Cinque rookie NBA pronti a stupire

Si parla tantissimo di Wembanyama, con i suoi highlights e le sue skill fuori dal comune. Scoot Henderson è sulla bocca di tutti per il talento offensivo capace di abbinare prepotenza fisica a un tiro affidabile. Ma non sono solo loro due i rookie da tenere d’occhio in questa stagione. Il sottobosco NBA regala sempre delle grosse sorprese e non è raro pescare delle autentiche perle dalla spazzatura: ecco i cinque rookie che vi stupiranno in questa stagione.

 

1) Jarace Walker

Il primo prospetto è il lungo scelto da Indiana con la pick numero 8, giocatore che al college si è affermato come uno dei difensori più impattanti e versatili della NCAA. Dotato di un grande fisico e braccia molto lunghe, Walker è una vera minaccia come rim protector, soprattutto in aiuto dal lato debole (scintillante il suo 6,2 in blk%). Può essere un’arma difensiva molto utile grazie alla sua versatilità che gli permette di giocare da 5 in quintetti piccoli: non patisce il confronto in post contro avversari più grossi di lui ed è allo stesso tempo in grado di cambiare sul perimetro, sfruttando la sua buona rapidità laterale per poter contenere le penetrazioni dei piccoli.

Se in difesa sembra essere pronto fin da subito, ci sono più dubbi sul suo gioco offensivo dove manca ancora di concretezza. Possiede un buon “feel for the game” per un giocatore della sua stazza, come dimostrano buoni passaggi sia dallo short roll, sia dal palleggio e dal post. Non sarà mai una point forward alla Lebron ma è un buon ball mover che prende decisioni rapide ed in grado di giocare assieme ad un altro lungo. Altro aspetto interessante del suo gioco è il tiro da fuori: ha segnato il 38% delle triple in catch and shoot (32/93) mostrando un grosso miglioramento rispetto agli anni passati.

Non solo stoppate dominanti e voli sopra al ferro, Walker ha dimostrato letture e istinti cestitici non banali

 

Il rilascio è sicuramente da velocizzare ma ha tutto per essere un 4 in grado di allargare il campo. Walker ha fatto intravedere anche qualche flash come self creator, ma le percentuali non sono ancora buone. Grazie al fisico è in grado di giocare anche da big tradizionale tirando con il 73% nei tagli (30/41), rimanendo sempre pericoloso da rollante e attivo a rimbalzo offensivo. Fa più fatica invece nelle penetrazioni: da un giocatore della sua stazza ci si aspetterebbe maggiore aggressività, invece si affida troppo spesso al jumper o al floater. Walker potrà avere subito spazio in un reparto lunghi di Indiana abbastanza scarno, trovandosi molto bene con Turner con cui andrebbe a formare un duo difensivo di altissimo livello in grado di allargare il campo in attacco.

 

2) Cam Whitmore

Ogni anno al draft c’è un giocatore che scende più in basso del previsto per svariati motivi: nel passato recente emblematici sono i casi di Michael Porter Jr, Aj Griffin e Jalen Johnson. Quest’anno è toccato a Cam Whitmore. Pronosticato per gran parte della stagione in top5, Whitmore è precipitato alla 20 sponda Houston Rockets a causa di interviste e workout, dove è sorto più di qualche dubbio sulla sua salute fisica e sul carattere. Tuttavia il talento del giocatore non si discute come dimostrano i lampi in Summer League, torneo di cui è stato anche MVP.

Whitmore è un’ala estremamente atletica, molto forte fisicamente (2,01mt x 105kg) rapida ed esplosiva. Questa rara combinazione di forza e velocità lo rende molto pericoloso in transizione, in penetrazione e come rollante nel pick and roll. Deve ancora migliorare sotto molti aspetti ma ha mostrato un buon potenziale come scorer. Con il suo primo passo riesce a battere facilmente il suo avversario e finire al ferro anche nel traffico, dove conclude con il 65% (78/121). Con un po’ di esperienza e malizia, imparerà a guadagnarsi più liberi, migliorando un ball handling ancora troppo carente per i livelli NBA. Potenziale anche come shot creator dal palleggio, ama usare step-back, crossover e altre finte per creare separazione dal difensore. Tuttavia le percentuali sono ancora pessime, 28% (22/80) in pull-up e 30% (19/64) da 3 punti.

Il livello rimane quello di una Summer League, però il materiale su cui lavorare sembra parecchio intrigante

 

Ma è nel gioco off ball che Withmore è maggiormente pericoloso. Si è affermato come uno dei migliori taglianti della classe e un ottimo tiratore da fuori in catch and shoot (40%, 18/45). Se riuscisse a confermare questa pericolosità da fuori potrebbe sbloccare gran parte del suo gioco, potendo attaccare close-out più decisi. Visto il fisico, il potenziale per marcare quasi 4 ruoli c’è ma a volte sembra mettere poco impegno, perdendosi delle rotazioni. A Houston avrà sicuramente molta concorrenza visti gli acquisti estivi della squadra, ma ha tutto per affermarsi come una vera minaccia off the ball e crescere con calma in un ambiente che vuole iniziare a competere.

