I Rangers erano una barzelletta. Ora sono i campioni della MLB

Mentre mi siedo per scrivere questo pezzo sono assalito dalle solite sensazioni contrastanti che bussano puntuali con l’arrivo delle prime piogge accompagnando l’ultimo out della stagione MLB. L’annata 2023 si è conclusa da poche ore, con la finale tra Texas Rangers e Arizona Diamondbacks. Un season finale che lascia un velo di tristezza e di eccitazione perché, diciamolo, non sarà facile separarsi da una cavalcata come questa ma… hei, tra 100 giorni inizia lo spring training!

 

Road Warriors

I Texas Rangers sono campioni. Un titolo ottenuto con una vittoria in trasferta che chiude la serie in cinque partite contro gli Arizona Diamondbacks, squadra che al pari dei texani ha disputato una stagione eccezionale e di cui sicuramente sentiremo parlare nei prossimi anni. 

Non un caso la vittoria in trasferta, perchè tra i tanti record polverizzati dai Rangers in questa post-season c’è un dato che salta all’occhio, ovvero quello delle vittorie lontano dal Globe Life Field: 11 successi a fronte di… zero sconfitte. Record assoluto per la MLB nei playoff. 

Un primato che al di là del talento a disposizione del manager Bruce Bochy, al suo quarto titolo in carriera, dimostra l’enorme forza mentale di questo gruppo, in grado di vincere tutte le serie disputate fino alle World Series senza mai avere il fattore campo – e il pronostico – a favore. 

Corey Seager ha vinto con merito il trofeo di MVP, risultando decisivo sia per indirizzare la serie verso il Texas nelle partite precedenti, sia per chiuderla in gara 5 dando il via al festival delle valide che ha sbloccato la partita nel settimo inning. 

Citare i singoli però non renderebbe giustizia a un gruppo così pieno di talento che ha saputo trovare risorse mentali ed emotive di altissimo livello nel corso della post-season, iniziata con la wild card che dà accesso ai playoff e culminati con il trionfo in Arizona. 

Ma facciamo un passo indietro per raccontare l’origine della migliore squadra della stagione 2023.

 

La costruzione dei Texas Rangers

Texas si affaccia al 2023 dopo due stagioni difficili da digerire per chi ha a cuore le sorti della squadra con sede ad Arlington: 102 sconfitte nel 2021 e 94 nel 2022. “Perdere e perderemo” sembrano dire i Texas Rangers. 

Per quanto assurdo possa sembrare, sono proprio queste due stagioni a costruire la base per il successo del 2023, soprattutto grazie ad alcune mosse chiave sul mercato. 

La costruzione inizia nel 2021 con la firma dello shortstop Corey Seager dai Los Angeles Dodgers, il quale accetta di buon grado il contratto più dispendioso della storia dei Rangers: 325 milioni di dollari per 10 anni. Certo, Seager è un giocatore di comprovata esperienza reduce dal titolo vinto con la squadra californiana nel 2020 ed è stato MVP delle World Series, ma i tifosi non sono convinti. È un giocatore che commette qualche errore di troppo in difesa e i soldi investiti per lui sono tanti. 

Lo segue Marcus Semien, seconda base in uscita dai Toronto Blue Jays e reduce dalla convocazione all’all-star game. Altri tasselli fondamentali nel 2021 sono l’esterno e rookie sensation Adolis Garcia e il lanciatore Sonny Gray.

 

Completare il mosaico

I Rangers perdono ma si stanno muovendo per il futuro. I soldi messi sul piatto sono tanti e le scelte sono chiare e ponderate.  

Il mercato a cavallo tra il 2022 e il 2023 ha come punto focale il miglioramento del parco lanciatori: arriva Jacob DeGrom, uno dei migliori nel ruolo degli ultimi 10 anni, che dichiara di avere scelto i Rangers per “la visione e l’ambizione di vincere che ha la società”. 

A rimpolpare la squadra Nathan Eovaldi e Andrew Heaney, chiamati a rifare il look ad un parco lanciatori di basso livello. 

Ora manca l’ultimo tassello: il manager.  La scelta cade su Bruce Bochy, veterano di lungo corso che sì vanta più di 2.000 vittorie in carriera e quattro World Series vinte, ma che non allena dal 2019. Una mossa che può sorprendere ma che, anche in questo caso, profuma di scelta oculata. 

Corey Seager presentato alla stampa al suo arrivo in Texas

 

L’uomo in più

Gli ingredienti per una stagione di buon livello ci sono, in più il gruppo non ha la pressione di vincere oggi e può giocare senza pressioni. 

