Borussia Dortmund-Real Madrid, Davide può battere Golia?

La partita che tutti gli appassionati di calcio attendono si gioca stasera ma l’attesa non è stata spasmodica. Il motivo è presto detto: per la quasi totalità dei tifosi questa finale è la più disequilibrata tra quelle delle tre competizioni europee. Un Davide contro Golia in piena regola, la favola Borussia Dortmund contro il Real Madrid, la squadra che ha fatto della Champions League la sua casa. Per quanto sulla carta la differenza di qualità e di esperienza in campo e in panchina sia palese, le due squadre hanno più di qualche punto in comune dal punto di vista tattico, tanto in positivo quanto in negativo. Ecco perché gustarsi il match di Wembley non sarà una perdita di tempo.

 

Borussia Dortmund

In fase di prima costruzione il Borussia Dortmund è abbastanza variabile nell’assetto di gioco, il quale tende a dipendere dalla posizione dei due terzini: Julian Ryerson a destra e Ian Maatsen a sinistra. Ad esempio, nella gara d’andata contro l’Atletico Madrid Emre Can scivolava in mezzo ai centrali, Maatsen si spostava in mezzo al campo e Ryerson si alzava in ampiezza. A supporto scendeva anche Marcel Sabitzer, che tendenzialmente ha compiti più offensivi ma senza far mancare la propria partecipazione anche in fase di sviluppo.

La struttura utilizzata a Madrid con Can tra i centrali e Maatsen al suo posto in mezzo al campo

 

Nel secondo tempo il tecnico Edin Terzić ha cambiato schieramento: Can è rimasto nella posizione classica di mediano e i due terzini si posizionavano alla sua altezza. Si veniva quindi a creare un 2-3-5, con i due terzini che avevano la licenza di effettuare delle sovrapposizioni interne o esterne.

In questa situazione Ryerson si apre di più rispetto a Maatsen, che rimane più interno

 

Nella gara di ritorno Terzić ha impostato la costruzione col 4+1 fin da subito: questo ha permesso a entrambi i terzini di sovrapporsi con più costanza, tanto che è stato proprio Maatsen a segnare il secondo gol dei gialloneri.

Il Borussia Dortmund stavolta si dispone con un basico 4+1.

 

Il gioco lungo

Spesso i gialloneri sono andati alla ricerca diretta del proprio centravanti, sfruttando il metro e novanta di altezza di Niclas Füllkrug: se è vero che in campionato hanno totalizzato un possesso palla medio del 59%, è anche vero che sono primi per numero di passaggi lunghi e cambi gioco effettuati. Questo lo devono specialmente a Nico Schlotterbeck, che con i suoi lanci precisi spesso riesce a imbucare direttamente la punta, come avvenuto in occasione del gol siglato dalla punta tedesca contro il PSG. Il numero 4 è secondo in Bundesliga per passaggi riusciti ed è il principale regista della squadra insieme al compagno di reparto Mats Hummels.

Lancio preciso di Schlotterbeck e controllo di Füllkrug sul filo del fuorigioco: basterà per sorprendere il Real?

 

Relational Dortmund

Nella metà campo avversaria le posizioni dei giocatori sono molto più fluide, gli attaccanti e le due mezzali svariano parecchio ruotando anche fra loro. Non è raro vedere i due esterni alti invertirsi di ruolo durante l’arco di una partita, come accaduto per tutti i 180′ della doppia sfida contro l’Atletico Madrid, quando Jadon Sancho e Karim Adeyemi sono stati spesso scambiati di posizione da Terzić. È possibile persino vedere l’esterno sul lato debole convergere verso il lato forte, sul quale si sta sviluppando l’azione, mentre le due ali non offrono quasi mai la massima ampiezza.

Al contrario, si cerca di portare quanti più giocatori possibili sul lato forte per creare densità ed impedire agli avversari di prendere i riferimenti per marcare a uomo. Normalmente, le catene laterali sono composte da terzino, esterno alto, entrambe le mezzali – con Julian Brandt più portato al supporto e Sabitzer che tende ad inserirsi alle spalle della linea – e la punta in posizione più centrale, con il compito di fissare il difensore o i difensori che lo marcano.

Sancho viene spostato a destra a comporre la catena insieme a Ryerson e le due mezzali

 

Fare in modo che gli avversari non abbiano i riferimenti permette di penetrare più facilmente la difesa avversaria, come si nota nel gol segnato a Madrid da Sébastien Haller.

