La magia degli NBA Christmas Games

Nelle case degli italiani Natale significa regali, parenti incrociati una volta l’anno e interminabili maratone intorno ai tavoli delle sale da pranzo. Il campionato di calcio si ferma e il tempo dedicato allo sport in generale è sempre molto risicato. Il Natale di un appassionato NBA però è diverso.
I Christmas Games, infatti, sono diventati ormai una vera e propria tradizione. Dal 1947, anno in cui fu giocata la prima partita natalizia – a incrociarsi furono i Knicks contro i Providence Steam Rollers – l’NBA ha sempre giocato la sera di Natale almeno una partita. Nel corso degli anni questo appuntamento è diventato il più seguito e sentito della regular season (anche se l’In-Season Tournament sembra avere tutte le carte in regola per insidiare questo primato). In questa serata si respira sempre un’aria diversa e peculiare e la lega si diverte a incrociare le squadre più forti del momento, andando a creare delle vere e proprie rivalità. Anche quest’anno ovviamente il calendario vede sfidarsi le migliori del lotto, ben cinque partite giocate ad orari comodi anche per noi europei con la prima palla a due prevista alle 18 italiane.

Prima di presentare la cinquina in programma, permettete un passo indietro per riprendere alcune tra le partite più iconiche giocate a Natale.

 

Golden State – Cleveland Cavaliers 108-109, Natale 2016

Una delle rivalità più famose degli ultimi anni è sicuramente quella tra Warriors e Cavaliers. Due roster fortissimi, capaci di dominare le rispettive conference per diversi anni con ben quattro NBA Finals consecutive. La serie più memorabile è sicuramente quella del 2016, con la storica rimonta di LeBron e compagni da 1-3 a 4-3 valsa il primo anello per la franchigia dell’Ohio.

Dopo una serie finale così intensa, l’NBA non poteva farsi sfuggire l’occasione e propone come main event dei Christmas Games del 2016 proprio la rivincita tra le due rivali. Cleveland si presenta alla partita con un record di 22-6, forte del titolo di campione in carica e un roster abbastanza simile a quello dell’anno precedente. Dall’altra parte, a seguito della cocente delusione di giugno, ci sono dei Golden State Warriors pesantemente rafforzati dalla free agency estiva. La firma di Kevin Durant è stata uno degli eventi fondamentali per gli equilibri e la storia della lega. Con un ex-MVP tra le proprie fila, i californiani sono di diritto una delle squadre più forti della storia e ovviamente i principali favoriti per la vittoria dell’anello.

La voglia di vincere e la forte rivalità tra le due squadre sono evidenti sin dalle prime battute. Dopo nemmeno tre minuti, Draymond Green viene punito con un fallo tecnico, in seguito a una serie di proteste eccessive – sai che novità – per un fallo fischiato molto dubbio. Nonostante il nervosismo di Green e un inizio molto timido da parte di Curry, gli Warriors riescono a stare al comando per quasi tutta la gara.

Cleveland tira male dal campo (39% a fine partita) ma riesce a stare a galla grazie ad un LeBron James autore di 16 punti nel terzo quarto. Ad inizio quarto periodo la squadra di Oakland ottiene il massimo vantaggio di +12, un margine sicuro e gestibile, ma è proprio in questo momento che si sveglia Kyrie Irving. Con una serie di giocate spettacolari, il nativo di Melbourne regala prima il pareggio e poi il sorpasso a 1:43 dalla fine, primo vantaggio Cavs da inizio contesa. Il finale di partita è bellissimo, con le squadre punto a punto che si scambiano canestri e colpi come due pugili sul ring. Il punto del KO lo metterà a segno Irving con un difficilissimo fadeaway in faccia a Thompson.

Migliore in campo proprio l’attuale giocatore dei Dallas Mavericks, con 25 punti (14 nella frazione finale) conditi da 10 assist e 7 rubate, perfettamente calato nel suo ruolo di spalla di LeBron e pronto prendersi le responsabilità nei finali di gara. Il Re chiude invece con 31 punti, 13 rimbalzi e un 4/8 da tre punti.

