Manca ormai pochissimo alla notte del 27 giugno, giorno in cui Adam Silver darà ufficialmente il via al Draft NBA 2024. È dunque arrivato il momento di tirare le somme sui giovani più promettenti e i prospetti più intriganti, addentrandoci nelle profondità della scienza inesatta per eccellenza, ovvero capire chi potrà diventare effettivamente un talento capace di dire la sua al piano di sopra.

Partiamo subito mettendo le mani avanti. In questa classe non ci sono prospetti generazionali alla Wembanyama e nemmeno giovani del calibro di Banchero o Cunningham, giocatori con un floor talmente alto da essere considerati come assoluti favoriti per la prima pick. Nel Draft NBA 2024, infatti, sono tanti i prospetti con le carte in regola per essere scelti dagli Atlanta Hawks, i fortunati proprietari della prima chiamata. Ognuno ha punti di forza e debolezze: chi è ancora molto acerbo ma con un potenziale inesplorato e chi al contrario offre più garanzie nel breve termine con qualche dubbio sul vero upside.

 

Alexandre Sarr

Draft NBA - Puntero

Di Sarr avevamo anticipato qualcosa già a novembre. Il francese è un centro con una struttura fisica molto simile a quella di Chet Holmgren. Alto 2,16 m per 98 kg, come il lungo dei Thunder, garantisce il suo apporto maggiore nella metà campo difensiva. È sicuramente uno dei migliori rim protector della classe, con una media di 3,1 stoppate ogni 36 minuti giocati. Nei Perth Wildcats, non potendo contare sull’aiuto di difensori perimetrali competenti, più di una volta si è trovato parecchio esposto agli avversari, uscendone però sempre in maniera egregia. Il tutto mettendo in mostra un modo di stare in campo estremamente disciplinato, con pochi falli a referto (solo 2,7 per 36 minuti).

Anche nel contenere il pick and roll, fondamentale imprescindibile nella NBA moderna, si è rivelato un difensore molto versatile. Spesso si è trovato a dover gestire cambi sul perimetro contro avversari più piccoli andando raramente in affanno. Nonostante la stazza, possiede infatti un buon gioco di piedi ed è in grado di stare di fronte ai ball handler avversari contrastando le penetrazioni anche dopo il primo palleggio. Nel caso in cui guardie estremamente rapide riescano a batterlo, può sfruttare a suo grande vantaggio i 226 centimetri di wingspan per recuperare da dietro.

Se nella metà campo difensiva sono più le certezze dei dubbi, quando si parla del suo gioco offensivo sorge più di un interrogativo. Sarr è ancora un giocatore molto acerbo. Al momento è molto efficace nel dunker spot: si muove molto bene senza palla e trova spesso la via del canestro. Amando particolarmente il gioco nel pitturato, è una minaccia a rimbalzo offensivo (ben 3,1 su 36 minuti). Altro punto di forza è l’attacco in transizione: in contropiede Sarr può sfruttare la sua velocità di base maggiore di quella degli altri lunghi per andare a concludere al ferro. Tuttavia non è ancora un rim runner completo dal momento che manca la capacità di finalizzare e portare blocchi quando coinvolto nel pick and roll.

Il gioco spalle a canestro è praticamente inesistente, o meglio, non l’abbiamo mai visto, considerando i pochissimi giochi in post up chiamati per lui. Baricentro alto e avversari molto più piazzati sono i due fattori che limitano ancora questo suo aspetto del gioco. Grazie a un discreto tocco, ha mostrato un pull-up molto convincente dalla media. Il volume è ancora molto basso (solo 29 tentativi in stagione) ma la percentuale del 48,3% è un dato decisamente positivo.

Il giorno del Draft NBA avrà solo 19 anni e 2 mesi: c’è tutto il tempo per crescere e migliorare. Le squadre con la prima scelta assoluta di solito cercano sempre profili in grado di svoltare la franchigia offensivamente. In questa classe, però, non sembrano esserci giocatori con queste caratteristiche: a questo punto un giocatore come Sarr, in grado di garantire subito un notevole impatto difensivo potrebbe essere la scelta più giusta per la pick numero 1.

 

Nikola Topić

Draft NBA - Puntero

Topić è una giovane point guard serba dal curriculum eccellente. L’MVP dell’europeo under18 2023 ha iniziato la stagione con il Mega Basket stupendo tutti per la sua produzione e le abilità di playmaking. Le quotazioni sono però calate con il trasferimento a metà stagione alla Stella Rossa. A Belgrado infatti, a causa di una serie di infortuni, ha giocato solo 7 partite con risultati insufficienti.