Il fraseggio sulla trequarti fa perdere i riferimenti all’Atletico e Haller sfila alle spalle della difesa

 

Già validamente eseguita nel match del Cívitas Metropolitano, questa strategia è stata applicata con molta più costanza ed efficienza durante la sfida di ritorno. Il fraseggio corto sulla catena di sinistra ha attirato l’Atletico su quel lato di campo, lasciando spesso scoperti i mezzi-spazi, nei quali Sabitzer si inseriva con efficacia.

Il Borussia va vicino al gol, segnerà su una successiva imbucata di Hummels per Brandt

 

Sabitzer è il grimaldello con cui Terzić tenta di forzare le difese avversarie e, contestualmente, di prendere il controllo delle partite: l’eventuale marcatura ad uomo dell’austriaco può risultare insufficiente, dal momento che i movimenti dell’ex giocatore di Bayern Monaco e Manchester United finiscono per disorientare il suo uomo e manipolare le marcature. In questo caso vediamo che Axel Witsel lo marca ma Sabitzer lo porta fuori dall’area, permettendo a Maatsen di inserirsi.

Assistiamo anche ad una manipolazione delle marcature a uomo, Maatsen segna il gol del raddoppio

 

La fantasia al potere

Il Dortmund è penultimo in Bundesliga per numero di cross effettuati: i gialloneri tentano infatti di sviluppare principalmente palla a terra, con un fraseggio corto preparatorio all’attacco della linea. Sulla trequarti si crea quindi tanto movimento, che impedisce agli avversari di marcare a uomo ogni riferimento, con ciò smuovendo la difesa, vera forza offensiva del Borussia Dortmund. Tra i giocatori più pericolosi c’è sicuramente Julian Brandt, terzo in campionato per chance create con 11 assist all’attivo: il tedesco sembra finalmente aver trovato la giusta continuità di rendimento. Poi c’è una new entry – non tanto “new” – come Sancho: l’inglese è tornato in Germania a gennaio dopo due stagioni e mezzo complicate col Manchester United e sembra aver ritrovato in pochissimo tempo la spensieratezza che gli permetteva di saltare regolarmente l’uomo. Contro il PSG ha completato ben 7 dribbling, secondo solo a Messi in una semifinale di Champions.

 

La fase difensiva a zona

In fase di non possesso, il modulo del Borussia Dortmund dovrebbe teoricamente essere il 4-5-1 ma in fase di prima pressione le cose possono cambiare. Una mezzala, di solito Brandt, si alza al fianco della prima punta per indirizzare meglio il pressing, formando un 4-1-3-2 orientato sul lato palla.

Sulla giocata del portiere avversario, il Dortmund è pronto a pressare intensamente

 

Se fatta bene, questa pressione può mettere in difficoltà gli avversari ma, al tempo stesso, espone al rischio di liberare vasti spazi in altre zone di campo. Contro l’Atletico Madrid questa aggressività non ha pagato nei primi 20′ del secondo tempo, con gli spagnoli che erano riusciti a rimontare due gol di svantaggio.

Il Dortmund si ritrova con sei uomini in zona palla e i Colchoneros possono cambiare gioco verso il quinto opposto

 

I tedeschi hanno saputo adottare anche atteggiamenti più passivi a seconda della situazione di punteggio: nella semifinale di ritorno a Parigi, ad esempio, non c’era motivo di spingere sull’acceleratore. Anche in questa partita abbiamo potuto notare i principi della difesa a zona: linea arretrata compatta, zone centrali sempre coperte, uscite alternate sul portatore di palla.

Non vengono presi riferimenti a uomo, neanche i tre davanti. L’idea è difendere di reparto

 

I rischi del sistema

Questo sistema difensivo comporta l’assumersi dei rischi. In una difesa a zona, possono liberarsi molto spesso degli spazi tra le linee o sulle corsie, ragion per cui ogni giocatore dev’essere concentrato al 100% fino al termine della partita. I due esterni alti sono chiamati a un lavoro di grande sacrificio nel ripiegare per seguire i terzini ma un ruolo ancor più fondamentale è quello di Can. Il numero 23 si colloca esattamente a metà tra la linea difensiva e i cinque invasori, che in fase difensiva possiamo chiamare “pressatori”. A volte il tedesco si alza o si schiaccia troppo, lasciando uno spazio vuoto tra le linee.

