Guida alle favorite della March Madness

Siamo arrivati alla seconda metà di marzo e questo significa una cosa sola nel mondo del basket collegiale: March Madness. Le 64 (per ora, vista la futura espansione già programmata) squadre più forti della NCAA si scontrano per decretare chi sarà il campione nazionale. Il torneo dura una ventina di giorni e vede le squadre affrontarsi quasi ogni giorno, talvolta anche in orari “comodi” per noi europei. Per arrivare all’agognato titolo è necessario vincere le sei partite che dividono il first round dai due match (semifinale e finale) delle Final Four.

Passiamo quindi in rassegna le favorite del torneo, anche se va sempre considerato che durante la follia di marzo l’upset è sempre dietro l’angolo.

 

UConn

I favoriti numero uno non possono che essere i campioni in carica, nonché first seed della East Region. UConn punta al back-to-back, forte del miglior record stagionale (31-3), con le uniche sconfitte arrivate contro Creighton, Kansas e Seton Hall. Dan Hurley è riuscito a costruire una squadra estremamente equilibrata, con un attacco capace di segnare 126,9 punti ogni 100 possessi (1° ORtg). Il tutto senza trascurare la metà campo difensiva, visto che gli Huskies hanno l’11° DRtg della lega, con 93,8 punti concessi ogni 100 possessi.

È molto difficile individuare un punto debole di una squadra che gioca in maniera molto paziente, facendo girare bene il pallone (4° posto per assist a partita) e piazzandosi in Top 10 per eFG% sia in attacco che in difesa, al quinto posto per blk% e al sesto per trb%. Una delle caratteristiche di UConn è la qualità nel tiro dall’arco (14° posto per 3p%), principalmente grazie a cecchini come Cam Spencer e Alex Karaban. Difensivamente spicca la buona protezione, risultato della continuità di un ottimo rim protector, Donovan Clingan, definitivamente esploso nel suo anno da sophomore.

Proprio Clingan, al pari di Stephon Castle, è un ottimo prospetto NBA: entrambi sono potenziali scelte in lottery del prossimo draft. Gli Huskies possiedono anche una buona dose di esperienza potendo contare su veterani come Tristen Newton (All-Big East Team) e i già citati Spencer e Karaban.

Nonostante sembrino una macchina perfetta, il loro cammino non sarà semplice. Il bracket non è stato affatto benevolo: al second round e in Sweet 16 potrebbero trovare, rispettivamente, FAU e San Diego State, entrambe arrivate fino alle Final Four nella scorsa stagione. Senza dimenticarsi di Auburn, Illinois e Iowa State, tutte capitate nella East Region.

Analizzando le sconfitte stagionali di Connecticut, va segnalato che nelle due partite contro Creighton e Seton Hall è arrivato un misero totale di 7/37 da tre punti. Nel corso della March Madness una serata in cui i tiri non entrano potrà capitare e gli Huskies dovranno essere bravi a trovare gli aggiustamenti necessari per passare il turno se intendono portare a casa il titolo in back-to-back, impresa riuscita l’ultima volta ai Florida Gators nel 2007.

 

Houston

Houston è la squadra che in assoluto ha più chance di infastidire seriamente UConn. I Cougars hanno il first seed nella South Region per il secondo anno consecutivo, dopo aver concluso la loro prima stagione in Big 12 con sole quattro sconfitte. Tuttavia l’ultima delle quattro cadute è arrivata nel peggior momento possibile, la finale della Big 12 Championship contro Iowa State. Questo ko potrebbe aver messo sabbia negli ingranaggi e soprattutto dubbi nella testa dei giocatori di Houston.

Nonostante ciò, stiamo parlando della miglior difesa della nazione con 85,7 punti subiti per 100 possessi. La difesa dei Cougars eccelle in ogni aspetto, trovandosi al secondo posto per Def eFG% (44%), al primo per blk% (16.1%) e al primo per stl% (15.5%). L’obiettivo è cercare di vincere le partite tenendo il ritmo basso e chiudendo benissimo l’area (4° posto per percentuale da due punti degli avversari con il 43,4%).

Nei momenti chiave del torneo non sarà da sottovalutare la presenza in panchina di una vecchia volpe come Kelvin Sampson, appena nominato allenatore dell’anno della Big 12. Nella metà campo offensiva, l’idea è affidarsi alla point guard Jamal Shead, dominatore dei premi della Big 12, avendo vinto sia il Defensive Player of the Year che il Player of the Year. Al suo fianco tutti giocatori esperti, con il quintetto formato da tre senior e un junior e nel quale spicca il leading scorer LJ Cryer, che ha già vinto il titolo nel 2021 con Baylor nella sua stagione da freshman.

Il loro cammino non sarà dei più complicati, dal momento che Marquette, Kentucky e Duke hanno mostrato diversi punti deboli. C’è però la grana infortuni con cui fare i conti: a causa dell’assenza di Roberts, Arceneaux, Tugler e Walker, i Cougars si presentano al torneo con una rotazione molto ridotta, composta da soli sette uomini.

 

Purdue

Altra first seed del torneo, stavolta nella Midwest Region, Purdue arriva alla March Madness con la voglia di rifarsi dopo la scottante eliminazione dell’anno scorso contro Fairleigh Dickinson al primo turno.

