LaVine via da Chicago. Ma per andare dove?

La storia tra LaVine e i Bulls è iniziata a giugno 2017 quando la guardia ex Minnesota fu uno degli elementi della trade che portò Jimmy Butler ai Timberwolves. Quei Bulls erano una squadra ormai a fine ciclo, che veniva da un’eliminazione al primo turno contro i Boston Celtics. Decisero quindi di demolire tutto, dando via, oltre a Jimmy, anche Dwyane Wade e Rajon Rondo, due giocatori ormai al tramonto che non offrivano più garanzie di successo. Chicago ripartì quindi con un progetto fondato su giovani talentuosi come LaVine, Lauri Markkanen e Kris Dunn, arrivati tutti e tre dal Minnesota.

LaVine all’epoca era un giovane di 22 anni, scelto con la 13°scelta al Draft del 2014. A Minneapolis si era affermato come un buono scorer in grado di segnare dall’arco, ma soprattutto come giocatore estremamente esplosivo. Indimenticabili le sue sfide con Aaron Gordon allo Slam Dunk del 2015 e del 2016. Tuttavia sulla sua testa pende una vera e propria spada di Damocle: il 3 febbraio 2017 durante una partita contro i Detroit Pistons il ginocchio sinistro fa crack. L’esito degli esami è chiaro e tremendo: rottura del legamento crociato, stagione terminata. Un infortunio che comincia a generare dubbi su che tipo di giocatore sarà il LaVine che si rivedrà in campo dopo la riabilitazione. In pochi credono che possa tornare ad alti livelli dopo un incidente del genere.

LaVine e Gordon danno spettacolo in una delle gare delle schiacciate più belle di tutti i tempi

 

L’esordio di LaVine in maglia Bulls avviene il 13 gennaio del 2018, con la regular season iniziata già da diversi mesi. Nella sua prima stagione riesce a giocare solo 24 partite, lasciando punti di domanda in testa a tante persone a causa di prestazioni non esaltanti. Il recupero da infortuni tanto gravi non è mai facile, ma già a partire dall’annata successiva LaVine mostra a tutti di essere al 100%. Prende per mano la squadra e diventa il grande realizzatore che tutti conosciamo, anche se i risultati di squadra non sono scintillanti.

 

I risultati dell’era LaVine

Nelle ultime sette stagioni LaVine si è affermato come volto della franchigia, eppure non è mai sembrato abbastanza. Il record della squadra in questi anni è stato di 188 vittorie e 277 sconfitte. I Bulls hanno raggiunto i playoff solo nel 2021/22, uscendo malamente al primo turno contro Milwaukee. L’anno scorso sono stati eliminati al play-in da Miami. Fino ad arrivare all’inizio di questa stagione, con i Bulls partiti con un record di 5-12 ed un Net Rtg di -5 che sa tanto di fine ciclo. A confermarlo il tweet di Shams Charania di pochi giorni fa, che parla di un LaVine messo sul mercato da parte dei Bulls.

 

LaVine ha sempre alternato grandissime prestazioni a momenti di blackout completo. Non sono mancate nemmeno le discussioni con i vari allenatori, sia con Jim Boylen che con l’attuale Billy Donovan. Quella che ha fatto più scalpore sicuramente la lite avvenuta l’anno scorso in una partita contro i Magic, nella quale Donovan decise di lasciarlo in panchina nei minuti finali della partita a causa di una sua prestazione deludente.

In questi sette anni in casa Bulls sono passati tantissimi giocatori, a partire dagli iniziali Markkanen, Dunn e Carter Jr. fino agli attuali DeRozan, Vucevic e Patrick Williams. Nonostante tutti questi cambiamenti i risultati positivi non sono mai arrivati con continuità. L’unica costante di questo periodo è stata la presenza di Zach LaVine.

L’ultima grande prestazione di Zach LaVine in maglia Bulls: 51 punti in casa dei Detroit Pistons il 28 Ottobre 2023

 

Il LaVine giocatore

In questi anni a Chicago si è affermato come uno dei migliori scorer della lega, ha vinto una medaglia d’oro olimpica ed è diventato un All-Star in due stagioni consecutive. Ha raggiunto il suo peak nella stagione 2020/21, conclusa con medie di 27,4 pts e 4,9 ast tirando con il 42% da tre punti e il 63% di true shooting. Ha chiuso con percentuali sopra il 37% da tre in sette delle ultime otto stagioni. Negli ultimi quattro anni ha sempre chiuso sopra il 41% nelle triple in c&s e con il 45% in quelle wide open.