In questo caso Can è più basso rispetto alla pressione della squadra, generando uno spazio davanti alla difesa

 

Il Borussia Dortmund non rinuncia affatto a difendersi nella propria area di rigore, specialmente quando c’è un vantaggio da difendere. Molto spesso però c’è il rischio di soffrire gli avversari, come successo a Parigi. In casi come questo, Gregor Kobel è chiamato ad intervenire: il portiere svizzero è primo in Bundesliga per gol attesi evitati con 6,69, un dato che gli regala un notevole distacco sul secondo.

 

La pericolosità delle transizioni

Un ulteriore aspetto da prendere in considerazione sono le transizioni, sia offensive che negative, perché entrambe possono essere fonte di sviluppo di azioni offensive. Una volta recuperata la palla, il primo intento è quello di verticalizzare il gioco, a prescindere dalla zona di campo in cui sia avvenuto il recupero: se avviene nella propria metà campo si cerca subito un’apertura del gioco, solitamente indirizzata sul lato debole: alla luce della sua velocità, l’uomo più pericoloso è Adeyemi.

Il Bayern Monaco subisce il primo gol proprio da Adeyemi su una transizione negativa

 

Una volta persa palla, i tedeschi avviano un gegenpressing immediato, facilitati dalla grande densità di uomini formatasi sul lato del pallone e generata dai principi relazionali sopra menzionati. Nella gara d’andata contro il PSG questo aspetto ha fatto la differenza.

 

I limiti e i problemi da risolvere

Se è vero che Schlotterbeck e Hummels sono i principali registi della squadra, il rovescio della medaglia è che durante la stagione il Borussia Dortmund ha commesso diversi errori in fase di impostazione della manovra, che l’hanno poi portato a subire gol evitabili.

Il Dortmund regala all’Hoffenheim l’opportunità di segnare il primo gol della gara

 

Sebbene una finale europea lasci pensare ad un livello di attenzione sicuramente superiore, è impossibile non rilevare che errori di questo tipo, che non saranno ammissibili nella notte di Wembley, siano arrivati anche nel corso dell’attuale edizione della Champions League, come nel match di andata contro l’Atletico.

L’Atletico segna il primo gol su un regalo del Borussia, che commetterà altri errori di impostazione in questa partita

 

Inoltre il pressing dei gialloneri non è sempre così efficace e, anzi, col passare dei minuti tende a calare e a scomporsi. Contro il PSV il calo di intensità del pressing porta alla creazione di uno spazio tra le linee, che viene efficacemente occupato dai padroni di casa. Successivamente gli avversari riescono a sviluppare il gioco sulla palla scoperta generata.

I reparti si sfilacciano in fase di non possesso e non viene effettuata una buona pressione

 

Come abbiamo visto, i tedeschi corrono rischi anche quando decidono di fare una difesa più posizionale: contro una delle migliori squadre al mondo ad attaccare la trequarti avversaria serve una partita difensivamente perfetta, come quella di Hummels nella doppia sfida col PSG. Proprio nel finale di quella partita il Dortmund ha rischiato parecchio, subendo anche conclusioni evitabili, come il colpo di testa di Ousmane Dembélé, lasciato libero mentre tutti i difensori vengono attratti dal pallone.

Tre giocatori che non marcano nessuno, guardano solo la palla e non si preoccupano di Dembelé alle loro spalle

 

Real Madrid

Per la terza volta – la seconda nelle ultime tre stagioni – Carlo Ancelotti è riuscito a portare i Blancos fino alla finale del torneo più importante in Europa a livello di club. Una società, un gruppo di calciatori, e un allenatore abituati a vincere le finali: il segreto non risiede solo nella bontà della rosa ma soprattutto nella capacità unica di saper interpretare il momento della partita, piegandolo alla propria volontà. Una squadra dai mille volti, che oscilla tra le idee del suo allenatore in fase di non possesso e quelle dei calciatori in fase di possesso. Il Real Madrid, infatti, anche più del BVB, è l’alfiere del calcio relazionale nel nostro continente. Sono le connessioni tra i calciatori a determinare la struttura offensiva. Il famoso “potere dell’amicizia” delle Merengues non deve però essere confuso con l’anarchia tattica.