Ma chi c’è dietro alle scelte dei Texas Rangers? La risposta potrebbe essere articolata ma c’è una figura che vale la pena citare più di altre: il general manager Chris Young

Ex lanciatore della brillante carriera nelle majors e vincitore del titolo 2015 con i Kansas City Royals, è uno di quegli ex che non si è dimenticato della vita da giocatore e lo dimostra il fatto che ogni sua iniziativa ha come obiettivo il benessere dei ragazzi che scendono sul diamante. Il modo migliore per creare un ambiente sano: tutti remano nella stessa direzione.

Fin dai suoi primi giorni di lavoro Young orienta la filosofia della franchigia verso un approccio più analitico. Sa che lo sport professionistico non può prescindere dallo studio delle statistiche e delle caratteristiche dei singoli giocatori. I proprietari gli mettono a disposizione tutte le risorse necessarie per portare a casa i migliori data analyst

 

Potere ai giocatori

Ma il nuovo GM detta la regola: la clubhouse è dei giocatori! Un solo analyst, che funge da portavoce, può avere accesso allo spogliatoio e ai meeting del pre-partita. Un modo per togliere pressione dalle spalle del roster.

Notevole anche il ruolo dei due proprietari della franchigia: Ray Davis e Bob Simpson hanno il merito di mettere sul piatto la loro grande disponibilità di denaro per poi lasciare tutte le questioni che riguardano il diamante al giovane GM.  

Un altro degli aspetti dove il lavoro di Young ha fatto la differenza è stato dare grossa importanza alle squadre delle minors controllate dai Rangers, investendo nel talento dei giovani. Obiettivo raggiunto sia ottenendo giocatori attraverso gli scambi (Adolis Garcia), sia attingendo dal sistema del draft con le scelte di Josh Jung, clamoroso terza base e ottimo battitore, ed Evan Carter, attento esterno difensivo e battitore ostico da affrontare. Non a caso Carter è soprannominato “Full count Carter” per la sua capacità di far lavorare molto il lanciatore avversario portando al massimo il conteggio di ball e strike. Due giovani che giocano come veterani. 

 

Nuove sensazioni

La stagione inizia bene, con vittorie molto convincenti che infondono fiducia al gruppo. I Rangers si trovano in testa alla American League West seguiti dai rivali e campioni in carica Houston Astros, un duello che proseguirà fino al termine della stagione. Finalmente i Texas Rangers sono una squadra che può ambire ai playoff. 

Seager disputa una stagione da MVP, Garcia è ormai uno dei migliori outfielder della lega e il suo giro di mazza è letale, ma in generale tutta la squadra allenata magistralmente da Bochy dimostra grande profondità e forza con un gioco aggressivo che punta a saltare al collo dei lanciatori avversari per creare un volume considerevole di valide, fuori campo e corse sulle basi. 

Dopo sole sei apparizioni sul monte di lancio, però, Jacob DeGrom subisce il danneggiamento dei legamenti del gomito. Operazione e stagione finita. Un brutto colpo che però mette in luce le ottime mosse fatte dal front office nella off-season. Eovaldi e Heaney, infatti, si integrano bene nel sistema e non fanno rimpiangere l’infortunio dell’ex giocatore dei New York Mets. 

Manca però un tassello nella rotazione dei lanciatori partenti e l’obiettivo è ottenerlo sul mercato. 

 

Il capolavoro alla trade deadline

Con le stagioni sottotono di tutte le rivali di division, Young ha il semaforo verde per migliorare il roster a stagione in corso. I Rangers ottengono il lanciatore Max Scherzer dai Mets. Giocatore con un posto garantito nella hall of fame, un po’ in là con gli anni ma ancora in grado di spostare gli equilibri di una partita e con una caratteristica fondamentale: una voglia matta di competere per un titolo. 

Ricordate l’ottimo parco giovani parcheggiato nelle minors? Young in cambio manda il prospetto Luisangel Acuna nella Grande Mela, compiendo un autentico capolavoro. 

Sì perchè il giovane shortstop, seppur con un ottimo potenziale, non è che uno dei tanti a disposizione nel bacino dei Rangerse e il GM riesce a tenersi i migliori.

Il lavoro non finisce qui. Già che c’è, Young completa il bullpen inserendo il solido Jordan Montgomery e il non sempre brillante lanciatore cubano Aroldis Chapman, che però può dare una mano.

Max Scherzer, arrivato alla trade deadline

 

La corsa ai playoff dei Texas Rangers

Con questo assetto i Rangers sono pronti a chiudere la stagione entrando nei Playoff, ma le cose improvvisamente si complicano. Nel mese di Settembre tornano a bussare alla porta della testa della Division gli Houston Astros, franchigia da non dare mai per morta. Capaci di vincere tre partite proprio contro Texas, gli Astros rilanciano le ambizioni di ingresso nei Playoff dalla porta principale senza passare dalla Wild Card Series. Sono partite dure, le due squadre non si amano e lo dimostra il fatto che si arriva vicinissimi alla rissa in molte occasioni.  

