Simone Biles, la fiamma olimpica in fondo al tunnel

Pochi secondi per decidere tutto. Lo sport è fatto di momenti come questo, no? Sei sul palcoscenico più prestigioso, una finale olimpica. Nella mente risuonano i consigli che accompagnano gli atleti prima di un’esibizione che può segnare una carriera. E tanti di quei suggerimenti arrivano da chi atleta non lo è mai stato o non lo è più.

Ti rendi conto che è facile consigliare, perché sotto i riflettori ci sei tu e non loro. Gli occhi che ti guardano sono bramosi di vittoria. Ma se le cose vanno male si incupiscono. Poi arrivano giudizi, invettive, sentenze.

Sei sola contro il mondo. Solo tu sei oggetto di giudizio, dipende solo da te e sulle spalle hai il peso del mondo.

Sei Simone Biles, una regina della ginnastica, la gente si aspetta tanto da te. Sei solo una ragazza di 24 anni in un corpo di 143 cm, atletico e capace di fluttuare disegnando volte poetiche nell’aria ma non certo così forte da reggere il mondo sulle spalle.

Sei stanca già da tempo. Davanti a te c’è un Pegases, un tempo si chiamava “cavallina”, ora lo chiamano tavola da volteggio o, tra voi atleti, “lingua”.

Tra te e l’ennesima giornata di gloria e riconoscimenti c’è uno Yurchenko con due avvitamenti e mezzo. L’hai provato mille volte ed è riuscito altrettante. Ma quelle spalle, gravate del peso del mondo, fanno male.

Prendi la rincorsa, parti, stacchi. Il globo cade. Sei sia libera che imprigionata, inizia una nuova vita, una sfida dalla quale potresti non riprenderti.

 

Enfant prodige

Nata a Columbus il 14 marzo 1997 da madre beliziana, Simone Biles è un talento strepitoso e precoce.

La sua carriera tra i senior inizia nel 2013, all’età di 16 anni: quasi per caso, sostituendo una compagna infortunata, ottiene un secondo posto in American Cup e cinque ori al Trofeo Città di Jesolo, circostanza che la proietta ai Mondiali di Anversa, in Belgio.

È qui che la sua stella inizia a brillare: due ori, un argento e un bronzo, primo grande graffio di una carriera in cui cannibalizzerà ogni competizione.

Oggi, infatti, Biles è la ginnasta più decorata della storia, con numeri impressionanti: più titolata di sempre, con 30 medaglie mondiali (23 ori, 4 argenti e 3 bronzi) e 7 medaglie olimpiche (4 ori, un argento e 2 bronzi), sei titoli mondiali nel concorso individuale all-around, considerata una delle persone più influenti al mondo per Time nel 2017 e 2021, insignita della Presidential Medal of Freedom nel 2022.

Nel 2016, a 19 anni, arriva la sua prima Olimpiade ed è subito un’altra pagina di storia: record ex aequo come ginnasta con più medaglie d’oro in un’unica edizione dei Giochi (4 ori nel concorso individuale e a squadre, corpo libero e volteggio) mancando il record assoluto con un bronzo alla trave.

Il tutto non senza controversie. A settembre vengono resi noti i risultati dell’antidoping, che la vedono positiva al metilfenidato. Una sostanza che, tuttavia, assume per il trattamento dell’ADHD (disturbo da deficit di attenzione/iperattività), circostanza che la rende consentita.

Ad inizio del 2018, inoltre, rivela di aver subito abusi sessuali dal medico della nazionale Larry Nassar, condannato ad oltre 40 anni di carcere.

Dietro la grande atleta, la gente pare sottovalutare lo shock subito da una ragazza di 21 anni. Che ne esce molto provata.

Plastica posa durante il corpo libero alle Olimpiadi di Rio

 

Segnali di cedimento

Dopo le Olimpiadi di Rio de Janeiro, Biles rallenta i ritmi, prendendosi un anno sabbatico, non è chiaro se solo per ricaricare le pile o per rigenerarsi dopo gli abusi sessuali subiti da Nassar.

La ruggine non esiste nel corpo della fenomenale Simone, tanto che 2018 e 2019 sono stagioni piene di soddisfazioni: 9 ori mondiali (e un argento nelle parallele nel 2018), la Coppa del Mondo del 2019, 9 ori e un bronzo ai campionati nazionali.

Il 2020 è l’anno designato per un doppio appuntamento in quel di Tokyo, la Coppa del Mondo e soprattutto le Olimpiadi. Di traverso ci si mette la pandemia da Covid, che costringerà lo sport ad uno stop forzato.

Torna in gara a maggio 2021 ad oltre due anni dall’ultima esibizione ufficiale. Ai campionati nazionali tenta, per la prima volta in una competizione ufficiale femminile, uno Yurchenko con doppio carpiato al volteggio: è un successo, oro al volteggio e in altre quattro discipline, oltre ad un bronzo.

Ai Trials per la qualificazione olimpica, Biles vince nettamente e si guadagna un posto nella squadra olimpica, in realtà mai in discussione. Eppure arrivano i primi scricchiolii: nonostante la gara non potesse più pregiudicare il risultato complessivo, durante l’esibizione al volteggio Simone cade.

Rialzatasi, dapprima porta a termine la gara, quindi scoppia a piangere. Una reazione che ai più sembra eccessiva visto il contesto ma che, si scoprirà in seguito, nasconde altro.

