L’Olimpia Milano a un passo dal caos senza ritorno

L’11 giugno 2019 Ettore Messina faceva il suo ritorno in Europa dopo i cinque anni passati al fianco di Gregg Popovich nello staff dei San Antonio Spurs, e ovviamente questo non poteva che portare entusiasmo nell’ambiente dell’Olimpia Milano. Infatti, a prendere in mano le complicate redini del club meneghino, sarebbe stato uno degli allenatori più vincenti della storia del basket del Vecchio Continente. Ora però, quell’uomo a cui ci si era affidati totalmente per tornare a sognare le vittorie in Eurolega, è in difficoltà, e non fa nulla per aiutarsi o per smentire questa sensazione che appare palese a ogni dichiarazione.

 

L’ultima di queste è arrivata sabato 11 novembre. Intervistato da Il Foglio, il coach ha parlato di tante cose, a partire del caso Pangos:

“Pangos non è il pilota adatto per la nostra auto, non è l’uomo che può far giocare questa squadra. Io stesso non ho ancora trovato i correttivi giusti per semplificare il gioco facendolo passare di più da due lunghi come Melli e Voigtmann, che sono dei buoni passatori. Ammetto di aver sbagliato io la scelta. Forse dovevo capirlo quando è passato dall’essere il playmaker di riserva dei Cleveland Cavaliers a finire fuori squadra.”

 

Parole al miele per Napier

Nel prosieguo del discorso relativo alla posizione di point guard, Messina ha avuto modo anche di elogiare Shabazz Napier. L’americano, arrivato in corsa nella stagione passata, ha ribaltato le sorti di Milano proprio andando a sostituire quel Kevin Pangos, ai tempi infortunato e mai divenuto padrone del playbook offensivo della squadra. Con le sue prestazioni ha rischiato di trascinare l’Olimpia Milano ai playoff di Eurolega con un’insperata rimonta e ha contribuito alla vittoria del trentesimo scudetto del club. Il suo mancato rinnovo, con conseguente approdo alla Stella Rossa, ha rappresentato uno dei casi dell’estate. Un addio che ha lasciato evidentemente strascichi, visto che Messina si è sentito in diritto di rivelare dei ripensamenti da parte del suo ex giocatore sulla decisione di andare a Belgrado:

“Con Napier lo scorso anno abbiamo risolto la situazione a stagione in corso andando a vincere lo scudetto, ma poi quest’estate ha cambiato le pretese economiche dopo averci detto che sarebbe rimasto. Eravamo disposti a dargli il triplo dell’ingaggio che aveva, non potevamo fare di più. Adesso manda messaggi agli amici dicendo che vorrebbe tornare. Il merito di Napier è aver cambiato la personalità di questa squadra.”

Riguardo alla presunta nostalgia di Napier per Milano, il giocatore ci ha tenuto a rispondere su Instagram rivolgendosi direttamente al coach dell’Olimpia.

“Ok, lo capisco. La tua squadra non è partita nel modo in cui avresti voluto e nemmeno io, ma smettila di usarmi come capro espiatorio. Sto affrontando le mie difficoltà come giocatore al momento, ma sono felice alla Stella Rossa e migliorerò per loro. Due uscite su un giocatore che non è più parte della tua squadra, è ora di andare avanti. Smettila di mentire ai tuoi tifosi per nascondere i tuoi modi problematici.”

 

Il doppio ruolo di Ettore Messina

A questa durissima risposta di Napier, è seguito un comunicato dell’Olimpia Milano sul suo sito ufficiale, firmato da Messina stesso, che afferma di non aver mai parlato della volontà del ragazzo di tornare in Italia:

“A proposito di una dichiarazione attribuitami questa mattina da un quotidiano italiano e poi ripresa da numerosi siti web, ci tengo a precisare che, parlando, davanti ad alcuni giornalisti di Shabazz Napier e dei motivi della sua partenza da Milano, non ho mai detto o ipotizzato che il ragazzo abbia espresso a chiunque il desiderio di tornare all’Olimpia Milano. Si è trattato di una pura interpretazione del giornalista. Ho il massimo rispetto per Napier, per la Stella Rossa e come principio non parliamo mai di giocatori di altre squadre”

Queste dichiarazioni provocano due cortocircuiti differenti, perché possono essere lette sia dal punto di vista del Messina allenatore, che del Messina POBO (President of Basketball Operations). Una situazione particolare dal punto di vista societario, proprio per il fatto di essere sia colui che sta seduto in panchina, sia colui che da dietro la scrivania ha l’ultima parola su tutto, dallo staff tecnico alla scelta del direttore sportivo che lo affianca sul mercato.

