Sul finale la spunta il Huachipato

Dopo anni di dominio incontrastato di Universidad Catolica e Colo Colo, il campionato cileno di Primera División ci ha regalato emozioni e colpi di scena fino agli ultimi istanti. Un duello che ha coinvolto più squadre, ridotte sul finale a tre, e che ha visto imporsi, all’ultima giornata, il Club Deportivo Huachipato.

Una società dalla storia particolare legata all’industria siderurgica, per la quale la città di Talcahuano è uno tra i poli più importanti del Paese. Ripercorriamo le tappe principali della storia del club, a partire dalla sua fondazione, fino all’inatteso e memorabile successo in campionato.

 

Huachipato: dal dopolavoro alla Primera División

Dalle ferrovie all’industria, nel calcio sudamericano sono davvero tanti gli esempi di club fondati da gruppi di lavoratori alla ricerca di un diversivo dall’attività lavorativa. Uno di questi è proprio quello del Club Deportivo Huachipato. Nel 1947, solo un anno dopo l’apertura dello stabilimento della Huachipato Siderúrgica, i dipendenti iniziarono a manifestare la volontà di organizzare un’attività sportiva che li distraesse dalla produzione dell’acciaio. La scelta cadde inizialmente sul calcio, sport più popolare in quel momento. Nello stesso anno fu fondato il club calcistico il cui nome riporta, appunto, a quello dell’impresa. L’origine del nome è da ricercarsi nell’antica lingua mapudungun. Nell’idioma parlato dall’antica tribù Mapuche, originaria di quei luoghi, Huachipato significa “trampa para cazar aves” letteralmente “trappola per cacciare uccelli”.

Una storia iniziata per gioco e divenuta, anno dopo anno, sempre più ambiziosa. In quindici anni il club passò dai tornei amatoriali a debuttare nel calcio professionistico. Il Huachipato partecipò alla Segunda División, vinta poi nel 1966, fino a pareggiare per 1-1 contro l’Audax Italiano nella gara d’esordio in Primera. Correva l’anno 1967.

 

La Compagnia di acciaio del Pacifico

La continua e rapida crescita del club è da attribuire alla proprietà, la Compañía de Acero del Pacífico (CAP). L’impresa, all’epoca controllata dallo Stato e fondata per rilanciare l’economia del Paese, è oggi una multinazionale privata, leader mondiale del settore siderurgico. In questo contesto, il direttivo si accollò, fin dai primi anni, investimenti mirati e progressivi nel tempo. La vittoria del campionato nazionale del 1974, con conseguente partecipazione alla Copa Libertadores dell’anno successivo, rappresentò il primo tangibile risultato del buon operato del club. Il successo del Huachipato ebbe comunque una rilevanza storica dal punto di vista calcistico, in quanto rappresentò la prima affermazione in campionato per un club del sud del Paese.

Con la privatizzazione della CAP, avvenuta negli anni ’80 sotto la dittatura militare, la solidità economica si rivelò un vero e proprio punto di forza. La realizzazione dello stadio di proprietà è il biglietto da visita di una gestione societaria che, per oltre quarant’anni, ha rappresentato un vero e proprio modello virtuoso. L’impianto, denominato Stadio Huachipato-CAP Acero, è stato inaugurato ufficialmente nel novembre del 2009. Quel giorno la nazionale cilena affrontò e sconfisse il Paraguay per 2-1. Pochi mesi prima, però, il manto del nuovo stadio fu battezzato proprio dal club di casa nella gara, amara nel risultato finale, di campionato contro l’Everton de Viña del Mar.

