Fluminense e Boca Juniors si giocano la gloria eterna

L’atteso momento è arrivato. Il cammino verso la gloria eterna è giunto al suo atto conclusivo, la finale di Coppa Libertadores tra Fluminense e Boca Juniors si avvicina. Dopo 154 partite spalmate in otto mesi è ormai tempo di assegnare il più ambito trofeo per club del Sud America. Una finale non sorprendente, per l’importanza delle due squadre, ma forse inaspettata per quanto ci ha lasciato la competizione in termini di qualità e proposta di gioco. Al Fluminense la missione di portare in Brasile la Coppa per la quinta edizione consecutiva, al Boca Juniors l’arduo compito di spezzare un’egemonia dura da scalfire.

Il profilo Instagram della Copa Libertadores ci presenta così la finale.

 

L’eterna sfida tra Argentina e Brasile

Sarà ancora una volta Brasile contro Argentina. Per la sedicesima volta in 64 edizioni un club argentino e uno brasiliano si contenderanno il trofeo. Una rivalità cresciuta nel tempo che, piano piano, ha superato quella tutta rioplatense tra club argentini e uruguaiani. La serie sorride ancora alle squadre argentine, vincenti in nove occasioni, ma è decisamente a favore delle brasiliane se consideriamo il recente passato. Il successo dell’Estudiantes sul Cruzeiro, nel 2009, fu l’ultima affermazione di una squadra argentina su una brasiliana. Successivamente, Corinthians, Gremio e Flamengo ebbero la meglio rispettivamente di Boca Juniors (2012), Lanus (2017) e River Plate (2019). L’Argentina guida anche (25-22) il testa a testa, con le brasiliane, per quanto concerne le vittorie complessive. In tre edizioni, però, i club brasiliani non parteciparono alla competizione per ragioni politiche, organizzative e legate allo scarso ritorno economico. Successe nel 1966, 1969 e 1970.

 

Una finale inedita

Dato il grande numero di partecipanti e l’elevata competitività della manifestazione, ciò che storicamente rappresenta una rarità è il ripetersi di una finale già disputata. Solamente in quattro occasioni, infatti, un club ha avuto la possibilità di prendersi una rivincita nei confronti di chi lo aveva precedentemente sconfitto. Nel 1969 l’Estudiantes di Zubeldia sconfisse il Nacional di Montevideo. Due anni dopo gli uruguaiani resero la cortesia al Pincha aggiudicandosi la Copa Libertadores per la prima volta nella loro storia. Il tentativo di rivincita riuscì anche al Boca Juniors che però dovette aspettare ben quarant’anni per aver la meglio sul Santos, vittorioso sugli Xeneizes nel 1963. Nel 2003, battendo proprio il Santos, il Boca Juniors di Carlos Bianchi conquistò il terzo titolo in quattro edizioni. Chi invece non riuscì nel tentativo di riscatto furono America de Cali e Peñarol sconfitte per due volte dal River Plate (1986 e 1996) e dal Santos (1962 e 2011).

La sfida tra Fluminense e Boca Juniors è quindi una novità assoluta per una finale. Le due squadre si sono però già affrontate in sette occasioni. Il primo Flu-Boca della storia risale alla Coppa dell’Atlantico. Nei quarti di finale dell’edizione del 1956 il Boca Juniors battè il Fluminense per 3-1 sul campo del San Lorenzo, lo storico Gasometro. Le altre sfide invece sono tutte relative alla Coppa Libertadores. Nel 2008 il cammino dei due club si incrociò in semifinale. Il Flu, per la prima volta tra le quattro più forti del subcontinente, eliminò il Boca di Riquelme, campione in carica, pareggiando in Argentina (2-2) e vincendo al Maracanã nella gara di ritorno (3-1). Nel 2012 le sfide tra i due club furono addirittura quattro. Insieme ad Arsenal de Sarandí e Zamora, Fluminense e Boca Juniors furono sorteggiate nel raggruppamento numero quattro. Nella fase a gironi andarono in scena una vittoria per parte mentre, nei quarti di finale, fu il club Azul y Oro a estromettere il Flu dalla competizione.

Il gol del “Tanque” Silva in pieno recupero che porta il Boca Juniors in semifinale ed elimina il Fluminense.

 

Alla ricerca del primo titolo

Dando uno sguardo all’albo d’oro del torneo, la parola Fluminense non compare mai tra i vincitori. In una sola occasione, il club carioca, ha raggiunto la finale, poi persa contro la LDU Quito del Patón Bauza. Correva l’anno 2008, edizione in cui eliminò appunto il Boca Juniors in semifinale.

