L’Italia della scherma sta tornando

I primi giorni delle Olimpiadi sono stati, in passato, un momento di grande gloria per l’Italia dello sport. Questo perché abitualmente il programma olimpico prevede la scherma tra i primi sport ad assegnare le medaglie ed esaurire il proprio percorso a cinque cerchi.

Dopo anni di dominio tricolore, tuttavia, le ultime due edizioni dei Giochi hanno visto un tracollo del rendimento azzurro, facendo calare una coltre di incertezza sul movimento e sulle abilità della federazione, incapace di gestire il ricambio generazionale alla fine di un’era d’oro.

Quando gli storici leader della scherma azzurra, su tutti i componenti della leggendaria squadra del fioretto femminile, hanno abbandonato per ragioni di età, l’impressione è che sarebbe iniziato un periodo di sofferenza.

Alla luce della ripresa mostrata negli ultimi anni, Parigi potrebbe rappresentare l’occasione del ritorno alle tradizioni?

 

Dominio storico

Nell’intero panorama sportivo, non c’è disciplina in cui la tradizione azzurra sia più scintillante che nella scherma.

Per dare una dimensione, bastano alcuni dati a dir poco incredibili: a livello olimpico, l’Italia detiene il record di medaglie totali in questa disciplina (130 contro le 123 della Francia e le 91 dell’Ungheria), risultando primatista anche come medaglie d’oro e d’argento.

L’atleta più vincente della storia della scherma olimpica è l’azzurro Edoardo Mangiarotti che, nonostante la cancellazione di due edizioni dei Giochi Olimpici durante la sua carriera – quelli del 1940 e del 1944 – vanta un bottino di 6 ori, 5 argenti e 2 bronzi per un totale di 13 podi. L’azzurro, nel medagliere storico individuale, si piazza al settimo posto di sempre ed al quinto posto limitatamente alle sole Olimpiadi estive, dietro all’inarrivabile Michael Phelps, vincitore di 28 medaglie e ai ginnasti sovietici Larisa Latynina, Nikolaj Andrianov e Boris Sachlin (anche quest’ultimo vincitore di 13 medaglie ma con sette ori contro i sei di Mangiarotti).

Nelle altre competizioni su scala mondiale il bottino è ancora più impressionante: nei Mondiali di scherma l’Italia primeggia nettamente, con 325 medaglie complessive contro le 260 della Francia, così come l’albo d’oro della Coppa del Mondo, pur con una certa differenza tra le varie discipline, è a fortissime tinte tricolori.

L’arma a cui l’Italia ha vincolato maggiormente la sua storia è il fioretto: sulle 50 edizioni disputate sinora, gli atleti azzurri hanno vinto ben 22 edizioni della Coppa del Mondo maschile di categoria e addirittura 29 al femminile, con l’incredibile striscia di successi consecutivi dal 1991 al 2016 interrotta solo dall’affermazione nel 2006 della polacca Gruchala.

Una posa plastica del leggendario Edoardo Mangiarotti

 

Punto più alto

La scherma è stata l’unica disciplina a riservare all’Italia il massimo degli onori olimpici, quello di un podio tutto tricolore. Nelle prime due occasioni è accaduto nella spada maschile: Berlino 1936 (oro a Franco Riccardi, argento a Saverio Ragno e bronzo a Giancarlo Cornaggia-Medici) e Melbourne 1956 (oro a Carlo Pavesi, argento a Giuseppe Delfino e bronzo a Edoardo Mangiarotti).

Il 28 luglio 2012 si è scritta quella che è stata, probabilmente, la pagina più bella della nostra storia olimpica recente, grazie alle prestazioni da sogno di Elisa Di Francisca, Arianna Errigo e Valentina Vezzali.

Le nostre atlete hanno tirato fuori dal cilindro la giornata perfetta, eliminando tre avversarie a testa per un totale di nove vittorie di cui otto tenendo l’avversaria sotto le dieci stoccate.

In semifinale è accaduto un evento imponderabile che, al tempo stesso, ha dato speranza a tutto il movimento: nel derby azzurro, Arianna Errigo, all’epoca ventiquattrenne, ha sconfitto la leggendaria Valentina Vezzali, vincitrice di cinque ori olimpici e all’ultima presenza nei Giochi, proprio nell’anno in cui era stata la nostra portabandiera.

Un ideale passaggio di testimone che lasciava presagire il meglio per il futuro: alla fine l’oro è andato ad Elisa Di Francisca, battendo la Errigo in finale per 12-11, con la Vezzali sul gradino più basso del podio in seguito alla vittoria per 13-12 ai danni della coreana Nam Hyun-Hee.