Estadio Huachipato – CAP Acero

 

La crisi economica e il cambio di ragione sociale

Per la serie “non è tutto oro ciò che luccica”, anche la migliore delle storie affronterà, prima o poi, un momento buio. Così, dopo aver vinto il secondo titolo nazionale (Clausura 2012), il club dovette fare i conti con una situazione economica deficitaria legata a doppio filo alla crisi mondiale del settore siderurgico. Di fronte agli oltre 65 milioni di dollari di perdite subite dall’acciaieria nel comparto industriale di Talcahuano, fu necessario ricorrere a un particolare strumento giuridico al fine di risollevare una situazione delicata.

A tal proposito, la soluzione fu individuata nella possibilità di accogliere investitori. Per fare ciò, però, diventava fondamentale operare un cambio di ragione sociale trasformando il Club Deportivo Huachipato in una Società Anonima Sportiva. In poche parole il club assumeva un carattere commerciale che fino a quel momento non aveva mai ricoperto.

 

Huachipato contro Cobresal: acciaio contro rame

Dopo aver ottenuto la retrocessione sul campo, nel 2021, evitata solo grazie allo scandalo che coinvolse il Deportes Melipilla, e aver chiuso la stagione 2022 al dodicesimo posto, nessuno poteva aspettarsi che nel campionato 2023, quello appena concluso, il club potesse addirittura lottare per la vittoria.

Un trionfo ottenuto con un punto di vantaggio sul Cobresal. Così come il Huachipato, anche il Cobresal, deve all’industria metallifera la sua ragione di esistere. Acciaio, e quindi ferro, contro il rame, metallo sul quale si fonda l’economia di una città come El Salvador, nel bel mezzo della regione di Atacama, il cui territorio è sede delle più importanti e impattanti miniere a cielo aperto del mondo. A differenza del Huachipato, però, il Cobresal è ancora sotto gestione statale attraverso l’operato della CODELCO, società che sfrutta i giacimenti minerari nazionali.

Tornando all’epilogo del torneo, il Huachipato ha saputo, giornata dopo giornata, rosicchiare punti su punti ai rivali grazie a undici risultati utili consecutivi nelle ultime undici giornate. Sette vittorie e quattro pareggi, rispetto ai sei successi, le tre sconfitte e i due pareggi collezionati dal Cobresal nello stesso periodo. Il sorpasso definitivo si è concretizzato nell’ultimo turno dopo che, per le quattordici giornate precedenti, il club aveva occupato la seconda posizione. Unica eccezione il penultimo turno nel quale, a causa del rientro del Colo Colo nella lotta al vertice, era sceso al terzo posto.

 

I protagonisti

Gabriel Castellón è stato forse il miglior portiere del campionato per rendimento. Imbattuto per undici partite, ha contribuito a rendere quella del Huachipato la miglior difesa del torneo. Gonzalo Montes è il tuttocampista per eccellenza. Otto reti e una quantità enorme di palloni giocati a partita, ben 76,7 con una percentuale di precisione del 78%. Cris Martinez e Maximiliano Rodriguez sono la coppia gol che ha permesso al club di mantenere vivo, fino all’ultimo istante, il sogno di arrivare al titolo. Dodici reti per il paraguayo, sette per il ventitreenne cileno.

Gustavo Alvarez è l’artefice della vittoria finale. Il tecnico argentino, alla prima esperienza cilena dopo due stagioni in Perù e la gavetta, in patria, nella giungla del descenso è ora oggetto del desiderio di club più importanti. Uno su tutti la Universidad de Chile, all’assoluta e disperata ricerca di riscatto dopo anni di anonimato.

 


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Di Alessandro Sanna

Insegnante, tifoso del Cagliari ed esperto di calcio sudamericano. Ho scritto per la Rivista Sottoporta. Collaboro con Carlo Pizzigoni a "La Fiera Del Calcio". Conduco su Twitch la trasmissione "Boxtobox" e sono autore del podcast "Que Viva el Fútbol". Ho scritto due libri: "Fantasie calcistiche rioplatensi: Storie di fútbol tra fantasia e realtà" e "¡Que viva el fútbol!: Storie, aneddoti e cronache delle più accese rivalità sudamericane"