La fine della Champions League per come la conosciamo

La Champions League è la vetrina europea per eccellenza, dove squadre e giocatori hanno la possibilità di mettersi in mostra e sfoggiare prestazioni destinate ad entrare nella memoria collettiva. Dalla prossima edizione il torneo subirà un profondo cambiamento, a partire dall’addio dei gironi dopo 30 anni. Ricorreremo al primo e all’ultimo gol segnato in questa lunga fase per mettere in evidenza i cambiamenti avvenuti nel corso del tempo, nell’attesa di vedere cosa ci riserverà il futuro.

 

Largo alle novità

Prima di iniziare è doveroso ricordare la metamorfosi che la Champions League ha subito poco meno di vent’anni fa, diventando la competizione che abbiamo avuto modo di apprezzare. Nell’edizione del 1994-1995 la UEFA decide di introdurre definitivamente la fase a gironi, stravolgendo completamente il sistema di selezione a cui erano abituati i tifosi. Già nell’edizione del 1992-1993 era stato sviluppato un primo modello embrionale dei gironi, a seguito degli intrighi sorti dopo la separazione dell’Unione Sovietica e della Jugoslavia, con molti paesi che reclamarono il diritto di poter iscrivere alla Coppa dei Campioni le squadre vincitrici dei rispettivi campionati nazionali. La ristrutturazione era avvenuta principalmente a causa della fine dell’accordo siglato per la trasmissione della finale tra l’Unione europea per la radiodiffusione e la UEFA, con quest’ultima che approfittò della situazione per cercare nuove emittenti televisive a cui affidare gli incontri.

Il nuovo (vecchio) format introdotto dall’organo di governo del calcio europeo prevedeva un turno preliminare in cui avveniva una prima scrematura della squadre partecipanti. Le otto superstiti raggiungevano poi le altre otto contendenti, cioè un gruppo formato dalle formazioni detentrici della coppa in aggiunta alle vincitrici dei sette migliori campionati, andando a formare quattro gironi da quattro squadre ciascuno. Solo le prime due classificate per ogni girone accedevano alla fase di eliminazione diretta, con gli abbinamenti già decisi in partenza.

La formula venne poi rivisitata ulteriormente nel tempo, con la UEFA che andò a modificare i parametri per la partecipazione in modo da includere più squadre possibili. Il primo cambiamento epocale rispetto alla precedente struttura del torneo rimase però l’introduzione dei gironi di qualificazione.

 

Da Pisarev…

La nuova Champions League viene inaugurata il 14 settembre 1994, con lo svolgimento della prima giornata della fase a gironi. Tra i tanti campioni che partecipano a quella edizione, ad aprire le danze è l’insospettabile Nikolaj Pisarev, attaccante dello Spartak Mosca, una carriera spesa quasi esclusivamente in Russia, tranne una breve parentesi in Germania, al St. Pauli. Togliendo le informazioni relative ai marcatori e al risultato, non esistono molti resoconti di quella partita: fortunatamente qualche buona anima ha ben pensato di raccogliere gli highlights e di caricarli su Youtube.

Già dai primi secondi del video si capisce immediatamente di essere in un’epoca totalmente differente. A partire dal pesante campo del Respublikanskiy Stadion di Kiev, tutta un’altra storia rispetto ai campi da gioco odierni, curati nei minimi dettagli. Il gol messo a segno dal numero 10 dello Spartak dell’epoca è figlio di un ottimo inserimento in area, terminato con un colpo di testa beffardo ad anticipare i difensori della Dynamo Kiev. Un gol abbastanza atipico per il buon Nikolaj, vista l’altezza non propriamente adatta per questo tipo di gesto tecnico (176 cm), forse più facilmente riconducibile agli arieti che pullulavano l’Europa calcistica degli anni ’90. Le vecchie volpi d’area di rigore sono sempre più rare ultimamente, in particolar modo quelle che possiedono il tempismo adatto e l’abilità innata di trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto.