I Warriors, dal canto loro, pagano l’assenza di un vero centro di ruolo, risultando troppo leggeri nel pitturato e nelle situazioni più fisiche (saranno 18 i rimbalzi offensivi totali strappati dai Cavs). Sottotono Curry con solo 15 punti a referto e percentuali ben lontane dal suo standard. Il tutto con un Kevin Durant sempre pericoloso e perfettamente inserito dopo appena pochi mesi in sistema così collaudato come quello Warriors. Ben 36 i punti per lui a fine partita.

 

Miami Heat – Los Angeles Lakers 104-102, Natale 2004

La dinastia Lakers di inizio anni 2000 è stata una delle più celebri della storia NBA. Guidati dalla coppia Shaq-Kobe con Phil Jackson in panchina, i Lakers riuscirono a vincere ben tre titoli consecutivi. Nonostante i grandi successi, i rapporti tra le due stelle non erano certo idilliaci, con continui scontri per ribadire la leadership in uno spogliatoio vulcanico. La situazione esplose nell’estate 2004, quando Shaquille O’Neal, chiedendo la trade, portò i suoi talenti a South Beach per unirsi ai Miami Heat (no fermi, questa è un’altra storia, stiamo incrociando i flussi).

Il 25 dicembre va quindi in scena il faccia a faccia tanto atteso tra i due ex compagni. Da una parte Shaq con i suoi Miami Heat reduci da 10 vittorie consecutive e un record di 21-7. Dall’altra Kobe alle prese con più di un grattacapo per essere rimasto solo sull’isola (no, anche questa è un’altra storia. Sto perdendo colpi, troppi zuccheri sotto Natale). L’addio del 34, infatti, gli ha consegnato le chiavi della squadra ma, al tempo stesso, lo ha privato di un’altra stella in grado di dare una mano, con dei compagni di squadra mediocri. Il record di 14-11 con cui si presentarono alla partita è indicativo della stagione di transizione in essere.

La voglia di vincere è al massimo livello per tutti. Kobe prova fin da subito a prendere di petto la contesa, segnando 15 punti nel solo primo quarto. Dopo la sorpresa iniziale Miami torna in scia, guidata dal giovane Wade, partito anche lui con le marce alte con 13 punti nel primo periodo. La gara resta equilibrata fino alla fine, con le squadre che si alternano al comando per ben 12 volte. I Lakers tirano tantissimo da tre punti, ben 36 le triple tentate, numeri irrealistici per il basket del 2004, perdendo però tanti palloni, con il solo Kobe che registra ben 9 turnovers.

La partita è estremamente equilibrata e 48 minuti non bastano per trovare un vincitore. È il momento dei supplementari con gli Heat che devono fare a meno di Shaq, uscito per falli, dopo una prestazione da 24 punti e 11 rimbalzi. Nonostante la sua assenza, Miami vince la partita, con Bryant che non riesce a segnare nemmeno un punto, sbagliando anche una tripla sul finale che avrebbe garantito la vittoria ai suoi.

Errori di Kobe nel finale dovuti forse alla stanchezza. La guardia losangelina si è caricata sulle spalle la squadra per tutta la gara, tirando ben 30 volte dal campo e concludendo con 42 punti e 6 assist. Sponda Miami oltre al già menzionato Shaq, da sottolineare la prestazione di Wade: al suo secondo anno nella lega, la guardia nativa di Chicago esplode definitivamente al fianco di O’Neal, chiudendo il suo primo Christmas Day con 29 punti e 10 assist.