 

3) Keyonte George

Anche Keyonte George era dato dagli esperti come probabile scelta in top 5 poi, a causa di una stagione deludente a Baylor, ha visto calare le sue quotazioni fino ad essere scelto da Utah con la numero 16. George è uno scorer sottodimensionato in grado di crearsi una conclusione praticamente in qualsiasi situazione. In stagione ha tirato con il 34% dal palleggio (49/146), un volume molto alto per la sua età. Ha un ottimo equilibrio ed è bravo sia in isolamento sia come scorer dal pick and roll dove le sue letture avanzate gli permettono di essere una triplice minaccia costante. A causa del fisico fa più fatica a concludere al ferro (52%, 50/96), soprattutto in penetrazione dove si nota una mancanza di esplosività. Malgrado ciò, la grande forza mentale e il suo coraggio gli garantiscono parecchi fischi a favore, qualità particolarmente apprezzata in NBA.

Meccanica di tiro compattissima e discreti lampi di atletismo: basteranno per avere impatto fin da subito sugli Utah Jazz?

 

A questa dimensione on ball aggiunge anche pericolosità off ball con potenziale per diventare un tiratore affidabile sugli scarichi: le percentuali non ci sono ancora (33% in catch and shoot, 41/126) ma la meccanica di tiro è buona, con discreti movimenti in uscita dai blocchi. In una NBA in cui il concetto di spacing è esasperato al massimo livello, le sue percentuali non potranno che aumentare.

In difesa nonostante un fisico non ottimale, può giocare da point of attack, anche se tende a peccare sotto il profilo mentale. È sicuramente uno dei prospetti con il potenziale offensivo più alto e se riuscisse a migliorare la selezione di tiro, potrebbe diventare un ottimo scorer. Nello Utah troverà una squadra giovane e con poche ambizioni, ma soprattutto un reparto guardie scarno che gli permetterà di trovare tanto spazio e possessi nel corso della stagione.

 

4) Jaime Jaquez

La chiamata di Jaquez con la numero 18 è stata probabilmente quella che ha sorpreso maggiormente nella notte del draft (era dato da molti come possibile scelta di fine primo/inizio secondo giro). Jaquez spicca tra i suoi compagni di classe soprattutto per l’età: compirà infatti 23 anni a febbraio con 4 anni di college passati a UCLA con diversi premi individuali. Arriva in NBA con un ampio bagaglio di esperienza, il che aggiunto a una grande intelligenza cestistica e una buona versatilità, dovrebbe renderlo un buon role player sin dal primo giorno.

Il suo scarso atletismo lo rende un giocatore poco rapido ed esplosivo, mancanze che in NBA patirà soprattutto nei pressi del ferro e nel punire i close-out. Al college si è affermato come uno dei migliori scorer 1vs1 della NCAA. Bravissimo in isolamento a creare separazione con un ottimo tocco dalla media, gli piace giocare dal post e attaccare i mismatch. In NBA non avrà troppi possessi in isolamento, ma contro le bench unit potrebbe sfruttare queste sue qualità ed operare anche da playmaker dal gomito.

Capello lungo, pizzetto, fascetta e polsino: Jaime Jaquez ha tutto per diventare un giocatore di culto

 

Al college ha fatto fatica al tiro pesante (32% di media), ma il tocco è buono e con uno staff competente come quello degli Heat potrebbe migliorare le sue percentuali diventando quanto meno rispettabile sugli scarichi. In difesa fa fatica a tenere le ali più rapide e potrebbe essere preso di mira come anello debole, ma una grande combinazione di effort ed intelligenza, gli permette di nascondere i propri limiti atletici. Non ha il potenziale dei giocatori precedenti ma inserito in un ottimo sistema come quello di Spoelstra potrebbe diventare un grande role player con una lunga carriera NBA.

 

5) Chet Holmgren

Nonostante sia della classe draft 2022, Holmgren è un rookie a tutti gli effetti avendo saltato tutta la scorsa stagione a causa di un infortunio al piede. Dopo un intero anno, sembra recuperato al meglio e pronto al debutto con i Thunder. In pochi però ne stanno parlando vista l’ingombrante presenza di un talento per certi versi simile come Wembanyama.

Per analizzare il gioco di Holmgren bisogna partire dal lato difensivo. Al college si è affermato come il miglior rim protector della nazione, con gli avversari intimoriti anche solo dalla sua presenza sotto canestro. A questa dimensione interna, aggiunge anche una discreta mobilità laterale che lo aiuta nel cambiare sui più piccoli e recuperare anche se battuto sul primo passo. Potrebbe andare sotto fisicamente se accoppiato con i centri NBA. Per questo motivo almeno inizialmente potrebbe giocare anche da 4 ed essere un vero deterrente al ferro arrivando in aiuto dal lato debole.

Uno dei più grandi interrogativi della stagione: Holmgren sarà determinante fin da subito o subirà l’impatto della fisicità NBA?

 

Dal lato offensivo si è dimostrato un ottimo tiratore dal perimetro, concludendo con il 39% da tre punti su un buon volume. Ciò che ha impressionato è il suo ball handling, davvero raro per un giocatore alto 2,13mt. Holmgren è in grado di mettere palla a terra in modo estremamente naturale attaccando dal palleggio il diretto marcatore. Buon realizzatore al ferro, dove grazie al suo ottimo tocco riesce a mettere anche i tiri più difficili, è dotato di una discreta visione di gioco che lo aiuta a dialogare con i compagni.

Ci sono molti dubbi se potrà mai diventare una prima opzione offensiva e se riuscirà a restare sano nel corso della sua carriera. Tuttavia in pochi nella lega hanno il suo potenziale difensivo e potrebbe avere un inizio di carriera abbastanza simile a quello di Mobley, uno dei migliori difensori della lega fin dalla sua prima stagione tra i professionisti.

 


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Di Nicola Ragaglia

Grande appassionato di calcio, basket e football americano. Tifoso del Livorno, Atlanta Hawks e Atlanta Falcons: in poche parole, detesto vincere.