Cody Rhodes, dall’incubo americano al titolo WWE

Rhodes - Puntero

L’abbiamo sentito dire spesso: per realizzare un sogno bisogna fare sacrifici, rinunciare a qualcosa, uscire dalla propria comfort zone e talvolta vivere un vero e proprio incubo. Una frase forte ma, una volta letta la storia di Cody Rhodes, pseudonimo di Cody Garrett Runnels, capirete di cosa stiamo parlando. Un lungo viaggio che lo ha portato dall’ingresso in WWE, tra le difficoltà di staccarsi da un cognome pesante, alla massima gloria per un wrestler.

 

Le origini del mito

È necessario fare un grande passo indietro. La nostra storia infatti inizia ad Austin, Texas: è il 1945 e il 12 ottobre viene alla luce Dusty Rhodes (pseudonimo di Virgil Riley Runnels Jr.), padre dell’attuale campione WWE. Uomo dalle umili origini, inizia ad affermarsi nel mondo del wrestling nel 1974 all’interno della American Wrestling Association (AWA), debuttando come heel, ossia un personaggio “cattivo”. Il primo punto di svolta della sua carriera arriva dopo la conversione in face, vale a dire il passaggio tra i “buoni”, un cambio di tendenza che lo rende uno dei wrestler più amati dal pubblico: lui che non aveva un fisico statuario, lui che veniva soprannominato The Son of a plumber, rispecchiava perfettamente la figura con la quale l’americano medio si identificava in quegli anni, cioè quella del lavoratore che si spacca la schiena per dare da mangiare alla famiglia.

In poco tempo Dusty Rhodes, ormai noto come The American Dream, scala le vette del wrestling diventando un punto di riferimento della National Wrestling Alliance (NWA) prima e della Mid-Atlantic Championship Wrestling – antenata della ben più nota World Championship Wrestling (WCW) – poi. Oltre alle abilità sul ring, Dusty dispone di grandi qualità dialettiche. Molto noto è infatti il suo Hard Times, discorso promozionale pronunciato nel 1985 in vista di Starrcade, evento durante il quale avrebbe sfidato il leggendario Ric Flair per il titolo mondiale.

La carriera di Dusty prende il volo, ma sul più bello accade proprio ciò che non ti aspetti: a seguito di Starrcade 1988, dopo aver infranto la regola che vietava di mostrare sangue in televisione, Rhodes viene licenziato. Una doccia fredda per il lottatore, che tra il 1989 e il 1991 prova a rilanciarsi nella World Wrestling Federation (WWF). Negli anni seguenti il texano fa ritorno nella WCW in qualità di autore e commentatore ma anche sul ring (sia in WCW che in Extreme Championship Wrestling, la ECW). Col passare del tempo e il calare delle forze, tuttavia, Dusty diventa una figura di riferimento soprattutto fuori dal quadrato, ricoprendo il ruolo di allenatore nella Turnbuckle Championship Wrestling (TCW) e di autore nella Total Nonstop Action Wrestling (TNA), per giungere nel 2005 a far parte del team di autori della WWE. La federazione con cui il figlio firmerà l’anno seguente.

Con il suo sermone sugli “hard times”, Dusty Rhodes ha saputo guadagnarsi il favore del popolo americano

 

Esordio, prime faide e voltafaccia

Il giovane Cody decide di seguire le orme del padre e a soli 21 anni ottiene il primo contratto con la WWE. Un accordo di sviluppo per la precisione, che porta il ragazzo originario di Marietta, in Georgia, a lottare per un anno nella Ohio Valley Wrestling (OVW). Un’esperienza durante la quale conquista il titolo di coppia e i due principali titoli individuali, peraltro detenendo tutte le cinture contemporaneamente.