Nonostante fosse ininfluente per il risultato finale, Biles piange per la sua caduta dalla trave

 

Crollo a Tokyo

Il 25 luglio 2021, alle qualificazioni nel programma dei Giochi Olimpici di Tokyo, Biles diventa la prima ginnasta dal 1992 a raggiungere la finale di tutte le sei discipline previste.

Sembra tutto pronto per l’attentato al record di quattro ori negli stessi Giochi. Non sarà così.

Il 27 luglio si disputa la finale a squadre. Siamo al momento del volteggio, davanti alla campionessa c’è il Pegases ed un ambizioso progetto: uno Yurchenko con due avvitamenti e mezzo.

Biles stacca dalla pedana, si appoggia alla tavola ma perde il controllo del proprio corpo: non due volteggi e mezzo ma solo uno e mezzo, con atterraggio imperfetto. Un errore che costerà l’oro agli USA, sopravanzati dalla squadra del ROC (Comitato Olimpico Russo).

Il mondo che ha sempre sorretto sulle sue spalle si è rivelato un nemico: adesso Simone è distrutta ma libera. Libera di gridare le sue paure, le sue incertezze, la sua fragilità.

Il giorno stesso rinuncia alle altre tre prove del concorso a squadre. Passa un giorno e si ritira dalla prova individuale, mentre il 31 luglio viene ufficializzata la rinuncia alla finale del volteggio e delle parallele.

Sui social, la campionessa mostra e spiega i motivi: la sindrome dei twisties, per la quale dichiara di non riuscire più a volteggiare perché corpo e mente non agiscono in sincrono.

Dopo essersi ritirata anche dal corpo libero, partecipa alla finale della trave ma con un elemento meno impegnativo e che non preveda volteggi. È la sua ultima gara ai Giochi di Tokyo e, secondo i più, anche della carriera. Biles si prende una pausa per combattere con un mostro invisibile: la depressione.

La sindrome dei twisties ed il mancato Yurchenko con doppio avvitamento e mezzo a Tokyo

 

Sport e salute mentale

Le alte aspettative hanno schiacciato una grande sportiva e riaperto il dibattito sul problema della salute mentale tra gli atleti professionisti. Dietro la sua aura di onnipotenza e immortalità, uno sportivo è un essere umano con dubbi e incertezze, talvolta minimizzate o totalmente ignorate dal grande pubblico in nome del successo e del denaro.

E se la maggior parte dell’opinione pubblica e il mondo dello sport si sono schierati dalla sua parte, come fatto dall’ex calciatore Adriano, anch’egli provato dalla lotta contro i suoi demoni, c’è chi l’ha aspramente criticata. Anche a livello politico, come il vice-procuratore generale del Texas Aaron Reitz che l’ha etichettata come un’egoista ed un imbarazzo per la nazione.

Biles ha avuto il coraggio non solo di prendere una decisione netta ed impopolare, ma anche di ammettere pubblicamente di avere un problema, annunciando l’inizio di un percorso di psicoterapia per proteggere il suo corpo e la sua mente.

L’abbandono delle scene sportive è stato finalizzato a quella che lei stessa ha definito “la ricerca della felicità”, che vale più di ogni successo sportivo.

La rinuncia al sogno olimpico per ritrovarsi ha dato i frutti sperati. Simone è rinata, ha sconfitto i propri demoni e ad aprile 2023 si è sposata con il giocatore di football americano Jonathan Owens: un rito riservato, abiti e scarpe poco costosi. Solo per se stessa, appunto.

Una felicità genuina, preludio al ritorno sulle scene.

Il matrimonio con Owens: Simone ha finalmente ritrovato il sorriso

 

Ritorno sul luogo del delitto

Dopo due mesi di allenamento intenso, ad agosto 2023 Simone Biles è tornata in pedana, dominando gli US Classic con tanto di Yurchenko con doppio carpiato indietro, più volte provato ma mai in una gara ufficiale.

Dopo essersi assicurata tre ori e un bronzo ai campionati nazionali, ad ottobre 2023 la ginnasta di origini beliziane è tornata in pista per un Mondiale. Come un segno del destino, la sua seconda carriera iridata è partita ad Anversa, già sede scelta per la rassegna iridata del suo esordio, dieci anni prima.

Il risultato è stato sorprendente: quattro ori ed un argento, proprio nel volteggio, dov’è stato eseguito lo stesso Yurchenko con doppio carpiato indietro tentato agli US Classic e che da adesso, secondo le regole FIG, è nominato Biles II.

Simone esegue il Biles II

 

Essendo stata la più medagliata della competizione, appare chiaro quale sia l’obiettivo: tornare là dove il periodo nero è iniziato, ai Giochi Olimpici, per stupire il mondo una volta ancora.

L’avversaria da tenere d’occhio sembra essere la brasiliana Rebeca Andrade: per lei oro nel volteggio e argento nell’all-around individuale a Tokyo 2020, oltre all’oro iridato nel volteggio ai Mondiali del 2021 e 2023.

La campionessa ha affermato che non si sarebbe aspettata di rientrare alle gare, figurarsi di performare. Ed invece ad Anversa ha dimostrato di essere ancora la migliore al mondo.

Rimane una grande sfida: andare a Parigi, guardare quella tavola da volteggio con una serenità ritrovata e sconfiggere tutti: gli avversari, il passato, i suoi demoni. Riprendendosi tutto ciò che ha lasciato.

Simone al volteggio ad Anversa 2023

 


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catenaccio

Di Manuel Fanciulli

Laureato in giurisprudenza e padre di due bambini, scrivo di sport, di coppe e racconto storie hipster. Cerco le risposte alle grandi domande della vita nei viaggi e nei giovedì di Conference League.