Quando conta davvero: il Super Bowl dei Kansas City Chiefs

“Offense sells tickets. Defense wins championships.” Un concetto che si amplifica se in squadra si ha uno come Patrick Mahomes.

Diciamolo subito, non è stato un Super Bowl elettrizzante. Al contrario, è stata una partita molto tesa, dove le difese sono state dominanti e gli attacchi decisamente poco efficaci, soprattutto in prossimità del’end zone.

Il canovaccio del match si può già intuire dopo appena 2 minuti e 45 secondi di gioco. San Francisco vede chiudersi un drive promettente con un fumble di McCaffrey sulle 27 yard avversarie: possesso perso e ovviamente zero punti portati a casa. Il primo quarto è tutto qui, si chiuderà senza segnature con drive sterili e tre punt per restituire la palla all’avversario. Fortunatamente è un calcio di Moody da 55 yards – record in un Super Bowl – nel secondo quarto a mettere tre punti sul tabellone e a ravvivare un po’ il gioco.

I Chiefs però replicano quanto fatto dai 49ers ad inizio gara, con Pacheco che perde una palla sanguinosa a sole 8 yard dal touchdown. Il nervosismo causato dall’occasione sprecata esplode sulla sideline dove Travis Kelce spintona il proprio coach, rischiando di far deragliare tutta la squadra sul palcoscenico più importante.

Shanahan fiuta l’opportunità e poco dopo disegna una stupenda trick play tra Jennings e McCaffrey che permette a quest’ultimo di far dimenticare il fumble dell’avvio con un ottimo touchdown. San Francisco va sul 10-0. I Chiefs hanno finalmente un primo sussulto e con un calcio di Butker mettono i primi punti a tabellino, accorciando le distanze sul 10-3.

 

Paradossalmente il piano partita di Kansas City stava fin lì funzionando, grazie ad una difesa dominante e l’aggiunta di qualche punto per rimanere in scia. Il percepito però era che, senza un gioco di corse accettabile, offensivamente i Chiefs fossero davvero troppo fragili per competere.

Dopo l’halftime show di Usher ci si aspetta una scossa da Mahomes, che invece confeziona un drive da incubo per aprire il secondo tempo. Prima sbaglia uno strano hand off per Pacheco, che salva la situazione recuperando palla, poi lancia un intercetto inspiegabile per uno come lui. Così in poco più di un minuto e mezzo, la riscossa si trasforma in baratro. San Francisco però non riesce a concretizzare e così ricomincia una serie di punt intervallata solo dal calcio di Butker che da 57 yard – battuto il record di pochi minuti prima! – centra i pali per il 10-6. È il preludio al primo dei due turning point della serata.

Kansas City, sempre in difficoltà nel far succedere qualcosa in attacco, viene aiutata dal destino. Sull’ennesimo punt, il pallone colpisce il tallone di Luter dei 49ers, con il povero McCloud che non riesce ad assicurarsi il possesso e Watson che recupera la palla per i Chiefs. Mahomes ha bisogno di un solo lancio per trovare Valdes-Scantling in end zone e mettere per la prima volta il muso davanti: 10-13 per Kansas City.

Finalmente si inizia a giocare. San Francisco torna a giocare a football, accelera e, grazie a Purdy e McCaffrey, si mangia 75 yard. Shanahan si gioca un quarto down quando poteva tranquillamente calciare, ma ha ragione lui. Kittle chiude il down e successivamente Jennings si guadagna il touchdown con una bella giocata che regala le ultime e decisive yard after catch. I 49ers tornano davanti.

 

È qui però che cambia tutto di nuovo: il calcio di conversione dei 49ers viene bloccato da Chenal. Un singolo punto, un’inezia, ma decisivo per l’equilibrio del match. Adesso può bastare infatti solo un calcio a Kansas City per pareggiare. Assistiamo così ad uno scambio di field goal che portano la partita all’overtime. Mahomes e Kelce iniziano a trovarsi e grazie al contributo di Pacheco confezionano il drive che porta Butker a calciare dalle 24 per il 16 a 16. Segue un drive farraginoso per Purdy, ma tanto basta a Moody per calciare dalle 53 e fissare il punteggio sul 19-16.

A Mahomes è sufficiente il minuto e 50 secondi rimasto sul cronometro per trovare Kelce in un paio di occasioni e permettere a Butker di calciare un comodo – per quanto si possa definire tale una qualsiasi situazione di gioco, con la tensione del match alle stelle – field goal dalle 29, che inchioda il punteggio sul 19 pari. Si va all’overtime per la seconda volta nella storia del Super Bowl.

San Francisco non parte benissimo, ma un paio di penalità causate dai Chiefs spostano la catena in un momento decisivo. Ancora una volta però nella red zone la difesa di Spagnuolo, autore di un’altra masterclass, si dimostra invalicabile. Shanahan questa volta decide di calciare per il 22 a 19, affidando però il suo destino nelle mani di Mahomes.

Houdini finalmente scala l’ultima marcia. Prima corre per convertire un quarto e uno, giocata decisiva viste le regole dell’overtime, poi trova Valdes-Scantling, Rice e Pacheco per avanzare. Successivamente guadagna altre 19 yard in scramble per poi trovare Kelce un’ultima volta a sole 3 yard dall’end zone dei 49ers. Ci sono ancora 6 secondi da giocare, c’è tempo per un’ultimo rapido tentativo, prima di andare a calciare per impattare il punteggio ed entrare in un secondo overtime.

Sul palcoscenico più grande del mondo, nel momento più decisivo che ci possa essere negli sport americani, Mahomes è glaciale. Hardman corre una finta verso il centro per poi invertire la direzione e puntare all’esterno, la difesa di San Francisco, fino ad ora ottima, lo perde per un attimo. Lancio preciso, catch, touchdown. I Kansas City Chiefs vincono il quarto Super Bowl della loro storia, il terzo negli ultimi 5 anni, il secondo di fila, mentre i 49ers si devono arrendere nuovamente in finale, proprio come 5 anni fa, agli uomini di Andy Reid.

 

Mentre Taylor Swift raggiunge Kelce sul terreno di gioco, Mahomes può alzare il Lombardi Trophy – sono già tre in carriera –  e ricevere il terzo Super Bowl MVP, su quattro giocati.

Si potrebbero spendere ore a discutere su quanto sia stato fortunato in alcuni momenti chiave della partita, sul fatto che non si sia lasciato abbattere da un inizio non incoraggiante e da un pessimo intercetto, di quanto questa partita sia stata vinta più dalla difesa di Spagnuolo che dai suoi colpi di genio. Resta però incontrovertibile la sua grandezza come atleta. Mahomes ha completato due drive decisivi in un singolo Super Bowl, dimostrando che quando la posta in palio è massima e il pallone pesa di più, è lui l’uomo giusto a cui affidarsi.

Questa sensazione di ineluttabilità scomoda paragoni con grandi nomi dal passato piuttosto ingombrante, ma d’altronde, sapete quanti sono i Quarterback ad aver vinto almeno tre Super Bowl? Il conto si riduce a cinque: Tom Brady, Terry Bradshaw, Joe Montana, Troy Aikman e, da oggi, Patrick Mahomes.


 

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