L’apparenza non deve però ingannare. L’importanza del Fluminense nel panorama calcistico brasiliano e sudamericano è strettamente legata con le origini del calcio nel subcontinente. Il riferimento è a Oscar Cox e ai suoi studi in Svizzera grazie ai quali poté conoscere e approcciarsi al calcio. Cox può, a tutti gli effetti, considerarsi colui che ha contribuito in modo determinante al crescere della passione per questo sport nello Stato di Rio de Janeiro. Citando il maestro Galeano, quella passione che ha portato uno sport, straniero ed elitario, a essere fecondato dall’energia del popolo brasiliano che lo ha scoperto, al ritmo di finte, andature oscillanti e gambe volanti. Nel 1902 Oscar Cox, di rientro appunto dall’Europa, fondò, insieme ad altri diciannove soci, il Fluminense Football Club, primo club di Rio de Janeiro concepito esclusivamente per giocare a calcio. Fino a quel momento, infatti, lo sport statale per eccellenza era il canottaggio. Non a caso le altre tre grandi società di Rio de Janieiro sono il Club de Regatas Vasco da Gama (1898), il Botafogo de Futebol e Regatas (1904) e il Clube de Regatas do Flamengo (1895).

La cavalcata del 2008 si concluse quindi amaramente. Nella doppia sfida, il Flu di Renato Gaucho e Thiago Silva perse 4-2 a Quito ma fu protagonista di un incredibile rimonta nella gara di ritorno (3-1) persa poi ai rigori. Il dispiacere fu doppio in quanto la LDU aveva già sconfitto, nel 2005, il Fluminense nella finale di Coppa Sudamericana.

 

L’ossessione per la settima coppa

Il club che ha vinto per il maggior numero di volte la Coppa Libertadores è l’Independiente. Se battere il record dei rossi di Avellaneda, sette vittorie su sette finali disputate, è praticamente impossibile, il Boca Juniors può comunque eguagliare tale primato.

La possibilità di giocare un finale non manca agli xeneizes a differenza dell’Independiente il cui declino sembra essersi assestato, ma sempre di declino si tratta. Nessun club ha raggiunto la finale di Libertadores più del Boca Juniors. Quella del prossimo 4 novembre sarà infatti la finale numero dodici. Lo score segna finora sei successi e cinque sconfitte. Dall’ultima affermazione, però, datata 2007, la conquista del settimo sigillo sembra diventata una vera e propria ossessione. Un chiodo divenuto ancora più fisso dopo la finale “eterna” del 2018 persa contro il River Plate nell’epilogo del Santiago Bernabeu che ha quasi fatto dimenticare la sconfitta contro il Corinthians di Tite del 2012. Un’ossessione resa ancora più viva dai continui segnali che da qualche mese si stanno facendo spazio nella mente della “hinchada bostera”.

Qualcuno ha infatti fatto notare come dalla conquista della sesta siano passati sedici anni, la somma di uno e sei è ovviamente sette. Di risposta c’è chi è andato a contare il numero di semifinali raggiunte dal Boca Juniors dal 2007 a oggi, ovviamente il risultato è sette. O ancora c’è chi si è reso conto che sommando le Libertadores vinte da Nacional, Racing e Palmeiras, affrontate e battute nei turni precedenti di quest’edizione, si ottiene ancora una volta il numero sette.

 

Il cammino dei due club verso la finale

Se otto mesi fa qualcuno avesse pronosticato che Fluminense e Boca Juniors sarebbero state le due finaliste nessuno avrebbe gridato allo scandalo. Il Fluminense aveva chiuso il 2022 con il terzo posto nel Brasileirao, miglior risultato dal 2012, e si apprestava a bissare il successo nel campionato carioca. Il Boca Juniors di Hugo Ibarra aveva vinto soltanto qualche mese prima il titolo di Campione di Argentina numero 35 della sua storia.

Considerazioni differenti possono essere fatte, invece, se si analizza il cammino delle due squadre. A poche settimane dalla gara d’esordio contro i venezuelani del Monagas, Hugo Ibarra venne sollevato dall’incarico. Al suo posto, dopo la transizione di Mariano Herron, Riquelme scelse Jorge Almirón. Grazie ad un sorteggio benevolo (Deportivo Pereira, Colo Colo e Monagas) il Boca Juniors si qualificò, da primo del girone, senza acuti particolari. Per la presenza del River Plate nel medesimo gruppo, il cammino del Fluminense risultava solo sulla carta più complicato. Il 5-1 del Maracanà con il quale il Fluminense annientò il River Plate rappresenta forse il manifesto del calcio espresso da Fernando Diniz.