I Rangers chiudono il mese con il record di 15-13. Non un dato incoraggiante, considerando che anche i Seattle Mariners tornano a farsi sotto. La corsa ai Playoff è tutt’altro che chiusa.

Con l’arrivo di Ottobre arrivano i verdetti: gli Houston Astros, dopo aver passato la maggior parte della stagione a inseguire, vincono la Division e accedono ai Playoff. I Texas Rangers dovranno passare dalla serie al meglio delle tre partite contro i Tampa Bay Rays. 

 

They always figure it out

Il leitmotiv dei Rangers in questa stagione è quello di tirarsi fuori dalle situazioni difficili e così sarà anche nella Wild Card Series. Texas vince in trasferta per 2-0 la serie contro i Rays iniziando la giostra dei Road Warriors. Gara 1 è un clinic del nuovo lanciatore Jordan Montgomery, che chiuderà con 5 strike out e una presa al volo che rimarrà impressa nella memoria degli appassionati di baseball. La difesa è attenta e l’attacco, seppur senza home run, piazza le valide che portano a casa i punti decisivi.

Gara 2 è un vero e proprio massacro. I Rangers sfoderano una prestazione offensiva di assoluto livello, Garcia e Carter spaccano la partita con due home run ed Eovaldi lancia in modo perfetto. Le scelte di Chris Young pagano e i Rangers sono nei playoff. 

 

Keep rollin’

Il primo turno li vede impegnati contro i Baltimore Orioles, una delle migliori squadre dell’anno, in grado di vincere 101 partite su 162. La serie al meglio delle cinque sembra proibitiva per i Rangers e, tanto per cambiare, le prime due sfide sono in trasferta. 

Garcia, Carter e Jung decidono gara 1. Ancora una volta le scelte fatte sul Farm System premiano Young e i Rangers e, grazie anche a una buona prova sul monte di lancio di Heaney, Texas indirizza la serie. Cresce l’autostima e anche gara 2 finisce in cassaforte. I Rangers subiscono due punti all’alba del match, ma nel quarto inning tornano in vantaggio con un grand slam di Mitch Garver e vincono la partita.

Gara 3 è la prima partita in casa della post-season. L’arena è un sold-out come non si era mai visto dalle parti di Arlington. 

I Rangers distruggono Dean Kremer, lanciatore avversario, e chiudono la pratica già nel secondo inning con un fuoricampo da tre punti di Garcia, ormai protagonista assoluto della cavalcata Rangers. I Baltimore Orioles. dopo una stagione da record, vengono travolti e spazzati via dalla forza dei Texas Rangers. I texani arrivano così alla American League Championship Series, la serie che dà accesso alle World Series, e chi trovano sulla loro strada? Ovviamente gli Houston Astros

 

Instant classic

La serie contro gli Astros è una di quelle destinate a rimanere nell’immaginario collettivo degli appassionati per gli anni a venire. Ci sono tutti gli ingredienti: rivalità, talento, due allenatori veterani destinati alla hall of fame e la possibilità di giocarsi una finale in una serie al meglio delle sette partite. What else? 

L’approccio è sempre il solito: soffocare gli avversari attraverso una produzione massiccia di valide e corse sulle basi e quando c’è bisogno di qualcosa in più arrivano puntuali i fuoricampo. Anche il monte di lancio è in forma sia per quanto riguarda i lanciatori partenti che quelli che subentrano dal bullpen

Texas si porta sul 2-0 con la serie che si sposta ad Arlington per tre partite consecutive. L’occasione di chiudere in casa è ghiotta e i Rangers fanno di tutto per sfruttarla ma proprio come è accaduto nella regular season gli Astros sembrano trovare le risorse per rialzarsi, dando un assaggio della propria medicina a Texas, pareggiando la serie sul 2-2. 

Gara 5 è una instant classic: le due squadre sanno che potrebbe essere la partita che sposta gli equilibri della serie e danno davvero tutto. 

 

Mai provocare El Bombi

L’equilibrio la fa da padrone, Garcia porta in vantaggio i Rangers nel sesto inning con un grande giro di mazza. Poi l’azione che rischia di cambiare le sorti della serie. Bryan Abreu, lanciatore degli Astros, colpisce con la palla proprio Garcia, che si infuria: le panchine entrano in campo per iniziare  – o sedare, in queste situazioni non si capisce mai – una rissa, e la partita si ferma per qualche minuto. Dire se questa mossa sia stata premeditata da Houston è difficile, in ogni caso da lì in poi la partita cambia e prende la direzione degli Astros. Josè Altuve segna un fuoricampo portando a casa tre compagni di squadra presenti sulle basi. Vittoria per Houston e 3-2 nella serie

Un brutto colpo per Texas che adesso per far sua la serie è obbligata a vincere due volte a Houston. 