 

Houston Rockets – Orlando Magic 90-92, Natale 1995

Shaquille O’Neal è sempre stato protagonista indiscusso delle serate di Natale sin dai suoi primi anni di carriera. Indimenticabile lo scontro avvenuto nel 1995 con la Houston di Hakeem Olajuwon. Quei Rockets furono la franchigia capace di stabilire l’interregno a metà anni ’90, sfruttando il biennio di lontananza di Jordan dai parquet NBA: furono due i titoli consecutivi dei texani, il secondo dei quali proprio ai danni degli Orlando Magic. La lega decise quindi di cavalcare l’onda e riproporre la grande sfida anche la notte di Natale. Da una parte dunque i Magic, una franchigia giovane che, dopo anni di stenti e mediocrità, grazie a Penny Hardaway e Shaq si è ritagliata un posto al sole. Contrapposti i Rockets, una squadra già affermata ed esperta, con il duo Olajuwon-Drexler, entrambi trentatreenni.

I due roster arrivano alla partita con ottimi record, ma i favori del pronostico sembrano pendere dalla parte dei Magic. I Rockets sono infatti costretti a giocare senza Drexler, infortunatosi qualche giorno prima. La tensione in campo è tanta e si avverte dalla fisicità che le squadre mettono sul parquet: è la prima volta nella storia dei Christmas Games che viene giocato un rematch delle precedenti Finals. Gli Orlando Magic partono con la voglia di rivalsa e con un ottimo secondo quarto riescono a prendere il comando e andare all’intervallo lungo sul +13. Alla ripresa però i Rockets reagiscono da campioni veri. Guidati da un Olajuwon in grado di fare 16 punti in un quarto, Houston mette il muso davanti a fine quarto con due triple in successione di Mario Elie e Robert Horry.

Nell’ultimo quarto di partita, i Rockets vanno in vantaggio di 8 lunghezze. Senza il supporto di Drexler però, Hakeem è troppo solo in campo e con un grande sforzo collettivo i Magic riescono a tornare sotto. Tutti e cinque i membri del quintetto mettono a referto una doppia cifra di punti, con O’Neal sugli scudi con 22 punti e 18 rimbalzi, decisivo anche nel finale, nonostante 5 falli in dote. I Magic riescono a pareggiare la partita nel finale, per poi vincere definitivamente con un tiro dalla media di Hardaway a 3 secondi dalla fine.

Penny, proprio come il compagno, è autore di 22 punti a cui aggiunge 7 rimbalzi e 10 assist, prestazione scintillante che fa passare in secondo piano il mediocre 36% dal campo. Degna di nota anche la partita di Dennis Scott con 19 punti e un ottimo 4/9 da tre. Per Houston invece il migliore non poteva essere che Hakeem Olajuwon: per lui saranno 30 punti, 12 rimbalzi e 6 assist a referto. Come accadrà per Kobe nove anni più tardi, anche per il centro nigeriano una prestazione isolata, con nessuno dei suoi compagni in grado di dargli un aiuto serio e tangibile: i soli Horry e Elie saranno in grado di segnare 15 punti, tirando però con brutte percentuali dal campo.

 

Boston Celtics – Milwaukee Bucks 113-117, Natale 2021

Le belle partite a Natale non sono mancate nemmeno nelle stagioni recenti. Una delle più iconiche è stata senza dubbio Boston-Milwaukee del 2021. I Bucks si presentano forti di un titolo vinto la stagione precedente grazie al trio Giannis, Middleton e Holiday ed un record di 21-13. A Boston invece le cose non sono così idilliache. Dopo essere usciti al primo turno nei playoff 2021, un grande terremoto riorganizza la struttura tecnica e gestionale dei Celtics: Brad Stevens viene sollevato dal ruolo di head coach per sopperire al ritiro di Ainge dal ruolo di head of basketball operations e al suo posto si siede in panchina Ime Udoka. Nonostante una squadra comunque competitiva, i problemi ad inizio stagione sono all’ordine del giorno e alle porte dei Christmas Games, la classifica recita un deludente 16-16 con il coach sulla graticola. A complicare ancora di più le cose, si aggiunge la grana infortuni che tiene fuori dalla partita Schroder, Horford, Grant Williams e Richardson.