Sono i primi segnali positivi che si intravedono in un ragazzo le cui qualità appaiono evidenti, tanto che nel 2007 Cody fa il suo esordio televisivo con la WWE nella puntata di Raw del 2 luglio, al fianco del padre Dusty e della futura leggenda Randy Orton, contro cui perde nel match tenutosi la settimana successiva sempre a Raw. Archiviata la prima rivalità con Orton, Rhodes entra in collisione inizialmente con Daivari e poi con i due membri del World’s Greatest Tag Team, vale a dire Charlie Haas e Shelton Benjamin, due nomi che gli appassionati dello sport entertainment sicuramente ricorderanno.

Superati i primi ostacoli, l’astro nascente della WWE inizia a scontrarsi con un atleta prestigioso come Hardcore Holly: nonostante le tre sconfitte consecutive, il giovane riesce a guadagnarsi la simpatia e il rispetto del rivale, che gli propone di formare un tag team. Dopo la sconfitta alle Survivor Series contro i campioni di coppia Trevor Murdoch e Lance Cade, la nuova coppia riesce a strappare le cinture ai rivali nel rematch andato in onda durante il quindicesimo anniversario di Raw: per Cody arriva il primo titolo in WWE, il primo successo veramente degno di nota. Il tag team funziona, ha chimica, è anche in grado di difendere il titolo nella settimana seguente. Ma nel maggio del 2008 cambia tutto.

Durante il pay-per-view Night of Champions, la coppia Rhodes-Holly difende il titolo contro Ted DiBiase Jr. – figlio del famoso e omonimo wrestler – e un compagno misterioso. Ed ecco il plot twist: il compagno misterioso è proprio Cody, che tradisce e attacca Holly, diventando il primo e unico wrestler in grado di perdere e al contempo vincere un titolo. Si tratta di uno snodo fondamentale nella carriera del lottatore, divenuto ormai un heel.

Al fianco di DiBiase Jr., Cody perde e riconquista il titolo di coppia, si fa dei nuovi nemici ma soprattutto, dopo varie peripezie, forma un’alleanza con Randy Orton, da cui prende vita una nuova stable, denominata The Legacy, un gruppo di tre wrestler composto da figli di vecchie leggende, con grande potenziale ma un futuro limitato, visto che, a causa di faide e discussioni interne, collassa nel giro di un anno, concludendo la propria storia a Wrestlemania XXVI, evento in cui Randy Orton sconfigge in un handicap match la coppia Rhodes-DiBiase.

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Un giovanissimo Cody Rhodes accanto ad Hardcore Holly. Nelle loro mani la cintura di Tag Team Champions, primo titolo in WWE per il figlio d’arte

 

Draft, gimmick e l’abbandono della WWE

Conclusa l’avventura nel trio, in seguito al draft di luglio 2010 Cody passa dal roster di Raw a quello di SmackDown e solo due mesi dopo conquista il titolo di coppia al fianco dello scozzese Drew McIntyre: sarà solo un fuoco di paglia, il tag team perde le cinture poco dopo e ad ottobre si scioglie. Cody in coppia non funziona, preferisce agire da solo ed il seguito del pubblico, ma anche i risultati conseguiti di lì a poco, sembrano dargli ragione: ad aprile infatti sconfigge la leggenda Rey Mysterio a Wrestlemania XXVII e ad agosto conquista per la prima volta il titolo di Intercontinental Champion, difeso con successo per ben quattro volte. Solo Big Show, un colosso di 213 cm per oltre 170 kg, riesce a strappargli la cintura dalle mani sconfiggendolo a Wrestlemania XXVIII.

Dopo una breve e sfortunata parentesi al fianco di Damien Sandow, il predestinato decide di spalleggiare Goldust, anch’esso figlio del mitico Dusty Rhodes, un’alleanza che per certi versi funziona, come dimostra il titolo vinto e difeso in più di un’occasione. Ma nel giro di nove mesi la coppia entra in crisi e si scioglie per volontà dello stesso Cody. Sarà l’introduzione di una nuova – e discutibile – gimmick a far risorgere momentaneamente il tag team. Il minore dei due fratelli infatti decide di presentarsi a Raw in veste di Stardust: con un trucco e un abbigliamento vagamente simili a quelli di Goldust, Cody prova a rilanciare sé stesso e il fratello. La realtà sarà differente e vedrà l’inizio di un calvario caratterizzato, certo, da qualche vittoria ma soprattutto da tante delusioni, tra cui quella causata dal fatto che il pubblico non ha mai apprezzato veramente questo personaggio.

