con la squadra che occupa la vetta della classifica per sei giornate consecutive. I principi di gioco sono pressocché gli stessi dell’annata precedente, con una sola differenza nella formazione titolare. Rispetto al giovane Odegaard, David Silva ha delle qualità tecniche fuori dal comune, che non hanno bisogno di essere allenate, sono naturali. David indossa la maglia numero 21 ma in campo si comporta come se vestisse la 10: Alguacil gli concede libertà di movimento, visto che, grazie al suo senso della posizione, è capace di infilarsi negli spazi giusti.

David Silva si posiziona tra le linee per ricevere il pallone, che in questo caso viene rinviato lungo.

 

Lo vediamo posizionarsi spesso tra la linea di centrocampo e quella difensiva, in modo da aiutare la squadra a progredire dopo aver superato la prima pressione. La sua pulizia nella ricezione del pallone e l’abilità nel muoversi negli spazi stretti gli permettono di non perdere il controllo della sfera, anche quando viene raddoppiato.

In questo caso lo spagnolo viene raddoppiato, ma supera i due giocatori con una finta di corpo.

 

Per finire, la sua visione di gioco e la sua abilità nel calibrare i passaggi, lo rendono un giocatore decisivo nel terzo di campo avversario: in Liga è il giocatore che realizza più passaggi che portano ad un gol per 90 minuti.

David Silva converge verso il centro del campo e calibra un filtrante perfetto per il compagno.

 

Real Sociedad 2021/22

Nel finale di stagione la squadra scivola al 5° posto in Liga ma batte 1-0 l’Athletic Bilbao nella finale di Copa del Rey (rimasta in sospeso dal 2020), un trofeo che mancava dal 1987.

La stagione successiva mostra un copione simile a quello della precedente: la Real occupa la vetta per cinque giornate di fila, ma nel girone di ritorno slitta al 6° posto, rimanendo fuori dalla zona Champions per otto punti.

Il vero cambio di marcia arriva nell’estate del 2022 grazie ad un calciomercato intelligente operato dalla dirigenza. Viene venduto Aleksander Isak per 70 milioni al Newcastle e, per rimpiazzarlo, vengono ingaggiati Sadiq dall’Almeria, Momo Cho dall’Angers, e Sorloth in prestito oneroso dal Lipsia. Per sostituire le partenze di Januzaj e Portu, arriva il gioiellino del Real Madrid Takefusa Kubo. Infine, viene aggiunto alle rotazioni del centrocampo anche Brais Mendez del Celta Vigo che gradualmente assumerà un’importanza primaria.

 

La soluzione del rombo di centrocampo

Sull’onda di questi movimenti di mercato, Alguacil decide di cambiare modulo, passando al 442 con centrocampo a rombo. Il quartetto in mezzo al campo è composto da Zubimendi vertice basso, Merino e Mendez ai lati, David Silva vertice alto, mentre la coppia di attaccanti è composta da una mezza punta abile a svariare su tutto il fronte offensivo (Kubo o Oyarzabal) e l’altra brava ad attaccare la profondità (Sorloth, Sadiq o Cho).

Con questo sistema di gioco, l’obiettivo è quello di sovraccaricare la zona centrale di campo, ottenere la superiorità numerica ed effettuare pericolose combinazioni in zona di rifinitura. Viene utilizzato con frequenza il principio del terzo uomo, ricercando David Silva (o in alternativa Mendez) tra le linee, che successivamente può imbucare per la punta.

Merino, David Silva e Mendez sovraccaricano il lato sinistro del campo, Kubo si allarga, mentre Sorloth rimane centrale. Con una rapida combinazione Merino serve David Silva che imbuca Kubo.

 

Per implementare un sistema di gioco di questo tipo, serve un tasso tecnico di alto livello, cosa che sicuramente a questa squadra non manca. La Real Sociedad occupa la zona Champions League dalla 14° giornata in poi, e ci rimane fino alla fine del campionato.