Nonostante tutto, Boston reagisce sul campo partendo subito alla grande: grazie all’ottimo inizio da 14 punti di Jaylen Brown, sono già 17 le lunghezze di vantaggio nel primo quarto per i Celtics. La partita sembra essere saldamente nelle mani degli ospiti anche nel secondo periodo, con le squadre che arrivano all’intervallo lungo sul punteggio di 62-47. Match che sembra in cassaforte con un secondo tempo come pura formalità, dov’è allora l’iconicità di questa sfida? Nel terzo quarto la musica cambia completamente. I Bucks escono dagli spogliatoi rinati e sembrano incapaci di sbagliare un singolo canestro. Saranno 43 i punti messi a referto in un solo quarto, 17 dei quali sono di Giannis. I Celtics tuttavia non si disuniscono e riescono comunque a respingere il primo tentativo di rimonta degli avversari, con un comodo +13 a cinque minuti dalla fine.

Ecco allora però che rientra in scena Giannis Antetokounmpo. Il greco, con 10 punti consecutivi, riesce a pareggiare la partita a 1:30 dalla fine, sbagliando però il libero del sorpasso. Milwaukee riesce comunque a passare in vantaggio qualche possesso più tardi, grazie ad una tripla di Wesley Matthews a 30 secondi dalla fine, primo vantaggio Bucks dalla palla a due. Boston ha ancora due tentativi per vincere la partita: il primo è un errore dalla media di Brown. Nell’azione seguente invece il tentativo di schiacciata di Robert Williams è inchiodato da una bellissima stoppata di Antetokounmpo, che regala la vittoria ai suoi.

Dominatore della partita un Giannis che chiude con 36 punti e 12 rimbalzi, dimostrando un predominio fisico totale. Al suo fianco 17 punti da parte di Holiday e un Middleton non troppo efficiente. Per i Celtics invece 25 punti a testa per Tatum e Brown, 19 per Smart e 16 dalla panchina da parte di Pritchard, costretto a giocare 30 minuti a causa delle numerose assenze.

 

Il menù di Natale 2023

Basta guardare al passato, è tempo di pensare al presente e vedere quali regali l’NBA ci ha lasciato sotto l’albero con questi Christmas Games.

Alle 18 si vola a New York, dove i Knicks ospiteranno i Milwaukee Bucks. Una rivincita della partita di sabato 23 dicembre che ha visto uscire vincitori gli ospiti, più forti in ogni aspetto del gioco. I Bucks hanno dominato la contesa con un perentorio 50% da tre punti, mettendo in mostra un gran gioco corale (25 assist a fine partita), difendendo duro e colpendo in contropiede. I Knicks hanno provato a rispondere guidati da un Jalen Brunson in stato di grazia, ma non è bastato. Nonostante la sconfitta, però, New York non è assolutamente una squadra da sottovalutare. Il roster è competitivo e uno dei più tosti da affrontare a est. I Bucks rimangono comunque i favoriti grazie ad uno tra i migliori attacchi della lega, guidato dal duo Antetokounmpo-Lillard.

All’ora di cena, la lega mette in tavola un bel Golden State-Denver. I campioni in carica scendono in campo contro la squadra più vincente dell’ultima decade. Se ad inizio anno Nuggets e Warriors erano tra le più accreditate per arrivare fino in fondo ad ovest, il campo sta dando altri verdetti. Mentre i Nuggets si stanno confermando un’ottima squadra, con le potenzialità per ripetere il titolo dell’anno scorso, gli Warriors, al contrario, stanno incontrando diverse difficoltà navigando in zona play-in. Draymond Green non sarà della partita a causa dei soliti problemi disciplinari mentre Wiggins sembra essere lontano dal giocatore positivo visto nelle stagioni passate. Thompson ha perso più di un passo in difesa e l’unico che sta rendendo secondo i suoi standard abituali è il solito Steph Curry (28 punti di media tirando con il 41% da tre). Interessante vedere se riuscirà a prendere per mano la sua squadra e portarla alla vittoria contro i Nuggets guidati da Nikola Jokic, ancora una volta tra i favoriti per il premio di MVP.

