Il Napoli sarebbe stato troppo. Ma Giampaolo merita un’altra chance

Il suo nome era balzato tra i papabili per sostituire Rudi Garcia sulla panchina, nientemeno, del Napoli scudettato, che in questo inizio di stagione balbetta fin troppo per un tifo che, con Spalletti, si era fatto la bocca buona. E così, in mente ci viene la figura del tecnico nativo di Bellinzona che, in mezzo a uno sbuffo di sigaro in una stanza avvolta nella penombra, accarezza l’idea di planare sul “Maradona” come un novello salvatore delle sorti azzurre.

E invece, ecco il duro ritorno alla realtà. Garcia vince (pur senza incantare) a Berlino, in casa di un’Union in picchiata vertiginosa e la panchina del “ciuccio” resta, per Giampaolo, una chimera. Almeno per adesso. E allora, a lui non resta che rifugiarsi in quel mondo del calcio, un pianeta che talvolta (spesso e volentieri, verrebbe da dire) non ne ha ricambiato la dedizione, almeno ultimamente, a testa china, studiando movimenti e immagazzinando idee nuove.

 

Pazza idea

Garcia ha rimesso la chiesa al centro del villaggio, anche se i fedeli attuali – leggi: giocatori con qualche mal di pancia – non sembrano frequentarla con grande entusiasmo. Eppure, ci piace pensare che il vulcanico Aurelio De Laurentiis abbia pensato proprio a lui, al Maestro. Suggestione? Irrealtà? La rescissione del contratto che legava Giampaolo alla Sampdoria, ultima meta del suo peregrinare di panca in panca (o nel suo viaggio tra un esonero e l’altro, diranno i cattivi), poteva essere un indizio.

I maligni – mica pochi – dicono di sognare un procuratore come quello di Giampaolo, che nonostante i flop riesce sempre a trovare un altro porto al quale attraccare. E il suo ingaggio a Napoli poteva apparire una specie di bluff a poker, perché questo taciturno “eroe dagli occhi tristi” (anche quando sorride) e dall’aria talvolta stazzonata, come fosse un eroe uscito dalla penna di uno scrittore di un paio di secoli fa, sarebbe stato avvolto in un’aura di mistero, calcisticamente parlando. E se questa ipotesi fosse congelata, ma non perduta? E se Garcia dovesse continuare a inciampare? E se DeLa, uno abituato a stupire, dovesse scegliere proprio il mister abruzzese, ai box da un anno esatto?

Le frasi ad effetto di Marco Giampaolo sono diventate iconiche, ma spesso sono diventate un boomerang per lui.

 

Non è roba per lui

Certo, Giampaolo a Napoli sarebbe una suggestione che va oltre l’immaginazione. E, forse, la logica. Perché, direte voi? Anzitutto, il Maestro ha dimostrato di non reggere poi così bene la pressione di piazze anche molto meno calde di Napoli; chi ha dimenticato, inoltre, la sua sparizione degna di “Chi l’ha visto?” (e non è un modo di dire) a Brescia? E i mesi di palese confusione a Milano, sponda rossonera, quando pur di non snaturare il suo credo fatto di rombo a centrocampo, si era inventato Suso trequartista in un 4-3-1-2 che, diciamolo francamente, non stava in piedi?

E poi, c’è una questione di feeling, come avrebbe intonato Cocciante. Non ce ne voglia Giampaolo, ma non lo vediamo proprio tagliato per un ambiente focoso come quello partenopeo. Proprio lui, con quell’aria consunta da autunno inoltrato, con improbabili metafore come la “cacca sulla neve” dell’ultima intervista alla guida del Diavolo prima di un doloroso allontanamento e con quell’aria da intellettuale chiamato, spesso e volentieri, a confrontarsi con alunni discoli che non ne vogliono proprio sapere di seguirlo.

A Napoli aveva le sue difficoltà, tanto per citare un esempio, Ringhio Gattuso, uno che di carattere ne può smerciare a tonnellate. Chissà come se la caverebbe Mourinho, un istrione che della comunicazione ha fatto un mantra e sembra distante galassie dalla retorica del 56enne ex Samp e Torino.

Difficilmente si esce delusi da una conferenza di Marco Giampaolo.

 

Uomo illuminato o Calimero?

Eppure, il Maestro a Napoli è una suggestione che ci piace. Primo, perché ci scalda il cuore immaginare il riscatto di questo tecnico passato da Illuminato a Calimero, un uomo non capito appieno che ora, legittimamente, di certo sognerà un futuro da eroe. Secondo, perché un personaggio come lui, a modo suo, ci manca (bisogna capire se più sul campo, oppure in sala stampa). Terzo, perché saremmo sinceramente curiosi di vederlo misurarsi in un’altra grande piazza, per sapere se “l’acerbo” Marco Giampaolo è finalmente maturato ed è pronto per una “big”, vista come un’opportunità e non come spaventose spire di Boa constrictor.

Insomma, immaginarlo davanti a un monitor con il sigaro in bocca mentre studia marcature preventive, diagonali e sviluppi sulle catene laterali ci mette un po’ di tristezza. Lo vorremmo rivedere in tuta, magari con un cappello invernale e quello sguardo melanconico, mentre indottrina i suoi calciatori, mirando a portarli metaforicamente in un’altra dimensione, dove lui già alberga. Perché anche ai Maestri, sebbene ultimamente sembrino più che altro dei ripetenti, va data un’altra chance. Però, caro Marco, se il destino dovesse darti un’altra occasione, questa volta giocatela bene. A noi un personaggio romantico come te manca.

 


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