Il tiro da fuori è un pezzo cruciale del suo gioco visto che la sua pericolosità al ferro è calata nelle ultime stagioni. A causa di diversi problemi fisici che sono seguiti al grosso infortunio del 2017, LaVine sembra aver perso il primo passo straordinario che aveva nei primi anni di carriera: ora fatica a superare il difensore dal palleggio.

Non ha problemi a crearsi tiri facili attaccando in transizione, ma i numeri di drive a difesa schierata sono calati vertiginosamente. Le conclusioni al ferro sono passate dal 40% delle sue conclusioni totali nel 2018/19 al 28% della passata stagione. Non ha mai avuto un floater particolarmente affidabile e attualmente preferisce affidarsi al suo tiro dal palleggio. Viste le maggiori difficoltà nel creare separazione, sfrutta molto i blocchi dei lunghi per crearsi un tiro. L’anno scorso è stato 15° per tiri tentati da situazione di p&r. 

Uno dei difetti che spesso gli vengono contestati è il playmaking. A differenza di altri grandi finalizzatori, come ad esempio Booker, LaVine non è mai riuscito a migliorare nella lettura delle difese avversarie. Ha sempre viaggiato sopra i quattro assist a partita ma la maggior parte delle assistenze per i compagni vengono da letture semplici nei drive o da passaggi per il rollante nel p&r. È riuscito a diminuire il numero delle palle perse, ma i suoi feels for the game non sembrano essere di livello sufficiente per un giocatore che deve tenere così tanto palla in mano.

Un altro dei problemi principali del suo gioco è la difesa. Grazie ai mezzi atletici è riuscito a diventare un difensore solido sulla palla. Tuttavia resta un grosso malus nella difesa off ball. A causa anche di un usage molto elevato, tende spesso a distrarsi, finendo per perdere troppo spesso l’uomo e concedendo così canestri facili o costringendo i compagni a coprirlo. Qualsiasi squadra pronta a prenderlo dovrà fare i conti con questi suoi difetti nella difesa senza palla.

Molti lo accusano di essere un giocatore non adatto a contesti vincenti. Sicuramente ha dimostrato di non poter trascinare una squadra ai playoff giocando da prima opzione offensiva, ma nel contesto giusto potrebbe essere molto utile. Chicago non era probabilmente il posto adatto al suo gioco. Le spaziature non ottimali, dovute alla presenza ingombrante in area di Vucevic e DeRozan, evidenziavano ulteriormente i suoi problemi nei drive e nel playmaking. Inoltre l’assenza prolungata di Lonzo Ball lo ha costretto ad avere un po’ troppe responsabilità palla in mano. In una squadra con spaziature migliori ed un playmaker affidabile accanto potrebbe dimostrare tutto il suo potenziale e mostrarsi un tassello importante per una contender.

Molte pretendenti all’anello o squadre in lotta per i playoff stanno già pensando a lui per migliorare la loro stagione. Tuttavia, non sarà facile pareggiare i salari, considerato il contratto molto oneroso che si porta appresso la guardia del Bulls. Nell’estate del 2022 aveva firmato un massimo salariale da 215 milioni in cinque anni.

Vediamo quali sembrano essere le squadre interessate a LaVine e quali trade potrebbero proporre.

 

Philadelphia 76ers

Una delle franchigie interessate a LaVine potrebbe essere Philadelphia. Nella trade Harden, i Sixers sono riusciti ad acquisire diversi asset che potrebbero rigirare a Chicago per ottenere una terza stella da affiancare a Embiid e Maxey. Tuttavia il fit con Maxey non sembra essere ottimale, visto che i due sono giocatori molto simili, entrambi bravi nel gioco off ball grazie alle loro abilità di tiro. Maxey pare però aver sviluppato ottime qualità on ball e aggiungendo LaVine il rischio è quello di togliergli diversi palloni e frenare la sua crescita. Inoltre un backcourt Maxey-LaVine porterebbe in dote diversi problemi difensivi, soprattutto ai playoff, quando gli attacchi avversari cercheranno insistentemente questi mismatch.

Un’eventuale trade sarebbe possibile solo dal 30 dicembre in poi, visto che porterebbe a Chicago i vari Morris, Batum e Covington, oltre a un giovane interessante come Springer e qualche scelta futura. Per Chicago si tratterebbe di un classico reset, visto che otterrebbero tanti giocatori con contratti in scadenza e Springer, che finora ha fatto vedere poco ma può diventare un ottimo difensore perimetrale. I Bulls affronterebbero la free agency 2024 con il cap praticamente libero, ma Philadelphia dovrebbe probabilmente cercare un giocatore più adatto alle sue stelle, anziché bloccarsi il cap con LaVine.