Topić può vantare una fisicità che lo rende un playmaker sovradimensionato, non è esplosivo ma grazie a ball handling e forza nella parte alta del corpo è in grado di concludere con entrambe le mani, anche con il contatto. Bravo in isolamento, è quando riceve il vantaggio da un blocco che diventa inarrestabile. Non a caso è probabilmente il miglior giocatore di pick and roll della classe: sfrutta benissimo la sua gravity nelle penetrazioni per trovare con costanza l’uomo libero sul perimetro.

Il punto debole del suo gioco è il tiro: il rilascio basso e la poca separazione dal difensore rendono le sue conclusioni facilmente contestabili dal marcatore. Molto timido dalla media e da dietro l’arco (30,6% su 85 tentativi in stagione), Topić ha tuttavia una meccanica fluida e i liberi segnati con l’88% fanno intravedere margini di miglioramento. Altra red flag è la metà campo difensiva. Il fisico dovrebbe aiutarlo ma è troppo distratto e ha la sinistra tendenza a lasciare spesso l’uomo completamente libero per un canestro facile.

A inizio giugno ha subito una rottura parziale del legamento crociato. Non è la prima volta che si infortuna al ginocchio e se fosse necessaria l’operazione potrebbe saltare l’intera stagione 2024/25. Le squadre avranno maggiori informazioni a ridosso del Draft NBA, ma a questo punto è possibile che venga scelto più in basso del previsto proprio come successo a Michael Porter Jr qualche anno fa.

https://x.com/DraftExpress/status/1798383319979295063

 

Zaccharie Risacher

Draft NBA - Puntero

Altro talento francese che potrebbe essere scelto in top five, Risacher è una giovane ala con caratteristiche da 3&D, qualità particolarmente apprezzata dalle squadre NBA, sempre a caccia di profili dalla spiccata indole difensiva, in grado di essere pericolosi dalla lunga distanza.

In attacco gioca quasi esclusivamente senza palla, risultando molto pericoloso grazie alla sua abilità nel tiro. In stagione può vantare un convincete 39% da tre punti su 238 tentativi con una meccanica molto fluida. Il punto di rilascio alto e rapido rende il suo tiro difficile da contestare e letale in catch and shoot. Non è però solo un realizzatore statico: è abile in uscita dai blocchi e negli handoff, con ottime letture soprattutto sui close out della difesa.

Purtroppo non possiede la stessa pericolosità con la palla tra le mani. Limitato a livello atletico, Risacher ha un ball handling incerto e non possiede un primo passo abbastanza esplosivo per battere l’uomo. Sono state 105 le sue palle perse in stagione a fronte di soli 60 assist.

Nella metà propria campo possiede la giusta combinazione di stazza, lunghezza, agilità e consapevolezza per essere un difensore perimetrale più che positivo. Grazie alla rapidità di piedi e alle braccia molto lunghe, può gestire qualsiasi penetrazione, ma è nella difesa senza palla che dà il meglio di sé. È un ottimo rim protector secondario, sempre pronto ad aiutare dal lato debole, caratteristiche che suggeriscono uno sviluppo da difensore esterno estremamente versatile, seguendo le orme Mikal Bridges e Jaden McDaniels.

Non diventerà mai un primo violino, tuttavia rimane una delle ali migliori della classe. Le squadre NBA hanno sempre bisogno di giocatori con le sue caratteristiche, in grado di fare il lavoro sporco e dare una mano ai creatori primari. In molti sono quindi convinti che il floor di Risacher sia molto alto grazie al suo ruolo già definito e per questo potrebbe essere chiamato nelle primissime scelte.

 

Reed Sheppard

Sheppard è una combo guard che compirà 20 anni a giugno. Il suo arrivo a Kentucky la scorsa estate è avvenuto sotto traccia, tuttavia, nel corso della stagione è riuscito a convincere tutti gli scout a suon di buone prestazioni uscendo dalla panchina di coach Calipari.

Il motivo principale è la sua pericolosità dal perimetro sia dal palleggio sia in catch and shoot: con 75 triple realizzate su 144 tentativi è probabilmente il miglior tiratore della classe. La sua meccanica è molto fluida, il rilascio è rapidissimo e non ha problemi a tirare da molto lontano. Alla bravura al tiro, Sheppard aggiunge un buon playmaking: nonostante non fosse titolare, è risultato il giocatore di Kentucky con più assist a referto, 4,5 a partita. Bravo a gestire il pallone in transizione, è efficace anche a difesa schierata, grazie alla lucidità nel gestire i giochi.