Il video della straordinaria giornata del fioretto femminile a Londra 2012

 

Pochi giorni dopo, il 2 agosto, l’Italia femminile del fioretto ha distrutto le avversarie nella competizione a squadre: 42-14 alla Gran Bretagna, 45-22 alla Francia e 45-31 alla Russia, per un oro mai in discussione.

Ma quando si sale molto in alto la caduta può essere estremamente dolorosa.

Podio tutto azzurro, un’immagine storica

 

Blackout olimpico

Dopo anni di grandi risultati a cinque cerchi, il 2012 è stata una vera e propria apoteosi. Oltre alle quattro medaglie del fioretto femminile sono arrivati tre ottimi risultati a livello maschile, con il bronzo della sciabola a squadre, l’argento individuale di Diego Occhiuzzi sempre nella sciabola e, soprattutto, l’oro del fioretto a squadre.

Sette medaglie azzurre in dieci competizioni, tenuto conto che, fino al 2016 compreso, era in essere una turnazione per la quale, ciclicamente, una delle tre discipline non aveva la competizione a squadre.

Eppure di lì a poco le cose sarebbero cambiate radicalmente. Nonostante le grandi aspettative, a Rio nel 2016 i risultati sono stati deludenti.

Penalizzati dal fatto che, nella turnazione, fu il fioretto femminile a squadre a rimanere fuori, i nostri atleti non hanno saputo garantire le medaglie del passato, con una Russia sugli scudi soprattutto a livello femminile. Un solo oro, per Daniele Garozzo nel fioretto maschile, oltre agli argenti della spada maschile a squadre, di Elisa Di Francisca nel fioretto e Rossella Fiamingo nella spada.

Furono le prime crepe di un tracollo che sarebbe definitivamente avvenuto a Tokyo 2020. Per la prima volta dopo 41 anni, erano le Olimpiadi di Mosca 1980, la spedizione azzurra della scherma ha concluso senza nemmeno una medaglia d’oro, con tre argenti maschili e due bronzi femminili.

Sono state poste molte domande sulla programmazione: dopo la generazione di fenomeni del fioretto femminile ed una costante produzione di schermidori competitivi nelle tre discipline maschili, il futuro sembrava essere buio, complice la crescita della Francia e dei paesi dell’est Europa.

Stoccata vincente di Garozzo su Massialas: vale l’ultimo oro azzurro nella scherma

 

Rivali agguerriti

Le ultime due edizioni dei Giochi hanno mostrato una certa varietà di nomi tra i favoriti delle varie discipline, con un’unica costante: Inna Deriglazova.

Dopo la Coppa del Mondo del 2016 vinta da Arianna Errigo, la fiorettista russa è salita in cattedra in maniera a dir poco prepotente: oro individuale a Rio 2016, oro a squadre e argento individuale a Tokyo 2020, oro mondiale nel 2017 e 2019 e quattro vittorie consecutive in Coppa del Mondo dal 2017-18 al 2021-22.

La sua presenza ai prossimi Giochi, tuttavia, è in forte dubbio: come capita in Italia, anche in Russia gli schermidori sono legati alla Dynamo o alla CSKA, ossia le forze armate governative, circostanza che il CIO ha dichiarato essere ostativa per l’attività agonistica nelle federazioni ad essa affiliate.

Per tale ragione, oggi Deriglazova non compare tra gli atleti classificati dalla FIE, la federazione internazionale di scherma, nè ha potuto prendere parte ai mondiali 2023, tenuti a Milano.

Il pericolo numero uno diventa, quindi, Lee Kiefer, ventinovenne statunitense: numero uno del ranking FIE, ha vinto l’oro olimpico a Tokyo e l’ultima Coppa del Mondo.

A livello maschile, invece, occhio a Romain Cannone: lo spadista francese, anch’egli oro individuale a Tokyo, vincitore della Coppa del Mondo 2022-23 e reduce da due ori, un argento e un bronzo negli ultimi due mondiali, ci terrà a far bella figura ai Giochi disputati in casa.

Tuttavia, la sua posizione nella classifica mondiale è precipitata fino al settimo posto: a guardare tutti dall’alto verso il basso c’è un italiano.

Inna Deriglazova festeggia l’oro a Rio

 

Prospettive azzurre

Già, nella spada maschile le aspettative sono alte grazie anche al numero 1 al mondo, il ventiduenne Davide Di Veroli.

A Milano, durante i mondiali di luglio, Di Veroli ha portato a casa l’argento, eliminando in semifinale proprio Cannone con un perentorio 15-5, nonché l’oro a squadre, altro ranking in cui l’Italia figura al primo posto.

Anche nel fioretto maschile, dove la squadra azzurra è seconda nella classifica FIE, le prospettive paiono rosee: le ultime quattro edizioni della Coppa del Mondo parlano italiano, le prime tre, dal 2018-19 al 2021-22 (nel 2020 la competizione non si è disputata), grazie all’esperto Alessio Foconi, mentre l’anno scorso si è imposto il giovane Tommaso Marini, oggi numero cinque al mondo.