Archiviata la fase a gironi, il Flu ha eliminato in serie Argentinos Juniors, Olimpia Asunción e Internacional, segnando tredici reti, subendone cinque e senza mai essere sconfitto. Il cammino del Boca di Almirón in Libertadores è invece emblema di una proposta di gioco che punta più a non prendere gol che a realizzarlo. Sei pareggi in sei gare, dagli ottavi in poi, con tre passaggi del turno decretati ai calci di rigore.

Cavani abbraccia Romero, l’eroe della semifinale per il Boca

 

Due tecnici agli antipodi

Rivoluzione tattica contro pragmatismo quasi estremo. Così è possibile sintetizzare le proposte di gioco di Diniz e Almirón in attesa della finale del 4 novembre. Il tecnico argentino è arrivato a sedersi su una delle panchine più ambite del mondo dopo una carriera dignitosa culminata con la finale di Libertadores raggiunta e persa con il Lanus nel 2017 e dopo aver vinto il campionato nella stagione precedente. Un premio alla carriera arrivato con l’obiettivo di ridare equilibrio a un ambiente rumoroso e colmo di polemiche. Almirón ha fatto di necessità virtù, sfruttando ciò che aveva a disposizione facendo la partita quando possibile e pensando più a distruggere il gioco altrui quando l’avversario era tecnicamente più valido.

In questo contesto Diniz si colloca totalmente al polo opposto. Una proposta di gioco innovativa nella quale i ruoli tradizionali dei singoli calciatori non assumono significato. È così che il gioco posizionale, occupare lo spazio al meglio al fine di ottimizzare il movimento della palla, lascia spazio al gioco funzionale dove la palla è al centro di tutto e ciascun calciatore è in grado di gestirla valutando ogni situazione in modo diverso.

 

I possibili protagonisti

Da quanto emerso in questa stagione è lecito aspettarsi una partita in cui il Fluminense tenga il pallino del gioco, con il Boca Juniors attento e pronto a ripartire. Il Flu è una macchina dinamica e fluida. Nell’undici titolare che verrà scelto tutti possono essere protagonisti. Nino, Andrè e German Cano rappresentano però la spina dorsale di una squadra che ha anche nell’imprevedibilità di Kenedy e Arias un fattore importante. Sponda Boca, l’esperienza vuole che l’uomo della provvidenza possa essere ancora una volta Sergio Romero. Il resto è difficilmente decifrabile con Almirón che, nelle ultime settimane, ha cambiato più volte le carte in tavola. L’infortunio di Zeballos lo ha privato di un elemento potenzialmente decisivo a gara in corso. La scelta del centravanti sarà molto delicata. Difficile rinunciare a uno tra Cavani e Benedetto ma senza dubbio Merentiel scalpita per un’occasione importante.

 

Seconda finale in gara unica al Maracanã

Negli ultimi anni entrambe le competizioni CONMEBOL per club hanno iniziato un processo di rinnovamento che le ha rese, a poco a poco, molto simili alle due omologhe manifestazioni UEFA. Dalla sua prima edizione, nel 1960, fino al 1987, la finale veniva disputata su gara di andata e ritorno con eventuale partita di spareggio in caso di parità di gol fatti e subiti. Tale regola venne poi modificata dall’edizione 1988 in cui, la doppia finale sarebbe finita ai calci di rigore sempre in caso di parità totale.

Dal 2019 invece, così come avviene in Europa, la finale viene disputata su gara unica. Per la seconda volta in pochi anni sarà il Maracanã, lo stadio più importante al mondo, a ospitare la finale di Libertadores. Nell’unico precedente, nell’edizione 2020, il Palmeiras sconfisse il Santos per 1-0 con rete all’ultimo respiro di Breno Lopes.

 


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Di Alessandro Sanna

Insegnante, tifoso del Cagliari ed esperto di calcio sudamericano. Ho scritto per la Rivista Sottoporta. Collaboro con Carlo Pizzigoni a "La Fiera Del Calcio". Conduco su Twitch la trasmissione "Boxtobox" e sono autore del podcast "Que Viva el Fútbol". Ho scritto due libri: "Fantasie calcistiche rioplatensi: Storie di fútbol tra fantasia e realtà" e "¡Que viva el fútbol!: Storie, aneddoti e cronache delle più accese rivalità sudamericane"