Unica macchia, non trascurabile, rimane il problema nel creare separazione dal difensore e nell’andare al ferro. Sheppard è un discreto atleta ma difetta di un primo passo brillante per battere il suo uomo con costanza: in stagione infatti ha avuto pochi possessi in isolamento trovandosi molto più a suo agio nell’attaccare dal pick and roll.

Nella metà campo difensiva si è dimostrato un ottimo uomo squadra, capace di leggere molto bene gli attacchi avversari. Le mani estremamente rapide gli permettono di intercettare passaggi e rubare palloni. Ma nonostante l’impegno, sarà sempre limitato dal suo fisico. In NBA potrebbe essere preda dei mismatch avversari, mentre con i pari stazza ha dimostrato di poter essere un difensore arcigno.

Sheppard è sicuramente un prospetto interessante soprattutto per la sua capacità di allargare il campo e il buon playmaking. Si adatta bene a giocare accanto ad un creatore primario, mentre potrebbe fare più fatica se gli venisse chiesto di agire da principale portatore di palla. Il fisico lo limiterà sempre in difesa, ma il suo tiro potrebbe fare comodo ad una squadra alla ricerca di spaziature: questo potrebbe valergli anche una scelta in top five.

 

Donovan Clingan

Clingan è un centro sophomore di 20 anni e 4 mesi dalle dimensioni imponenti (218 cm per 127 kg). Nella metà campo offensiva non è certamente un giocatore versatile. Il suo punto di forza sono le conclusioni al ferro (70% in stagione) dove risulta un ottimo rim runner grazie a una combinazione letale di stazza, tocco e footwork. Sicuramente non allarga il campo visto il range di tiro praticamente assente, ma porta grande valore con il suo spacing verticale e la qualità dei blocchi. Molto intrigante è un suo possibile sviluppo da passatore. Guardando i freddi numeri, sono solo 1,5 gli assist a partita, un valore comunque in aumento rispetto all’anno passato. In stagione però ha fatto vedere lampi soprattutto se raddoppiato in post o gestendo i possessi dallo short roll.

Il fattore che però pone Clingan così in alto nei mock Draft NBA è il suo impatto difensivo. Da due anni è uno dei difensori più dominanti della NCAA. Oltre ad essere un ottimo rimbalzista, è anche il miglior rim protector della classe. Gli avversari con lui in campo hanno tirato con solo il 43% al ferro, mostrandosi scoraggiati dall’andare in area. Il tutto con un numero contenuto di falli, appena 3,6 per 40 minuti.

Il livello di produzione e di efficienza che ha portato in entrambe le metà campo è impressionante. Potrebbe essere uno dei giocatori più NBA-ready della classe soprattutto per merito del suo talento difensivo. Il controllo che ha sul pitturato, unito alla sua consapevolezza del gioco, lo rendono molto appetibile per le squadre che hanno bisogno di un’ancora difensiva. Gli unici dubbi riguardano la tenuta fisica: non ha ancora dimostrato di poter giocare troppi minuti, visto che in stagione si è limitato a 22,5 a partita.

 

Stephon Castle

Castle è un giocatore arrivato al college con i gradi da prospetto cinque stelle grazie alle sue grandi prestazioni a Newton. Alla high school era impiegato principalmente da creatore primario, con tutto l’attacco tutto sulle sue spalle. Arrivato a UConn si è dovuto invece adattare a un ruolo differente, dovendo giocare molto più senza palla, sacrificandosi in difesa.

Grazie al fisico, può assorbire bene i contatti ed essere pericoloso nei tagli. È un giocatore molto intenso, sempre in movimento nella metà campo offensiva e in grado di mettersi in visione per i passaggi dei compagni. La metà delle sue conclusioni arriva nei pressi del ferro, dove conclude con il 63% e, nonostante non sia una minaccia da fuori, riesce comunque a penetrare a canestro sfruttando un buon primo passo e un discreto ball handling.

Castle ha mostrato inoltre dei flash interessanti quando si tratta di creare per i compagni: non è un passatore spettacolare ma è comunque un buon decision maker. Sa gestire un attacco in maniera paziente e si prende ciò che concede la difesa: la sua gravity in penetrazione e nei pick and roll gli permette di generare scarichi competenti sul perimetro o in alternativa di alzare lob precisi per il rollante.