 

Los Angeles Lakers

Con i Lakers invece il fit sarebbe decisamente migliore. Los Angeles troverebbe finalmente il terzo All-Star da affiancare a Lebron e Davis, con capacità di tiro da fuori e possibilità di attaccare in contropiede. LaVine rappresenterebbe inoltre un’alternativa credibile nel gioco palla in mano oltre al solito James. L’anno scorso ai playoff i gialloviola si sono affidati in questo ruolo a Reaves, il quale sembra però calato in questa stagione: LaVine sarebbe una soluzione decisamente migliore, essendo uno dei migliori scorer della lega. Se riuscissero a non inserire Reaves nell’accordo, i Lakers avrebbero un ottimo core di quattro giocatori che fittano tutti bene tra loro.

In questo accordo i Bulls otterrebbero due tra Reaves, Russell e Hachimura, oltre ad una scelta in top 20 come Hood-Schifino e un filler con contratto in scadenza, Prince. In tale scenario i Bulls non ricostruirebbero completamente da zero, ma resterebbero una squadra decente in corsa per i play-in. Reaves e Russell sarebbero discrete soluzioni on ball, mentre Hachimura sarebbe un upgrade sulle ali rispetto a Patrick Williams. Schifino potrebbe dimostrarsi un buon giocatore di rotazione se riuscisse a sviluppare un tiro da fuori affidabile. Il problema di questa trade è che i Bulls resterebbero con il cap abbastanza bloccato, trovandosi a gestire contratti pluriennali. Difficilmente l’offerta di Los Angeles sarà la migliore che riceveranno i Bulls, soprattutto considerando che i Lakers non sembrano intenzionati a inserire Reaves nel pacchetto. La trade inoltre sarebbe possibile solo dal 15 gennaio e quel giorno LaVine potrebbe aver già cambiato casacca.

 

Miami Heat

Miami ha tremendamente bisogno di giocatori in grado di crearsi un tiro e allargare il campo per liberare l’area a Butler e Adebayo. Inoltre, vista l’età avanzata di Jimmy, dovrebbero cercare di fare all-in per sfruttare a pieno gli ultimi anni della sua carriera. Tuttavia lo scambio avrebbe senso per loro solamente inserendo anche Herro, perchè la presenza in campo di lui e LaVine condurrebbe ad un attacco un po’ troppo stagnante, creando pure grosse criticità difensive. Miami ha già scelto di non inserire Herro in trade per giocatori molto impattanti come Lillard e Holiday: difficile torni sui suoi passi per prendere LaVine.

A Chicago dovrebbe andare per forza uno tra Herro o Lowry. Mentre il primo potrebbe essere un elemento importante per il futuro o essere scambiato per qualche scelta al primo giro, la cessione del secondo sarebbe semplicemente un modo per alleggerire il cap, visto che il suo contratto di quasi 30 milioni scadrà a fine stagione. Oltre a uno di loro due i Bulls otterrebbero anche giovani come Jovic, Robinson e Jaquez. Il prospetto messicano è un’opzione interessante visto il suo inizio di stagione in cui ha dimostrato di essere già un pezzo importante di una rotazione NBA.

 

Orlando Magic

Un’altra squadra che sembra interessata a LaVine è Orlando. Banchero e Wagner si sono dimostrati due giocatori molto talentuosi in questi primi anni di carriera, tuttavia sembrano essere stati limitati dalle pessime spaziature in campo. I Magic stanno mettendo solo il 33% delle triple tentate e sono 26esimi per tentativi a partita.

Con l’acquisto di LaVine otterrebbero uno dei migliori tiratori della lega ed un ottimo fit con le due giovani ali. I Magic sarebbero inoltre una delle poche squadre in grado di coprire difensivamente la presenza di LaVine con le altre opzioni del loro backcourt. Suggs ha iniziato la stagione come una delle guardie difensive più in palla della lega, Fultz grazie alla sua stazza e intelligenza è un buon difensore ed anche il rookie Black sembra poter diventare un difensore positivo. Con questa trade Orlando rafforzerebbe ulteriormente le sue speranze di tornare ai playoff.

I Bulls in questo scambio otterrebbero asset e molto spazio salariale. Harris e Okeke hanno tutti contratti che scadono a fine stagione, mentre Isaac ha un contratto di 17 milioni per l’anno prossimo non garantito. Howard è un giocatore scelto in lottery nell’ultimo draft, ma fin qui non ha trovato spazio nelle rotazioni a causa della grande concorrenza che ha trovato nel backcourt. Chicago potrebbe provare ad ottenere anche uno tra Suggs e Black, che però difficilmente saranno inseriti da Orlando. Inoltre potrebbero chiedere anche Fultz al posto di Isaac, visto che l’ex prima scelta al draft del 2017 ha un contratto in scadenza da 17 milioni.