Nonostante il raddoppio, Pisarev riesce a segnare

 

Anche la provenienza delle squadre coinvolte nell’incontro rispecchiano una realtà totalmente differente rispetto a quella odierna. La Champions League possiede da sempre la particolare caratteristica di essere una sorta di “finestra” da cui osservare la realtà europea, con una visione completa sui mutamenti del movimento calcistico continentale. Squadre di presenza fissa provenienti dall’Europa centrale e orientale negli anni ’90 e nei primi anni del 2000 hanno via via iniziato a non accedere più ai gironi, dimostrando come l’abbassamento del livello competitivo delle leghe nazionali abbia influenzato la partecipazione delle suddette. Ci vengono in aiuto i casi di Steaua Bucarest e Stella Rossa, che in passato hanno vinto la competizione ma negli anni a venire hanno drasticamente diminuito la partecipazione alla Champions League.

 

…a Ilenikhena

Saliamo sulla macchina del tempo, avanziamo di 30 anni e facciamo tappa in quel di Anversa, per andare a scoprire nel dettaglio ciò che è successo pochi giorni fa nel match tra il club belga e il Barcellona. George Ilenikhena chiude l’ultima edizione della fase a gironi al 92′ con un sinistro chirurgico a battere il portiere blaugrana. La rete, oltre a regalare i primi tre punti nella storia della Champions League all’Anversa, permette al giovane attaccante francese di diventare il più giovane marcatore francese nella storia della competizione europea, piazzandosi davanti all’altro enfant terrible Zaïre-Emery. Il gol vittoria allo scadere è frutto di un ottimo scatto sul filo del fuorigioco ai danni di Koundé, che non può far altro che raccogliere il pallone dal fondo della rete.

Ilenikhena è l’esempio perfetto della nuova generazione di attaccanti: giocatori slanciati dotati di una buona gamba, molto bravi tecnicamente e in grado di divorare gli spazi aperti. L’unica pecca abbastanza comune risiede nel fatto di non essere sempre freddi quando si tratta di colpire, caratteristica che porta spesso questa tipologia di giocatori a non godere a pieno dei frutti del proprio lavoro. Tutta un’altra scuola rispetto a quella di Pisarev, a dimostrazione di come il calcio sia cambiato nel corso del tempo, sia in termini di giocate che di giocatori. Come prima, anche qui vale il discorso della provenienza delle squadre: se da una parte le squadre dell’Europa orientale sono notevolmente diminuite all’interno della competizione, formazioni poco avvezze alla Champions League provenienti da campionati minori hanno avuto modo di timbrare il cartellino più e più volte. L’introduzione dei gironi ha indubbiamente aiutato questo trend, con molte outsider in grado di chiudere la porta in faccia ad alcuni top team tra lo stupore generale.

 

Una nuova era

Con il nuovo “sistema svizzero” introdotto dalla UEFA, la Champions League verrà ampliata a 36 squadre in modo da aggiungere ancora più diversità e rappresentanza di club. Le 36 contendenti verranno divise in quattro fasce, con i club che andranno a sfidare due squadre per ogni fascia, per un totale di otto partite (quattro in casa e quattro in trasferta). Le prime otto classificate proseguiranno il loro cammino in Champions League, mentre le squadre dal 9° al 24° posto si sfideranno in una fase playoff, divisa tra andata e ritorno. Anche il sistema delle retrocessioni verrà completamente rivoluzionato: non ci saranno più le discese in Europa League o in Conference. Le squadre dal 25° al 36° posto verranno eliminate e termineranno la loro stagione europea.

Non vedremo più turnover folli alle ultime giornate con gironi già decisi, perché ogni partita avrà lo stesso peso e andrà ad incidere sulla prosecuzione del cammino nella competizione. Calerà anche la produzione di biscotti o simili tra squadre già sicure del proprio posizionamento in classifica: se si vorrà proseguire occorrerà cercare di arrivare il più in alto possibile (e in una classifica così ampia come quella prevista la sfida sarà molto intrigante). Niente di tutto quello che abbiamo avuto modo di vedere nell’era della fase a gironi, che inizia da Pisarev e finisce a Ilenikhena, verrà replicato in futuro. La Champions League aveva forse bisogno di una boccata d’aria fresca, per ridare un po’ di brio ad un torneo che ci ha abituato a finali se non scontate almeno ampiamente prevedibili.

 


Ascolta Catenaccio, il podcast di Puntero. Puoi trovarlo su Spotify, oppure ti basta cliccare qui sotto.

 

catenaccio

Di Marco De Gaspari

Totalmente dipendente da calcio e musica. Tutto si basa sulla più grande massima mai espressa: chi sa fare sa capire.