Marini ha vinto anche l’oro ai Mondiali del 2023 ed è un serio candidato alla vittoria a Parigi.

Meno possibilità parrebbero esserci nella sciabola dove, tuttavia, il giovane Michele Gallo (22 anni) potrebbe risultare una sorpresa da podio, mentre la squadra è una possibile outsider, dall’alto del suo quarto posto nel ranking.

Anche a livello femminile la sciabola sembra poco promettente, mentre nella spada l’esperienza di Mara Navarria, Alberta Santuccio e Rossella Fiamingo potrebbe far comodo soprattutto nella competizione a squadre, dove l’Italia è al terzo posto mondiale.

Ma, come in passato, il fiore all’occhiello del movimento è tornato ad essere il fioretto femminile.

Marini festeggia a Milano: è campione del mondo 2023

 

Fioretto, rêve parisien

L’avvicinamento alle Olimpiadi era iniziato, nella scorsa Coppa del Mondo, con una partenza sprint sia a livello individuale che di squadra, per poi rallentare, fino ad arrivare al successo finale di Lee Kiefer.

I nomi più in vista sono stati sin da subito quelli della ventiduenne Martina Favaretto ma, soprattutto, di Alice Volpi.

Classe 1992, l’atleta di origini brasiliane è nel fiore della maturità sportiva ed è intenzionata a riscattarsi dopo aver sfiorato il podio a Tokyo, sconfitta nella finalina con un beffardo 15-14 da Larisa Korobejnikova.

A luglio, Volpi ha portato a casa l’oro ai mondiali sconfiggendo in semifinale Lee Kiefer ed in finale Arianna Errigo, che a sua volta aveva piegato Martina Favaretto.

Il 9 dicembre, nella prima tappa della Coppa del Mondo tenutasi a Novi Sad, Volpi si è assicurata la vittoria individuale e il secondo posto di squadra assieme a Favaretto, Errigo e Francesca Palumbo, ottenendo così il pass per Parigi.

Se già nel ranking di squadra l’Italia è nettamente al primo posto, da quello individuale emerge ulteriormente la rinnovata buona salute nella disciplina. Nonostante Errigo parta indietro per l’anno di stop dovuto alla maternità, l’Italia porta comunque Alice Volpi al secondo posto, Martina Batini al terzo e Martina Favaretto al quarto.

Insomma, pare esserci l’imbarazzo della scelta, al punto che qualche grande nome resterà fuori dalla rassegna olimpica, un vero peccato visto il livello delle nostre schermitrici.

Pur con la mina vagante Deriglazova, che potrebbe determinare il rientro tra le concorrenti delle atlete russe, le speranze di medaglia paiono ben riposte.

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Anche ai mondiali di Milano il fioretto ci regala un podio azzurro

 

Uno sguardo al futuro

I timori emersi dopo le Olimpiadi di Rio circa la futuribilità del nostro movimento sembrano essere stati spazzati via da due generazioni di ottimo livello.

Oltre ai già citati Michele Gallo nella sciabola (numero 9 del ranking mondiale e più giovane della top 10), Tommaso Marini e Martina Favaretto nel fioretto e Davide Di Veroli nella spada, altri talenti sono in rampa di lancio. La scherma azzurra appare in buonissime mani.

Nel fioretto maschile sta crescendo il giovane Filippo Macchi, 22 anni e numero 8 al mondo, anch’egli componente più giovane della top 10 della sua categoria e pronto a spodestare, assieme a Marini, il duo statunitense Massialas-Meinhardt, ad oggi ampiamente i nomi più temibili.

A livello femminile, inoltre, le nostre atlete stanno raggiungendo ottime posizioni nella classifica junior: nella sciabola due azzurre stazionano in top 10 (le diciannovenni Carlotta Fusetti e Manuela Spica), mentre un altro nome che nel futuro del fioretto potrebbe rimpinguare il nostro già competitivo team è quello di Irene Bertin, anch’essa diciannovenne e numero 3 mondiale.

Un po’ meno in vista ad oggi il settore junior maschile, dove l’unico top 10 è il giovane Edoardo Cantini, sesto ranking di categoria nella sciabola.

Ma, siamo certi, il nostro staff tecnico sarà in grado di garantire altri atleti italiani allo sport che maggiormente ha contribuito a tenere alto il nome del Bel Paese.

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Davide Di Veroli, presente e futuro della scherma azzurra

 


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Di Manuel Fanciulli

Laureato in giurisprudenza e padre di due bambini, scrivo di sport, di coppe e racconto storie hipster. Cerco le risposte alle grandi domande della vita nei viaggi e nei giovedì di Conference League.