 

Sacramento Kings

I Sacramento Kings sembrano essere un’altra squadra fortemente attiva sul mercato. Dopo aver raggiunto i playoff nella passata stagione stanno cercando di sfruttare il momento e rafforzare le proprie chance in post-season. Con l’arrivo di LaVine aggiungerebbero una terza stella oltre a Fox e Sabonis, dotandosi di tante soluzioni nella metà campo offensiva, ma finendo per perdere notevolmente profondità. Inoltre il trio Fox-LaVine-Sabonis potrebbe causare diversi grattacapi difensivi ai playoff. Probabilmente i Kings dovrebbero puntare su un’altra tipologia di giocatore che si addice maggiormente al loro roster: alcuni insider hanno parlato di Anunoby o Siakam, decisamente più inseribili nel loro contesto.

I Bulls otterrebbero due giovani con contratto in rookie scale come Davion Mitchell e Colby Jones, scelto con la 34° scelta dell’ultimo draft, oltre a una o due scelte future. Per pareggiare i contratti, poi, dovrebbero prendere due tra Monk, Huerter e Barnes. Il primo ha il contratto in scadenza e liberebbe quindi quasi 10 milioni nel salary cap dell’anno prossimo, mentre Huerter e Barnes hanno il contratto garantito per tre stagioni a cifre superiori ai 15 milioni. In questi anni in California entrambi si sono dimostrati dei buoni starter, ma potrebbero servire poco al nuovo progetto dei Bulls e per questo motivo potrebbero essere successivamente sacrificabili in cambio di scelte o giovani. Chicago potrebbe richiedere Keegan Murray, il quale però non sembra essere scambiabile al momento.

 

Toronto Raptors

Toronto potrebbe trovare in LaVine lo shot creator che manca da quando ha perso Kawhi e Lowry. Un quintetto formato da LaVine, Barnes, Anunoby, Siakam e Poeltl sarebbe pericoloso ad Est. Probabilmente i Raptors non sarebbero ancora una contender, ma risulterebbero comunque fastidiosi da affrontare in una serie playoff. LaVine sarebbe un ottimo fit accanto a Scottie Barnes, mentre in difesa il trio composto da Anunoby, Barnes e Poeltl garantirebbe una buona copertura. Come a Chicago, LaVine troverebbe un’area abbastanza intasata per colpa di Siakam e Poeltl, ma il primo ha il contratto in scadenza a fine anno e potrebbe quindi essere spostato se le cose non dovessero funzionare.

Chicago farebbe partire un rebuilding ottenendo tre giocatori con contratto in scadenza e due scelte al primo giro. Trent potrebbe anche essere scambiato prima della deadline per ottenere un’ulteriore scelta, oppure rinnovato a fine anno se dovesse convincere il front office. In questa trade i Bulls potrebbero chiedere anche Dick, un buon giovane scelto con la numero 13 all’ultimo draft.

 

Oklahoma City Thunder

Dopo aver accumulato asset per tanti anni, finalmente i Thunder sono diventati competitivi. Per questo motivo potrebbero iniziare a mettere sul mercato alcune risorse per migliorare le loro chance di andare avanti ai playoff. L’acquisto di LaVine porterebbe lo scorer puro di cui hanno grande bisogno per alleggerire un po’ i compiti di Shai. OKC gioca con una creation molto diffusa e Zach può giocare sia on che off ball: i vantaggi sarebbero una gravity notevole e spaziature migliori. Sicuramente LaVine non è in linea con la timeline del loro core composto da Shai, Holmgren e Williams, ma allo stesso tempo sarebbe un buon veterano per un gruppo di giovani. Inoltre il suo contratto oneroso non peserebbe troppo visto che Holmgren e Williams sono ancora in rookie scale.

Chicago in questa trade otterrebbe un giovane interessante come Giddey, che ha mostrato tanti pregi ma anche molti difetti e potrebbe avere bisogno di cambiare aria dopo un inizio di stagione non esaltante. Dort porterebbe da subito un upgrade nella difesa perimetrale e sembra essere migliorato anche nel tiro da fuori. Per questi motivi il suo contratto lungo potrebbe non pesare troppo o essere scambiabile in futuro. Per pareggiare i salari a Chicago dovrebbe andare anche Bertans, il quale ha un contratto non garantito per l’anno prossimo. Inoltre OKC ha tantissime scelte da inserire nella trade e Chicago potrebbe ottenerne alcune per far ripartire un nuovo corso.

 


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The Homies

Di Nicola Ragaglia

Grande appassionato di calcio, basket e football americano. Tifoso del Livorno, Atlanta Hawks e Atlanta Falcons: in poche parole, detesto vincere.