Ma ormai lo abbiamo capito, i Texas Rangers sono una squadra infinita e con tante risorse a cui attingere. In un più hanno un Garcia con il dente avvelenato dopo quanto accaduto in gara 5 e il pubblico di Houston non fa niente per spegnere il suo fuoco sommergendolo di fischi a ogni turno di battuta. El Bombi si carica la squadra sulle spalle e grazie ai suoi fuoricampo trascina la squadra alle World Series. 

 

Fall classic

I Rangers hanno fatto qualcosa di speciale ma è il momento di dare l’ultimo ritocco al quadro. Tra loro e il titolo ci sono gli Arizona Diamondbacks.

Una squadra sinistramente simile a Texas visto che al pari dei rivali fino a due anni fa era la barzelletta della lega (110 sconfitte nel 2021). Anche loro hanno fatto un ottimo lavoro con il farm system, con le scelte al draft e muovendosi alla grande sul mercato.

Infine entrambe sono state capaci di eliminare in gara 7 una delle finaliste dello scorso anno, i Philadelphia Phillies nel caso di Arizona, con tanto di trionfo in trasferta. Due squadre che trovano sempre il modo di tirarsi fuori da situazioni difficili. Inizia una finale che nessuno fino a poche settimane prima avrebbe pronosticato.

 

Non ce n’è per nessuno

Gara 1 è tiratissima: i Rangers attaccano fin dal primo inning il lanciatore avversario Zach Gallen, autore di un’ottima stagione che gli è valsa la convocazione all’all-star game e si portano subito in vantaggio con i soliti Seager, Garcia e il rookie Carter a ispirare l’attacco texano. La risposta di Arizona non si fa attendere e i D-Backs ribaltano la partita andando in vantaggio. La partita va avanti sul filo dell’equilibrio e Arizona mantiene due punti di vantaggio fino all’ultimo inning quando Seager decide di mettere il suo nome in cima alla lista dei candidati al titolo di MVP della serie con un giro di mazza che è un autentico laser e pareggia la partita portandola agli extra-inning. L’inerzia del match è in mano ai Rangers e infatti a chiuderla ci pensa Garcia con un fuoricampo che fa esplodere il Globe Life Field. I Rangers sono avanti nella serie.

 

 

Ci pensa Seager

In gara 2 arriva puntuale la risposta di Arizona che pareggia la serie con un perentorio 7-1. Merrill Kelley lancia una partita eccellente e l’attacco punisce gli errori di Jordan Montgomery. Si va nello stato dei cactus con la serie in parità sull’ 1-1.

Gara 3 è equilibrata: Scherzer disputa una buonissima partita sul monte di lancio per Texas e altrettanto fa il giovanissimo Brandon Pfaadt per Arizona, che gioca con la fiducia di un veterano alla sua decima World Series. Non può niente però sul fuoricampo di Seager che distrugge una palla in campo opposto. Si tratta di una delle giocate più decisive delle finali.

Texas riprende il vantaggio nella serie e sulla spinta di questa partita vince anche gara 4. 11-5 il risultato finale. Texas ora è ad un passo dalla storia.

Per i Rangers l’occasione di chiudere la serie in gara 5 è ghiotta ma Arizona non ci sta ad interpretare il ruolo della vittima sacrificale. I due pitcher sono i protagonisti della prima parte del match: poche palline messe in campo e tanto equilibrio. Si arriva al settimo inning sullo 0-0. A quel punto si mette in moto il solito Seager che riesce a mettere la palla in gioco e conquistare la prima base creando il momentum per Texas che, aggrappandosi al proprio leader, passa in vantaggio su una valida di Garver. Il resto è storia. Texas chiude la partita con uno strikeout e i tappi di champagne sono pronti a saltare. Texas è campione.

 

Ricostruiti

La storia dei Texas Rangers è cambiata nel 2023. Competenza, idee chiare e disponibilità economica sono i tre elementi del climax che ha portato ad un trionfo esaltante. Young ha firmato un capolavoro sotto tutti i punti di vista e nell’arco di due stagioni ha permesso alla franchigia di non essere solo competitiva, ma anche vincente. I Texas Rangers ora sono finalmente sulla mappa del baseball mondiale.

 


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Di Jacopo Bartolini

Vengo da quella città toscana con lo zoo molto famoso. Appassionato di baseball, faccio le ore piccole per vedere l'unico diamante che non si compra in gioielleria. Ma anche quello è per sempre.