Relacional Madrid

Nel modo di attaccare degli spagnoli possiamo riconoscere delle costanti. La prima di queste è la centralità di Toni Kroos nella prima costruzione. Alla sua ultima partita in camiseta blanca, il tedesco è ancora una pedina chiave. Nessuno ha effettuato più passaggi nell’ultimo terzo di campo in questa Champions, ma soprattutto a lui è lasciata la bacchetta del gioco del Real.

Il suo lato, quello sinistro, è il lato forte. Qui si va ad effettuare quello che in gergo relazionista è il sovraccarico. Si cerca di mettere in relazione i giocatori avvicinandoli su quella parte di campo, in modo da facilitarne le connessioni tra di loro. Ciò porta ovviamente l’avversario a disordinarsi senza palla e, conseguentemente, a generare attacchi più imprevedibili. D’altronde, lo ha ricordato anche Tuchel: “I gol del Real Madrid sembrano arrivare dal nulla“.

Un esempio di sovraccarico sul lato sinistro. In questo modo il Real Madrid riesce a far coesistere Vinicius e Rodrygo senza snaturarli. Da notare anche la costante presenza di almeno un uomo in ampiezza sul “lato debole”

 

 

Le strutture che si vengono a creare tipicamente in squadre relazioniste portano i calciatori a formare delle diagonali. Queste ultime favoriscono le cosiddette scale, che a loro volta favoriscono le connessioni. Ad esempio da questa situazione si possono generare degli uno-due grazie ai veli. I principi del calcio relazionale, come vediamo, sono solo di aiuto e di supporto ai giocatori per rapportarsi l’uno con l’altro. È qui che il “potere dell’amicizia” smette di essere anarchia e diventa libertà.

Le tipiche diagonali che si vengono a formare nella disposizione in campo del Real Madrid

 

 

Posicional Madrid

Se con la palla domina il caos, senza palla vale il principio radicalmente opposto: è l’ordine a farla da padrone. Per quanto la celebre impresa contro il Manchester City abbia risvegliato gli amanti del catenaccio, il Real Madrid ovviamente non è tutto qui. La straordinarietà degli uomini di Ancelotti risiede proprio nel dimostrare di sapersi adattare a ciò che la partita e l’avversario richiedono. Una qualità rarissima, perché significa snaturare le proprie abitudini, quelle di una squadra che pressa in avanti e impone il suo gioco.

Da queste immagini è possibile notare l’atteggiamento aggressivo dei Blancos. 4-4-2 di partenza che cerca di indirizzare il possesso avversario verso l’esterno, con Kroos e Aurélien Tchouaméni – che con ogni probabilità non sarà della partita a Wembley – ad accoppiarsi ai due mediani. Dani Carvajal spezza la linea per marcare Musiala e l‘idea è quella eventualmente di far scivolare Antonio Rudiger sull’esterno, sfruttando il suo passo maggiore in campo aperto rispetto a quello dello spagnolo.

Un esempio di prima pressione da rinvio dal fondo

 

Una situazione che ci dimostra anche come il Real accetti dei rischi senza palla. Il pressing è efficace perché costringe de Ligt a lanciare lungo ma, nel caso in cui Kane avesse vinto il duello con Nacho, Sané avrebbe potuto approfittare della sponda del compagno per cambiare gioco su Gnabry. La ragione è che Rudiger non vuole creare buchi al centro, preferendo lasciare solo l’esterno sul lato debole per poter ripiegare eventualmente su di lui in un secondo momento.

L’abilità sui lanci lunghi dei due centrali, unita alle doti aeree di Füllkrug e al sovraccarico che il Borussia Dortmund porrà in essere sulle catene laterali e che agevola il suo gegenpressing, rende questa una situazione di potenziale pericolo per le Merengues. Ecco perché sarà possibile vedere Ancelotti optare per un blocco medio e una difesa posizionale che lasci aperta la possibilità di transizioni positive con le frecce Vinícius e Rodrygo.

 

Non è tutto blanco ciò che luccica

La sfida di ritorno contro il City di Guardiola sembra raccontarci di una difesa del Real Madrid, ma la realtà è diversa. Solo lo stesso BVB ha concesso più xG agli avversari tra le quattro semifinaliste. Il blocco medio dei Blancos, infatti, presenta più di qualche criticità. In particolare, le zone da attenzionare sono ai lati e alle spalle dei mediani.