Tuttavia, per poter essere una minaccia completa, deve sviluppare un tiro affidabile. Al momento infatti non è efficace né dalla media né dalla lunga distanza. Dal midrange sono appena 66 i tentativi (realizzati con il 34,8%), mentre da tre punti il prodotto di UConn si è fermato al 26,7% su 2,2 conclusioni a partita. Il motivo principale di queste cifre mediocri è tutto da attribuire alla sua meccanica di tiro. Non sempre posiziona bene i piedi e in fase di ricezione tende ad abbassare troppo il pallone: questo comporta un rilascio lento e facilmente contestabile.

Castle è un ottimo difensore, uno dei migliori sul perimetro nel panorama NCAA, capace di marcare anche quattro ruoli. Con la sua combinazione di forza e un ottimo footwork, riesce ad essere soffocante per l’avversario e reggere tutti i contatti. Abilissimo anche a muoversi tra i blocchi, possiede braccia lunghe che gli consentono di contestare i tiri e portare a casa diverse stoppate (2,1 di BLK%). Nella difesa off the ball ha mostrato ottime letture e riflessi rapidi per disturbare le azioni avversarie.

In un draft con tante incognite ai piani alti, avere un floor certo sarà una caratteristica ricercata e Castle è forse uno dei più affidabili in questo senso. Tra college e high school ha mostrato grande versatilità, adattandosi a vari contesti e ruoli diversi. È un giocatore che può avere un impatto positivo in tanti aspetti del gioco grazie alla sua difesa, ma è ancora tutto da scoprire in attacco. Non sarà mai una prima scelta offensiva ad altissimo livello, tuttavia i suoi mezzi fisici e i suoi istinti per il gioco lo rendono un prospetto con ampi margini di miglioramento.

 

Rob Dillingham

Rob Dillingham è un freshman piuttosto sottodimensionato proveniente da Kentucky. In attacco è dotato di un ottimo ball handling che gli consente di attaccare la difesa con grande fantasia. Molto rapido ed efficace nei crossover, il prodotto dei Wildcats è bravissimo a creare separazione per penetrare a canestro o tirare dal palleggio. Efficiente nel pull up jumper sia dalla media che da tre punti, Dillingham è molto pericoloso in situazioni di pick and roll quando l’avversario passa sotto al blocco.

Le difficoltà cominciano proprio quando gli viene negato il tiro. A causa del fisico esile, infatti, fatica nel traffico e subisce troppo il contatto. Il tocco comunque è ottimo e il floater molto solido (19/36 in stagione), due armi fondamentali per essere pericoloso in area.

Nonostante il suo istinto principale sia quello di avere palla in mano, si muove bene off the ball e sa farsi trovare libero dai compagni. Anche a livello di playmaking ha fatto grandi passi in avanti, concludendo la stagione con 124 assist totali a fronte di 64 palle perse. Non è un passatore particolarmente spettacolare ed è limitato dalle sue dimensioni, ma riesce a fare le letture giuste: è già un floor general in grado di gestire il ritmo dell’attacco.

Il grande punto debole rimane la metà campo difensiva. A causa del fisico resterà sempre un problema per la squadra e sarà costantemente preso di mira dagli attacchi. Soffre troppo la fisicità di quasi tutti gli avversari e non può muoversi tra i blocchi quando è sulla palla. Anche nella difesa off the ball troppo spesso si lascia sorprendere e si perde nelle rotazioni.

Giocando in una squadra più forte, con spaziature migliori e accanto a compagni in grado di gestire i possessi, ha mostrato notevoli progressi. È uno scorer che sa accendersi in un attimo e portare diversi punti grazie alla sua grande abilità di shot creation e playmaking. Inoltre ha fatto vedere di poter giocare anche off the ball accanto ad altri creatori primari. Questa sua versatilità offensiva gli ha permesso di attirare le attenzioni di diverse squadre che sembrano intenzionate a sceglierlo anche tra i primi 7.

 

Matas Buzelis

Matas Buzelis è probabilmente il prospetto più divisivo di questa classe. C’è chi lo ritiene un giocatore dall’altissimo potenziale e chi pensa che non potrà mai far parte di una rotazione NBA. Se alla high school si era rivelato un’ala molto versatile, in grado di segnare su tre livelli, al contrario in G-League, giocando per la prima volta contro dei professionisti, ha avuto più difficoltà del previsto.