 

 

La nuova squadra in evoluzione

I maggiori movimenti sul mercato, in vista della nuova stagione, vengono effettuati soprattutto in difesa: arrivano Kieran Tierney, Hamari Traoré e Alvaro Odriozola per sostituire le partenze di Gorosabel, Alex Sola e Diego Rico. Una brutta notizia stravolge però il calciomercato: David Silva si rompe il crociato poco prima della nuova stagione e decide di dire addio al calcio giocato. A questo, si aggiunge anche il saluto del capitano Illarramendi – con la decisione di lasciare l’Europa per terminare la carriera negli Stati Uniti- e la Real in un colpo solo perde i suoi due maggiori leader tecnici. Il calciomercato in entrata porta ad acquistare Zakharyan – per sostituire David Silva– e André Silva al posto di Sorloth.

Alguacil deve fare a meno di quello che è stato il suo giocatore chiave e torna quindi al 4-3-3: il centrocampo rimane invariato con Zubimendi dietro a Merino e Mendez, mentre sugli esterni ci sono Barrenetxea e Kubo a supporto del centravanti Oyarzabal.

 

Real Sociedad 2023/24

La stagione non comincia alla grande: arriva una sola vittoria nelle prime sei partite stagionali, ma la squadra piano piano cresce. In campionato i ko sono ad opera di Real Madrid, Atletico Madrid e Barcellona, mentre in Champions League i baschi staccano il pass per gli ottavi con ben due giornate di anticipo nel girone che li vede affrontare Inter, Benfica e Red Bull Salisburgo.

Passando all’analisi tattica, gli attacchi sono indirizzati prevalentemente sulle fasce, e questo corrisponde alla consacrazione di Barrenetxea e Kubo: il primo sta trovando grande continuità, il secondo è finalmente tornato a giocare nel suo ruolo naturale.

Real Sociedad

Barrenetxea e Kubo rientrano sul loro piede forte, superando il loro diretto avversario e concludendo a rete.

 

In due, lo spagnolo e il giapponese, hanno contribuito, con un gol o un assist, alla realizzazione di 16 reti.

 

Nuove soluzioni in attacco

Sta tornando ad avere un notevole ruolino anche Oyarzabal, condizionato nelle ultime due stagioni da un infortunio al crociato. In 20 partite ha già segnato nove gol, il doppio di quelli realizzati l’anno scorso. Il basco è bravo sia ad occupare lo spazio tra le linee, sia ad inserirsi alle spalle difesa.

Real Sociedad

Nella prima immagine Oyarzabal riceve alle spalle del centrocampo, per poi concludere da fuori area. Nella seconda immagine si inserisce alle spalle della difesa, ritrovandosi solo davanti al portiere.

 

Infatti, nonostante venga preferito lo sviluppo del gioco sulle fasce, la Real non perde la capacità di giocare per vie centrali nello stretto, dove è proprio Oyarzabal ad indirizzare le giocate collettive.

Lo scorso anno, aveva subito un infortunio ai legamenti anche Umar Sadiq, rimasto fermo per gran parte della stagione. Ora il nigeriano è tornato a disposizione e la sua conduzione rapida unita ad un fisico imponente, lo rendono un’arma letale negli ultimi minuti, a difese aperte. Sadiq può però essere determinante anche dal primo minuto e lo ha dimostrato con due gol magnifici da fuori area, contro Osasuna e Siviglia.

Si sta definitivamente consacrando anche Brais Mendez: dopo l’addio di David Silva è lui che si sta imponendo a centrocampo. In Champions League è salito in cattedra con tre gol di fila nelle prime tre giornate, frutto della sua grande abilità nell’inserimento.

L’inserimento in area di Mendez vale il gol partita contro il Benfica.

 

L’asfissiante pressione della Real Sociedad

Oltre ad una grande verticalità in fase di possesso, ciò che sta veramente facendo la differenza è una fase di non possesso estremamente aggressiva. I baschi sono secondi in Liga sia per PPDA più basso – parametro che misura i passaggi concessi agli avversari-, sia per percentuale più alta di build-up disruption – un dato che rivela l’intensità del pressing sulla costruzione avversaria. Insomma, i numeri ci fanno capire che il pressing della Real è tra i migliori in Spagna e, come abbiamo visto alla prima giornata di Champions League, anche in Europa: nell’immagine sottostante vediamo che la pressione collettiva ha regalato il gol del vantaggio contro l’Inter.

Real Sociedad

Bastoni avanza in progressione, quindi le due mezzali lo pressano e Zubimendi va marcare Calhanoglu, lasciato libero da Mendez: quest’ultimo recupererà palla e segnerà il gol del vantaggio.

 

 


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