Quando si dice che gli attaccanti sono i primi difensori è la pura verità. Qui la pressione di Rodrygo su Dier è scarsa, e per lui è semplicissimo trovare una traccia diretta per Musiala al fianco di Tchouaméni. Al tedesco basta applicare il principio del terzo uomo per far ricevere Pavlović fronte porta indisturbato. A quel punto si sono venute a dilatare le linee di difesa e centrocampo ed è lì che si posiziona Kimmich per ricevere il filtrante.

Bastano tre passaggi al Bayern Monaco per tagliare come il burro il blocco medio del Real Madrid

 

Nacho rompe la linea in emergenza ma viene facilmente aggirato da un tocco verso Musiala che lo taglia fuori. Il fantasista del Bayern Monaco imbuca in area per Gnabry, che sbaglierà clamorosamente l’assist per Kane


Catene laterali

Come abbiamo visto in precedenza, il Dortmund tende a sviluppare per vie esterne più che centralmente. I movimenti di Sabitzer e, in particolare, di Brandt tendono a creare un lato forte dove costruire l’azione. I mezzi-spazi sono i punti più difficili da coprire per il 4-4-2 del Real Madrid ed ecco perché le catene laterali giallonere potrebbero dare molto fastidio.

Müller si abbassa e si fa trovare proprio al lato di Kroos, nel mezzo-spazio destro, per ricevere da Kim. Anche qui da notare il tempo e lo spazio per il difensore del Bayern di fare la giocata

 

La riluttanza dei centrali a staccarsi troppo l’uno dall’altro tende a creare una voragine tra la linea difensiva e quella di centrocampo. Vedremo come si comporteranno contro Füllkrug, ma con Haaland e Kane la politica è stata quella di non restare mai uno contro uno. A quel punto sono i terzini a dover uscire nei mezzi-spazi a coprire le spalle dei due mediani. Se però vengono fissati dalle ali avversarie diventa complicato pensare di staccarsi dalla propria posizione.

Müller approfitta della prateria per condurre e aprire su Musiala che viene liberato dall’inserimento di Göretzka che attira Carvajal. Il numero 42 può così entrare in area e guadagnarsi un calcio di rigore.


Transizioni negative

Se conosciamo ormai molto bene le buone abitudini nelle transizioni positive dei Blancos, lo stesso non si può dire di quelle negative. Non avere una struttura posizionale può risultare un problema quando si perde la palla. Un esempio di ciò è il gol di Alphonso Davies. Come abbiamo visto riguardo al Borussia, perdere palla sul lato forte in cui è stato creato un sovraccarico aiuta la riconquista immediata: questo perché i calciatori sono vicini tra loro. Diverso è il discorso se parliamo di lato debole. Perderla lì significa rischiare il contropiede avversario.

Il Bayern difende a ridosso della propria area. Carvajal serve Rodrygo che viene accerchiato e perde palla. Visto che Tchouaméni si era inserito in area, nulla può impedire a Musiala di ripartire

 

Un’altra costante che abbiamo già evidenziato è quella di lasciare libero l’avversario dalla parte opposta al lato in cui si sviluppa l’azione, con Rudiger pronto a uscire sull’esterno in un secondo momento. Lo stesso avviene in questa occasione, dove Kane lancia per Davies che può galoppare. Rudiger effettivamente fa un buon lavoro e gli concede di rientrare sul piede debole ma la qualità del canadese si manifesta con un bolide di destro all’incrocio dei pali.

Musiala tocca per Kane con Kroos che cerca un disperato intercetto. Basta un cambio gioco e Davies ha la strada spianata per entrare in area di rigore


Si accettano miracoli

In una finale di Champions League, seppur con un pronostico sbilanciato, nulla è scontato. Lo sa bene il Borussia Dortmund, che contro i bookamkers e gli xG è arrivato fino a quello che Terzić ha definito “il mostro finale“. Lo sa benissimo il Real Madrid, che anche quest’anno è sembrato spacciato più volte per poi uscirne in smoking bianco come sempre. Sicuramente la fionda dal punto di vista tattico non manca ai ragazzi di Terzić, ma per sconfiggere un gigante con un sasso non si può fare a meno di quella dea bendata che li ha accompagnati fino a qui.

 


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Di Francesco Bonsi

Ho 16 anni, lavoro come match-analyst in una squadra di Prima Categoria, e vivo di calcio. Amo sconfinatamente Roberto De Zerbi e i suoi discepoli.