A Stardust manca qualcosa che spinga gli autori WWE a puntare su di lui, tanto che i piani della federazione lo vedono sconfitto innumerevoli volte anche in match valevoli per il titolo Intercontinentale. Il peso del fallimento è troppo grande, troppo difficile da sopportare. Il 21 maggio 2016, tramite Twitter, Cody dichiara al mondo di aver chiesto alla WWE di essere rilasciato e dal giorno seguente smette di farne parte.

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Stardust, una gimmick decisamente fallimentare

 

Rifarsi un nome

A meno di sei mesi da quel giorno, Cody debutta in TNA attaccando Mike Bennett. Le sue intenzioni sono chiare, è lui stesso ad esporsi pubblicamente: vuole il titolo più importante, il TNA World Heavyweight Championship. Un piano ambizioso, degno del suo nome, che tuttavia non si concretizzerà mai. Poco male però, perché nei due anni successivi (2017-2019) la carriera del wrestler si rilancia in altre federazioni: il 4 gennaio 2017, The American Nightmare – nuovo soprannome di Cody Rhodes, in evidente contrapposizione con quello del padre – esordisce in New Japan Pro Wrestling (NJPW), ottenendo vari riconoscimenti, tra cui il IWGP United States Championship, e si riscatta negli USA, grazie alla collaborazione tra la NJPW e la Ring of Honor (ROH), federazione con cui vince il ROH World Six-Man Tag Team Championship ma soprattutto, il 23 giugno 2017, il ROH World Heavyweight Championship: è il suo primo titolo mondiale.

Il successivo step della Stairway to Heaven di Cody Rhodes passa ancora da Twitter, stavolta in risposta alla provocazione del giornalista Dave Meltzer, reo di aver dichiarato che la ROH non sarebbe stata in grado di radunare 10.000 spettatori paganti per un evento. Un affronto che Rhodes prende sul personale, lanciando l’evento All In con un chiaro obiettivo: tre mesi di tempo a partire dal 13 maggio 2018 per vendere 10.000 biglietti. Risultato? Più di 11.000 tagliandi venduti in meno di trenta minuti, un record clamoroso che dà prova del grande rispetto e dell’ammirazione del pubblico verso The American Nightmare, ormai divenuto idolo delle folle.

Alla luce del grande richiamo di pubblico attivato dalla stella della federazione, un’illuminazione colpisce Tony Khan, co-proprietario insieme al padre Shahid della ROH, del Fulham e dei Jacksonville Jaguars, squadra di NFL: decide di investire in un nuovo grande progetto ed il 5 novembre 2018 nasce la All Elite Wrestling, una federazione che nel corso degli anni accoglierà stelle provenienti anche dalla WWE, di fatto rivelandosi la massima antagonista di quest’ultima. Un progetto concreto, brillante, che vedrà in Cody uno degli uomini di punta, capace di conquistare il TNT Championship per ben tre volte nel giro di tre anni.

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Rhodes durante l’avventura in ROH, con la cintura di World Heavyweight Champion

 

Il ritorno del figliol prodigo e la rincorsa al titolo

Quello tra la AEW e Cody è un matrimonio felice ma allo stesso tempo anche molto breve. Il contratto in scadenza a fine dicembre 2021 non viene rinnovato e, dopo alcune apparizioni sporadiche, The American Nightmare annuncia l’addio alla All Elite Wrestling. Cody diventa “the hottest free agent in the sport industry”, lo svincolato da mettere sotto contratto a tutti i costi. Il grande ritorno in WWE sembra vicino, negli Stati Uniti non si parla d’altro, manca solo la conferma. Che arriva a Wrestlemania XXXVIII.