Alle 23 scende in campo la Storia (con la S maiuscola), la partita tra le due squadre con più titoli, Celtics contro Lakers. Boston, dopo aver rivoluzionato il roster in estate con le aggiunte pesanti di Holiday e Porzingis, si presenta con il miglior record della lega. Tuttavia non sono mancati alcuni passi falsi, come quello contro Golden State, che ha generato qualche dubbio in ottica playoff. In attacco i Celtics giocano ancora tantissimi drive and kick e sono una delle squadre che conclude di meno al ferro, preferendo il tiro dalla lunga distanza (prima in lega). Raramente affidarsi così tanto alla varianza del tiro da fuori ripaga poi in postseason. Inoltre nei momenti decisivi sono emersi i soliti problemi nell’attacco a difesa schierata, con le stelle che incontrano problemi a leggere al meglio le difese avversarie. Diametralmente opposti invece i Los Angeles Lakers, squadra che tira poco e male da tre punti, ma che preferisce attaccare di più il ferro e difendere duro (settimi per Drtg). Dopo la vittoria in NBA Cup, la squadra di Los Angeles sembra essere entrata in un periodo di fisiologica rilassatezza e ha perso quattro partite consecutive.

Superata la mezzanotte, lo spettacolo NBA non si ferma perché alle 2 c’è Philadelphia-Miami, sfida tra due delle squadre più forti dell’Est. I 76ers sono sicuramente la squadra più in forma, avendo perso una sola partita nelle ultime otto giocate e hanno il miglior attacco della lega. Sugli scudi il solito Embiid, favorito numero uno al premio di MVP grazie a 35 punti e 12 rimbalzi di media a partita. Al suo fianco sembra essere esploso definitivamente Maxey, alla sua prima stagione da creatore primario della squadra. Dall’altra parte gli Heat sono una squadra che gioca ad un ritmo molto più basso (quintultimi per pace in lega), scelta quasi obbligata vista l’età molto avanzata di Lowry e Butler. Gli Heat sono una squadra comunque molto solida, guidata da uno dei migliori allenatori in circolazione, capace di tirare sempre qualcosa fuori dal cilindro. Storia da seguire con attenzione tra le pieghe della partita, Jimmy Butler che affronta la sua ex squadra, con la quale non si lasciò molto bene.

Per i coraggiosi che riescono a restare svegli fino a notte fonda, la NBA propone un’ultima partita. Alle 4:30 inizia Dallas contro Phoenix. Due squadre con attacchi potenzialmente devastanti ma difese molto meno solide. Phoenix, dopo essere stata considerata da molti come la favorita per il titolo, sta vivendo un periodo di crisi. Le tre stelle tutte insieme in campo non si sono praticamente ancora viste, con Bradley Beal impiegato in sole sei partite finora. Una situazione che inizia a preoccupare in ottica playoff, dove la mancanza di una buona chimica da creare in regular season potrebbe fare la differenza tra il successo o una rovinosa caduta. Dopo le varie voci che hanno coinvolto il cambio di proprietà, anche in casa Mavericks si sta vivendo un momento poco sereno. Dopo un buon inizio di stagione le cose stanno andando leggermente a sud: su tutte l’allarme infortuni con Doncic, Irving, Lively, Josh Green, Exum, Kleber che hanno perso alcune, se non tutte le ultime partite. Speriamo riescono a recuperare tutti in vista di una partita che ha tutto per essere molto divertente.

 


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Di Nicola Ragaglia

Grande appassionato di calcio, basket e football americano. Tifoso del Livorno, Atlanta Hawks e Atlanta Falcons: in poche parole, detesto vincere.