Lo strano finale del Signor Matic

Nemanja Matić è sempre stato un calciatore solido, sul campo come nella vita. Dotato di forza fisica, abilità nei contrasti e di un mancino preciso e potente, il centrocampista serbo è noto per unire alle doti tecniche un carattere da grande giocatore, fatto di leadership e motivazioni da trasmettere ai propri compagni.

Silenzioso ma autorevole, anche fuori dal campo si è distinto per posizioni fuori dal coro a livello politico, frutto delle sue origini in un paese colpito dalla guerra.

Ma qualcosa è cambiato, di recente. Nell’età che solitamente porta ad una maggior maturità mentale pare aver clamorosamente smarrito la rotta, avviandosi ad un finale di carriera fatto di polemiche, casi, voltafaccia e, addirittura, sparizioni.

Cosa sta succedendo a Matić? Cosa lo sta portando, a 35 anni, a rovinare l’immagine che ha dato di sé per tutta la carriera?

 

Carriera esemplare

Dopo i primi calci in patria, a 19 anni si trasferisce in Slovacchia, al Košice. Nonostante si trovi in un campionato di secondo livello, il suo talento e il suo temperamento iniziano a far parlare di lui.

Si guadagna un posto fisso in Under 21, le prime chiamate in nazionale serba e, soprattutto, l’interesse dei top club: a spuntarla è il Chelsea, che nel 2009 lo acquista per poco meno di 2 milioni di euro.

Dopo un anno di apprendistato viene girato alla squadra satellite olandese del Vitesse: in Eredivisie si distingue ma il Chelsea è troppo forte per dare spazio ad un ragazzo con poca esperienza, ancorché talentuoso.

I Blues decidono, quindi, di fare una plusvalenza e cederlo per 5 milioni al Benfica. Ce ne vorranno cinque volte tanti, nel gennaio 2014, per riportarlo a Stamford Bridge: 25 milioni spesi su indicazioni dell’allenatore del Chelsea, quel Josè Mourinho che tanto bene conosce il campionato portoghese e a cui la carriera del serbo si legherà in maniera significativa.

Perché, se la presenza di Matić in rosa sopravvive all’esonero dello Special One, avvenuto circa due anni dopo, le strade dei due si incrociano nuovamente nel 2017: nel frattempo Mourinho si è seduto sulla panchina del Manchester United e, dopo aver vinto l’Europa League, individua nel serbo l’uomo giusto per alzare il livello.

Poco meno di 45 milioni è la cifra investita dai Red Devils per l’allora 29enne centrocampista. Che a Manchester rimane per tutti i cinque anni del suo contratto fino ad arrivare alla scadenza a 34 anni, nel 2022.

Una carriera valsa tre Premier League, una FA Cup, una Coppa di Lega, una Coppa di Portogallo, due titoli come calciatore serbo dell’anno e due finali di Europa League perse nel 2013 e 2021.

Mou e Matić, coppia consolidata

 

L’approdo a Roma

Nell’estate del 2022 i giallorossi vivono un’altalena di emozioni. A maggio la squadra ha vinto la prima edizione della Conference League e sogna di ripetersi in Europa League, cercando una dimensione europea mai avuta, dopo un’attesa lunga 31 anni dall’ultima finale e addirittura di 61 anni dall’unico trofeo fuori dai confini, la Coppa delle Fiere del 1961.

Per contro, il mercato è fortemente condizionato da un settlement agreement firmato con la UEFA per violazioni del Financial Fair Play. Tiago Pinto deve attingere da prestiti e parametri zero. E, visto che l’allenatore è Mourinho e Matić è svincolato, appare molto semplice fare 2+2: il serbo è il primo acquisto stagionale della Roma.

Matić porta in dote la sua leadership. In teoria non dovrebbe giocare sempre, il fisico da 35enne potrebbe non essere adatto a giocare ogni tre giorni ma, dopo un inizio difficoltoso in cui viene discusso per una apparente difficile coesistenza con Cristante, si prende la squadra sulle spalle ed è titolare fisso.

Già sul finire del periodo pre-mondiale inizia a incidere anche sul tabellino: assist per il gol decisivo a Verona, gol del pareggio nel recupero contro il Torino. Ma è da febbraio che inizia a splendere. Dopo il mondiale, la Roma pare aver trovato una quadra, in classifica risale fino al terzo posto, salvo crollare nella fase finale a causa dei molti infortuni.

In Europa League, una dopo l’altra, la squadra di Mou elimina Red Bull Salzburg, Real Sociedad, Feyenoord e Bayer Leverkusen, approdando alla finale di Budapest del 31 maggio contro il Siviglia.

Il tutto, principalmente, grazie ad una solidità difensiva in cui Matić è un punto di riferimento totale: filtro davanti alla difesa, palloni recuperati e qualità nella distribuzione lo rendono uomo cardine dei giallorossi.

Il serbo esulta dopo il gol del pari con la Salernitana

 

Idillio giallorosso

L’arrivo di Matić si inserisce in un periodo storico in cui l’idillio tra tifoseria e squadra è profondo come non mai.

Dopo le privazioni del periodo del Covid, la semifinale di Europa League del 2021 e, soprattutto, l’approdo di Mourinho, il tifo giallorosso si è stretto attorno alla squadra, donandogli un amore ed una spinta dagli spalti determinanti nei cammini europei.