Durante l’evento che si tiene all’AT&T Stadium di Arlington in Texas, nella terra di origine del padre, Cody appare sullo stage lasciando sbalorditi i 78.000 presenti, pronto per affrontare un grande atleta come Seth Rollins, superato grazie a una prestazione logorante di più di venti minuti. Dopo una breve faida con quest’ultimo inizia il viaggio di Cody verso ciò che gli spetta, quell’alloro che tanto desidera e che il padre non è mai riuscito a vincere, il titolo WWE.

Il 28 gennaio 2023 Rhodes si guadagna il diritto di affrontare il campione Roman Reigns a Wrestlemania XXXIX grazie al successo nella Royal Rumble. Sembra tutto pronto per il lieto fine tanto atteso ma sul più bello Cody inciampa. L’intervento illegale di uno dei membri della Bloodlinestable formata da lottatori di origini samoane imparentati fra loro, di cui Reigns è a capo – determina il risultato del main event. La delusione del pubblico è evidente, lo sguardo di Cody è fisso nel vuoto dopo che il sogno di una vita è andato in frantumi, un’eventualità che manderebbe al tappeto quasi chiunque. Ma non lui, non dopo ciò che ha passato, non con una missione da portare a termine.

Il cammino verso la gloria ricomincia e, dopo una breve faida contro Brock Lesnar e l’alleanza con Jimmy Uso, ex membro della Bloodline diventato face, Cody tenta l’impossibile: vincere di nuovo la Royal Rumble per sfidare nuovamente Reigns, il Tribal Chief campione in carica ormai dal 2020. Sembra utopia, sembra troppo anche per lui, ma il 27 gennaio il lottatore originario della Georgia centra la doppietta: Cody ce l’ha fatta, ha vinto la Royal Rumble per il secondo anno consecutivo, un’impresa riuscita solo a leggende del calibro di Hulk Hogan (1990-1991), Shawn Michaels (1995-1996) e Steve Austin (1997-1998). La rivincita è a portata di mano.

La Royal Rumble 2024 vista da un’altra prospettiva, con il bis di Rhodes

 

Lieto fine

Lincoln Financial Field, Philadelphia: il 6 aprile va in scena la prima delle due serate di Wrestlemania XL, il main event non potrebbe essere più affascinante. Il campione Roman Reigns e The Rock (Dwayne Johnson, per gli appassionati di cinema), entrato a far parte della Bloodline, affrontano The American Nightmare e Seth Rollins. Il patto è chiaro: se vince la squadra del campione, nel match tra Cody e Reigns del giorno successivo non ci saranno squalifiche, in caso contrario i due lottatori dovranno affrontarsi in un match dalle regole classiche. Per Cody si mette male, l’esito è il peggiore tra quelli preventivati: The Rock lo schiena, sancendo la vittoria della Bloodline, che nella serata successiva avrà piena libertà d’azione e potrà intervenire in favore di Reigns, come successo l’anno precedente.

Il destino sembra segnato, la seconda sconfitta consecutiva è dietro l’angolo. In un incontro al cardiopalma pieno di interferenze esterne e colpi di scena, campioni del presente e leggende del passato entrano sul ring schierandosi da una parte o dall’altra finché Cody, stremato, non sconfigge il suo rivale. Finisce il regno di Roman durato ben 1316 giorni – il quarto più lungo di sempre – e inizia quello di The American Nightmare. Finalmente l’incubo che ha originato il suo nickname è concluso, Cody Rhodes può onorare come ha sempre desiderato la memoria del padre, scomparso nel 2015.

Il prodigio di Marietta ce l’ha fatta, è entrato nell’Olimpo di questo sport. Anche uno sport predeterminato può regalare emozioni meravigliose. Se lo si vuole davvero, tutti possono avere il loro lieto fine.

The American Nightmare è un lontano ricordo. È il momento del sogno, nel nome del padre

 


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