 

Messina POBO

Che l’Olimpia Milano abbia dei problemi lo dice il record: 2 vittorie e 5 sconfitte in Eurolega; 4 vittorie e 3 sconfitte in campionato. E il ko nella semifinale con la Virtus Bologna in Supercoppa. L’ultima caduta è arrivata in una domenica pomeriggio a Scafati che, guidata dal grande ex col dente avvelenato Alessandro Gentile, ha gettato il club milanese nello sprofondo. Tutto ciò, giusto prima di una trasferta in casa della rivale Virtus Bologna in Eurolega, all’alba di un doppio turno che vedrà arrivare l’Efes al Forum di Assago. Un inizio che ricorda sinistramente quello della stagione passata.

Un’annata che però era finita in crescendo, mostrando come la squadra necessitasse di un creatore di vantaggi per poter rendere al massimo del suo potenziale. Ecco perché c’era del sano ottimismo per il 2023/24. Perdere Napier, in questo senso, ha spento ogni entusiasmo. Ecco perché il Messina President of Basketball Operations sembra così rancoroso col suo ex giocatore. Scegliere la Stella Rossa ha significato, per colui che prende le decisioni in casa Olimpia, il dover tuffarsi nel mercato alla ricerca della soluzione ai problemi che la nuova point guard della Stella Rossa aveva fatto sparire.

 

Mirotic e il “quintettone”

Milano ha optato per due decisioni: giocarsi tutte le fiches rimaste su Nikola Mirotic e dare fiducia a Kevin Pangos. Il Messina che si rivolge al canadese sembra dunque uno che ammette di aver sbagliato fidanzata, la svilisce, e fa mea culpa sulle sue scelte per aver mal riposto la sua fiducia.

Prendere Mirotic ha sicuramente rappresentato un grande colpo che ha infiammato i tifosi. L’ex Barcellona è una delle stelle più luminose del basket europeo e lo sta dimostrando anche in maglia Olimpia. Con 24,7 punti di media è il capocannoniere dell’Eurolega e nessuno può avere dubbi sul suo valore.

La controversia risiede soprattutto in due aspetti. Da un lato la sua firma molto onerosa ha significato non dare quei soldi a Napier o a qualsiasi altro play di alto livello, e dall’altro ha creato un equivoco tattico. Il montenegrino infatti va ad aggiungersi proprio nel ruolo occupato da Nicolò Melli, capitano di Milano e della Nazionale italiana, e il suo inizio da dimenticare esplica da solo le sue difficoltà.

Un reparto poi, quello dei lunghi, completato dal campione del mondo in carica Johannes Voigtmann, il giocatore con più presenze dell’Eurolega Kyle Hines, l’ex Maccabi Tel Aviv Alex Poythress, la scelta numero 46 dell’ultimo Draft NBA Ismael Kamagate, i cui diritti appartengono ai Denver Nuggets, freschi vincitori del titolo, e l’italiano Willy Caruso. Insomma, un problema non da poco per il Messina allenatore che poi deve metterli in campo, specie in un basket che vive di spaziature e in cui non intasare l’area è un must per i coach sia europei che d’oltreoceano.

Da tali scelte è nato dunque “il quintettone”. Melli, Voigtmann e Mirotic, tutti e tre assieme, con Shields e proprio Pangos a completare lo schieramento, almeno fino al suo accantonamento. Ciò che si nota è uno Shields che viene da un 2/10 dal campo nella disfatta di Scafati, un Mirotic lasciato solo a predicare offensivamente, e un attacco farraginoso, che in quest’ultima trasferta ha segnato la miseria di 68 punti.

A ciò si aggiunge una scarsa fiducia nell’ampiezza del roster a disposizione. Infatti, le stelle della squadra vengono spremute, anche in LBA, in un campionato certo non così competitivo per l’Olimpia, dove ci sarebbe bisogno di far riposare i migliori per l’Eurolega. Invece, non si dà spazio alle seconde linee e si perde anche, in un loop che non sembra avere fine.

 

Via Pangos, via il dolore?

Dato l’avvio disastroso, il Messina POBO ha deciso di intervenire. Via Pangos, causa di tutti i mali, e caccia al playmaker per provare a riprendere subito per i capelli la stagione. Ecco perché non sorprende vederlo così nervoso. In fondo ha dovuto tornare indietro sui suoi passi. Poi, dopo un breve colloquio col Messina allenatore, ha difeso “il suo coach” scaricando le colpe sul canadese.

A ciò ci ha aggiunto anche una piccola imprecisione storica, dato che il giocatore non era mai partito ai Cleveland Cavaliers con i ranghi della point guard di riserva. Semplicemente è uno dei tanti che ha provato il salto in NBA, salvo poi tornare indietro pochi mesi dopo. Una cattiveria gratuita che ci si poteva risparmiare, senza andare a infierire su un ragazzo che, il 23 ottobre, ha subito un attacco personale dal Corriere della Sera al quale la società Olimpia Milano non si è degnata di replicare.