Purdue ha la 13a miglior difesa del torneo e il secondo miglior attacco, grazie ad un ORtg di 126,2 e soprattutto al centro Zach Edey, colosso di 224 centimetri per 129 chili, una vera e propria forza della natura capace di vincere per la seconda volta consecutiva il premio di National Player of the Year. La sua presenza sotto canestro però non è bastata nel torneo dell’anno scorso e quindi si è reso necessario migliorare il supporting cast al suo fianco.

Offensivamente i ragazzi di coach Painter fanno girare molto il pallone (3° posto per ast%) e tirano benissimo da tre punti (40,8%). Il playmaker Braden Smith è secondo per assist totali in tutto il Paese e tira con il 45% da tre in stagione. Oltre a lui i Boilermakers possono contare su tiratori più che affidabili come Lance Jones, Braden Smith e Mason Gillis.

Un lungo come Edey è molto difficile da fermare per le difese NCAA, soprattutto alla luce del fatto che gli avversari non possono permettersi di raddoppiarlo lasciando i tiratori liberi sul perimetro.

Anche quest’anno Purdue sembra avere tutto quello che serve per arrivare fino in fondo ma il suo più grande avversario è Purdue stessa. I Boilermakers dovranno essere bravi a superare le proprie paure, che certamente non mancheranno dopo le brutte e inattese eliminazioni degli ultimi tre tornei.

 

Arizona

Arizona è l’unica squadra a non essere first seed di questa lista, essendosi qualificata con il numero due nella West Region, principalmente a causa di una seconda parte di stagione non esaltante, chiusa con la sconfitta nella Pac-12 Semifinal contro Oregon.

Nonostante ciò, Arizona è risultata comunque una squadra in grado di classificarsi in Top 10 sia per ORtg che per DRtg, record condiviso solo con Auburn. Anche quest’anno Coach Lloyd è infatti riuscito a costruire una squadra efficiente in attacco (terzo posto per punti segnati a partita), che ama giocare ad un ritmo molto elevato (quinto posto per pace) e con una grandissima qualità nella circolazione della palla (secondo posto per assist a partita).

L’attacco degli Wildcats è molto versatile, con cinque giocatori che superano la doppia cifra di punti di media a partita. Leading scorer è il sophomore, ex North-Carolina, Caleb Love, autore di 18,1 punti a partita e vincitore del Pac-12 Player of the Year. Al suo fianco ci sono giocatori offensivamente molto validi come Keshad Johnson, Pelle Larsson e Oumar Ballo. Il tutto senza essere particolarmente vulnerabili nella metà campo difensiva, non solo visto il nono DRtg della lega ma anche dimostrando in più occasioni di saper mettere in difficoltà gli attacchi dal potenziale più alto, come accaduto contro Alabama e Duke.

Arizona è una squadra molto solida, con considerevoli chance di superare la first seed della sua regione, North Carolina. Tuttavia non bisogna scordare gli ultimi due tornei giocati dai Wildcats, entrambi conclusi con eliminazioni precoci contro Houston e Princeton.

Da menzionare inoltre la grande incostanza di alcuni tasselli dello scacchiere di Lloyd, a partire da Love, giocatore in grado di accendersi in un attimo ma anche terribilmente inefficiente in alcune partite. Discorso simile per passando per l’altra point guard Kylan Boswell: quando lui non è in giornata, l’intera squadra gira male.

 

North Carolina

Ecco la quarta e ultima first seed del torneo. North Carolina è una delle squadre più importanti della storia NCAA, con ben 21 partecipazioni alle Final Four e 6 titoli vinti, l’ultimo dei quali nel 2017. Nonostante ciò, i Tar Heels sono il primo seed che offre meno garanzie. Va comunque detto che North Carolina è notevolmente migliorata rispetto alla passata stagione, quando non riuscì a qualificarsi alla March Madness: si tratta di un collettivo equilibrato, che ha fatto registrare l’ottavo miglior DRtg del torneo con 93,4 punti per 100 possessi, ma anche il 23° ORtg. Il leader è RJ Davis, una point guard dalle dimensioni ridotte ed esplosa quest’anno al ritmo di 21,4 punti a partita con il 40% da tre punti. Per tutta la stagione è riuscito a trascinare la sua squadra offensivamente ed è stato premiato come ACC Player of the Year.

Al suo fianco troviamo il centro Armando Bacot, uomo da doppia doppia di media da ormai tre anni: se i Tar Heels sono una difesa top 10, gran parte del merito è delle sue abilità da rim protector (5,2 di blk%).

Il cammino dei Tar Heels non sarà affatto facile. Coach Hubert Davis, in carica da tre anni, ha già dimostrato di saper arrivare alle Final Four, ma negli ultimi mesi i suoi ragazzi sono sembrati tutt’altro che imbattibili. Bacot tende ad andare in difficoltà contro avversari più lunghi di lui e anche le guardie sono sottodimensionate per il ruolo. Il calendario, inoltre, non è stato benevolo: nella West Region troveranno squadre attrezzate come Baylor, Alabama e Arizona.

 


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The Homies

Di Nicola Ragaglia

Grande appassionato di calcio, basket e football americano. Tifoso del Livorno, Atlanta Hawks e Atlanta Falcons: in poche parole, detesto vincere.