La maggior parte dei problemi sono arrivati nel tiro da tre punti. Uscendo dal liceo con oltre il 40% da oltre l’arco, il carico di aspettative era molto alto. Purtroppo però nel team Ignite i numeri sono drasticamente calati (27,3% su 3,4 tentativi a partita) per uno scarso feeling con la distanza NBA. La meccanica però rimane convincente, con un movimento fluido e un rilascio alto. Una maggiore pericolosità da tre punti potrebbe aumentare anche le sue chance di attaccare i closeout.

Il 33% dei tiri di Buzelis sono avvenuti nei pressi del ferro dove conclude con il 58%. Numeri non eccezionali ma condizionati anche dal contesto discutibile in cui si è trovato a giocare. Per aumentare le sue percentuali avrà certamente bisogno di mettere su massa: soffre troppo la fisicità degli avversari in penetrazione e spesso evita il contatto al ferro. Il suo fisico è migliorato nel corso degli anni ma rimane ancora troppo poco sviluppato per ciò che troverà in NBA. Nonostante queste note negative, si è dimostrato comunque un buon tagliante, grazie a ottime letture e giusto timing.

A livello di playmaking tanti alti e bassi. Possiede buoni istinti per il gioco e ha mostrato qualche flash di letture sopra la media. Palla in mano sa guidare la transizione e servire lob per i compagni e in situazioni di penetrazione, può scaricare sul perimetro o servire con qualità il lungo nel dunker spot. Un arsenale offensivo molto intrigante, mostrato però solo a sprazzi e con una tendenza molto sospetta a perdere palla.

Pur essendo un giocatore alto per il ruolo, non possiede delle braccia particolarmente lunghe e i soli 89 kg di peso non lo aiutano nella metà campo difensiva. Nonostante ciò rimane un difensore molto competente soprattutto off the ball dove riesce a leggere con efficacia gli attacchi avversari, trovandosi raramente fuori posizione.

Buzelis al momento è un prospetto ancora acerbo e avrà bisogno di lavorare parecchio sul fisico, sul ball handling nel traffico e sul tiro da tre. Tuttavia se riuscisse a migliorare in tutti e tre questi aspetti, potrebbe diventare anche un secondo/terzo violino. Non sarà affatto semplice e rimane abbastanza utopistico pensare a uno sviluppo in questa direzione, tuttavia il suo ceiling è alto. Per questo, in una classe in cui ci sono pochi prospetti ad alto potenziale, avrebbe senso scommettere su di lui con una scelta in top ten.

 

Ron Holland

Holland nella stagione in G-League ha messo in luce tutti gli aspetti che rendono il suo gioco ancora acerbo e immaturo. È però dotato di un grandissimo atletismo, dote che riesce a sfruttare al massimo in transizione. Buona parte dei suoi punti sono arrivati infatti da situazione di contropiede, dove chiude con il 71% al ferro su 98 possessi. Altro aspetto in cui riuscirà ad essere efficace sin da subito al piano di sopra sono i tagli senza palla o da rollante nel pick and roll.

La musica cambia con la difesa schierata. Grazie a un buon primo passo non ha problemi ad attaccare i clouse out, tuttavia è limitato dal suo ball handling e da un decision making non ottimale. Troppo spesso prova a inserirsi in spazi inesistenti perdendo palla o va a sbattere contro gli avversari commettendo fallo: emblematiche le 40 palle perse, a fronte dei soli 42 assist messi a referto.

Giocando nel contesto negativo del team Ignite, Holland ha sviluppato delle brutte abitudini. La selezione di tiro è un grosso problema: in stagione infatti ha tirato solo con il 24%, risultato di conclusioni dall’alto quoziente di difficoltà.

Nella metà campo difensiva la grande intensità e il fisico già sviluppato rendono Holland un ottimo difensore perimetrale, in grado di cambiare su più ruoli. Dalla sua può vantare mani e piedi rapidi che permettono di rubare tanti palloni e contestare la maggior parte dei tiri. Purtroppo però il potenziale è ancora limitato dalla scarsa concentrazione: troppo spesso si distrae e perde tagli o tiratori sul perimetro.

Con il fisico e le capacità atletiche a disposizione, Holland avrebbe tutte le carte in regola per poter diventare un giocatore impattante sui due lati del campo. Purtroppo a causa dei suoi problemi nelle letture e al tiro, è molto difficile ipotizzare un futuro da portatore di palla e prima scelta offensiva. Con pazienza e il giusto contesto per crescere, potrebbe ritagliarsi un ruolo da role player più che competente.

 


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Di Nicola Ragaglia

Grande appassionato di calcio, basket e football americano. Tifoso del Livorno, Atlanta Hawks e Atlanta Falcons: in poche parole, detesto vincere.