 

I dolori dell’esperto Messina

Non va tanto meglio al Messina allenatore. Infatti, il suo POBO gli ha messo in mano un problema che già l’anno passato era diventato evidente, e che adesso si è solamente ingigantito. Strano che non si siano parlati tra di loro, perché il coach dei meneghini aveva escluso Pangos, che era ormai rientrato dall’infortunio, dai playoff della LBA. Una scelta figlia di un Napier in controllo che portò alla vittoria contro la Virtus Bologna in finale a gara 7.

Sembrava chiaro dunque che il giocatore non rientrasse più nei piani del tecnico, esattamente come Brandon Davies, altro grande escluso che non a caso in estate ha lasciato Milano. E invece, dopo esserselo ritrovato a roster, non ha potuto far altro che provare a dargli fiducia. Ecco perché dal Messina allenatore non sembra esserci del livore, ma la semplice serenità di essersi liberato di un peso.

Finalmente Pangos non c’è più, e adesso sta a lui trovare una soluzione alla stentata fase offensiva dell’Olimpia (quartultimo attacco dell’Eurolega per punti di media a partita). Ovviamente in attesa che si attivi “il suo POBO” a trovargli un nuovo Napier.

 

Amarsi un po’

Sembra infatti evidente che il Messina allenatore abbia tanta nostalgia per il suo play perduto. Se il President of Basketball Operations è adirato col giocatore perché la sua scelta di andare via ha smontato la squadra, il coach invece ricorda i bei tempi che furono, e li rimpiange.

Non sappiamo se anche Napier abbia nostalgia dei suoi ex compagni, ma di certo non sembra averla per il suo ex coach. In tanti si chiedono se i problemi dell’Olimpia non vengano soltanto dal campo ma anche dal rapporto, non idilliaco, che Messina avrebbe con i suoi giocatori.

 

La fine dell’era Messina?

Le dimissioni o l’allontamento di Messina sono scenari non più fantascientifici. Lo stesso coach ha confessato di aver parlato con il presidente Giorgio Armani e il capo del CDA milanese Pantaleo Dell’Orco in merito alle sue dimissioni:

“Sono stato a inizio settimana da Giorgio Armani e Leo Dell’Orco a chiedere se volevano che mi facessi da parte visti i risultati. Il signor Armani mi ha detto: ‘Vai a lavorare’. Il signor Dell’Orco invece: ‘Torniamo a vincere’. Ho una grande riconoscenza nei loro confronti, e non voglio deluderli. Quando mi hanno chiamato (nel 2019, ndr) la prima urgenza affrontata è stata l’organizzazione societaria e tecnica. Ho spiegato come si sarebbe dovuto fare, anche perché non erano contenti. Troppe decisioni rivelavano della confusione. Ma non è mia intenzione polemizzare sul passato. La proprietà mi ha chiesto stabilità, senza cambiare rotta ogni stagione. Le cose mi sembra che funzionino dato che il progetto è chiaro e abbiamo vinto due scudetti, tornando anche dopo tanti anni alle Final Four di Eurolega (nella stagione 2020-21, ndr). Quello che sto cercando di dire è che il mio doppio ruolo è nato in armonia con la proprietà.”

Qui c’è tutto il Messina versione Olimpia. L’allenatore che rivendica i risultati ottenuti e il President of Basketball Operations che rimarca la chiarezza del progetto e la stabilità societaria che ne è derivata. Di certo discutere con se stesso appare complicato, ma sembra più una mossa per mettere tutto sotto al tappeto ed evitare litigi a mezzo stampa e negli uffici dell’Olimpia Milano.

Adesso il Messina POBO è chiamato a risolvere il problema che lui stesso ha creato per aiutare il Messina allenatore a venire fuori dalla palude. Probabilmente il non saper chi incolpare per non doversi guardare allo specchio ha indirizzato lo sguardo verso Pangos, verso Napier, e chissà ancora verso chi altro. La caccia al colpevole è finita.

Ora c’è bisogno di tornare a giocare bene a pallacanestro e a vincere. Magari con una point guard a guidare l’Olimpia. Possibilmente senza sbagliare ancora “pilota”. E mettendo da parte il nervosismo e il passato. Per chiedersi se Messina è ancora l’uomo del presente. E chissà, anche del futuro.

 


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Di Alessandro Briglia

Definitemi voi se ci riuscite. Gli indizi per capirmi sono nei miei pezzi. Scrivo ciò che sono, e sono ciò che scrivo.