Anche il serbo ne è stato investito: spuntano sempre più di frequente, tra gli spalti dell’Olimpico, adulti e bambini che indossano la sua maglia numero 8, sui social è un giocatore esente da critiche e, anzi, il rammarico espresso è che sia arrivato troppo avanti con gli anni.

Caratterialmente pare diverso: il Matić austero di tutta la carriera ha lasciato spazio a un uomo-squadra simpatico, spesso protagonista di siparietti social con i compagni, su tutti Dybala, che lo vede come una figura di riferimento.

Il cuore del tifo giallorosso ne apprezza la serietà, la professionalità, l’impegno ma anche la leadership nei confronti dei compagni, sia esperti che giovani.

Leadership che mostra soprattutto il 31 maggio, durante la finale con il Siviglia. Matić gioca una partita di spessore, viene sostituito a quello che nominalmente è il minuto 120 (di fatto, sommando i recuperi dei due tempi regolamentari e del primo tempo supplementare, ha giocato 135 minuti).

Dopo altri 11 minuti di recupero il match finisce, tra le polemiche, ai rigori, dove una Roma stanca e rattoppata si trova senza rigoristi: trionfa il Siviglia, Matić perde la terza finale di Europa League, la seconda di fila ai rigori.

Durante la premiazione, Dybala è in lacrime e il serbo, nonostante la delusione, è pronto a consolarlo: “This is football”, gli dice. L’obiettivo dei giallorossi è ripartire da questa maturità.

“This is football”: la saggezza di Matić con l’amico Dybala

 

Addio e gossip

Matić sembra un punto fermo della Roma, titolare e uomo-squadra da cui ripartire. È stato anche inserito nella squadra dell’anno dell’Europa League, una competizione che rappresenta un rimpianto che la Roma intende vendicare nella stagione 2023-24.

Ma qualcosa si rompe. Dopo una sola amichevole, il serbo scompare per un infortunio muscolare poco chiaro. E, in un’epoca di insiders e in una piazza come Roma, dove le chiacchiere fanno correre i treni da sempre, iniziano a rincorrersi voci di una richiesta di cessione.

Ma ti pare? Qua c’è Mourinho!” dice la maggioranza dei tifosi. Ma le voci si fanno sempre più insistenti, fino a diventare notizie e a sfociare nell’addio: il 14 agosto 2023, a sei giorni dall’inizio del campionato, Matić va al Rennes.

Una squadra meno quotata di quelle del passato ma con un progetto interessante, al netto delle cessioni di Doku e Majer. Matić è chiamato a guidare i giovani a caccia dell’Europa League, ormai un tarlo per lui.

Ma perché questo addio? Il gossip freme, le voci si rincorrono: Matić si sarebbe fatto beccare con l’amante e sarebbe stato messo dalla moglie di fronte ad un ultimatum: lasciare Roma o divorziare.

Voci alimentate anche dagli indizi social: prima la moglie, la bellissima Aleksandra Pavić, posta una foto sua e dei bambini su un aereo, poi, alla vigilia della cessione, quella di una coppia felice all’ombra del Colosseo.

Nulla di confermato ma neanche di smentito, quel leader sul campo viene descritto come un fedifrago, al contempo succube delle scelte della moglie.

Le pesanti parole di Mourinho prima dell’esordio contro la Salernitana denotano distacco e delusione verso il suo pupillo: “Se vuole dire qualcosa lo dirà il Signor Matic. Il ds del Rennes ha detto che parlavano da più di un mese, cosa posso aggiungere io?

Con la moglie Aleksandra

 

Bis non gradito

Lasciata la Roma con un buco tattico e di leadership enorme, Matić gioca con costanza al Rennes: fino al 17 dicembre, scende in campo in 19 delle 21 partite stagionali dei Rouges et Noirs, saltando solo due match per squalifica e partendo titolare in 16 occasioni.

Ma qualcosa cambia: il 20 dicembre, senza motivi apparenti, non viene convocato per il match contro il Clermont. Arriva la sosta natalizia ma alla ripresa salta anche il match di coppa contro il Guingamp.

Anche qua iniziano le voci, il perfetto professionista di un tempo pare aver lasciato spazio ad un bambino bizzoso e viziato, che prova ad imporsi con metodi totalmente fuori luogo: si espone pubblicamente, non vuole più giocare con il Rennes.

Il club sta deludendo ma la richiesta del serbo pare strana: secondo i ben informati, vorrebbe il Lione e, se non sarà accontentato, si ritirerà dal calcio. Lione che, però, sta lottando per salvarsi in un ambiente caldissimo e con due allenatori esonerati. Le ultime notizie che filtrano riportano di un accordo già trovato con il club della città del Rodano.

L’8 gennaio Matić scompare. Nessuno sa dove sia, le voci lo vogliono in Inghilterra per motivi che alcuni associano al calcio, stante l’interesse espresso dal Fulham.

Ricompare tre giorni dopo con una storia su Instagram, una retromarcia nei rapporti con la società ma, probabilmente, non nelle intenzioni: conferma l’entusiasmo nell’aver scelto il Rennes in estate ma si dichiara incapace di conciliare vita professionale e privata, affermando di essere sparito per risolvere un problema per l’iscrizione dei figli ad una scuola internazionale.

Solo questo calciomercato ci potrà dire come finirà l’ultimo capitolo di questa strana storia.

Matić dice la sua su Instagram

 


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Di Manuel Fanciulli

Laureato in giurisprudenza e padre di due bambini, scrivo di sport, di coppe e racconto storie hipster. Cerco le risposte alle grandi domande della vita nei viaggi e nei giovedì di Conference League.